Parabola del servo spietato (Mt. 18, 21-35)

(P. Antonio Garofalo, fam)

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.

Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

 

La Parabola del servo spietato si trova nel vangelo di Matteo, e cerca di mettere in evidenza che, come il Padre perdona gli uomini, così anch'essi devono perdonarsi gli uni gli altri. In questa parabola Gesù non suggerisce solo di perdonare infinite volte, ma semplicemente di comprendere e giustificare con sincerità, sull’esempio del Padre che sempre perdona.

La parabola si articola in tre scene:

- il primo debitore, la sua supplica, e il condono del suo debito.

- il secondo debitore, la sua supplica e la risposta spietata del primo debitore.

- il meritato castigo del primo debitore.

Nel brano di vangelo si racconta di un servitore che doveva al suo re una somma spropositata, incolmabile, impossibile da pagare, neppure vendendo come schiavi la moglie e i figli; il re però nella sua benevolenza condona. Ma il debitore, dopo essere stato sollevato da questo peso immenso, minaccia e maltratta un suo "collega" che gli doveva una somma irrisoria e lo manda in galera fino a quando non gli avesse restituito tutto. A quel punto, il re fa richiamare colui che era stato beneficato e qui compare, appunto, il termine: "Non dovevi forse tu usare misericordia nei confronti del tuo amico, come io ho avuto misericordia di te?" (42)

Per due volte si usa quel verbo eleéoche compare qui, "trovare misericordia". Nella parabola del servo spietato il peccato è assimilato a un debito che si ha verso Dio e che egli nella sua misericordia ci perdona totalmente. Anche nel Padre nostro viene usato il termine debito per esprimere la realtà del peccato. (43)

Qui noi troviamo, in parallelo, l’azione di Dio e l’azione dell’uomo, all’origine sta l’azione di Dio, è Dio che per primo condona, dona e trasforma, usa misericordia e rende l’uomo capace di misericordia: l’origine di tutto è la misericordia di Dio, il suo amore paterno. Ma non è un colpo di spugna, il perdono di Dio non è mai un far finta che il peccato non ci sia, ma è un reale intervento per risolvere il problema: il perdono di Dio davvero trasforma la persona, la cambia dal di dentro e la abilita a fare qualcosa che non sarebbe in grado di fare da sola.

Ciò che non viene chiesto prima viene però sollecitato dopo, e viene reclamato come conseguenza, non come causa: la misericordia dell’uomo è un effetto, non la causa, della misericordia di Dio. Occorre fare molta attenzione perché il rischio è di far deviare il discorso nell’errata interpretazione "Siate misericordiosi, affinché Dio sia misericordioso con voi", oppure "Dovete essere misericordiosi, così Dio vi ricompenserà e sarà misericordioso con voi".

Purtroppo, questa impostazione di tipo moralistico viene talvolta usata tra di noi, ma non è l’annuncio cristiano, è da capovolgere: Dio è la causa, Dio è misericordioso con voi, quindi, come conseguenza, voi potete essere misericordiosi, Dio ci ha amato per primo (44) senza chiedere nulla in cambio dice la scrittura. Non si tratta di un dovere morale. Le beatitudini non presentano dei doveri, ma delle felicitazioni per chi può vivere in modo nuovo, in modo straordinario: potete essere misericordiosi, dal momento che Dio è misericordioso con voi. Dal momento che Dio usa con voi il criterio della misericordia, siete davvero graziati, perché potete esserlo anche voi.

Gesù insegna che bisogna perdonare sempre, senza limiti, come Dio perdona gratuitamente il peccato a chi si pente sinceramente dimostrando, così, una benevolenza nei confronti dei peccatori assolutamente disinteressata. Per questa meravigliosa esperienza del perdono divino ogni uomo deve imporsi di perdonare i propri fratelli e perfino amare i propri nemici, in quanto egli, per primo, ha usufruito del perdono divino; è questa una delle caratteristiche più belle del cristianesimo.

Non c’è relazione umana, per piccola che sia, che non possa essere migliorata attraverso la riconciliazione e il perdono. Solo con l’amore è possibile formare una vera comunità cristiana, e questo perché chi crede veramente deve restituire, almeno in parte, ciò che ha ricevuto da Dio. La legge del perdono non è facoltativa, ma vincolante; una specie di contratto firmato con il sangue di Cristo. Con Gesù la legge del taglione "Occhio per occhio, dente per dente" è stata superata, e Lui, per primo, lo ha testimoniato mentre stava inchiodato sulla Croce. È questo che distingue la fede cristiana da ogni altra religione, è necessario, però, non esasperare questo insegnamento di Gesù; c’è il rischio, infatti, di crearsi la mentalità di avere sempre qualche cosa da perdonare agli altri, di credersi sempre creditori di perdono e mai debitori. In molte occasioni, in particolare nei nostri rapporti interpersonali, bisogna avere l’umiltà di saper cambiare la parola "Ti perdono" con "Perdonami".

Dio è misericordioso, questo è il grande annuncio da vivere, tutta la Bibbia, fin dalle prime pagine, mostra Dio che, con immensa misericordia, cerca l'uomo peccatore per perdonarlo e salvarlo. Anche se in alcune pagine si parla dell'ira e dei castighi di Dio non si tratta mai di ira rivolta verso il peccatore, ma verso il peccato che è la rovina dell'uomo. Il castigo non è mai vendicativo, ma "medicinale", serve cioè a far riflettere e a richiamare alla conversione.

Gesù è venuto nel mondo per rivelare, con le sue opere e la sua vita, l'amore misericordioso del Padre. L'esperienza del perdono di Dio ci deve portare a nostra volta a perdonare le offese che possiamo ricevere dal nostro prossimo. Gesù paragona il debito che abbiamo verso Dio a una somma di diecimila talenti e quello che il nostro prossimo può avere verso di noi a un talento, per sottolineare l'enorme differenza tra la grandezza del perdono di Dio e il nostro.

La comunità cristiana, e ogni cristiano in particolare, deve saper esprimere nella vita concreta il dono del perdono misericordioso di Dio attuandolo verso il fratelli. Nelle Scritture troviamo sempre un'insistenza sul perdono da dare:nel Padre nostro il perdono di Dio è condizionato al nostro perdono: "Perdonaci i nostri peccati poiché noi perdoniamo ai nostri debitori" (45). Dopo l'insegnamento del Padre nostro Matteo aggiunge: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (46).

Il problema che dobbiamo risolvere una volta per tutte è quello di riuscire a passare dalla logica del debito a quella del credito: Dio mi ama, quindi sono in credito del suo amore infinito. Ho aperto un credito infinito con Dio, molto di più di diecimila talenti. Lui mi è debitore di questo, ha dato la vita per me. Il passaggio dalla logica del debito a quella del credito in questo senso, è il percorso dalla Legge al Vangelo, ossia dal considerarsi servi, alla gioia di essere figli, amati infinitamente da Dio.

A Pietro che gli domanda: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?", Gesù risponde: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette" (47), che significa sempre. A Pietro sembrava già tanto perdonare sette volte, ma secondo Gesù il perdono dei fratelli non deve avere limiti, come non ha confini il perdono di Dio. La preghiera non è gradita a Dio se non perdoniamo: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati" (48).

La misericordia è un atteggiamento di fondo, non è una serie di azioni, è l’atteggiamento di chi si accorge, compatisce e aiuta il bisognoso. Ma il bisognoso è l’emarginato, il malato, il peccatore: è l’atteggiamento di Dio che non vuole che alcuno vada perduto e fa di tutto per portarci alla perfezione. Questo atteggiamento divino è in stretta relazione con la nostra esperienza. Ciascuno di noi si riconosce come debole, come dipendente da Dio e, di conseguenza, riconosciamo che gli altri sono deboli e in qualche modo dipendono da noi. La giusta relazione con Dio ci porta alla giusta relazione con gli altri, e desiderare pienamente la volontà di Dio significa imitarlo nell’atteggiamento di misericordia.

La qualità di un amore si misura sulla sua capacità di perdonare. Si può perdonare poco o molto, così come si può amare poco o molto. Come cristiani siamo chiamati a confrontare costantemente l’amore che riteniamo di esprimere per Dio e per i fratelli con la capacità di perdono, senza perdere la costante consapevolezza di essere tutti indistintamente bisognosi di continua conversione. La capacità di perdonare è ben oltre le forze dell'uomo; ci è molto più facile giustificarci, trovare mille attenuanti. Il chiedere perdono risulta essere così un primo passo di Dio nei nostri confronti: è Lui che, dopo aver atteso che toccassimo il fondo, ci sollecita a chiedergli perdono.

Solo il perdono, accolto e offerto, apre la strada verso la pace; il perdono è il fondamento su cui costruire l'educazione reciproca. Solo chi ha ricevuto l'abbraccio della misericordia da parte di Dio, può poi riservare lo stesso gesto al fratello.

Noi dovremmo avere con gli altri lo stesso rapporto che ha il Padre con noi. Dio perdona di cuore, ossia, mi è possibile il perdono, se porto nel mio cuore, non l’errore del fratello, neanche il mio errore, ma il perdono del Padre. Se "ricordo" l’amore del Padre per me e per l’altro, allora perdono di cuore, vivo un memoriale di misericordia. Se, invece, non sperimento il perdono del Padre, allora anche il perdono può diventare la peggior vendetta: "guarda, sono superiore a te, so anche perdonare", è il miglior modo per schiacciare l’altro: questo perdono non è evangelico.  

Questo è il nostro carisma, l’aspetto più importante dell’Amore Misericordioso: Dio è Padre e Madre, è amore gratuito, amore che ci precede sempre, che perdona, che crede negli uomini. Dio vuole una umanità capace di accogliersi, di comprendersi, di perdonare, di pazientare, di umiltà. Noi non abbiamo nessun debito da pagare, c’è solo da vivere fino in fondo il dono della misericordia di Dio. E’come se una persona dovesse lavorare tutta la vita per pagare ai genitori la vita perché è nato. La vita è un dono, l’amore di Dio è un dono, solo da vivere.

Il criterio di Dio è quello di "usare misericordia", di intervenire con quell’atteggiamento buono che recupera, e noi, avendo fatto l’esperienza della misericordia di Dio sulla nostra debolezza, possiamo imitare il Padre vivendo quell’atteggiamento di misericordia che è straordinaria, che è frutto della grazia.

L’amore che comprende il perdono è impegnativo, ma è sempre frutto della contemplazione del mistero di Dio che è misericordioso con tutti e del mistero del cuore di Cristo. L’amore è sempre frutto del regno di Dio, della potenza di Dio che rovescia la potenza del peccato. L’amore fino al perdono ci fa scoprire le energie nuove che Dio immette in questo mondo carico di peccato, la santità che Dio mette dentro di noi.

L’amore di Dio verso gli uomini è così gratuito che non possiamo pretendere di averne diritto: è talmente assoluto che non possiamo mai dire che ci venga a mancare. L’amore umano, al contrario, è così limitato e chiuso dal nostro egoismo, si spinge così raramente oltre la stretta giustizia o fuori della severità moraleggiante, che noi immaginiamo facilmente un Dio vendicatore ed una religione basata sul timore. Chi di noi sa ancora che la "grazia" che egli chiede a Dio significa "tenerezza" di Dio e "pietà" per il peccatore? L’uomo d’oggi si sente ancora amato? Ha ancora bisogno della misericordia?

Di questa Dio misericordioso la Madre Speranza ne ha fatto davvero esperienza, così scriveva: "L'amore di Dio si rivela nelle creature, però molto di più nell'uomo. Egli l' ha fatto simile a sé più che gli esseri inferiori, gli ha donato i massimi beni e per lui ha compiuto i maggiori sacrifici. Questo amore è antico ed eterno; è immenso perché si estende a tutti; sublime per i benefici concessi, e tanto profondo quanto Dio si è umiliato per l'uomo." (49). Ed ancora annotava: "Il potere e la misericordia di Dio sono infiniti, specialmente verso i peccatori e verso tutti gli uomini perché ha preso su di sé le nostre debolezze, eccetto il peccato, e ha sofferto la morte a causa della sua eccessiva compassione per noi."

Anche per la Madre era importante il "richiamo" ad essere misericordiosi: "Impariamo dall'Amore Misericordioso ad usare misericordia con il prossimo. Quanto più un uomo è debole, povero e miserabile, tanta maggiore attrattiva Gesù sente per lui. Cioè, la sua misericordia è più grande, la sua bontà straordinaria; lo vediamo attendere o bussare alla porta di un'anima tiepida o colpevole. Noi dobbiamo fare onore al buon Gesù amando molto i poveri peccatori, pregando per loro, sacrificandoci e facendo quanto possiamo perché tornino a Gesù. Però stando attenti e vigilando per non contagiarci della stessa malattia che vogliamo curare. Nutriamo un forte orrore al peccato. Chiediamo costantemente a Gesù che ci tolga la vita prima di offenderlo e che il nostro cuore rimanga costantemente unito a Lui." (50) (Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

Molte volte ci sentiamo paralizzati nel vivere in pieno tutto questo, a fare delle misericordia il centro della nostra vita, la Madre Speranza, invece, aveva chiaro "l’antitodo" da usare, scriveva così: "Qualcuna mi ha detto che nonostante avesse sentito parlare molto di misericordia, non sa cosa sia, o meglio non sa cosa prova un cuore misericordioso. Credo che la misericordia sia la compassione che si prova vedendo qualcuno soffrire o oppresso da qualche disgrazia." Sentire compassione è un altro degli elementi del nostro carisma, ossia avere la capacità di soffrire insieme, di condividere la sofferenza. "Misericordia" è infatti l’atteggiamento per cui io soffro vedendo l’altro soffrire, non a livello teorico ma a livello reale, personale, è la partecipazione reale dell’affetto e della volontà, per cui mi accorgo e partecipo in modo sensibile a questo bisogno dell’altro.

Con l’incarnazione Gesù è venuto per annunciare una notizia inaudita e lieta: Egli è venuto non solo per donare a tutti gratuitamente il suo amore, ma per farci capire che l’unica strada per costruire rapporti nuovi è usare compassione, è vivere la misericordia, è essere misericordiosi. Su quest’umanità caduta nelle proprie contraddizioni, nelle proprie incoerenze, nei propri peccati, spaesata e confusa, l’Amore Misericordioso ha scelto di chinarsi con compassione. per essere il balsamo curativo di ogni sofferenza. Beati noi se potessimo comprendere che Dio ci ha donato non solo la misericordia, ma anche la possibilità di viverla nella nostra vita quotidiana.


(42) Mt. 18,33

(43) Mt. 6,12

(44) 1 Gv. 4,19

(45) Lc. 11,4

(46) Mt. 6, 14-15

(47) Mt. 18, 21-22

(48) Mc. 11,25

(49) Le Ancelle dell'Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

(50) Consigli pratici (1933) (El Pan 2)