Cuori ardenti d’Amore

(Suor Erika Bellucci eam)

 

L’Eucarestia a partire

da alcuni Scritti di Madre Speranza

 

 

Premessa

Il Crocifisso dell’Amore Misericordioso presenta il mistero eucaristico indissolubilmente unito alla croce.

L’ostia consacrata, che si staglia sullo sfondo del Crocifisso, dice chi è oggi per noi il Figlio diletto del Padre: un pezzo di pane, il pane della Vita, espressione più alta dell’Amore di Dio in mezzo a noi, addirittura dentro di noi.

Il Crocifisso parla dell’Amore, in maniera inequivocabile. L’amore è dare se stessi… da mangiare.

Maria Mediatrice accoglie nel giglio del suo grembo la bianca forma dell’ostia: il Figlio Suo che si nasconde sotto il velo del pane e che Lei consegna al mondo, così bisognoso di pace.

La tomba della Madre, infine, è simbolo di un processo lungo, complesso, estremamente impegnativo. Nel pavimento della Cripta, terra che si solleva, spazio di fecondità, intravediamo l’inizio e la fine di quel processo. Tutto parte da un seme. Se il chicco di grano non muore, rimane solo, non diventa pane… Il corpo della Madre (il chicco) è lì, in paziente attesa: se moriamo con Cristo, risorgeremo con Lui.

Ci prepariamo alla beatificazione della Madre, uniti al suo sacrificio: una Madre dona la vita per ciascuno dei suoi "figli". Come Famiglia religiosa nella Chiesa, ogni giorno siamo chiamati ad offrire il sacrificio eucaristico in comunione con la Chiesa e tra di noi.

Solo se noi, come la Madre, siamo disposti a diventare pane per il mondo, ne seguiamo le orme. Soltanto amandoci come Gesù ci ha amato, fino a donare il proprio corpo come pane, possiamo giungere a quel grado di santità che il Signore ci "comanda" e che la Madre ha tanto auspicato per l’intera sua Famiglia e i poveri in essa accolti.

 

1. Rimanere… nel Suo Amore

Nella vita, l’opera e la testimonianza della Madre, l’Eucarestia ha un’importanza centrale.

Rimanere in Lui, come Lui rimane in noi, è la richiesta mutua della sposa, lo sposo, il padre, la madre,il figlio, la figlia, i fratelli che si sentono amati e che amano a loro volta. Gesù Eucarestia è prima di tutto un dono da ricevere, ediventa un impegno da coltivare vivendo la carità.

La Madre aveva una convinzione profonda, una fede ardente nella presenza reale di Gesù nelle specie eucaristiche, che trasmetteva a quanti incontrava, accoglieva, educava. Ci ha insegnato a trattenerci in dolce colloquio con Gesù, a raccomandargli di restare con noi, a trattarlo con sincera venerazione, prostrandoci, nella genuflessione davanti al Tabernacolo, con il corpo e l’anima, raccogliendo il nostro cuore distratto per non rendergli piuttosto un omaggio da burla, come quello dei soldati durante la sua divina Passione(cfEl Pan 7,303-307).

Ci ha comunicato quanto la centralità vitale della Messa quotidiana, che ci permette di ricevere tutto unDio nell’intimo del cuore, perché possiamo adorarlo sempre, rinnovando ogni giorno l’offerta della vita (i voti religiosi)nella comunione eucaristica, Sacramento dell’Amore del Padre nei confronti di ogni sua creatura, Simbolo reale della presenza del Figlio tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Senza fede, corriamo il rischio di inaridirci, fino a tradire l’Amore, l’amicizia più grande! Gesù potrebbe lamentarsi anche con noi, come con Giuda, e dirci dal tabernacolo: "Amica/o, sposa/o, perché sei venuta/o?" (El Pan 7,194).

La Santa Eucarestia è stata fra i beni preziosissimi, che la Madre ha lasciato in eredità a tutti i suoi "figli". Un bene che per noi costituisce un capitale enorme, inestimabile, perché ci garantisce la vita eterna (Cf Testamento della Nostra Madre Fondatrice).

La Madre era certa che Gesù non può fare a meno di noi e che ha bisogno del nostro povero cuore per piantare in esso la sua tenda, una tenda incorruttibile che ci trasforma in Lui, ci fa essere, come il Figlio e grazie al suo sacrificio, ostia vivente gradita al Padre.

Rimanere in Lui, essere tabernacolo ardente che lo accoglie e non dimentica di curare un rapporto confidenziale, intimo con Lui, che, insieme alla SS. Vergine, ci ama più di tutti, è un punto di arrivo. Ma anche di partenza. Nasce dalla consapevolezza di avere un Padre che ci ama tanto, fino a piegarsi verso di noi, di adattarsi a vivere con noi, ogni giorno (cfEl Pan 10,54).

Pensiamo a un papà, una mamma che piegano le ginocchia per parlare all’orecchio dei loro bambini; che usano parole semplici per farsi capire, che parlano più con un gesto, uno sguardo… Genitori che si abbassano per amore… Così fa il Padre per noi. Ci dona il Figlio. E il Figlio, mentre gli uomini tramano di farlo morire, pensa a preparare un convito per manifestare il desiderio di rimanere con loro. E mentre si cerca di cacciarlo dal mondo per invidia, Egli trova il modo di restarvi per amore di toglierlo dal mondo, ha inventato un modo mirabile di restare con noi per sempre (El Pan 7,123). Se Gesù tiene tanto a noi, direbbe la Madre, come potremmo dimenticarci di Lui, come potremmo abusare del suo amore? Disponiamoci a ricevere Gesù con amore e devozione e riceveremo la vita eterna, alla quale deve protendere tutta la nostra vita (El Pan 7,35). Mai ci accada di ricevere Gesù con cattive disposizioni: mangeremmo morte, non vita. Non possiamo. Non dobbiamo. Rimaniamo nel suo Amore!

 

2. Un Amore… da rubare!

La certezza della Madre nella presenza reale di Gesù nella Santa Eucarestia ha un’origine molto precoce… Pensiamo a quanto la Madre dice a proposito di quelle persone che non hanno avuto la grazia di conoscere il vero volto di Dio da bambini (cf Consigli pratici, 39).

La Madre, invece, fin da bambina, ha avuto questa grazia. Ha risposto prontamente a Colui che l’aveva scelta fin dal grembo materno per farle conoscere e amare il suo Volto misericordioso.

All'età di otto anni, riuscì, come ella stessa direbbe, a «rubare» Gesù.

Una mattina, essendo assente il parroco, era venuto a celebrare un sacerdote che non la conosceva; si tenne pronta e, al momento della processione eucaristica si portò alla balaustra e fece la sua prima comunione, dopo aver preso una tazza di caffè-latte con cioccolato!

Tutta raccolta in preghiera nella cappella della Vergine, alle signore pie che si accorsero del "furto", rispose che il Signore non va nello stomaco come il cioccolato, ma nel cuore! Proprio lì desidera rimanere il più a lungo possibile! Fu tale la gioia di questo incontro con il «buen Jesús» che, da quel giorno, non osava nemmeno saltare alla corda per il timore di disturbarlo. Questo fatto, nella sua ingenuità, dimostra l'amore che la Madre, fin da bambina, aveva per Gesù, tanto che fin da allora lo invitò a rimanere con lei, preoccupandosi di fargli costantemente compagnia, di non lasciarlo mai solo e di non dimenticarlo mai durante la giornata. La confidenza che la Madre ha vissuto nella sua relazione con il Signore inizia con un furto, ma Gesù non sembra offeso dell’atto coraggioso della bambina Maria Josefa: un mendicante d’amore gradisce chi lo attende con tale trepidazione da anticipare con larghezza la gioia ineffabile di quel primo incontro (In questo paragrafo si fa riferimento alla formazione permanente del centenario della Madre e a tutte le biografie finora pubblicate).

 

3. Un Amore… da incontrare per avere la Vita

Negli Scritti della Madre che trattano più a lungo dell’Eucaristia (El Pan 8,476-596), Ella attinge con sapienza dalla Scrittura (i Salmi, il libro di Giobbe, il Cantico dei Cantici, Baruc, il Vangelo di Luca e Giovanni in particolare, le lettere paoline, petrine), e tratteggia inizialmente il tema della Ricerca personale del Volto di Dio, la ricerca del "Dio del mio cuore" (El Pan 8,477).

La ricerca di Dio, in realtà, non procede mai dall’uomo. L’iniziativa è sempre di Dio che, nella sua misericordia, a tutti desidera venire incontro. L’Eucarestia stessa, per la Madre, è il nostro buon Padre che viene a cercarci come figli prodighi per ricondurci a casa, nutrirci, vestirci e farci creature nuove (El Pan 8, 574). Ogni parabola della misericordia contempla una festa, un banchetto nuziale!

Eppure, nella nostra esperienza, spesso l’incontro con Dio avviene dopo un distacco: scivoliamo in sentieri di aridità, oscurità, sfiducia nella suo provvidente venirci incontro. Gli eventi della vita, se letti in una prospettiva solo "naturale", spesso ci scandalizzano. Anche il Battista si è scandalizzato di Gesù mite e umile di cuore e gli manda a dire: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11,2-6).

Noi, chi stiamo aspettando, che cosa cerchiamo? Dio c’è? Oppure si fa attendere troppo prima di correrci incontro?

Dov’è Dio? Si domanda la Madre. E’ una domanda attuale, che raccoglie le sfide razionaliste e scientiste di ogni tempo.

La Madre risponde ricordando i modi della sua presenza tra noi, e pone infine l’accento su quello più evidente, visibile, palpabile: la presenza eucaristica. Giunge ad esclamare che è un vero inferno vivere senza Gesù, mentre è un dolce paradiso stare con Lui. Poterlo vedere faccia a faccia nel Sacramento eucaristico è un’anticamera del cielo.

A conclusione dell’anno della fede, possiamo affermare con la Madre che, se abbiamo occhi aperti sul mistero dell’Amore, vinciamo la tentazione dell’incredulità (gli occhi dei discepoli di Emmaus erano incapaci di riconoscerlo), superiamo il rischio di vivere una fede offuscata e ci apriamo alla possibilità molto concreta che la fede viva ci ottiene: l’impressione sensibile della presenza di Dio.

L’eucarestia è quindi segno di un incontro reale con Dio, che può avvenire se ci impegniamo nella ricerca, se camminiamo nella fede.

Lo stesso velo eucaristico è una sorta di barriera protettiva, che ci permette di guardare verso Dio senza rimanere accecati dallo splendore del suo Volto, proprio come quando vogliamo osservare un’eclissi di sole!

Nell’Eucarestia tutta la bellezza del nostro Dio rimane velata, eppure un raggio della sua luce, il fuoco del suo Amore ci può raggiungere e far gustare una dolce intimità con il Signore di tutto il mio essere: bramare le sue parole, avvertire i suoi stessi sentimenti, percepire le sue carezze!

Non siamo rimasti ai piedi del Sinai, il monte dell’antica alleanza - anche se come Mosè vediamo Di solo di spalle - ma siamo saliti, insieme a Pietro, Giacomo, Giovanni, con Mosè ed Elia, seguendo Gesù… sul Tabor della nuova Alleanza!

Il Vangelo trabocca di incontri vitali: la Madre cita quello con Maria al quale la sorella dice Il Maestro è qui e ti chiama.

Ti chiama ad incontrare e riconoscere in Gesù la via, la verità, la vita. Gesù sulla terra è venuto a donarci la sua vita divina; da Gesù Eucarestia scaturisce un torrente di vita soprannaturale divina. Non possiamo vivere se non in Dio. Senza l’Eucarestia non possiamo vivere, ci testimoniano i primi Cristiani. Dall’Eucarestia ci deriva la forza di una vita bella, che è vissuta in pienezza soltanto quando assume la forma di Cristo: la sua carità.

Possedere la carità è vivere realmente e pienamente, scrive la Madre (El Pan 8,510). Ma la fede, la carità sono doni di Dio, non sono frutto della nostra "intelligenza, amore, sensibilità" (le tre dimensioni psico-spirituale, affettivo-volitiva e psicofisica dell’uomo). Tutto ciò siamo, lo siamo per Grazia. La Vita è una Grazia. L’Eucarestia è la Grazia delle grazie.

E quando tutto il nostro essere è pervaso di Grazia, il nostro cuore si divinizza… diventa facile amare Dio, lasciarsi amare da Lui in una comunione tale che la nostra vita rimane nascosta in Dio. Per questo è necessario, però, perdere la vita meramente materiale, crocifiggere la carne con le sue concupiscenze (El Pan 8,521), uscire da se stessi per entrare in Dio, mettere a tacere la voce dell’orgoglio ed ascoltare la voce di silenzio che Lui adotta sempre quando vuole parlarci nel segreto del cuore (cf El Pan 8,522).

Per ascoltare la sua voce, è necessario curare la nostra interiorità, che tante volte tendiamo a trascurare, privilegiando una vita solo esteriore. Crediamo di essere vivi, mentre invece siamo morti!

Crocifiggiamo piuttosto la logica mondana di cui siamo vittime, come ci avverte paternamente Papa Francesco e riceviamo la vita divina che ci viene elargita gratuitamente mangiando e bevendo il Corpo e il Sangue del nostro dolce Gesù (El Pan 8,523-526).

Non c’è miracolo più grande che Egli abbia compiuto, donando oggi anche a noi la possibilità di accogliere il suo Amore. Perché Lui non solo vuole abitare con noi, ma addirittura dentro di noi, per fare del nostro cuore e del cuore del mondo un Tabernacolo magnifico, vivente, un Tabernacolo ardente della vita stessa di Dio!

 

4. Un amore… che fa soffrire

La Madre ci invita a baciare con amore la croce e l’ostia ad essa unita che riposa sul nostro petto per ricordarci che dobbiamo offrirci a Gesù come vittime e ostie viventi (Consigli pratici, 38).

Tutte le grazie scaturiscono dalla croce (El Pan 7,475), compreso la grazie dell’Eucarestia: sulla croce e nel pane eucaristico Gesù offre il suo vero corpo.

L’Amore è tale se contempla il sacrificio il dono di sé fino alla fine, come ci insegna e ha fatto Gesù.

L’Amore ci trasforma in Altri-Cristo (Cristofori), in Cristiani.

L’Amore chiede amore. Il nostro amore, non un amore qualunque.

Tale amore, innalzato alla sfera divina, esige che l'uomo in cui si è acceso doni a Dio tutto quanto possiede e Gli consegni se stesso, anima e corpo; che si consumi nell'amore del suo Dio; si annienti e si consumi nel fuoco del sacrificio. Questi, figlie mie, sono gli atti della vera carità che lo Spirito Santo infonde nel cuore dell'uomo (El Pan 8,581).

Questa consegna di sé, per essere trasformati in Lui, non è innocua, non è indolore.

Nello stesso tempo non è il dolore in sé che ci porta ad amare, ma è l’amore che ci conduce a soffrire… con gioia.

Gesù nel tabernacolo - ci spiega la Madre a partire della sua esperienza mistica, quando, ad esempio domanda a Gesù con insistenza: "Che cosa fai lì dentro?" (cf El Pan 18,1137-1138.1444.1287-1289) - mostra al Padre le sue piaghe per ottenere per noi misericordia e perdono… (El Pan 8,586).

Che cosa significa questo gesto di gloriosa ostentazione delle sue ferite?

Gesù muore per le ferite inferte all’Amore, e ci dona la vita in forza del suo Amore.

Non sono state le colpe dell’uomo ad infliggerle, ma l’amore per l’uomo che lo ha spinto a caricarsi le nostre infermità, le nostre sofferenze, le nostre iniquità (cf El Pan 7,109).

L’Eucarestia è memoriale di questo sacrificio, del cuore sovrabbondante del Padre che offre il suo Amato, del Figlio che si dona al Padre, dello Spirito che effonde sull’umanità, la Chiesa, il torrente ineffabile del suo sangue, che dà vita alla Chiesa (cfEl Pan 7,493).

E’ memoria del Padre misericordioso, che ci guarda dall’alto della croce del Figlio, il quale a sua volta implora: Padre, perdona loro… e in Lui abbraccia ogni uomo, anche il più perverso

Nella sua Passione Gesù viene pestato e macinato, proprio come un chicco di grano… ma oggi questa memoria si attualizza per noi, e in noi, che possiamo ricevere il suo corpo pestato, macinato e quindi sigillare la sua presenza con la preghiera, la mortificazione, la vigilanza, perché il chicco di grano germini, cresca, fruttifichi abbondantemente (cf El Pan 7,524-526).

5. Appuntamento… con l’Amore!

Un giorno Gesù ha dato alla Madre un appuntamento importante: "Tu un giorno, aiutata da me…" (Diario, 14 maggio 1949!).

Gesù le domanda di essere disponibile ad aiutarlo a compiere grandi opere attraverso di lei, ma che per questo la Madre deve seguire la sorte del chicco di grano, che si lascia macinare… fino a diventare buon pane per tanta gente! Soltanto se diventiamo pane e siamo "commestibili" per gli altri, possiamo amare nella verità come Lui ci ha amati, alimentiamo la fede dei nostri fratelli, diventando anche noi "familiari" di Gesù, "madri" di Gesù, come la Madre, come Maria!

La Madre raccomandava con ardore di fare la comunione tutti i giorni: Vi prego caldamente di non lasciare mai la S. Comunione con la quale spalanchiamo le porte dell' anima a Dio, nostro Padre e nostro tutto. Egli continuamente ci attende per nutrire l' anima che, come il corpo, ha bisogno di alimento per vivere e di energie per lavorare e combattere durante il pellegrinaggio terreno (El Pan 9,29).

Non possiamo perdere la grazia che ci è riservata ad ogni appuntamento con Gesù Eucarestia, per amare Dio e il prossimo, per perdonare i nemici, per ricevere l’Unico che può colmare il vuoto del nostro cuore.

La Madre non ha mai perso questa grazia, fin da bambina e nel corso della sua lunga vita, dove la comunione eucaristica, ricevuta nella vita ordinaria di ogni giorno, a volte partecipatale in maniera straordinaria, per mano dello stesso Gesù (CfGabriele Rossi, Madre Speranza Alhama Valera. Le esperienze mistiche, 86-90) non le ha risparmiato nessuna sofferenza, ma ha aiutato la Madre ad offrire tutto a Gesù per amore di tutti i suoi numerosi figli.

Unita al buon Gesù, Autore della santità, la Madre è arrivata alla meta!

Persuadiamoci che, se veramente desideriamo avanzare nella perfezione, dobbiamo ricevere quotidianamente il buon Gesù nella S. Comunione. Da Lui, infatti, riceviamo la forza necessaria per realizzare l'opera così difficile della nostra santificazione, e per lottare contro noi stessi e i nostri nemici (El Pan 15,160).

«Gesù mio, che i Figli e le Figlie preparino [bene] i loro cuori; e che Tu vi possa abitare, non come in sepolcri di marmo freddo, ma come in tabernacoli [dorati,] riscaldati con il fuoco dell’amore, della carità e del sacrificio» (El Pan 20,563).

 

Come il chicco

di grano

Madre amata,

vai scomparendo

pian piano...

e ti lasci

consumare

serena

per dare la Vita,

per farti sostanza

che alimenta

i tuoi figli

e a Lui

reca gioia infinita...

 

Come te, Madre,

vogliam tutto

bruciare

nell'oblio

e nel dolore

perché in noi

risplenda

per i fratelli

soltanto

l'oro puro

del Suo Amore.

 

(M. Mediatrice Berdini 22 gennaio 1983)

 

Alcune citazioni bibliche

Gv 1,14; Gv 6,32-34.48-58; Gv 12,24; Lc 24,13-35; Mt 28,20.

 

suggerimenti per la riflessione e il dialogo

  1. Che ricordo abbiamo della nostra "prima" comunione? Quale pazzia ci suggerisce l’esempio della Madre bambina, quali attenzioni verso il Buon Gesù?

  2. Il nostro cuore è destinato ad essere un magnifico tabernacolo del nostro Dio, dimora della SS. Trinità. Quando le nostre passioni tentano di offuscarci la mente e il cuore, eccitandoci al male, a fare ciò che dispiace a Gesù, pensiamo – ci esorta la Madre – "Gesù vive in me ed io voglio vivere in Lui e per Lui. Ciò che la mente e il cuore mi spingono a pensare è a Lui gradito?". Diciamo al nostro io, alla superbia e all’amor proprio: Preparatevi a morire, perché in me dimora il mio Gesù… Il rapporto con Gesù Eucarestia sembra essere per la Madre stimolo costante per vivere orientati e sostenuti dal suo Amore. Non è tanto il timore del castigo che ci dovrebbe spingere a una vita degna del Vangelo, ma il timore di fare ciò che dispiace a Colui che ci ama tanto, tanto… Qual è la nostra esperienza?

  3. Quando ci sentiamo pestati e macinati dalla vita, dai fratelli, ci ricordiamo della Passione del Signore o ci fermiamo alla nostra sofferenza, a quella che gli altri ci procurano, a quella che noi procuriamo agli altri? Chiediamo a Gesù di restare con noi per abbracciare la croce, per essere ostia a Lui gradita, o ci illudiamo di poter amare senza soffrire?

  4. Siamo tabernacoli freddi o cuori che ardono del suo Amore? Siamo coscienti che da questo Fuoco divino dipende la nostra salvezza e quella dei fratelli, delle sorelle a noi affidati?

  5. Siamo chicchi di grano fecondi o abbiamo paura di morire per dare la vita?