L’anima sui passi di Madre Speranza

(Suor Rifugio Lanese eam)

 

PURIFICARE L’ANIMA DALLE IMPERFEZIONI

Abbiamo visto come la Madre Speranza, seguendo le indicazioni che Gesù stesso le dava, si andava disponendo a fare la volontà di Dio costi quel che costi, ma Gesù ancora non le rivela il grande lavoro che vuole affidarle, le chiede di offrirsi vittima all’Amore Misericordioso per i sacerdoti infedeli e di disporsi a grandi sacrifici.

23 Gennaio 1928 Questa notte mi sono distratta e il buon Gesù si è comportato, al solito, come un vero Padre! Mi ha detto nuovamente che desidera non abbia altra aspirazione se non quella di amarlo e soffrire per Lui; a tale scopo Egli mi farà gustare con più intensità le dolcezze del suo amore; mi ha ordinato di chiederle che mi permetta di non scrivere in questo quaderno tali colloqui d’amore, perché lei, dice il buon Gesù, non potrà servirsene.

Ciò mi ha preoccupato e mi ha tolto il tempo che potevo impiegare pensando al mio Dio. Quante cose sono passate per la mia mente, padre mio! Siccome non posso nasconderle niente, per quanto mi vergogno, debbo confessarle che avevo un fortissimo desiderio di lasciarla per sempre, sembrandomi ingiusti molti suoi ordini.

Quanto mi ha tormentato il demonio questa mattina, o meglio il mio orgoglio, perché non le raccontassi più ciò che il buon Gesù mi dice o ciò che avviene nella mia anima! Per questo si è impossessata di me una tristezza tale, da rendermi incapace di elevare il cuore a Dio. Nonostante il mio proposito di non nasconderle niente, non so se riuscirò a mantenerlo nello stato in cui mi trovo. Mi perdoni, padre, e chieda al buon Gesù mi aiuti ad essere fedele a Lui e a lei.

Febbraio 1928 Questa notte il buon Gesù mi ha detto che lavoro ben poco per far conoscere a coloro che mi sono vicini il suo Amore Misericordioso per gli uomini. Ciò perché ancora non compio pienamente la sua divina volontà, ma, al contrario, perdo tanto tempo a fare castelli in aria da quando ho saputo che fallirà la diffusione della dottrina del suo Amore Misericordioso. Presa da ciò che accadrà e da quanto diranno di me, sto perdendo miseramente i giorni e parte delle notti, a vergognarmi del fallimento.

Che pena per tale paterno rimprovero, padre mio! Mi aiuti a chiedere, ancora una volta, il perdono a Gesù .

E’ vero, da tempo sono preoccupata per il fallimento della dottrina dell’Amore Misericordioso. Infatti p. Arintero, anche se è un grande santo, come uomo ha un modo tutto suo di vedere le cose e così, molte volte, nei suoi opuscoli sull’Amore Misericordioso, propaga idee che, secondo il buon Gesù, non sono corrette.

Gliel’ho detto più volte, ma vedo che gli costa molto sottostare, in tante cose, ad una povera religiosa, ignorante e senza tanta cultura come lui. Rendendomi conto di ciò, con grandissimo sforzo, gli riferisco ciò che Gesù mi dice, ma vedo che lui non lo pubblica come gli viene riferito. La stessa cosa ha fatto con alcuni particolari della novena che ha divulgato in America, Francia e Spagna.

Padre, mi perdoni, per non averle detto prima tali cose; temevo che il mio desiderio di riferirle tutto ciò non fosse sincero, ma misto ad amor proprio e con lo scopo che lei dicesse bruscamente: " basta, smetti di collaborare con questo padre". Questa infatti sarebbe la cosa che più gradirei, specialmente dopo che la marchesa di Almaguer mi ha fatto sapere che non si può più lavorare nel diffondere la dottrina dell’Amore Misericordioso, perché è una novità che la Chiesa non approva. Padre, mi perdoni per averle nascosto tanto a lungo queste cose. Le chiedo di non proibirmi di proseguire questo lavoro nonostante la minaccia del fallimento, perchè se ciò dovesse accadere, non rivelerò mai chi mi spingeva a farlo.

19 Febbraio 1928 Oggi, la marchesa di Almaguer mi comunica che devono essere ritirate le immagini dell’Amore Misericordioso da tutte le chiese e che i Domenicani le hanno già tolte; si devono ritirare anche tutte le immagini in possesso delle famiglie.

Questa notizia ha provocato in me una tristezza tale da non riuscire a concludere nulla per l’intera mattinata. Mi mancavano anche le forze per comunicarle tale situazione con la scusa che lei si sarebbe vergognato e rattristato per avermi chiesto tante volte di avventurarmi in questo lavoro senza rispetto umano. Mi meravigliava e contribuiva a moltiplicare la mia tristezza, il fatto che lei non aveva voluto che i miei superiori sapessero che lavoravo con p. Arintero.

Che sciocchezza chiedermi per tutta la giornata " il padre temeva di fare brutta figura nel farmi lavorare col p. Arintero, per questo motivo la riservatezza del mio padre spirituale?".

Mi perdoni, padre, e non si stanchi di aiutarmi nonostante la mia malvagità e sfrontatezza per pensare queste cose nei suoi riguardi ed applichi a me un po’ di quello che il buon Gesù mi ha chiesto di rivelare a tutti, ossia: "che Egli ama ogni uomo allo stesso modo e se c’è qualche preferenza è per quanti, schiacciati dalle proprie miserie, si sforzano e lottano per essere come Lui vuole e che l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Dio con una infinita tenerezza".

Padre, chieda al buon Gesù che oggi applichi a me tutto questo e dimentichi la mia ingratitudine e i dispiaceri che gli ho arrecato e che la conoscenza di me stessa rinnovi il mio bisogno di Dio e mi faccia sospirare ardentemente, notte e giorno, per Lui solo e per il compimento della sua divina volontà.

26 Febbraio 1928 Questa notte il buon Gesù mi ha ripetuto nuovamente che devo sforzarmi di più per distaccarmi totalmente dalle creature e unirmi completamente a Lui. Io, padre, non riesco a capire dov’è questo attaccamento per poterlo troncare. La prego, mi aiuti .

Mi ha anche detto che desidera raddoppi l’impegno per progredire nella santità; ma facendo attenzione che tale desiderio non sia precipitoso, né febbrile e, meno ancora, presuntuoso. Egli, infatti, dice che gli sforzi violenti non sono duraturi e i presuntuosi sempre si scoraggiano ai primi insuccessi e che io, nel corso della mia vita e nel lavoro che sono chiamata a svolgere, avrò la forte impressione (e qualche volta sarà vero) di grandi fracassi. Che vuole dire il Buon Gesù con questo, padre mio?

Quale lavoro mi attende? Ho paura, molta paura, non del buon Gesù, ma di non potergli dare quanto mi chiede e quindi di procurargli tanti dispiaceri.

Il buon Gesù sa bene, e anche lei, che da molto tempo mi sento spinta ad amarlo fortemente e, mossa dalla forza di tale amore, vorrei abbracciare la croce che più gli piace. Ma nonostante il mio desiderio si vede che non è così.

Padre, preghi perché il mio amore a Gesù non sia un entusiasmo passeggero, ma realtà.

La Madre si stava sforzando di fare la volontà di Dio ma doveva ancora crescere nella fede e ciò che Gesù le chiedeva non era davvero facile, se pensiamo che mentre Gesù le chiedeva di diffondere la dottrina del suo Amore Misericordioso, la Chiesa proibiva tale devozione e faceva ritirare tutte le immagini e i libri su tale argomento. E, nonostante tutto, Gesù le chiede di fidarsi ciecamente di Lui, le chiede un atto di fede incondizionato.

 

IL DIFFICILE DOMINIO DI SE’

Tornando a noi: le imperfezioni che l’anima registra spesso dipendono dallo scarso dominio di sé. I sentimenti hanno ancora una valenza abbastanza forte, la natura è ancora molto viva e fa sentire le sue esigenze, soprattutto quando l’autocontrollo diminuisce o quando, stimolato da eventi spiacevoli, l’io si ribella. Sarà magari una parola irrispettosa, l’insinuazione di un sospetto nei propri riguardi, un evento imprevisto che ci sprogramma la giornata… Sono piccole cose ma sono le più frequenti e quelle che ci fanno sentire inadeguati alla santità.

Se non facciamo nostra l’idea di Madre Speranza che la comunità, la famiglia, l’ambiente di lavoro, la Chiesa stessa… sono il laboratorio dove si fanno i santi e noi siamo i tronchi o i blocchi di marmo da cui l’Artista divino vuole ricavare dei santi, non capiremo mai la preziosità dei piccoli contrattempi. Questi sono le scalpellate dell’artista, anche se a darcele ci pensano i familiari, gli amici, i colleghi, ecc…

Non possiamo rimandare il perfezionamento di noi stessi a chissà quali occasioni speciali che la vita ci offrirà. Forse queste occasioni non ci saranno proprio e allora ci conviene approfittare delle punture di spillo, delle piccole ingratitudini per non rendere vana la nostra vita ed eventualmente farne una palestra di allenamento, qualora la vita ci dovesse riservare momenti più interessanti.

Non per niente la Madre Speranza riassume tutto il cammino di perfezione proposto ai suoi figli nel motto: "TUTTO PER AMORE!".

Il "tutto" non esclude niente, neppure i respiri, i palpiti del cuore, i passi, i punti di cucito, i tagli dell’insalata… tutto può essere trasformato in atti d’amore a Gesù per la salvezza delle anime.

"Man mano che l’anima progredisce nella conoscenza e nell’amore di Gesù la sua vita si unifica e anche la sua contemplazione, infatti è via via più semplice, più elevata, più perfetta dal momento che l’unico oggetto di essa è Dio, la sua bontà, la sua misericordia e la sua carità nei riguardi di chi lo ha offeso. Quest’anima giunge a sentirsi come rivestita della bontà e della misericordia di Gesù, le sembra che la sua anima sia un abisso senza fondo, capace di perdonare e annientare tutte le malvagità dei fratelli e così è, figli miei, quest’anima si rivolge a Gesù implorando il perdono e la misericordia in favore di quei poveri peccatori e Lui non glielo può negare, al contrario, si compiace in darle quanto gli chiede in loro favore, e se quest’anima si rivolge alla Santissima Vergine con affetto filiale, mettendo in Lei, dopo di Gesù, tutta la sua confidenza, può essere sicura che questi saranno favoriti dalla misericordia di Gesù".

(Madre Speranza – El pan 2, 73)

La fede nasce dall’incontro amoroso con Dio. Così è stato per Abramo, così per Mosé, così per S. Francesco, così per Madre Speranza, così per ognuno di noi.

L’incontro può avvenire per una visione, una voce, un passo del Vangelo, un evento, perfino un lutto;più spesso è una voce senza suono ma chiara, inconfondibile, indelebile.

 

PROGRAMMA DI VITA

Quando Dio chiama traccia un programma di vita:

  • Ad Abramo fa una promessa ma prima ancora gli chiede di lasciare la sua terra per iniziare una vita nuova.

  • A Mosé chiede una mediazione

  • A S. Francesco di riedificare la Chiesa che cade in rovina.

  • A Madre Speranza rivela una missione.

  • A me ha chiesto di seguirlo.

  • Ai coniugati di collaborare per custodire sulla terra l’amore e la vita.

Qualunque sia la missione che il Signore ci affida, la sua attuazione richiede una grande intimità con Lui. Senza intimità non è possibile nessuna collaborazione.

L’intimità servì ad Abramo per credere nella vita anche oltre la morte, servì a Mosé per farsi mediatore tra Dio e il popolo peccatore, servì a S. Francesco per richiamare la Chiesa al distacco dai beni terreni in vista dei beni eterni, a Madre Speranza per sopportare calunnie e persecuzioni rimanendo nell’amore oblativo, testimoniando così l’Amore Misericordioso, serve a me se voglio essere una sposa fedele del Signore, serve a voi se volete essere ottimi decodificatori dell’Amore di Dio per il vostro coniuge e i vostri figli.

"Possiamo progredire nella vita spirituale per mezzo della lotta contro i nostri nemici ed anche con altri meriti che ogni giorno e in ogni istante possiamo acquistare.

Noi siamo chiamati a fare tutte le nostre opere con un solo fine, quello di piacere a Dio e dar gloria a Lui solo.

Il valore di un atto, anche nei secolari, dipende molto dalla dignità della persona che lo fa e dal credito che ha davanti a Colui che lo deve premiare. Stando così le cose, ciò che dà credito davanti al Cuore di Dio è l’amore che sente verso Dio e il grado di grazia e di vita divina al quale è stata elevata: per questo hanno tanto potere di intercessione i Santi del cielo e perfino quelli che ancora abitano in questo esilio.

Credo che tutti sappiamo che ogni opera buona fatta liberamente da un’anima in stato di grazia, per un fine soprannaturale, ha un triplice valore:

Meritorio, Soddisfattorio, Impetratorio.

Sforziamoci di moltiplicare le nostre opere meritorie se desideriamo veramente aumentare il nostro capitale di grazie abituali e l’amore di Dio, e così tutte le nostre opere aumenteranno di valore. In tal modo aumenterà la nostra vita spirituale e il nostro grado di unione con Dio.

Non dimentichiamo mai che Gesù è la fonte da cui vengono tutti i nostri meriti; Egli è l’autore della nostra santificazione e così quanto più siamo vicini ed uniti a Lui, tante più grazie riceveremo". (Madre Speranza Bilancio)

Per santificarsi non basta non fare il male ma bisogna fare il bene. Ogni opera buona ci fa crescere, ci purifica, ottiene salvezza delle anime.

"Dobbiamo sforzarci perché tutte le nostre azioni siano sempre fatte solo per il Buon Gesù, con Lui ed in Lui: vale a dire nella sua virtù, e soprattutto nella sua intenzione, non avendone altra all’infuori della sua, e così il Buon Gesù vivrà sempre in noi, ispirando i nostri pensieri i nostri desideri e tutte le nostre azioni. In questo caso potremo ripetere con S. Paolo: "Vivo io ma non io: è Cristo che vive in me".

E’ certo che le azioni fatte sono l’influsso e l’azione vivificatrice del Buon Gesù e con la sua onnipotente collaborazione hanno un valore incomparabilmente maggiore che se le avessimo fatte da noi soli e perciò dobbiamo sforzarci sempre più per essere continuamente più uniti a Lui, persuasi che senza di Lui mai faremo alcuna cosa buona.

Non dobbiamo dimenticarci che ogni atto buono si riferisce a una virtù e ogni virtù alla carità che è la regina e la forma di tutte le virtù; senza alcun dubbio le azioni ispirate dall’amore di Dio è del prossimo sono molto più meritorie di quelle ispirate dal timore e dalla speranza. Noi dobbiamo perciò porre sommo interesse affinché tutte le nostre opere siano fatte sempre per amore e così anche le più ordinarie si convertiranno in opere di carità e parteciperanno al merito di questa virtù, senza perdere il proprio merito.

Santifichiamo tutte e ciascuna delle nostre azioni e così Dio benedirà non solo le nostre opere, ma anche ogni sforzo che compiamo per farle con maggiore perfezione, solo per suo amore ed a sua gloria." (Madre Speranza – El pan 15, 51 sgg.)

Naturalmente tutto questo presuppone un cammino graduale ma:

  1. Se l’incontro con Dio ci ha ridestati,

  2. se nel tentativo di unirci a Lui abbiamo cercato di troncare con un passato peccaminoso,

  3. se proseguendo nell’impegno abbiamo acquistato un po’ di autocontrollo sui nostri istinti e abbiamo imparato a sottometterli alla volontà buona,

  4. se questa volontà buona ci spinge all’amore fraterno, condizione per assicurarci la speranza dell’immortalità nella gloria e garanzia di rispondere all’amore di Dio, è sicuro che tutto questo ci farà crescere gradualmente nella vita divina.

"Non dobbiamo dimenticare che fra le anime chiamate alla perfezione, c’è chi si dà ardentemente a Dio per mezzo dell’amore, dell’orazione e del sacrificio. Queste anime sono fervorose, caritatevoli e sacrificate. Invece ne troviamo altre che sono solo pie, piene di buona volontà, hanno desideri di bene e s’impegnano sufficientemente da parte loro per evitare le mancanze deliberate, però ancora si trovano piene di vanità e presunzione e, siccome sono poco abituate a praticare l’abnegazione e il sacrificio solo per Dio, frequentemente manca loro l’energia e la costanza, specialmente nel tempo della prova. Per questo molte volte non vanno diritte e variano nel loro comportamento. Disposte a qualunque sacrificio quando la prova è lontana e si impazientiscono facilmente e si lamentano quando il Buon Gesù le prova col dolore e le aridità; sono pronte a fare propositi generosi, ma non li compiono che molto imperfettamente, soprattutto quando si presentano a loro quelle difficoltà che non avevano mai previsto.

Queste anime avanzano poco e hanno grande bisogno di pregare, esercitarsi nella virtù della fortezza, umiltà, mansuetudine e costanza, e di lavorare con vero entusiasmo per progredire nella perfezione e questo anche se viene loro in mente l’idea turbatrice di non poter arrivare alla perfezione che il Buon Gesù chiede loro, vedendo che nonostante gli sforzi si trovano sempre nella via purgativa, senza conoscere affatto quella illuminativa.

Non perdiamo tempo con questi ragionamenti, diamoci completamente all’amore di Dio per mezzo dell’orazione, tenendo presente che per camminare nella santità i mezzi più brevi sono l’amore e la carità. (El pan 16, 180-183).