L’anima sui passi di Madre Speranza

(Suor Rifugio Lanese eam)

 

AMORE ALLA CROCE DI MADRE SPERANZA

Abbiamo detto nel capitolo precedente che man mano che l’anima si purifica si unisce sempre più a Dio con un amore di condivisione che può chiamarsi sponsale. Ma la Madre Speranza metteva in guardia le sue figlie che il loro sposo era un Dio crocifisso, che il suo talamo nuziale era la croce e quindi ogni anima che si sente chiamata alla sua intimità non può ambire altra sorte che la croce stessa.

Questa consapevolezza ha reso la Madre veramente appassionata della croce, fino a desiderarla, a chiederla quando le sembrava che la vita non fosse abbastanza crocifiggente.

  • «Questa notte mi sono distratta e il Buon Gesù si è dimostrato tanto Padre, come sempre. E mi ha detto di nuovo che il suo desiderio è che io non aspiri ad altra cosa che non sia amare e soffrire per Lui; e che per ottenere questo, Egli mi farà gustare in modo più ampio e profondo le dolcezze del suo Amore». (17)
  • «Aiutata dal Buon Gesù e per Lui, io debbo vivere soffrendo e morire amando, consumata nel fuoco dell’amore... Gesù mio, io so che il mio povero cuore non arriverà mai ad amarti come Tu meriti essere amato. Però io ardo nel desiderio di volerti bene e di comunicarmi con Te, affinché Tu ti comunichi con me... Fa’, Gesù mio, che il mio cuore arda nel tuo amore; e che questo non sia per me un semplice affetto passeggero, ma un affetto generoso che mi conduca fino al più grande sacrificio di me stessa e alla rinuncia della mia volontà per fare soltanto la tua... Accendi, Gesù mio, nel mio cuore il fuoco del tuo amore; e così potrò accettare con gioia la tua divina volontà, per molto difficile che essa sia». (18)
  • «Gesù mio, tu mi insegni che la sofferenza accende la fiamma del tuo amore e che il tuo amore non si manifesta senza la sofferenza. E Tu, Dio mio, me la fai scarseggiare? Per quale ragione? Sicuramente perché tante volte ho ricevuto un dono così grande con poco gradimento. Perdonami, Gesù mio, ancora una volta; e non darmi più consolazioni, ma sofferenze, persecuzioni e tribolazioni. Fa’ che io ami fortemente la croce e che senza di essa non possa vivere felice, fino a quando la morte venga a unirmi con Te per tutta l’eternità». (19)
  • «Figlie mie, sforziamoci di amare Gesù con ferventissimo amore. Parliamo molto di Lui e così il nostro cuore si andrà innamorando ogni giorno di più. L’anima che lo ama è felice, lo incontra da ogni parte e gode di Lui continuamente. Essa si è resa perfettamente conto che per trattare con Lui non ha bisogno di muovere un passo, dato che Lui dimora e vive dentro di lei. E così la si ode ripetere con frequenza che lo ama profondamente e che desidera si spezzino presto i legami di questo misero corpo per contemplarlo faccia a faccia nell’eternità». (20)
  • «Figlie mie, non è forse vero ciò che vi ho ripetuto migliaia di volte: che l’amore si alimenta di sacrificio e che amando è dolce il patire? Sì, figlie mie, Gesù è amore: e l’amore è fuoco che consuma. In effetti, come il fuoco se non brucia e non scotta non è vero fuoco, così anche l’amore se non soffre e non si sacrifica non è vero amore. Pertanto, chi possiede l’amore di Gesù, non può godere di quiete e di comodità, ma è sempre disposto al sacrificio, senza mai stancarsi e senza venire meno. E siccome ogni giorno scopre nel suo Amato nuove bellezze e nuovi incanti, in ogni istante desidera sacrificarsi e morire per Lui». (21)
  • «Gesù mi ripete le cose di sempre: che Lui mi ama tanto, tanto; e che desidera che io rimanga unita a Lui... Gesù ci cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di noi. E io mi sento ferita dal suo amore, tanto che il mio povero cuore non resiste più alle sue dolci e soavi carezze; e la brace del suo amore mi brucia, fino al punto di credere che non ce la faccio più». (22)
  • «Questa notte il Buon Gesù ha fatto con me una vera pazzia d’amore... Che Padre! Che Amico! Che Sposo! Egli ha cosparso il mio spirito con il balsamo soavissimo dell’amore, chiamato da Lui "il balsamo del dolore e del sacrificio"... E’ un aroma delicato che fa uscire di colpo l’anima da se stessa per entrare nel suo Amato; una fragranza che fa sgorgare dal cuore espressioni affettuose per Lui; un profumo che solo Lui sa preparare e che lascia l’anima così unita a Lui, che non ci si rende più conto di ciò che accade attorno; un balsamo che produce nell’ anima una fame e una sete del proprio Dio, che – come una cerva assetata – essa corre alla fonte dell’Amore. E al profumo, ha aggiunto anche queste parole: "Tu devi essere tutta per Me, come Io sono tutto per te...". Quale cuore può resistere a tutte queste finezze, senza infiammarsi d’amore per il proprio Dio? Io mi sento oggi così profondamente ferita, che mi pare di non poter sopportare la violenza di questo fuoco, né di continuare a scrivere ciò che sento nell’anima mia». (23)
  • «Padre mio, io debbo dirle con pena che – nonostante il mio desiderio di dare gusto al Buon Gesù – nel momento della prova mi dimentico che è proprio nel dolore dove debbo unirmi ancor più al mio Dio. E mi dimentico che conformare la mia volontà con la sua significa – come dice Lui – realizzare uno scambio di cuori: accettare cioè i suoi giudizi come norma per i miei criteri; e le sue prove come regola per i miei voleri. Come lo potrò conseguire, Gesù mio?». (24)
  • «(Da qualche tempo) la Madre pregava il Signore che avesse scambiato con lei il suo Cuore. Dopo molto pregare, il Signore accondiscese allo scambio. La Madre allora prese ad avere un respiro affannoso, senza la possibilità di alzarsi dal letto. Cosicché dopo un giorno pregò il Signore che si fosse ripreso il suo Cuore grande e gli avesse ridato il suo cuore piccolo...». (25)
  • «Gesù mio, oggi posso dirti che mi sento molto felice al sentirti dire che già ho acquisito la disposizione che Tu tanto mi chiedevi, o – per meglio dire – che Tu hai infuso in me: che la mia mente e il mio cuore stiano fissi in Te; e che niente e nessuno mi distolgano da Te. Se soffro, soffro con Te; se gioisco, gioisco con Te; e tutti i miei affetti e le mie aspirazioni, tutto il mio essere e la mia persona, tutto l’ho donato a Te; e fuori di Te nulla è grande o attrattivo per me!». (26)
  • «Padre mio, in questi giorni Gesù è stato tanto buono e generoso come sempre. Ma oggi, dopo avermi rimproverata amorosamente come solo Lui sa fare, mi ha detto che è ormai ora che smetta di essere una bambina e cominci ad essere una donna forte. E così mi ha appena lasciata, dicendomi che vada facendo qualcosa da sola... Io, Padre mio, mi sono trasformata in un mare di lacrime...». (27)
  • «Ti prego, Gesù mio, abbi pietà di me e non lasciarmi sola in questa aridità e in questa oscurità. Ti cerco e non ti trovo; ti chiamo e non ti sento. Sono terminate per la mia povera anima le dolcezze del mio Dio. Che tormento, Gesù mio, che martirio! Solo Tu lo puoi capire e a Te lo offro in sconto delle mie ingratitudini e delle offese che ricevi dai Sacerdoti del mondo intero. E’ questo, Gesù mio, il calice che mi avevi annunciato? Ti piace vedermi gemere sola? Se è così, io ti dico una e mille volte che la mia confidenza e il mio abbandono stanno nelle tue mani. In Te ho posto ogni mia speranza: mi salvi, Dio mio, la tua giustizia». (28)
  • «Gesù mio, grande cosa è conoscerti e frequentarti; però ho paura, molta paura, di conoscere da Te grandi cose e di metterne in pratica solo poche... Comprendo ogni giorno di più che per amarti fortemente è necessario conversare tanto con Te, perché quanto più ti si conosce e ti si frequenta, tanto più si accende il cuore nel tuo amore: infatti, tutto in Te è degno d’amore. E stando vicino a Te, Gesù mio, ci sono momenti nei quali il tuo amore produce nell’anima un movimento interiore che la trasporta verso di Te. E questo è il mio unico desiderio: che la mia anima sia estratta da me per essere posta in Te, distaccandola così da tutto ciò che non sei Tu e infondendole una sete ardente di sofferenza, ammesso che possa soffrire un’anima che vive fuori di sé e dentro di Te, lì dove non si sente altro che la tua dolce voce e quel fuoco ardente che infiamma il cuore». (29)
  • «Padre mio, non so se il Buon Gesù, nonostante la sua grande pazienza e carità, si sia stancato di me. Il caso è che questa notte, dopo averlo molto pregato per una mia Figlia, per alcune persone e per altre grazie che credevo necessarie, ho visto che Lui non cedeva e che si faceva sordo alle mie povere suppliche. Dopo avergli dato molta guerra, mi ha lasciata senza che ottenessi nessun risultato, producendo così nella mia anima un grande sconforto che mi ha fatto prorompere in un pianto accorato. E ciò non perché non mi ha concesso quello che tanto gli chiedevo, ma perché temo molto di averlo infastidito indebitamente con cose che per lo meno non erano di suo gradimento. Così Egli mi ha lasciata sola e non so se tornerà. E in tal caso, che farò io, Padre mio? Come potrò io vivere senza vederlo e senza udire la sua dolce voce? E come potrò togliergli questo disgusto, senza stancarlo ancora con le mie suppliche stonate?... Sarà forse che il Buon Gesù vuole che io mi distacchi da tutto ciò che è sensibile e persino dalle consolazioni spirituali, per non aver saputo approfittare di questi suoi doni?». (30)
  • «Che contentezza, Padre mio! Oggi ho avuto la fortuna di risentire la dolce voce dell’Amato del mio cuore. Gli ho chiesto perdono e gli ho detto tante cose. Così è tornata la pace nell’anima mia; e il mio cuore si è rallegrato fortemente con le dolcezze dell’amore, dimenticandosi per completo delle ferite del dolore. Che cambio si sperimenta (con la sua presenza), Padre mio!» (31)

 

L’ANIMA SUL CAMMINO DEL CALVARIO

Tutta la vita di Gesù è stata croce e martirio, perché già l’incarnazione è un mistero così grande d’amore misericordioso da stupire la mente umana. Può Dio, il Creatore chiudersi in un piccolo embrione umano? Solo un amore senza misura può chiudersi in uno spazio senza misura. Sono gli eccessi dell’Amore di Dio per la creatura umana.

Ma l’incarnazione non è bastata all’uomo peccatore per capire l’Amore di Dio, non è bastata tutta una vita di santità, non è bastato avere sulla terra il Dio con noi, non è bastata la predicazione, non sono bastati i miracoli… Il peccato era così grande e dilagante che ha richiesto la morte e la morte di croce!

Ma l’amore non ha paura della morte perché anche nella sua etimologia amore significa "a-mors" = "non morte".

Oltre la morte, traguardo ultimo del peccato, c’è ancora l’Amore, perché l’Amore non muore. L’importante è attraversare la morte rimanendo nell’amore, cioè senza cedere al peccato (risentimento, vendetta, chiusura al fratello e a Dio, ecc) che è morte.

Proprio questo ha fatto Gesù: ha attraversato il mondo vivendo con i peccatori, in un tempo in cui il peccato dilagava in tutte le sue forme, ma Lui non si è lasciato contagiare, anche se ha subito violente tentazioni.

Una delle vie che Gesù ha scelto per preparare la Madre Speranza come strumento per diffondere nel mondo il suo Amore Misericordioso, è stato farla partecipare alla sua passione e morte.

Molti mistici hanno fatto questa esperienza, ma ognuno ha sottolineato l’aspetto che metteva in luce il carisma che la sapienza di Dio gli aveva affidato.

La Madre, pur vedendo e sperimentando, per un dono divino, la passione in tutta la sua crudezza, ha notato soprattutto il volto di Gesù che non lasciava trasparire la minima contrarietà ma solo amore e compassione: più veniva umiliato e oltraggiato e più si riempiva d’amore misericordioso verso i suoi figli degeneri.

L’Amore Misericordioso è un cuore che si dilata man mano che l’altro diventa più ingrato e violento nella sua follia malvagia. Questo lo sa fare solo Dio perché solo Lui è AMORE; noi siamo creature imperfette e a stento sappiamo amare se siamo amati. Ma alla Sua scuola possiamo migliorare, arrivare magari a non vendicarci e magari anche a non conservare rancore, ma come è difficile per noi continuare a dare fiducia a chi ci ha deluso!

La Madre, alla scuola di Gesù, ha imparato l’amore oblativo, cioè ad accettare la sofferenza e la croce per condividere con Gesù l’amore oblativo, cioè soffrire per riparare i peccati altrui. E’ l’atteggiamento vittimale.

La Madre viveva in stretta complicità con Gesù e se lei aveva amore alla croce, era perché Gesù aveva questo amore e gliel’aveva trasfuso, aveva fatto passare i Suoi sentimenti nel suo cuore, cioè la sua passione per le anime.

LA CONDIVISIONE DELLA CROCE NELLA VITA DI FAMIGLIA

Questo però non è solo appannaggio dei santi. La vita di famiglia crea legami molto forti e non sempre all’interno della famiglia tutte le relazioni sono armoniose, la vita dei nostri cari non sempre ci dà serenità. Spesso accade che atteggiamenti non virtuosi da parte di persone care danno tanto dolore. Questo dolore è croce, è coronazione di spine, sono frustate che flagellano, sono chiodi che ti bloccano nell’impotenza di poterli aiutare a salvarsi.

Tutta questa sofferenza prima e più profondamente di noi la vive Gesù, che più di noi li ama, avendo dato la vita per loro.

La nostra sofferenza vissuta come Gesù e insieme a Lui per la loro salvezza, ci rende anime vittime anche a nostra insaputa, Cirenei pietosi che lo aiutano a portare la croce dei peccati nostri e dei nostri cari.

Queste croci, vissute con amore sofferente, dilatano il cuore man mano che la situazione si aggrava e, presto o tardi porteranno il loro frutto, la persona cara, oggetto di tanto amore da parte di Dio e dei suoi cari si salverà e, se il Signore lo vorrà, godremo del suo ritorno nella serenità familiare, ma anche se non ne vedremo i frutti, la sofferenza vittimale, accompagnata dalla preghiera del cuore, non può andare perduta. La Parola di Dio non si smentisce: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto". (Lc 11,9-10)

 

QUESTIONARIO DI VERIFICA PERSONALE


(17) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 23 gennaio 1928 (n. 9).

(18) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 1 febbraio 1940 (n. 585; 587-589).

(19) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 19 novembre 1941 (n. 687-688).

(20) MADRE SPERANZA ALHAMA, Consigli pratici, anno 1941 (n. 39).

(21) MADRE SPERANZA ALHAMA, Consigli pratici, anno 1941 (n. 44-45).

(22) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 2 marzo 1952 (n. 1156-1157).

(23) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 7 marzo 1952 (n. 1177-1179).

(24) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 23 marzo 1952 (n. 1245).

(25) SUOR ANNA MENDIOLA, Testimonianza processuale.

(26) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 4 aprile 1952 (n. 1270).

(27) MADRE SPERANZA ALHAMA, Lettera a Padre Juan Postius, 2 gennaio 1932.

(28) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 4 ottobre 1941 (n. 660-661).

(29) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 9 settembre 1942 (n. 827-829).

(30) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 2 gennaio 1954 (n. 1392-1394).

(31) MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 4 gennaio 1954 (n. 1396).