La Croce : prova del nostro amore a Dio

(M. Elvira eam e M. Graziella eam)

 

C'é un aspetto del cammino ascetico verso la santità che ci appare sufficientemente antipatico: essere tribolati. Sostenere prove che durino a lungo e che non si possono evitare né cambiare, richiede molto sforzo e coraggio che affrontare una breve difficoltà lottando contro la paura. Madre Speranza ci ha lasciato un esempio di grande forza e di fiducia perseverante in Dio nelle tribolazioni che ha dovuto attraversare lungo la vita.

Ti ringrazio, Dio mio, per le sofferenze di questi giorni. Non guardare la debolezza della mia natura, né la vigliaccheria della mia carne, che spesso trema al solo pensiero del dolore. ... Concedimi, Gesù mio, la grazia di vivere continuamente nel dolore e di morire arsa dal tuo amore e che le tue croci, tutte quelle che vorrai mandarmi, mi servano per amarti di più e insegnare agli altri che la scienza dell’amore s’impara nel dolore. (Diario 16 giugno 1942)

Per poter partecipare della vita e della salvezza che scaturiscono dalla Croce di Gesù, bisogna che ne condividiamo il dolore e il peso, in molteplici forme, e cioè: vivendo nel nostro cuore la Croce di Gesù con sentimenti di amore e di compassione; prendendo la nostra croce e portandola gioiosamente per amore al nostro Dio; inchiodando sulla croce la nostra volontà e i nostri desideri disordinati.

«Le virtù principali, secondo me, sono la fedeltà e la fortezza, e queste non arrivano a risplendere in tutta la loro bellezza fino a che non le provi la tribolazione».

«.... teniamo presente che è necessario ci siano tribolazioni in questo miserabile mondo... le tribolazioni come i cardi e le spine sono il frutto spontaneo di questa valle di lacrime, secondo la sentenza data da Dio all'uomo peccatore nel paradiso «la terra produrrà per te spine e cardi».

«Care figlie, suppongo che tutte siate convinte che le tribolazioni sono necessarie per aiutarci nella nostra santificazione».

«Io posso dire di me che qualche volta mi sono trovata con il cuore oppresso e tanto disanimata che non credevo di poter resistere.

«Mi sono prostrata allora ai piedi del Tabernacolo, ho pregato con tutta l'anima e mi sono venute la pace, la rassegnazione e la prontezza d'animo per soffrire e portare la croce che alcuni momenti prima credevo di non poter sopportare».

«Alla Santissima Madre dobbiamo stringerci anche noi, figlie mie, nelle ore della prova e del dolore; e al suo fianco dobbiamo andare per il cammino della Croce».

Nella meditazione continua della Passione sofferta da Gesù per amore nostro, Madre Speranza trovava la forza per portare la sua croce. E per lunghi anni la sua croce furono malattie estenuanti, persecuzioni esterne, calunnie, tradimenti, difficoltà economiche, preoccupazioni di ogni genere, oscurità dello spirito.

«Tutte conoscete la persecuzione che si è sollevata contro questa vostra Madre, e che la cosa più dolorosa per me, è vedere che i capi di questa sono state e sono figlie da me molto amate. Chi ha venduto il nostro dolce Maestro? chi amerà più di Lui i suoi figli? chi ha sofferto più di Lui? chi era più innocente di Lui?».

«Non venite meno, figlie mie, piuttosto benediciamo Gesù che ci ha visitato con le tribolazioni e riceviamole non solamente con rassegnazione, ma anche con allegria... Pensiamo figlie mie, che così come Gesù ha sofferto per salvarci, anche noi dobbiamo soffrire seguendo il suo esempio».

«Care figlie, pensiamo che l'Ancella dell'Amore Misericordioso deve aspirare a maggiore perfezione, e questa è a mio giudizio, l'assimilazione a Gesù crocifisso e pieno di dolori, e a questa assimilazione non si arriva se non per il cammino della tribolazione...».

«Tenete presente, figlie mie, che questo insegnamento lo riceverà l'Ancella alla scuola della Passione del Suo Salvatore. Benediciamo la Passione di Gesù, perché è questa che ci fa' superare la nostra debole natura».

«..... gli amici più cari di Gesù sono coloro che Gli somigliano, che vivono abbracciati alla Sua croce e vi muoiono crocifissi. E noi, anime a Lui consacrate, rifiuteremo la croce?... Non dobbiamo mai dimenticare che è più meritevole soffrire con pazienza le avversità, che ridare la vita ai morti o fare altri miracoli».