verso una nuova Famiglia religiosa

 

Questa ultima riflessione ci porta ad intravedere all'orizzonte la nascita della Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso. Vedremo questo aspetto in relazione alle Costituzioni che Gesù stesso, fin dal 1929, volle dettare alla Madre. Data la vastità e la centralità del tema, si accennerà solamente a qualche aspetto innovativo che questo nuovo progetto racchiude in germe.

 

«... ciò che Lui mi detti»

Una delle tappe più significative e determinanti di questo periodo storico è sicuramente la stesura delle Costituzioni della nostra Famiglia religiosa. La stessa Madre esprime il suo timore dinanzi a tale richiesta del Signore:

«Questo mi ha riempito di timore, poiché non so cosa scrivere, né cosa fare. Io, Padre mio, ho pianto come una bambina, e la pena mi soffoca, non perché non voglia fare ciò che il Buon Gesù mi chiede, ma perché non ne sono capace e so che non farei nulla di buono» (1).

Qualche giorno più tardi, è lo stesso Gesù a rassicurarla:

« Questa notte mi sono distratta e il Buon Gesù, tanto Padre come sempre, e con una pazienza inesauribile, mi ha detto di non soffrire più e di scrivere ciò che Lui mi detterà » (2).

Con la tenacia e la fiducia che sempre contraddistinsero la costante ricerca e il compimento della volontà di Dio, la Madre, sentendosi solo uno strumento nelle mani del Signore, prepara "l'occorrente" per eseguirla, segno della totale disponibilità nel lasciarsi usare:

«Prima di coricarmi, immersa in ciò che il Buon Gesù mi aveva detto, ho preparato un quaderno ed una penna dicendo: Gesù sono pronta. Quando già andavo a letto, il Buon Gesù è venuto e mi ha dettato ciò che debbo scrivere sulle Costituzioni» (3).

 

Un progetto nuovo

Le Costituzioni scritte dalla Madre contenevano già in germe un nuovo progetto che sarebbe poi arrivato a compimento negli anni futuri:

«Il Buon Gesù mi dice che è arrivato il momento di scrivere le Costituzioni, sulle quali più tardi si dovrà fondare la Congregazione dei Figli del suo Amore Misericordioso e, prossimamente, la Congregazione delle Ancelle del suo Amore Misericordioso e che, inoltre, da queste ultime debbo copiare ciò che riguarda le Suore, lasciando separato quanto più tardi dovranno compiere i Figli del suo Amore Misericordioso» (4).

Il modo in cui le Costituzioni sono state concepite appare fortemente indicativo di un carattere costitutivo che contraddistinguerà la natura e i rapporti di mutua fraternità tra i membri di una stessa Famiglia, chiamata a vivere lo stesso Carisma e la stessa missione:

«Prego sempre il Buon Gesù perché le due Congregazioni, così come Lui le ha desiderate, si aiutino e si completino mutuamente, vivendo sempre uniti dall'amore e dalla carità» (5).

In particolare, questa realtà si può fondare sul fatto che il Signore abbia voluto dettare delle Costituzioni uniche dalle quali la Madre avrebbe dovuto poi ricavare due testi distinti per le due diverse Congregazioni, quasi a sottolineare l'unità nella diversità in una complementarietà che arricchisce:

«Alle quattro, il Buon Gesù mi ha lasciato dicendomi che, aiutata da lei, separiamo quanto si riferisce ai Figli del suo Amore Misericordioso e alle Ancelle del suo Amore Misericordioso, formando così due quaderni diversi» (6).

Nel cuore e nella mente della Madre fu sempre vivo questo piano che ebbe però bisogno di tempi molto lunghi per vedere la sua piena realizzazione. Viste le difficoltà che dovette affrontare per dar vita alle Ancelle dell'Amore Misericordioso, sembrerebbe ancor più inimmaginabile che una religiosa, in quegli anni, avesse potuto fondare, in Spagna, una congregazione maschile. Ella stessa dirà, anni più tardi:

«Per la prima volta nella storia della Chiesa una donna fonda una Congregazione maschile. Cosa poteva dare una povera religiosa ad un Sacerdote! Nulla, però nonostante tutto avevo già le Costituzioni scritte per la Congregazione che doveva nascere. Ricordo che un giorno alla Sacra Congregazione dei Religiosi mi dissero: Si dimentichi, Madre, di fondare la Congregazione dei Padri, poiché se fosse venuta S. Teresa a chiedere il permesso di fondare, non le avremmo dato il permesso. Mi spaventai e dissi al Signore: Signore, non credo che tu dica una cosa per l'altra, io sto qui, muovimi come credi, fa' di me quello che desideri» (7).

Da queste parole traspare la piena disponibilità della Madre che si mostra evidente persino nei momenti di maggiore infermità, nei quali temeva di non poter portare a termine quello che avvertiva come un disegno di Dio: «grazie al Buon Gesù, vado migliorando e così credo che potrò ancora avere la gioia di fondare la Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso» (8).

 

Un ambiente di famiglia

Le Costituzioni scritte dalla Madre nel 1929 non sono purtroppo giunte fino a noi ma il primo esemplare che si possiede risale al 1935 e porta l'approvazione del Vescovo di Tarazona (9). Sebbene possano aver subito degli aggiornamenti ed ampliamenti, fondamentalmente rispettano sia il contenuto che lo spirito del testo originario. Si conservano, infatti, le Costituzioni che la Madre presentò nel marzo del 1930 al Vescovo di Madrid, quando chiese di poter fondare una Congregazione intitolata «Hermanas Esclavas de Jesús» (10), nelle quali ci sono notevoli punti in comune con quelle del 1935, sopra citate.

Sebbene in quel tempo le Costituzioni fossero prevalentemente di carattere giuridico, facendo riferimento a queste ultime, si notano già evidenti i segni di un nuovo stile di vita religiosa. Da una lettura del testo è interessante individuare alcuni aspetti innovativi per quell'epoca.

Uno di essi, a differenza delle consuetudini del tempo, specifica che la Congregazione era costituita da un solo tipo di religiose: « La Congregazione sarà composta da una sola classe di religiose che avranno il titolo di suore, dando quello di Madre alla Superiora » (11). Esorta le Superiore, oltre ad essere madri, a porre un «particolare impegno affinché si radichi il vero spirito di famiglia » (12).

Anche nel rapporto con gli assistiti voleva che regnasse tale spirito, tanto che le suore erano invitate a vegliare al tempo stesso sull'autenticità della vita religiosa e sui bisogni dei bambini e loro, in clima di famiglia:

«Calcoli con discrezione ciò che può convenirle, per non mancare alla povertà spendendo più del necessario, o anche risparmiare fino al punto che ne soffra la salute dei bambini e delle suore, visto che tutti, ad eccezione degli infermi, consumeraino gli stessi alimenti» (13).

Sempre in sintonia con questo spirito, che rivolge le sue attenzioni e premure verso i più bisognosi, così come farebbe una madre, esorta le figlie a privarsi di qualcosa:

«Affinché le religiose possano contribuire in qualche modo al sostenimento degli infermi, nelle case di questa Congregazione non si acquisterà mai frutta, ma si stabilirà l'obbligo per ogni casa di mettere da parte la quantità di denaro che quotidianamente dovrebbe essere speso per acquistarla, che sarà maggiore secondo la festività del giorno» (14).

La Madre dimostrò un'attenzione particolare anche nei confronti delle bambine che, dopo alcuni anni di permanenza, lasciavano il collegio

« La bambina che permanga nel collegio dieci anni consecutivi con una condotta esemplare, quando uscirà per realizzare la sua scelta di vita, sia religiosa o matrimoniale, le si darà una semplice dote » (15).

Dall'incontro profondo con il cuore misericordioso di Dio e dalla sua esperienza e sensibilità, M. Speranza deriva i principi educativi che dovranno caratterizzare questo nuovo stile, creando un ambiente di famiglia. Alcuni di questi principi sono sicuramente presenti, fin da questi anni, nello spirito e nell'agire della Madre, anche se li troviamo espressi esplicitamente solo più tardi:

  • Bisogna ritirare dai nostri centri tutto ciò che possa dare un'impressione «assistenziale» e prendere gli stessi alimenti dei bambini (16).

  • «Non sedetevi mai a tavola senza prima assicurarvi che i bambini siano ben serviti. Non ritiratevi mai nella vostra stanza senza accertarvi che i bambini stiano a letto ed abbiano tutto il necessario e siano ben riparati dal freddo» (17).

  • « Credo che per insegnare ai bambini occorrano più cuore che scienza, più pazienza che metodo ed occorra essere per loro prima madri e poi maestre» (18).

  • «Dobbiamo essere madri per i bambini, abituandoci a non rivolgere loro parole dure e tanto meno picchiarli» (19).

  • «Siate pazienti con i bambini, anche con quelli ineducati... sopportate la loro incostanza e riprendeteli senza asprezza» (20).

Chiaramente, quelli esposti sono solo dei piccoli spunti che possono aiutarci a sottolineare e a mantenere viva la «profezia» della Madre che ci ha offerto nello «spirito di famiglia» uno degli elementi centrali e costitutivi della nostra spiritualità e del nostro stile di vita.

 

Per un maggiore approfondimento, vedi sul sito del Santuario:
www.collevalenza.it/famiglia

 

domande per la riflessione e il dialogo

  1. «Possiamo dire veramente di conoscere solo Lui nel disimpegno del nostro lavoro e di lavorare e soffrire solo per Lui e per la sua gloria?»(El pan 20, 640-648).

  2. Quali aspetti dell'ambiente di famiglia, voluto dalla Madre, riscontriamo nelle nostre case, nei nostri gruppi, comunità, nell'esercizio della missione, come fattori positivi da promuovere?

  3. Quali altri aspetti, da eliminare, crediamo che ostacolano l'unione ed intorpidiscono la missione?

 

traccia per la riflessione personale e la condivisione

Far parte della Famiglia dell'Amore Misericordioso e avvicinarsi al suo carisma è un dono. All'origine di questo «nuovo progetto» c'è l'infinito amore di Dio ma anche il «SÌ» generoso di Madre Speranza che, fin dall'inizio, rimase aperta e disponibile al disegno che il Signore le andò gradatamente svelando.

In questo tempo di riflessione, il Signore ci doni di rinnovare il nostro grazie all'Amore Misericordioso e alla Madre, per riconfermare la nostra fedeltà ed i nostri impegni per un autentico cammino di santificazione e di crescita nella fraternità che ci unisce, in famiglia, nei gruppi, in comunità.

 

Lettura dalla Lettera ai Romani, 12, 3-13

«Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento, chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità».

 

Dal discorso del Santo Padre alla nostra Famiglia religiosa durante la sua visita al Santuario dell'Amore Misericordioso, il 22 novembre 1981 (si ripropone solamente la parte finale).

«Non è possibile essere Araldi della Misericordia senza l'assimilazione intensa del senso e del valore delle estreme donazioni di un amore divino infinitamente più potente della morte: il Crocifisso e l'Eucaristia; di un amore inesauribile, "in virtù del quale il Signore desidera sempre unirsi ed immedesimarsi con noi, andando incontro a tutti i cuori umani" [...] (DM 13).

Nella contemplazione di un tale amore, è meno difficile resistere ad un'aura secolarizzante che, sotto il pretesto di un certo tipo di presenza nel mondo, potrebbe aver impoverito la fede e reso meno viva la fiducia e meno soprannaturale la carità; è più facile alimentare il buono spirito trasmessovi, per realizzare in voi la beatitudine del "misericordiosi", al fine non solo di ottenere, ma anche di irradiare misericordia.

Questo Santuario voluto per esaltare e continuamente celebrare i tratti più squisiti dell'Amore Misericordioso, consideratelo come costante punto di riferimento, culla della vostra vocazione, centro e segno della vostra particolare spiritualità. In esso sia sempre proclamato il lieto annunzio dell'Amore Misericordioso, mediante la Parola, la Riconciliazione e l'Eucaristia. E' parola evangelica quella che voi pronunciate per confortare e convincere i fratelli circa l'inesauribile benevolenza del Padre celeste. E' rendere possibile l'esperienza di un amore divino più potente del peccato, l'accogliere i fedeli nel Sacramento della Penitenza o Riconciliazione, che so qui amministrato con costante impegno. E' rinvigorire tante anime affaticate e stanche, alla ricerca di un ristoro che rechi dolcezza e robustezza nel cammino, offrire loro il Pane Eucaristico. Tale sublime ministero della Misericordia, come pure ogni vostra aspirazione ed attività, affido a Maria Santissima, da voi venerata sotto il titolo di Mediatrice, invocandola con fervore, affinché voglia maternamente propiziare ed affrettare per voi il dono del Figlio Gesù e, d'altra parte, la vostra piena apertura verso di Lui».

 

Papa Francesco, 21.6.2013. Discorso ai Rappresentanti Pontifici

Vorrei fermarmi un momento sull’aspetto di "guardare da lontano", guardare le promesse da lontano, salutarle da lontano. Che cosa guardavano da lontano i padri dell’Antico Testamento? I beni promessi da Dio. Ciascuno di noi si può domandare: qual è la mia promessa? A che cosa guardo? Che cosa cerco nella vita? Quello che la memoria fondante ci spinge a cercare è il Signore, Lui è il bene promesso. Questo non deve sembrarci mai qualcosa di scontato. Il 25 aprile 1951, in un celebre discorso, l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Montini, ricordava che la figura del Rappresentante Pontificio «è quella di uno che ha veramente la coscienza di portare Cristo con sé», come il bene prezioso da comunicare, da annunciare, da rappresentare. I beni, le prospettive di questo mondo finiscono per deludere, spingono a non accontentarsi mai; il Signore è il bene che non delude, l'unico che non delude. E questo esige un distacco da se stessi che si può raggiungere solo con un costante rapporto con il Signore e l’unificazione della vita attorno a Cristo. E questo si chiama familiarità con Gesù. La familiarità con Gesù Cristo dev’essere l’alimento quotidiano del Rappresentante Pontificio, perché è l’alimento che nasce dalla memoria del primo incontro con Lui e perché costituisce anche l’espressione quotidiana di fedeltà alla sua chiamata. Familiarità con Gesù Cristo nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica, da non tralasciare mai, nel servizio della carità.

 

Letture di nostra Madre:

El pan 16, 174-179 (1955):

«Teniamo ben presente che l'amicizia può essere per noi un mezzo di santificazione oppure un ostacolo per il raggiungimento della perfezione.

Essendo l'amicizia una mutua comunicazione fra due persone, essa può aiutare a progredire nella perfezione o può rovinare la nostra anima con il modo di comunicare e con le cose che ci comunichiamo. Se la nostra comunicazione è vicina alla virtù ed in particolare alla carità, alla devozione ed alla perfezione religiosa, sarà ottima, perché viene da Dio ed è orientata a Lui.

E' una gran cosa amarci sulla terra, così come si ama in cielo, ed imparare ad amarci scambievolmente in questo esilio come ci ameremo eternamente in cielo.

La vera amicizia soprannaturale è un commercio intimo tra due anime che si amano in Dio e per Dio, con il proposito di aiutarsi mutuamente a rendere più perfetta la vita divina che posseggono; il loro fine, infatti, è la gloria di Dio e il progresso spirituale per la maggior gloria di Lui, così il Buon Gesù è il legame che unisce le due anime.

In questo modo, l'amicizia lungi dall'essere appassionata ed esclusiva come quella puramente sensibile, si distingue per la prudenza, la tranquillità e la mutua fiducia; si tratta di un affetto sereno e moderato, perché si fonda sull'amore verso Dio e partecipa di questa virtù.

L'amicizia santa molte volte è vantaggiosa, poiché le anime consacrate a Gesù hanno tanto bisogno di una anima che le consigli, le aiuti e le corregga.

Tuttavia dobbiamo stare attente con quelle amicizie che in apparenza sembrano molto sante, ma che in realtà scarseggiano di carità e spirito di sacrificio, poiché quelle anime sono frivole e dedite a cose vane ed improprie che i religiosi ingenui scambiano per virtù e perfezione» ).

 

Dalla Circolare del 19.12.1959: El pan 20, 640-649

«Certamente Lui è un giudice giusto, ma, soprattutto, è un Padre che ci ama, sa dimenticare e perdonare le nostre miserie se, pentiti, ricorriamo a Lui. Noi Figli ed Ancelle dell'Amore Misericordioso che, mediante la nostra vocazione religiosa, siamo stati chiamati a far conoscere al mondo intero la devozione dell'Amore Misericordioso, ci siamo alimentati a sufficienza degli insegnamenti del nostro Maestro Divino?

Tutti sappiamo bene come Egli abbia dimostrato e dimostri all'uomo caduto ed afflitto dal peccato il suo Amore e la sua Misericordia.

Possiamo dire veramente di conoscere solo Lui nel disimpegno del nostro lavoro e di lavorare e soffrire solo per Lui e per la sua gloria?

Se è così, ringraziamo il Buon Gesù per averci concesso un dono così grande.

Non dimenticate, figli miei, che siete stati chiamati per far conoscere al mondo intero l'Amore e la Misericordia del Buon Gesù, non già con parole eloquenti, bensì con la vostra vita di amore, sacrificio, abnegazione e carità verso tutti, in particolare verso i più peccatori ed abbandonati.

Dimostriamo con il nostro modo di agire, figli miei, che siamo Figli ed Ancelle dell'Amore Misericordioso, il quale per amore dell'uomo seppe sacrificare con gioia la sua vita, per salvarlo dalle miserie nelle quali con frequenza si vedeva immerso».

 

Preghiera della Madre:

«Aiuta, Gesù mio, i figli e le figlie a sradicare la superbia e pervadi le loro anime nel sublime comandamento della carità, che sgorga dal tuo buon cuore: "Amatevi gli uni gli altri(Circ. 31.10.1961).

 

Recita del Magnificat


(1) Diario, 28.3.1929; El pan 18, 31-33.

(2) Diario, 30.3.1929, El pan 18, 34.

(3) Diario, 2.4.1929, El pan 18, 35-37.

(4) Diario, 28.3.1929, El pan 18, 31-33.

(5) Circ. 6.6.1968; El pan 20, 823.

(6) Diario, 2.4.1929, El pan 18, 34-37.

(7) Exh. 9.9.1965, El pan 21, 643.

(8) Diario, 13.2.1942, El pan 18, 740.

(9) Cf. ACAM E07 101.

(10) Cf. lettera di Mons. Leopoldo Eijo y Garay a Padre Felipe Maroto cmf, 25.3.1930; Costituzioni scritte dalla Madre per «las Hermanas Esclavas de Jesús», El Camino de la misericordia, vol. 1, 1926-1928, doc. 7534.

(11) Cost. EAM 1935, art. 11. Cf. Costituzioni de «Las Hermanas Esclavas de Jesús, art. 6.

(12) Cost. EAM 1935, art. 17. Cf. Costituzioni de «Las Hermanas Esclavas de Jesús, art. 13.

(13) Cost. EAM 1935, art. 35. Cf. anche art. 70.

(14) Cost. EAM 1935, art. 6.

(15) Cost. EAM 1935, art. 3. Cf. Costituzioni de «Las Hermanas Esclavas de Jesús, art. 4.

(16) Cf. Diario, 1929; El pan 18, 186

(17) Exh. 25.1.1966. El pan 21, 756

(18) El pan 2, 51-52.

(19) El pan 5, 326.

(20) El pan 5, 323-326.