3a. Natura di questo dolore

 

All'interno di questa angoscia e di questo dolore, un solo desiderio la assorbe e la domina: "Chieda al Buon Gesù di concedermi la grazia, che io possa arrivare ad amare i miei figli e il mio prossimo, come Lui li ha amati e li ama e che io sia sempre pronta a sacrificarmi per tutti loro"[26].

Non sono sentimenti o desideri quelli che la Madre esprime, né propositi o promesse che desidera raggiungere. È amore che brucia, è l'amore identificato con quello di Dio che batte per tutti e vuole amare a somiglianza di Dio, è "canto" che affascina e lascia in totale estasi, è "inno" del cuore. È dolore e canto allo stesso tempo, è sofferenza e inno allo stesso tempo, è insieme dolore e fascino.

Questo linguaggio della Madre ci sconcerta: il dolore, la pena, la sofferenza per non riuscire ad amare Dio più fortemente è vissuto nell'anima del mistico come un inno, un canto, una seduzione.

La Madre vuole spiegare al suo confessore quello che sta attraversando e non riesce a trovare parole adeguate. È una esperienza divina e non ci sono termini umani per spiegarla. La madre ha un'affermazione che è un poema in sé: "non si può spiegare con un movimento delle labbra, perché è un inno del cuore". "Ben volentieri vorrei poterle spiegare, padre mio, ciò che sento nell'anima vicino a Gesù e queste delizie dell'amore, ma è impossibile, poiché non si tratta di parole che si esprimono con le labbra, ma di un giubilo del cuore. Non sono semplici espressioni, ma esultanza di gioia in cui si fondono, secondo il buon Gesù, non le voci, ma le volontà.[27] . "Lui dice, padre, che le delizie dell'amore non si possono descrivere, né comunicare, perché sono una melodia che viene compresa solo da chi la canta e dall'amato che l'ascolta. Io credo sia una melodia nuziale che esprime il dolcissimo e casto abbraccio di due anime, l'unione dei cuori e la reciproca corrispondenza degli affetti. Che emozione forte, padre mio! quanto è grande la felicità che si sperimenta in tale stato! Amiamo Dio in se stesso perché Egli si doni con grande trasporto alla nostra anima"[28].

È dolore, angoscia, afflizione, tristezza, sofferenza, e affanno, ma le sue note suonano come "inno", "melodia", "canzone nuziale".

Questo dolore della Madre è infinitamente lontano da ciò che noi intendiamo per amore, gioia, dolore e tristezza. È una sofferenza insopportabile, opprimente, ma il mistico la percepisce come un canto nuziale, come l’abbraccio di due anime non di due corpi, è una unione di sentimenti e corrispondenza reciproca di affetti, un canto che solo chi canta e colui a cui è cantato lo sente. È un mistero per l'intelligenza.

Con l’inizio del nuovo anno 1954 questa esperienza si amplia e si fa più difficile e reale, allo stile dell’amore di Dio. Il Signore è Dio misericordioso, però non un uomo sentimentale né un Dio nonno. Amando fino all’infinito da alla creatura non quello che essa chiede, ma quello che Lui desidera. Così ama Dio. No alla maniera degli uomini. "Padre mio, non so se Gesù, con tutta la sua pazienza e carità si stancherà di me. Il fatto è che questa notte, dopo averlo pregato molto per una figlia, per altre persone e aver chiesto altre grazie che ritenevo necessarie, ho visto che non cedeva, mi sembrava fosse sordo e chiudesse le orecchie alle mie povere suppliche. Dopo aver insistito tanto, mi ha lasciata senza che ottenessi alcun risultato, causando in me un enorme sconforto che mi ha fatto scoppiare in un gran pianto e in una grande pena, non tanto perché non mi ha concesso quello che chiedevo, ma perché temevo di averlo infastidito, importunandolo con qualcosa che non era di suo gradimento e così mi ha lasciata sola e non so se tornerà."[29]. Nell'amore dei santi per Dio, anche il sospetto che qualcosa possa turbare la risposta si tramuta in l "sconforto", in "pianto forte", in "grande dolore". Non vede in lei nulla che non glielo abbia dato, ma l'atteggiamento distante e apparentemente freddo dell'Amato la fa soffrire più di qualunque altro contrattempo.

I santi hanno un altro modo di pensare e di vivere che ci sconcerta e ci lascia fuori gioco. In un altro testo che non porta il nome di colui che lo riceve (dice solo "a un fam" e sicuramente si tratta di P. Gino), lo supplica che "le dia la libertà di fare penitenze". Di fronte al sospetto che Dio possa essere dispiaciuto di qualche cosa che lei non sa o non conosce, vuole raddoppiare le sue penitenze. All'amore si può rispondere solo con più amore.

Ciò indica che in quel momento il confessore le aveva proibito ogni sorta di penitenza a causa del suo precario stato di salute. " Padre mio, mi perdoni che insista nel chiederle di lasciarmi fare la Via Crucis nella chiesa e anche che le ripeta una volta ancora di non preoccuparsi tanto del mio povero corpo e mi lasci la libertà di fare penitenza, senza guardare le mie forze fisiche. Pensi, padre, che il mio corpo deve essere per il mio spirito e non viceversa Fare penitenza, padre mio, è un atto di carità verso me stessa e anche carità verso il mio prossimo, dato che le mie opere satisfattorie sono di vantaggio anche agli altri. Mi dica, padre, non si muoverà il suo cuore compassionevole a lasciarmi fare questo atto di carità in riparazione dei peccati dei Sacerdoti del mondo intero, con l'unico scopo di riparare in qualche modo l'offesa che il peccato ha arrecato al nostro Dio? Chiedo al buon Gesù di illuminarla perché possa guidare la mia anima senza mai guardare alla mia povera persona, e Lei preghi affinché Gesù mi conceda la grazia di purificare il mio cuore, giacché solo i cuori puri o purificati possono arrivare alla vera unione con Lui. Sia certo che questo stesso chiederò per Lei. "[30].

Abituata a chiedere a Dio "grazie" con la perseveranza di "una zingara", nei primi giorni di gennaio ha una delusione che la lascia piuttosto pensierosa. La fede e l'amore portano l'uomo di Dio a chiedere insistentemente, a lungo, delle grazie, cercando di costringere Dio attraverso l'amore a concedergli ciò che chiede. Ma Dio a volte fa orecchie da mercante, lasciando l'anima nello sconforto, nel dolore e con il sospetto che la sua importunità abbia infastidito Dio.

La Madre, in questi giorni, ha chiesto a Dio con tutta fiducia e certezza delle grazie che ritiene opportune e necessarie, lo fa con perseveranza e senza scoraggiarsi (una notte intera), ma vede che Dio non fa caso a ciò che chiede, si fa sordo e non risponde. E gli interrogativi sorgono pieni di dolore: sarò stata inopportuna chiedendo cose che a Dio non piacciono? Perché se ne è "andato" senza dirmi nulla, senza salutarmi? L'ho infastidito molto? E sorgono imperiosi pianto e dolore per il sospetto di aver molestato Dio... ... "Padre mio, non so se Gesù, con tutta la sua pazienza e carità si stancherà di me. Il fatto è che questa notte, dopo averlo pregato molto per una figlia, per altre persone e aver chiesto altre grazie che ritenevo necessarie, ho visto che non cedeva, mi sembrava fosse sordo e chiudesse le orecchie alle mie povere suppliche. Dopo aver insistito tanto, mi ha lasciata senza che ottenessi alcun risultato, causando in me un enorme sconforto che mi ha fatto scoppiare in un gran pianto e in una grande pena, non tanto perché non mi ha concesso quello che chiedevo, ma perché temevo di averlo infastidito, importunandolo con qualcosa che non era di suo gradimento e così mi ha lasciata sola e non so se tornerà"[31].

Non è un dolore qualsiasi, un dolore che ti rattrista emotivamente o un sospetto che cambia il tuo umore. Per una mistica come la Madre è il dolore più grande, più grande di qualsiasi malattia, un dolore che la immobilizza emotivamente, un male spirituale che risveglia l'amore ma le fa dubitare della sua sincerità. Non dimentichiamo, la Madre è una mistica e in questa situazione dobbiamo giudicare la sua afflizione, il suo dolore, il suo sconforto, il suo tormento, la sua angoscia e la sua tortura. Guardando la Madre in questa situazione, il nostro cuore si riempie di tenerezza: una donna che per tutta la vita ha vissuto tra malattie incurabili, che ha sopportato calunnie e attentati alla sua vita, che è stata sul punto di morire molte volte, che ha sopportato con virilità e forza tutti i problemi che sono sorti, la vediamo qui soffrire, incapace di alzarsi, con un dolore difficile da sopportare, con un peso che riconosce sinceramente che le costa enormemente portarlo.

È una prova che nasce dall'amore, aderisce all'amore e rafforza l'amore, ma la sconcerta. "Ma in tal caso, che farò, padre mio? come potrò continuare a vivere senza vederlo e senza udire la sua dolce voce? Come posso riparare senza annoiarlo con le mie goffe suppliche? cosa mi suggerisce? cercarlo nel dolore? chiamarlo incessantemente o piangere in silenzio la mia stoltezza? non sarà che il buon Gesù vuole che mi distacchi dalle cose sensibili e perfino dalle consolazioni spirituali, per non averne saputo trarre profitto? Se così fosse, ha tutte le ragioni, ma io non posso vivere senza di Lui e così piangerò e implorerò perdono per la mia poca generosità e mancanza di tatto e lei, padre, mi guidi e mi aiuti a compiere con fedeltà la volontà di Dio e a cercarlo e seguirlo, come Lui vuole."[32].

Ma la "notte dello spirito" della Madre dura pochissimo. "Che gioia, padre mio! oggi ho avuto la consolazione di sentire la dolce voce dell'Amato dell'anima mia. Gli ho chiesto perdono e gli ho raccontato tantissime cose; nella mia anima è tornata la pace e il mio cuore si è ricreato tantissimo con le dolcezze dell'amore, dimenticando totalmente la ferita del dolore. Che trasformazione si prova, padre mio! Il buon Gesù, con l'esempio della Cananea, mi ha fatto vedere chiaramente quanto è contento quando gli si fa dolce violenza, anche se qualche volta sembra respingerci. Dice che non lo annoiano mai le nostre richieste, se siamo veramente convinti del nostro niente e della nostra miseria. Cosa vuole dirmi, con questo, padre mio? L'altro giorno avrò osato fare delle richieste al mio Dio con superbia? Perché l'ho annoiato se Lui è tanto paziente e buono? Padre mio, mi aiuti ad essere umile e preghi perché non perda tempo chiedendo a Gesù grazie che non gli fanno piacere; chieda anche che non desideri mai altro se non la sofferenza, l'amore e la gloria di Dio, costi quello che costi".[33]

Non c'è nessuno che capisca i santi. Il 3 la Madre piange amaramente perché Dio si è nascosto da lei, il 4 lo rivede ed è molto felice e il 5 implora il Signore di non tornare, perché vuole offrirgli il sacrificio più grande che può compiere che è quello che le costa di più: non vederlo così spesso. "Padre mio, vorrei offrire al buon Gesù qualcosa che gli piaccia e che a me costi; e credo che ciò che più gli piace e a me costa, è supplicarlo di privarmi della sua dolce presenza, di quella immensa felicità che produce nella mia anima e che il tempo di vita che ancora mi resta me lo faccia trascorrere nel buio, senza altre consolazioni spirituali; ossia, padre mio, che non Lo veda, né senta finché la mia povera anima non lascerà il carcere del mio corpo. Preghi il buon Gesù, che mi conceda quanto gli ho chiesto, che credo sia quello che più possa farmi soffrire; gli chieda che mi aiuti a soffrire questo martirio della sua assenza, senza lacrime, tristezza o lamenti e tutto per la sua gloria e in riparazione delle offese che commettono i suoi poveri sacerdoti. Preghi anche perché, se il buon Gesù mi concederà questa grazia o privazione, io sappia distaccarmi da tutte le creature, dalle consolazioni sensibili, dall'amor proprio o dall'amore per me stessa."[34]. È l'immolazione totale di se stessa nel quinto grado.

Poveri santi, perché sono santi per una ragione. Tutto quello che a noi non infastidisce troppo, per loro è un dolore insopportabile, un martirio completo, un olocausto consumato dal fuoco e offerto sull'altare dell'amore.

In questi giorni si moltiplicano i dubbi, le paure e i sospetti, i dolori e le tribolazioni spirituali della Madre. La Madre, come ho già descritto, sta vivendo una situazione che la fa soffrire oltremodo. Da una parte vuole soffrire e chiede a Dio il peggiore castigo che può darle, la croce che la sconcerta enormemente e che si materializza nel non vederlo, però quando questo arriva, e in questi giorni sembra più intensamente, piange, implora, chiede perdono e aiuto a Dio e agli uomini (il confessore) perché il dolore che sente è troppo forte. L'unico che la rassicura un po' è il confessore, l'unico con cui si sfoga e al quale scrive usando il suo Diario. È il purgatorio in vita. I testi sono molti e interessanti, ma devo metterli in nota, perché avrebbero bisogno di un approccio peculiare e di commenti che superano le intenzioni di queste pagine[35].

Non mi stancherò di ripeterlo se intendiamo entrare in questa esperienza della Madre. Questo dolore, tristezza, afflizione, pesantezza, scoraggiamento, afflizione, tormento, ansia, angoscia non è per motivi fisici o per le circostanze che si verificano nella vita. Ha origine nell'amore che vuole essere totalitario, è vissuto nell'amore che è l'unica fonte di vita del mistico e raggiunge l’essenza stessa dell'amore più radicale. A Gesù, l'unica cosa che le riempie gli occhi e il cuore, non lo vede; Gesù, che è tutta la sua consolazione e la ragione della sua vita, sembra nascondersi, l'amore si sente solo e turbato. È il tormento più grande per coloro che vivono interamente e solo per Gesù. "Padre mio, credo di non essere stata abbastanza sincera col buon Gesù e questo mi tormenta terribilmente, poiché gli ho offerto, come lei ben sa, quanto più mi costa e credo di averglielo offerto con poca sincerità e con la paura che mi ascolti ... che paura, padre mio! per chi ho preso lo sposo dell'anima mia? Gli ho offerto un sacrificio, sicura che non lo avrebbe accettato e, in questo caso, ho forse preteso ingannare il buon Gesù?"[36] Sono gli interrogativi che tormentano la Madre.

"Che ho fatto, padre mio? cosa mi merito in cambio? se fosse così, come posso riparare? Creda, padre mio, che se sono stata ipocrita col buon Gesù offrendogli un sacrificio così grande a favore dei suoi sacerdoti, sperando che Lui non mi esaudisse, ho preteso ingannarlo. Per favore, padre mio, preghi il buon Gesù che mi perdoni e gli dica che nel momento della mia offerta non ho pensato che non mi avrebbe esaudito, però l'ho pensato in seguito; ma non lo voglio, desidero soffrire questo terribile tormento per tutto il tempo che vorrà. Gli chieda di perdonarmi ancora una volta e di non far caso ai miei sentimenti. Gli chieda di essere duro e di non premiarmi più con la sua presenza e le sue dolci carezze, però che non si allontani troppo da me e non permetta che l'offenda ancora, ma che l'abbia sempre presente e la mia mente e il mio cuore siano fissi in Lui."[37]

Che esperienza terribile per la Madre! L'amore puro e totalitario di Dio la spinge ad offrirsi come vittima immolata, rinunciando all'unica cosa che ha ancora come propria, la gioia di vedere Dio (estasi) e ricevere le sue carezze spirituali. Quando arriva questa totale dimenticanza di sé e questo nascondersi di Dio prende forma, diventano un purgatorio vivente. L'amore, che cerca più amore e appartenenza a Dio, è la fonte del dolore più intenso che la Madre non può sopportare e di tutto questo fenomeno Dio si serve per amarla di più e perché la Madre lo ami in pienezza e totale esclusività.

Questa esperienza si sta convertendo per la Madre in una ossessione. Ogni giorno scrive nel suo Diario i suoi dolori, dubbi, sofferenze e desideri. Visto dalla nostra debole esperienza di Dio, tutto questo può sembrare un'esagerazione. Così, in questa fase della santità, si vive l'amore per Dio.

La situazione di cui sopra continua[38]. Il pianto costante della Madre per paura di aver dato dispiacere a Gesù ha anche le sue conseguenze fisiche. "A metà gennaio (il 24) abbiamo notato che la Madre ha le occhiaie ferite dal molto pianto; le chiediamo perché piange non vuole dircelo; si pensa che sia perché Gesù non si lascia vedere da lei come al solito. Trascorrono così diversi giorni.[39]

Il motivo è sempre lo stesso.[40]


[26] Pan 18, 1389 – Madre-Diario

[27] Pan 18, 1390 – Madre-Diario

[28] Pan 18, 1391 – Madre-Diario

[29] Pan 18, 1392-93 – Madre-Diario

[30] Madre a un fam, Pan 19,1898-1900 Questo documento deve contenere un errore. Nel Pan 19 ha mittente (P Gino Capponi) e data 00.12.52, mentre la "Via della Misericordia" è collocata nel gennaio-dicembre 1954. Poiché è impossibile per me verificare i documenti originali, lo metto qui con riserva.

[31] Madre, Diario 2.1.54

[32] Pan 18, 1395-1398;Madre, Diario 2.1.54

[33] Pan 18, 1396-1398; Madre, Diario 4.1.54

[34] Pan 18, 1399-1401;Madre, Diario 5.1.54

[35] CFR Pan 18, 1406-1415; Madre, Diario 12.1.54; 13.1.54;14.1.54.

[36]Madre, Diario 8.1.54 – Pan 18, 1402-1405

[37] Madre, Diario 8.1.54 Pan 18, 1402-1405

[38] CFR Pan 18, 1416-1426¸Madre, Diario 15.1.54; 16.1.54; 18.1.54; 19.1.54

[39] Madre Esperanza Pérez Del Molino, Appunti 24.1.54

[40] CFR Pan 18,1427-1433, Madre, Diario 23.1.54; 24.1.54;25.1.54.