I. ITINERARIO SPIRITUALE DELLA SERVA DI DIO

Nell'itinerario spirituale di M. Speranza troviamo queste tappe ben definite. Possiamo dire che M. Speranza, allora Josefa, durante la sua infanzia e la sua giovinezza visse il periodo dell'infanzia spirituale. La vita nella casa del parroco era facile; la sua vita spirituale caratterizzata da consolazioni interne, da favori spirituali. All'età di otto anni si sente attratta dalla persona di Gesù e desidera ardentemente riceverlo nel suo candido cuore. Un giorno si allontana il parroco e lo sostituisce un sacerdote che non conosce la bambina Josefa. Questa ne approfitta e si avvicina alla comunione «después de habertomado - cuenta ella misma - una taza de chocolae». La sua gioia fu immensa. Portava dentro il cuore il «Buen Jesús». E per non disturbarlo, non saltava più alla corda[2].

All'età di 12 anni ha una insolita visione. Una suora bussa alla porta. Josefa pensa che venga a chiedere l'elemosina. Invece la misteriosa suora le dice che le affida la missione di propagare l'Amore Misericordioso di Dio e scompare. Era Santa Teresina del Bambino Gesù[3].

Questi favori spirituali, queste consolazioni che sentiva nella preghiera e, soprattutto dopo la comunione, ci fanno pensare all'infanzia spirituale. Arriverà poi per la Serva di Dio, come arriva per tutte le anime che intraprendono il cammino della santità, il tempo delle prove, in cui non vi saranno più consolazioni spirituali e dovrà assaporare momenti di aridità, di smarrimento, di sensazione di abbandono da parte di Dio. E questo avverrà al convento di Villena, dove era entrata all'età di 21 anni con il proposito di consacrarsi a Dio, di farsi santa.

Poco conosciamo sulla vita della Madre Speranza nel convento di Villena. Sappiamo tuttavia che fu molto dura. La povertà nel convento era estrema. L'edificio era praticamente un rudere, un vecchio stabile che era stato fabbricato per custodire le immagini della processione della settimana santa. La comunità non offriva alcuna attrattiva: si trattava di una comunità di suore molto anziane. M. Speranza dorme in un seminterrato, una specie di cantina[4].

A Villena, oltre alle incomodità della vita religiosa, prova l'aridità di spirito; ne soffre al punto di pensar di abbandonare il convento. E' il momento della vita purgativa e della purificazione passiva dei sensi, prova che devono attraversare tutti coloro che desiderano progredire nel cammino della santità.

Questo secondo periodo nell'itinerario spirituale di M. Speranza comincerà nel 1917 e si protrarrà fino al 1940. Le prove, le sofferenze proseguiranno in un costante crescendo. Parallelamente si svilupperà in lei la vita illuminativa.

Dal 1940 in poi comincerà l'altra notte più terribile: la notte passiva dello spirito. Alle sofferenze esterne si aggiungeranno le sofferenze interne, misteriose, inspiegabili. La Madre si sentirà sempre più unita a Gesù, fino ad arrivare nel 1952 al fidanzamento spirituale e all'unione trasformante, durante la quale, pacificate tutte le potenze dell'anima, come dice Santa Teresa, arriverà ad una pace interiore, alla beatitudine dei santi, ad una specie di cielo anticipato.

Nella nostra esposizione lasceremo da parte il primo periodo dell'itinerario spirituale di M. Speranza, la sua vita, per così dire, ascetica, durante la quale è l'uomo che lavora per la propria santificazione aiutato dalla grazia di Dio, e studieremo la vita mistica, che suppone un intervento speciale e misterioso dello Spirito Santo, che purifica, illumina, porta alla conoscenza profonda e misteriosa delle verità rivelate e dello stesso Dio.


[2] Cfr. Informatio, Cap. II, nota 10 e 11.

[3] Ibid., doc. 3.

[4] Cfr. Informatio, Cap. III, n. 2, pp. 34-36.