IV. LA NOTTE OSCURA DELLO SPIRITO

Santa Teresa, parlando di questa notte, nella sesta mansione, afferma che se l'anima fosse a conoscenza di quello che deve soffrire non troverebbe forse la forza di affrontare tale purificazione. Tra le altre prove, e non è questa la più grave, vi sono gli scherni di coloro che riteneva amici: dicono che «vuol farsi la santa»; «che fa tutto il possibile per ingannare il mondo e per rovinare la gente». Gli amici più stretti e i collaboratori più diretti l'abbandonano. Sono anzi i più accaniti contro di lei. Dicono «que va perdida aquella alma y notablemente engañada»; «que son cosas del demonio»; «que trae engañados a los confesores». A queste sofferenze si aggiunge la guerra del demonio, al quale Dio permette di provare l'anima. «Son muchas — prosegue la santa — las cosas que la combaten, con un apretamiento interior de manera tan sensible e intolerable, que yo no sé a qué se pueda comparar sino a las que padecen en el infierno, porque ningún consuelo se admite en esta tempestad»[38].

Si direbbe che questa è una descrizione delle sofferenze sopportate dalla Serva di Dio durante la notte passiva dello spirito.

 

1. La purificazione passiva dello spirito nella Serva Dio

La purificazione passiva dei sensi avvenuta negli anni 30 aveva fatto soffrire molto la Serva di Dio. Mancava però la notte passiva dello spirito, della quale abbiamo parlato, una purificazione più dolorosa che preparerà la sua anima all'unione totale da essa tanto desiderata.

Sarebbe lungo elencare le prove alle quali fu sottoposta durante questo lungo periodo che va dalla fine del 1939 al 1952. Le prime sofferenze arrivarono alla fine del 1939, quando diverse religiose che l'avevano seguita lasciarono la Congregazione[39].

Calunniata e derisa dalle sue più strette collaboratrici, da sacerdoti e perfino da vescovi, è portata come una rea davanti al tribunale del Santo Ufficio e sospesa dall'incarico di superiora generale. Il giorno 11 aprile l941, giovedì santo, sente l'abbandono di Cristo nell'orto del Getsemani. Come Lui, si sente perseguitata da tutti e accetta con serenità la sentenza che sta per emanare il Santo Ufficio. Mentre assisteva agli uffici nella parrocchia, disse a Gesù:

«Las dignidades de mi Madre la Iglesia se ocupan fuertemente en estos momentos de esta pobre criatura, ¿qué será de mi amada Congregación? Pero mi corazón arde en tu amor y contigo, Señor, espero tranquila la sentencia que desearía fuese hoy para tener la dicha de ser condenada como Tú en este memorable día»[40].

Ed infatti, lo stesso giorno le fu comunicata la sentenza condannatoria. Il Santo Ufficio la destituiva dai suoi attributi di superiora generale. Grande fu il suo dolore, ma lo sopportò con serenità; si propose di occupare la cella più umile e di dedicarsi ai lavori propri delle suore converse, mentre chiede perdono per i suoi persecutori[41].

A Roma, nell'anno 1942 soffre una gravissima malattia che i medici ritengono mortale. Sopportò con pazienza il dolore ed era disposta a morire. La preoccupava soltanto il fatto che, forse per i suoi peccati, non avrebbe potuto fondare la congregazione dei Figli. Ma credette contro ogni speranza.

Il 29.VIII.1944 perde la sua amica intima, Pilar de Arratia, l'amica più cara che era stata il suo sostegno; la metà della sua anima, come diceva Sant'Agostino quando perdette un suo amico. La Madre non ha più una persona con cui confidarsi. Dovrà riporre in Gesù tutta la sua fiducia.

A queste tribolazioni bisogna aggiungere le sofferenze interiori, più dolorose ancora, che purificano e temprano l'anima della Serva di Dio. Nel suo diario allude più volte a queste pene, e chiede a Gesù di mandarle tutte le tribolazioni, ma di non lasciarla nel buio.

La tristezza dell'anima, le pene interiori proprie di coloro che attraversano la notte oscura dello spirito, cominciò a sentirle la Serva di Dio nel 1940. Nel mese di febbraio di quel anno scriveva:

«Hoy, Jesús mío, invadida mi alma en el dolor, me he olvidado de que para ser feliz en este destierro el remedio mejor es el amor a la cruz por ser ésta la que me hace más semejante a Ti. En este estado de tristeza yo, Jesús mío, no sé decirte nada, no siento las dulzuras del amor y como ves, sólo puedo decirte que se cumpla en mí tu divina voluntad por mucho que a mí me duela, aunque yo no lo entienda y aunque yo no la vea... Ayúdame, Jesús, para que en estas angustias, sufrimientos y dolores lo sufra todo por Ti, tu gloria y por los Sacerdotes del mundo entero que hayan tenido la desgracia de ofenderte... Ayudada del Buen Jesús y por El debo vivir sufriendo y morir amando, consumida en el fuego del amor. Ayúdame para que en la oración no pierda más el tiempo en discursos o peticiones que a Ti no te interesen, sino en afectos para que fácilmente mi alma pueda alzarse con ansias amorosas hacia Ti»[42].

Nel mese di ottobre del 1941 prova ancora le amarezze della notte oscura dell'anima. Gesù si occulta e lei soffre perché ritiene che le si nasconda a causa dei suoi peccati. Il 4 ottobre rivolge a Gesù questa bellissima preghiera:

«Te busco, Jesús mío, y no te hallo; te llamo y no te siento; ¡se han terminado para mi pobre alma las dulzuras de mi Dios! ¡Qué tormento, Jesús mío! ¡Qué martirio! Sólo Vos lo sabéis apreciar y a Vos os ofrezco en desagravio de mis ingratitudes y las ofensas que recibes de los Sacerdotes del mundo entero. ¿Es éste, Jesús mío, el cáliz que me anunciaste? ¿Te agrada verme gemir sola? Si así es, yo te digo una y mil veces: “Dios mío, que mi confianza y abandono las ponga en tus manos y así te diré muchas veces, Jesús mío, yo he puesto toda mi esperanza en Ti: sálveme, Dios mío, tu justicia. Sé Tú mi fortaleza y mi refugio; líbrame, Jesús mío, del lazo que me han tendido mis enemigos y perdónalos pues creen haber hecho un bien”»[43].

Pochi giorni dopo, il 29 ottobre, si sente ancora sotto il peso della notte oscura e chiede a Gesù di castigarla e provarla con qualsiasi tipo di sofferenza, ma di non lasciarla nel buio senza la sua presenza:

«Ya sabes, Jesús mío, lo mucho que estoy sufriendo en mi destierro y también el martirio que siento al ver que mi corazón ya no arde en tu amor ni siento aquellas dulzuras del amor de la comunicación íntima con Vos; me hallo, Jesús mío, como un mármol: ¡no sé decirte nada! ¿Dónde están, Jesús mío, aquellas consoladoras frases de cariño que salían de mi corazón cuando yo te amaba y no pensaba más que en Ti? Castígame, Jesús mío, en este destierro con toda clase de sufrimientos pero con esta sequedad y frialdad para Contigo, no. ... Ven en mi ayuda, Jesús mío, y no me des consolaciones, pero sí amor, mucho amor»[44] .

Nelle notti del 26 e 27 febbraio 1952 si percepisce che la Serva di Dio sta arrivando alla fine della purificazione passiva dello spirito, e comincia a sentirsi sempre più unita a Gesù. Il demonio le fa una guerra spietata e sente simultaneamente il peso dei propri peccati. Il 28 febbraio 1952 sente ancora tristezza spirituale: si sente impotente, ma confida nel Signore:

«Siento una tristeza inexplicable; me siento avergonzada desempeñando una labor a mi juicio impropia de una pobre religiosa, tenida por ilusa, moviendo a una compasión hacia mí a varios sacerdotes que, impelidos por la caridad, me aconsejan no vaya adelante con esta empresa»[45].

Il 17 di marzo aggiunge:

«Estos días se ha apoderado de mí una tristeza grande y no sé si es debido a esto, no me siento nada bien; tengo un poco de fiebre y hay momentos que me parece no poder resistir el dolor de la cabeza y siento vivos deseos de marcharme a Roma, pues tengo miedo, mucho miedo de no poder estar en pie»[46].

La Serva di Dio non è arrivata ancora all'unione totale con Cristo. Sente di non essere sempre unita a Lui, di non poter dire ancora che Cristo vive in lei. Il 23.III.1952 scrive:

«El buen Jesús me decía que la conformidad más real, íntima y honda es la que hay entre dos voluntades y que por medio de la conformidad con la voluntad de mi Dios, someteré la mía y la uniré con la suya... Yo ya quiero pero todavía no puedo decir con verdad: "vivo más no yo sino mi Dios en mí"»[47].

 

2. Verso l'unione perfetta con Dio

La Serva di Dio avverte di non essere ancora unita totalmente a Dio. «Jesús mío, no puedo decirte con verdad que vivo, pero que no soy yo la que vivo sino que es mi Dios quien vive en mí, pues mi corazón y mi mente no están siempre fijos en Ti»[48]. E' questa una frase che ripeterà spesso con dolore, mentre si accendono sempre più in lei i desideri di arrivare all'unione totale e perfetta con Dio, di percorrere l'arduo cammino che conduce alla santità, di farsi santa, costi quel che costi. Sa però che per arrivare alla perfezione, all'unione totale con Dio, deve passare per le purificazioni passive dei sensi e dello spirito come scrive alla sua amica Pilar Arratia:

«Ten presente, hija mía, que Nuestro Dios, para purificar más y más nuestra alma y prepararla a más alto grado de contemplación, le regala con diversas pruebas pasivas ya que es El mismo quien las produce y mientras que el alma no debe hacer más que aceptarlas con amor y paciencia.... Las pruebas son el medio más poderoso para purificar nuestra alma y unirla con Nuestro Dios ya que nos hacen pasar un verdadero purgatorio»[49].

La Serva di Dio è disposta a sopportare queste prove e, anzi, chiede a Dio di farla soffrire e per somigliarsi di più a Cristo, che si offrì vittima per i nostri peccati, desidera anche lei diventare vittima per i peccati altrui, soprattutto per i peccati dei sacerdoti.

Dal 1940 diventano più insistenti le sue ansie di santità, il desiderio di soffrire sempre di più e soprattutto di compiere sempre la volontà di Dio e di arrivare a non avere altra volontà che la sua. Di questo anelito di perfezione si fa eco continuamente nel suo diario. Scrive il l6 febbraio 1940:

«Haz, Jesús mío, que mi alma llegue a salir de mí para entrar en Ti y concédeme la gracia de que yo sufra siempre unida a Ti para dar gloria a mi Dios y que fuera de El nada desee, nada busque y que nada, Jesús mío, sea digno de mi amor y no te niegue jamás cosa alguna... Y ayúdame, Jesús mío, para que yo viva siempre unida a Ti y que mi alma sea siempre blanda a tus divinas inspiraciones y que, ayudada siempre de Ti, yo, Jesús mío, pueda llegar a copiar en mí las virtudes tuyas y verme despojada de obstáculos que se oponen a mi unión contigo...Haz, Jesús mío, que tu hermosura, bondad y amor enciendan en mi corazón el fuego abrasador de tu amor y ayúdame para que jamás me haga hacia atrás ante los esfuerzos necesarios para llegar al grado de santidad que Tú me pides»[50].

Il 24 marzo dello stesso anno ripete la medesima preghiera, che sta ad indicare quanto aspira progredire nella santità:

«Haz, Jesús mío, que mi corazón y mi pensamiento estén siempre fijos en Ti... Y haz... que yo no ame jamás nada ni nadie, que me sea un obstáculo para la completa unión con mi Dios»[51].

Il 22 novembre 1941 la Serva di Dio rinnova il suo proposito di santificarsi:

«Grande es, Jesús mío, en mí el deseo de santificarme cueste lo que me costare, sólo para darte gloria a Ti, y veo que el camino de la perfección se me hace muy arduo y que requiere para caminar por él, grandes y enérgicos esfuerzos y esto me asusta tanto... Hoy, Jesús mío, ayudada de Ti, te prometo de nuevo caminar por este áspero y difícil camino, mirando siempre adelante, sin volver hacia atrás, movida por el ansia de perfección que Tú me pides»[52].

La Serva di Dio soffre, vedendo che non riesce a raggiungere la perfezione alla quale la sollecita il Signore e gli chiede aiuto, mentre rinnova il suo proposito di santificarsi:

«Me avergüenzo de repetirte una vez más que deseo cumplir tu voluntad cuésteme lo que me costare; quiero, Jesús mío, llegar al grado de santidad que Tú me pides... Pero Tú sabes, Jesús mío, que el camino de la perfección para mí es muy arduo y se requiere para andarlo esfuerzos enérgicos y constantes y que yo me siento débil, muy débil, y que si Tú no me sostienes y ayudas a recorrer este áspero y difícil camino, yo no llego... Hoy, Jesús mío, me presento ante Vos para deciros que estoy decidida, siempre ayudada de Vos, a romper las ataduras que me retraen del ímpetu hacia las cumbres de la perfección dándome por completo a Vos»[53].

 

3. Per il cammino della croce

La Serva di Dio non dimentica che soltanto attraverso la sofferenza possiamo diventare simili a Cristo, e perciò chiede sempre di poter soffrire. Il giovedì santo del 1940 rivolge la seguente preghiera al Signore:

«Te pido, Jesús mío, no me dejes un momento sin dolores, tribulaciones y que mi vida sea un continuo martirio, lento pero doloroso... Haz, Jesús mío, que mi deseo no sea jamás otro que padecer constantemente a imitación tuya, que deseaste ser bautizado con el espantoso y doloroso bautismo de tu Pasión»[54].

Ha imparato dallo stesso Gesù che soltanto attraverso la sofferenza si arriva all'amore e lei è disposta ad abbracciarsi alla croce. Così si esprime il 19.XI.1941.

«Tú me enseñas, Jesús mío, que el sufrimiento es el que enciende la llama de tu amor y que tu amor no se halla sin sufrimiento... No me des más consuelos sino sufrimientos, persecuciones y dolores. Haz que yo ame fuertemente la cruz y que sin ella no pueda vivir feliz, hasta que la muerte venga a unirme con mi Dios por toda una eternidad»[55].

A volte dimentica questa lezione di Gesù e si lagna delle sofferenze «sin darme cuenta que las tribulaciones y sufrimientos que me oprimen son una verdadera prueba de que me amas y deseas purificar mi pobre alma», e quindi promette di nuovo «caminar por este áspero y difícil camino»[56].

Gesù non si stanca di ricordarle «queel amor si no sufre y se sacrifica no es amor», e lei accetta volentieri la lezione e torna di nuovo a chiedere sofferenze per poter uscire da se stessa e lasciar il posto al Signore:

«Haz, Jesús mío, que yo te siga siempre en el dolor y que jamás diga basta en el sufrimiento, y que aprenda a renunciarme constantemente a mí misma para poseer a mi Dios. Ayúdame, Jesús mío, para que yo viva siempre abrazada a la cruz»[57].

Il 16.VI.1942 chiede ancora a Gesù la grazia di vivere nel «continuo dolor» e che le sofferenze «me sirvan para amarte más y para poder enseñar a los demás que la ciencia del amor se aprende en el dolor»[58]. «Haz, Jesús mío, que mi deleite en este destierro sea siempre sufrir»[59]. Ma forse non era arrivata ancora a soffrire con gioia, e perciò chiede questa grazia a Gesù:

«Yo, que tantas veces te digo que quiero sufrir en reparación de las ofensas que te hacen los sacerdotes del mundo entero, no puedo llegar a recibir con alegría los sufrimientos que Tú te dignas enviarme... Haz que yo muera de amor después de haber vivido larga vida sumergida en el dolor»[60].

 

4. Gli ultimi scogli

Leggendo attentamente gli scritti spirituali della Serva di Dio nel periodo che va dal 1940 al 1952 si nota in lei una grande ansia di sofferenze, di arrivare alla conformità perfetta tra la propria volontà e la volontà di Dio, di essere una sola cosa con Cristo. Si nota anche un progressivo avanzare nel cammino della perfezione. Dio però non è ancora contento ed esige da lei più sofferenze, più sottomissione alla sua volontà. Arriva perfino a rimproverare la Serva di Dio perché non sa ancora accettare con gioia le sofferenze e non riesce a sopportare i momenti di assenza di Gesù.

La Serva di Dio ripete spesso che si vergogna di non saper sempre affrontare i momenti di sofferenza. Non si sente ancora unita totalmente a Gesù. Il 18.II.1940 scrive:

«Jesús mío, no puedo decirte con verdad que vivo, pero que no soy yo la que vivo sino que es mi Dios quien vive en mí, pues mi corazón y mi mente no han estado siempre fijos en Ti»[61] .

Nei momenti di angoscia non può reprimere le lacrime «pues mi frágil naturaleza todavía no he podido sujetarla completamente a tu voluntad en todo y por todo»[62]. Lo stesso ripete il 19.VI.1942[63]. Il 3 agosto dello stesso anno dice a Gesù che si vergogna perché molte volte, di fronte alle sofferenze, si tira indietro, nonostante il suo grande desiderio di arrivare alla perfezione[64].

Nella misura che aumentano le sofferenze, aumentano anche le esperienze di amore della Serva di Dio, si rafforza la sua unione con il Signore. Ma lei nel 1952 sente ancora di non aver raggiunto l'unione totale con Cristo, né di vivere soltanto per lui. Così il 9.III.1952 scrive al padre spirituale dicendogli che ha trascorso la notte in molte distrazioni che impediscono alla mente di essere sempre fissa in Dio e così non può dire con verità: «Vivo, pero no soyyo la que vivo, sino que mi Dios vive en mí»[65]. Il giorno 23.III.1952 è l'ultima volta che scrive quella frase[66].

Dopo aver costatato le ansie della Serva di Dio per arrivare alla perfezione, gli sforzi continui realizzati per essere grata al Signore, le sue grandi virtù e santità di vita, le sue indicibili sofferenze, uno si chiede: che cosa mancava a questa donna per unirsi totalmente a Dio? Cosa poteva fare di più? Perché non riesce a mantenersi sempre alla presenza del Signore come afferma ancora il 23.III.1952?

Un mese più tardi, quasi all'improvviso ci troviamo con una sorpresa. Scrive infatti il 4 aprile 1952:

«Hoy puedo decirte que me siento feliz, muy feliz, al oírte decirme que ya he adquirido el hábito que Tú tanto me pedías, o mejor dicho que Tú has infundido en mí, y es el de que piense siempre en Ti y mi corazón y mi mente estén fijos en Ti y que nada ni nadie me distraen de Tí. Si sufro, sufro contigo y si gozo, lo hago junto a Ti; y todos mis afectos y mis deseos y todo lo que constituye mi ser y mi persona todo te lo he dado para siempre; y fuera de Ti nada es grande, ni atractivo para mí»[67].

Come si vede, c'è stato un cambiamento radicale. La Serva di Dio ormai si sente tutta del Signore. Cristo si è impadronito ormai della sua volontà. E` arrivata a quell'unione totale che tanto desiderava.

Come si spiega questo improvviso cambiamento? Cosa era successo nei giorni che vanno dal 23 marzo al 4 aprile del 1952? Cosa aveva dato la madre Speranza a Dio?

Esaminando attentamente i primi mesi del 1952 troviamo una risposta a questi interrogativi.

 

5. Un sacrificio eroico

Nella scalata verso la cima della santità il cammino diventa sempre più aspro e difficile. Il Signore chiede sempre nuovi sacrifici, fino all'immolazione delle cose più care, fino allo spogliamento totale di se stesso. Nella vita dei santi si trova spesso una richiesta che il servo di Dio non riesce ad accettare. Alla Beata Savina Petrilli, fondatrice delle ancelle di santa Caterina da Siena, chiese il Signore di rinunziare a un suo nipote sacerdote, che aveva allevato come un figlio, e anche la rinunzia alla propria Congregazione. Doveva accettare, se Dio così lo avesse voluto, che la sua Congregazione fosse dissolta e che suo nipote morisse. In un atto di fortezza eroica la Beata Savina rinunziò a queste due cose e arrivò così all'unione trasformante con Dio.

A madre Speranza, Dio, prima di concederle la grazia dell'unione totale con Lui, mandò una prova terribile. Come nel caso di Giobbe permise al demonio di provarlo in quello che più amava, la propria salute e la propria vita, così nel caso di madre Speranza permise al demonio di attaccarla in quello che più caro aveva al mondo: la congregazione delle figlie e, soprattutto, la congregazione dei figli che aveva appena fondato.

Il demonio sapeva che era la prosperità della Congregazione dei figli ciò che più preoccupava la Madre e con la permissione di Dio l'attaccava da questo lato. «Tanto, le diceva, la congregazione dei figli non prospererà, io ucciderò i tuoi figli, farò dissolvere la congregazione».

Il 27 febbraio 1952 il «tiñoso» - così chiamava il demonio - la maltrattò e le disse un sacco di brutalità, relative sicuramente alla distruzione della congregazione dei figli. Ma sentiamo la Serva di Dio:

«Anoche el tiñoso me ha maltratado mucho y me ha dicho tal serie de barbaridades que yo no creo pueda él realizar, pero si así fuese y con la ayuda del Buen Jesús sufriré cuanto El le permita, hasta la separación para siempre de mis pobres hijos que es lo que más me cuesta, pues ardo en deseos de estar junto a ellos...»[68].

Pochi giorni dopo, il 29.II.1952, si sente chiamare dal Santo Ufficio. E' convinta che è arrivato il momento della dissoluzione della congregazione.

«Mi mente es un verdadero volcán: - escribe en el Diario - me parece ha llegado el momento de separarme de los hijos y que éstos no van a continuar formando parte de la naciente Congregación, que los sacerdotes de aquí no entrarán ya y que todo crolara [se derrumbará]. Y en mi angustia y dolor sólo sé decir: “¡pobre Jesús! ¡Pobres hijos!”»[69].

La Serva di Dio non riesce a sovrapporsi al dolore «y así - afferma - he multiplicado mi angustia y dolor con mi desvariada imaginación»[70]. Gesù la rimprovera perché non ha saputo porre la fiducia in Lui. Non riesce ancora a porre il problema dei propri figli nelle mani del Signore. Perciò cade in una profonda prostrazione «porque siento miedo, mucho miedo, de que el tiñoso me levante una grande tormenta y ... me separe de los hijos, es decir, Jesús mío, que sufro porque me he olvidado de Ti y pienso en mí»[71].

Durante il mese di marzo e parte di aprile la Serva di Dio si dibatte nella tristezza. Ha accettato di essere privata dei propri figli, ma si preoccupa troppo della loro sorte e ciò le impedisce «queel corazón y la mente esténfijos en El [Gesù]»[72] .

Il 2 aprile, di fronte al pericolo di vedersi separata dai propri figli, sente un angoscia immensa e Gesù, durante una estasi, la rimprovera ancora dicendole «Esto te sucedeporque tu voluntad no es la mía, mi querer no es eltuyo, tu gloria no es la mía y de esta manera un fracaso en loshijos no es mío sino tuyo». La Serva di Dio prega il Signore che sia fatta la sua volontà, La Serva di Dio si arrende e ripete «no se haga mi voluntad sino la tuya, pero, si posible es, arréglaloTú sin este cáliz»[73].

La Serva di Dio soffre ancora, ma ormai ha saputo accettare il sacrificio dei propri figli. Il 21 aprile del 1952 si decide a rinnovare in un modo ancora più deciso e solenne il sacrificio che aveva fatto il 27 febbraio e aveva rinnovato il due aprile. Piena di angoscia chiede a Gesù di liberare i propri figli dalla persecuzione e di non permettere che lei sia separata da loro, ma è disposta a sopportare tutto, anche la loro separazione per sempre:

«Grande es mi dolor en estos momentos al ver a los hijos y a la Congregación perseguida: esta pena me ahoga y con los ojos llenos de lágrimas y el corazón pasado de dolor te ruego, Jesús mío, libres de estos sufrimientos a los hijos y haz que mi amada Congregación se afiance más y más, como sucedió con la de las Esclavas de tu Amor Misericordioso, con mi sufrimiento. Dame, Jesús mío, para ello muchos sufrimientos, angustias, cruces y dolores, pero, si a ti te agrada, no permitas que me vea separada de los hijos, antes al contrario déjame vivir largo tiempo entre ellos para compartir con éstos las gracias que Tú (sin mérito alguno mío) derramas sobre mí; pero no se haga mi voluntad sino la tuya pues yo, en medio de mi dolor, me siento contenta y, ayudada de Ti, estoy dispuesta a sufrir cuanto Tú tengas a bien concederme aunque sea la absoluta separación de los hijos, pues para mí, Dios mío, es que en los hijos e hijas y en mí se cumpla siempre tu divina voluntad»[74].

 

6. Pronta per l'unione

Ormai il sacrificio è compiuto. Ora la Serva di Dio è pronta per l'unione abituale con Cristo. Infatti il 4 aprile del l952 (si ricordi che la Serva di Dio il due aprile aveva accettato la volontà del Signore), ringrazia Gesù perché finalmente ha acquistato l'abito, infuso dallo stesso Gesù, di essere totalmente unita a lui:

«Hoy puedo decirte que me siento feliz, muy feliz, al oírte decirme que ya he adquirido el hábito que Tú tanto me pedías, o mejor dicho que Tú has infundido en mí, y es el de que piense siempre en Ti y mi corazón y mi mente estén fijos en Ti y que nada ni nadie me distraen de Ti. Si sufro, sufro contigo y si gozo, lo hago junto a Ti; y todos mis afectos y mis deseos y todo lo que constituye mi ser y mi persona todo te lo he dado para siempre; y fuera de Ti nada es grande, ni atractivo para mí»[75].

Il 27.I.1954 parla ancora di questa unione della sua volontà con la volontà del Signore:

«He experimentado de nuevo el suave contacto de su presencia con esta visión, pareciéndome que se ha realizado entre el Buen Jesús y yo como una fusión de las dos voluntades en una sola, tocándome a mí en suerte acomodar la mía a la suya...»[76].

Ormai si è compiuta tra la madre Speranza e il Signore quella fusione di volontà, quell'unione totale di cui parlano i maestri della vita spirituale e che avviene con il fidanzamento spirituale.

 

7. Contemplazione infusa

Durante gli anni 1952-1954 la Serva di Dio arriva al più alto grado di contemplazione infusa, fino al punto di non essere più capace di meditare, ma soltanto di contemplare i grandi misteri di Dio. Di questa impossibilità di meditare e della sua contemplazione ne parla spesso la Serva di Dio nel diario.

Il 16.I.1954 chiede al suo direttore spirituale una spiegazione dei fenomeni che le accadono durante la meditazione:

«Me siento incapaz de conversar con Nuestro Dios: me siento como aletargada, y se me pasa el tiempo de la meditación mirando a Nuestro Dios para poderle amar mucho, y de este modo poderle mirar continuamente, pero no sé decirle más... Durante la meditación no le siento ni le veo, sólo le miro y con una pequeña visión de mi mente, no de veras, le miro fija para atraerle a mí y poderle amar más y más y así se me pasa todo el tiempo de las meditaciones»[77].

Il 3 febbraio dello stesso anno torna sull'argomento e dice al suo direttore spirituale che ogni giorno si sente più incapace di fare la meditazione:

«Me siento incapaz de discurrir nada y así se me pasa el tiempo mirando al Buen Jesús dentro de mi corazón, amándole, esto sí, pero sin sentir su voz... y a pesar de esto... me siento como elevada hacia Nuestro Dios... como fuera de mí»[78].

Il 9 febbraio dello stesso anno parla ancora di questa impossibilità di una meditazione discorsiva. Si sente incapace di dire nulla al Signore, perché la sua mente viene assorta subito dall'amore:

«No sé qué me sucede en la meditación... deseo decirle tantas cosas y paso la noche sin decirle nada, ya que con facilidad, y hasta sin darme cuenta, me viene como una especie de embriaguez que me deja como suspensa mi voluntad y el entendimiento, pareciéndome que ni veo, ni oigo, es decir, padre mío, como si toda yo estuviese fija en Nuestro Dios y El en mí. En este estado permanezco parte de la noche y ¡si viera, padre mío, cómo se goza![79].

Il fatto che, come aggiunge la Serva di Dio, dopo questi momenti di contemplazione non sentiva «cansancio, dolores ni molestias, antes al contrario... un gran deseo de sufrir, amar y abrazarsefuertemente a la cruz» è una prova che si trattava di preghiera autentica, propria di coloro que hanno raggiunto l'unione mistica perfetta.

 

8. Trasporti di amore

Le purificazioni passive hanno come finalità rafforzare l'unione dell'anima con Dio, aumentare la carità. Quando l'anima è arrivata all'unione totale prova le delizie dell'amore, e questo amore divino rafforza l'unione con Dio.

La Serva di Dio, arrivata ormai all'unione totale con Dio, prova le delizie dell'amore ed esplode in canti di giubilo.

Il 29.II.1952, durante una estasi provò queste delizie dell'amore fino a non poter resistere più. Scrive nel suo diario:

«El Buen Jesús me ha dicho que ha llegado el momento de que escriba lo del Clero en comunidad... En tanto que esto escuchaba, mi corazón se encendía más y más en el amor de Nuestro Dios y pareciéndome que no podía soportar la violencia de este fuego, me vi obligada a decir: Basta, Jesús mío, mira que mi apretado corazón no resiste más esta fuerza del amor de mi padre y de mi Dios que es para mí todo y todas mis cosas»[80].

L'11 aprile dello stesso anno sentì una specie di trasporto d'amore, mentre si sentiva unita a Cristo:

«Hay momentos, escribe el día 11.IV.1952, que su amor produce en mi alma un movimiento interior que la transporta a El, despojándola de las cosas que no son El, infundiendo a la vez una sed abrasadora de padecer, si es que el alma padecer puede cuando vive fuera de sí y unida o dentro de El en donde no se siente más que su dulce voz y ese fuego que enciende el corazón»[81] .

Il primo giugno 1952, durante uno di questi trasporti di amore, il suo cuore batte così forte da non poter resistere. Scrive al suo direttore spirituale:

«Yo creo, Padre, que amo al Buen Jesús tanto, tanto, al grado de que muchas veces mi débil corazón no puede sufrir ese fuego abrasador del amor y debo decir: “basta, Jesús mío, afloja un poco, pues no resisto más”»[82].

Un giorno, mentre faceva la viacrucis, si sentí come fuori di sé e rimase prostrata sul pavimento:

«Encontrándome de nuevo a tierra con mi corazón que daba saltos de alegría y mi alma que se sentía como abrasada en el amor de Nuestro Dios, como pude, a las cinco me fui a mi habitación sin terminar el viacrucis»[83] .

Il giorno 23.I.1954 chiede perdono al direttore spirituale perché non è stata capace di coricarsi all'ora dovuta e gli promette di correggersi, ma lo vede molto difficile perché

«muchas veces mi corazón es más fuerte que mi voluntad y así, padre mío, muchas veces me siento como transportada con una fuerza irresistible a decirle una palabra al Amado de mi alma antes de acostarme y después sucede como anoche, que se me pasó el tiempo en esas delicias del amor sin ser capaz de desprender mi voluntad, corazón y mente de El...»[84].

In una lettera del 9.II.1954 dà al suo direttore spírituale una spiegazione di come avvengono in lei questi rapimenti:

«Bien quisiera, padre mío, poder explicar a V. lo que por mí pasa siempre que me sucede este fenómeno... A mí me parece, padre mío, que esto me sucede cuando la voluntad se halla herida de amor a Nuestro Dios y así, sin darse cuenta, se lanza hacia El, despojándose de todo cuanto le rodea, entrando así en una especie de arrobamiento, donde se goza sin hartarse jamás»[85].

 

9. Amore sponsale

La Serva di Dio era arrivata allo sposalizio con il Signore, perché «el Buen Jesús... se ha dignado elegirme para esposa suya y venir a habitar en mi corazón»[86]. Lo stesso Gesù rimprovera dolcemente la Serva di Dio perché «me olvido con frecuencia del amor que El me tiene y que El vive siempre dentro de mí como fiel amigo y esposo de mi alma pidiéndome amor y generosidad en mi vida de expiación por las almas a El consagradas»[87]. Perciò negli incontri con lo Sposo la Serva di Dio prorompe in canti di gioia mentre sente la dolce melodia dell'Amato:

«El [Gesù] dice, padre mío, que las delicias del amor jamás se podrán explicar ni oírse fuera de uno ya que es una melodía que sólo la oye el que la canta y aquel a quien se le canta. Creo es, padre mío, según El, un canto nupcial que expresa los castos y deliciosos abrazos de dos almas... ¡Qué fuerte es esto, padre mío! ¡Y cuán grande la felicidad que en este misterio se halla!»[88].

La Vergine, come di solito accade durante lo sposalizio mistico delle anime, è anche intervenuta per rassicurare la Serva di Dio, dicendole «que su Hijo estará dentro de mi corazón siempre y que no me deja un momento»[89].

 

10. Cantici di giubilo

Come insegnano i maestri della vita spirituale, quando l'anima prova le delizie dell'amore, non è più capace di modulare delle parole ed intona cantici di giubilo[90].

La Serva di Dio, sotto l'azione misteriosa dello Spirito, penetra nella profondità dei misteri di Dio e, ubriaca d'amore, non è più capace di spiegarsi a parole ed intona cantici di giubilo. E' segno che lei era arrivata all'unione perfetta. Ma ascoltiamo la stessa Serva di Dio.

«Bien quisiera, padre mío, poder explicar a V. lo que se siente en el alma con el contacto del Buen Jesús y ese gozo de amor, pero lo veo imposible, ya que esto no es un movimiento de labios, sino un himno del corazón. No es, padre mío, un simple ruido de palabras, sino saltos de alegría, donde se unen, según él, no ya las voces sino las voluntades[91].

Il 31 gennaio l954, mentre percorreva i passi della viacrucis, ebbe una visione di Cristo vittima nell'Eucaristia e di fronte a così grande mistero, il suo cuore saltava di gioia:

«Suspensa como en el aire, abrazado El a mí y yo a El, me ha hecho beber de un, como licor, que salía de su costado, dejándome como embriagada. Encontrándome de nuevo a tierra, mi corazón que daba saltos de alegría, y mi alma que se sentía como abrasada en el amor de Nuestro Dios...»[92].

 

11. Lo scambio del cuore

Uno dei fenomeni mistici più comuni nella vita di molte sante che sono arrivate alla vita unitiva con Dio è lo scambio di cuore. Consiste nella sostituzione del proprio cuore con quello di Gesù. Si tratta di una manifestazione simbolica del grande affetto di Gesù per l'anima e dell'anima per Gesù. Molte sante hanno esperimentato questo fenomeno. Per esempio Santa Caterina da Siena, Santa Maria Maddalena de' Pazzi e, recentemente, la serva di Dio Suor Monica di Gesù, Agostiniana Recoletta. Benedetto XIV e il padre Arintero affermano che questo scambio di cuori significa spesso lo sposalizio con Gesù. Negli scritti della Serva di Dio troviamo qualche accenno a questo scambio di cuore. Tanto per citarne uno: il 23. III. 1952 Gesù la invita a scambiare i loro cuori[93].

***Il padre Gino, che era il direttore spirituale della Madre, afferma di aver saputo direttamente dalla medesima che aveva scambiato il suo cuore con quello di Gesù per poterlo amare di un amore divino. La madre si tenne il cuore di Gesù durante un giorno e non poté resistere di più, perché stava per morire. ***

Suor Ana Mendiola, che seguì la Serva di Dio fin dai primi anni della fondazione testimonia:

«La Madre pregava il Signore che avesse scambiato con lei il suo cuore. Dopo molto pregare il Signore accondiscese allo scambio. La Madre prese allora ad avere un respiro affannoso, senza la possibilità di alzarsi dal letto. Sicché dopo un giorno pregò il Signore che si fosse ripreso il suo cuore grande e gli avesse ridato il suo piccolo cuore»[94].

E' questo un segno del fidanzamento che fece la madre con Gesù, fidanzamento che prepara l'anima al matrimonio spirituale, all'unione trasformante di cui parlano San Giovanni della Croce e Santa Teresa.

Abbiamo parlato di questo fenomeno mistico, perché ci sembra molto importante in quanto indica l'unione intima raggiunta dalla Serva di Dio, per uno speciale favore di Dio, con il suo Buon Gesù. Altri fenomeni mistici che indicano il suo smisurato amore a Gesù sono l'aver sofferto uno spostamento di costole, constatato dai medici[95], dovuto alla pressione del suo cuore infiammato e dilatato per l'amore di Dio. Un fenomeno questo che si trova in molte anime sante, per esempio in Sant'Alfonso Maria de' Liguori e anche nella serva di Dio Sor Monica di Gesù.

 

12. Unione statica

Abbiamo parlato prima delle estasi della Serva di Dio che cominciò ad avere probabilmente fin dagli anni 20. Si trattava però allora di estasi piuttosto rare e di breve durata, quasi sempre collegate alla missione che Dio le aveva affidato. Possiamo pensare che il Signore le rivelava quello che doveva fare e la incoraggiava a portare avanti l'opera della diffusione dell'Amore Misericordioso.

A partire dell'anno 1952 si nota un salto di qualità. Le estasi si ripetono con frequenza e la Serva di Dio è incapace di pensare alle cose di Dio senza sentirsi trasportata. Scrive a questo proposito al direttore spirituale:

«Bien quisiera, padre mío, poder explicar a V. lo que por mí pasa siempre que me sucede ese fenómeno en la oración, al que yo llamo distracción o suspensión de mis sentidos. A mí me parece, padre mío, que esto me sucede cuando la voluntad se halla herida de amor a Nuestro Dios y así, sin darse cuenta, se lanza hacia El, despojándose de todo cuanto le rodea, entrando así en una especie de arrobamiento, donde se goza sin hartarse jamás»[96].

Le estasi, a differenza di prima, durano a volte tutta la notte o, comunque, diverse ore. Il Signore fa vedere alla Serva di Dio «de un modo misterioso, que no sabríaexplicarle» i dolori della passione o altri misteri della fede[97]. Contempla anche lì la grandezza del Signore e la propria miseria, e viene purificata:

«Allí, al lado de El, se aprende a refrenar nuestro orgullo, soberbia y vanidad, y se termina por el desprendimiento de las criaturas y el alma se une más y más a su Dios, para pensar en El y en su gloria»[98].

Dopo le estasi la Serva di Dio prova un vero tedio per le cose del mondo e si sente «transportada a estar en mi habitación siempre a solas con mi Dios»[99].

Tutti questi sintomi ci dimostrano che la Serva di Dio aveva acquistato ormai l'unione statica di cui parlano i maestri della vita spirituale e che precede la vita trasformante.


[38] Mansione VI, c. I, nn. 1 e 9, ObrasCompletas, Madrid, 1984, pp. 912-915.

[39] Cfr. Informatio,cap. VIII, p. 146.

[40] Summ., p. 733, n. 26, 11.IV.1941.

[41] Ibid.

[42] Ibid., p. 730, n. 16, 16.II.1940.

[43] Ibid., p. 734, n 29, 4.X.1941.

[44] Ibid., p. 735, n. 33, 29.X.1941.

[45] Ibid., p. 761, n. 96, 28.II.1952.

[46] Ibid., p. 769, n. 115, 17.III.1952

[47] Ibid., p. 770, n. 120,

[48] Summ., p. 730, n. 16.

[49] Proc. Doc., Vol. III, p. 794, 16.II.1940

[50] Summ., p. 730, n. 16.

[51] Ibid., p. 731, n.18.

[52] Ibid., p. 737, n. 40.

[53] Ibid., pp. 744-745, n. 62.

[54] Summ., p. 731, n. 19.

[55] Summ., p. 737, n. 38.

[56] Summ., p. 737, n. 40, 22.XI.1941.

[57] Summ., p. 738, n. 43, 2.XII.l941.

[58] Summ., p. 743, n. 59.

[59] Summ., p. 748. n. 74, 5.III.1944.

[60] Summ., p. 748, n.75, 25.III.1944.

[61] Summ., p. 730, n. 16.

[62] Ibid., p. 740, n. 47, 11.II.1942.

[63] Ibid., pp. 743-744, n. 60.

[64] Ibid., p. 744, n. 62, 3.VIII.1962.

[65] Historia della Congregación, Cuaderno 8, ACAM, D 10-218.

[66] Summ., p. 770, n. 120.

[67] Ibil, p.764, n. 102, 4.III.1952.

[68] Ibid., p. 760, n. 94, 27.II.1952.

[69] Summ., pp. 761-762, n. 97.

[70] Ibid.

[71] Ibid., p.763, n. 99, 1.III.1952.

[72] Ibid., p. 765, n. 107, 9.III.1952.

[73] Ibid., p. 772, n. 124.

[74] Ibid.,p. 777, n. 134, 21.IV.1952.

[75] Ibid., p. 764, n. 102, 4.III.1953.

[76] Ibid., p. 788, n. 164, 27,I,1954.

[77] Ibid., p. 786, n. 158.

[78] Ibid., p. 791, n. 169.

[79] Ibid., p. 792,, n. 172.

[80] Ibid., p. 762, n. 98.

[81] Ibid., p. 776, n. 132.

[82] Ibid., p. 779, n. 140.

[83] Ibid., p. 790, n. 167, 31. I.1954.

[84] Ibid., p. 787, n. 161.

[85] Ibid., pp. 792-793, n. 173.

[86] Ibid., p. 791, n. 170, 4.II.1954.

[87] Ibid., p. 775, 10.IV.1952.

[88] Ibid., pp. 782-783, n. 149, 29.XII.1953

[89] Ibid., p. 785, n. 155, 13.I.1954.

[90] Cfr.S. agustin,Enarratio in Ps. 32, CCL 38, p. 254; Santa Teresa, Sexta morada, 6, 10, Obras Completas, Madrid, 1984, p. 421. Aimésolignac, in Dictionnaire de Spiritualité, vol. VIII, col. 1476.

[91] Summ., p. 782, n. 149, 29.XII.1953.

[92] Ibid., pp. 789-790, n. 167.

[93] Ibd., pp. 770-771, n. 120.

[94] Summ., teste 7, p. 131, 117-118.

[95] Cfr. testimonianza del teste 14, Dott. Tommaso Baccarelli, medico curante, Summ., p. 211.

[96] Ibid., p. 792, n. 173, 9.II.1954.

[97] Ibid.,p. 762, 29.II.1952; p. 778, 11.IV.1952.

[98] Ibid., p. 768, 15.III.1952.

[99] Ibid., p.779, n. 140, 1.VI.1952.