MOSÈ: IL DIO MISERICORDIOSO SI RIVELA LIBERANDO, FACENDO ALLEANZA E PERDONANDO I SUOI FIGLI.
LIBRO DELL’ESODO

Roberto Lanza

Nella tradizione biblica, il perdono è una delle manifestazioni del mistero stesso di Dio che si rivela "misericordioso"(1) . Il libro dell’Esodo, l’avvenimento fondatore della liberazione e della fede del popolo di Israele, evidenzia in maniera determinante questa misericordia di Dio: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti: conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo"(Es 3,7).

Per il popolo dell’Alleanza, la misericordia di Dio è per prima cosa frutto di un’esperienza, durante tutto il corso della sua storia esso ha preso coscienza che Dio è una presenza viva e il suo amore gratuito, in Lui tutto è grazia. L’essere misericordioso diventa quindi un aspetto privilegiato dello stesso essere di Dio, Dio resta fedele al suo impegno, il Suo è un amore fedele perché non può rinnegare se stesso; esiste dunque uno stretto legame fra l’amore e la fedeltà, la misericordia è innanzi tutto questa fedeltà di Dio verso sé stesso, fedeltà verso la sua parola che è promessa.

Ed è in questo contesto di misericordia che la figura di Mosè acquista un importanza fondamentale, Egli rappresenta lo sforzo di Dio per liberarci continuamente, per rimettere in gioco la nostra autenticità ed identità di figli, è l’uomo che sa rischiare, sa battersi per una giusta causa, sa affrontare i potenti, sa incoraggiare il suo popolo timoroso e disobbediente.

La sua audacia, il suo coraggio, la sua tempra di guida del popolo hanno un segreto: Mosè sa parlare con Dio fino al punto che ne diventa strumento di misericordia.

Sul monte Sinai Mosè riceve la rivelazione del cuore di Dio: "Mosè invocò il nome del Signore e il Signore passò davanti a lui proclamando…. il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa […] (Es 34,6). Israele oppresso dalle colpe avendo infranto l’Alleanza non può, secondo la semplice giustizia, avanzare un diritto alla misericordia di Dio; tuttavia, malgrado le sue infedeltà, i profeti lo invitano sempre a conservare la fiducia e la speranza poiché Dio è fedele a sé stesso responsabile e coerente del proprio amore: "Io agisco non per riguardo a voi, gente d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati" (Ez. 36,22). Ma Dio ama ed usa misericordia soprattutto in senso materno, lo lega all’uomo lo stesso rapporto che unisce la madre ad un figlio, una relazione unica, forte, un amore particolare, un’esigenza del cuore stesso di Dio, una tenerezza gratuita fatta di pazienza e comprensione: "Sion ha detto il Signore mi ha abbandonato, si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai" (Is. 49,15).

Il Signore si presenta, come Uno di cui si può aver fiducia: qui sul monte, la liberazione si è compiuta, si realizza la promessa: "Questo è il segno che sono Io a mandarti: quando tu condurrai il popolo fuori dall’Egitto, voi servirete Dio su questa montagna" (Es 3, 12), è ciò che aveva detto YHWH a Mosè, nel luogo del roveto ardente.

La storia stessa è Rivelazione; gli avvenimenti e le esperienze, celano insegnamenti e sono segni dell’intervento di YHWH."…vi ho fatti venire fino a me" è il senso di tutto lo sforzo di Dio, per liberare i suoi: è questo l’incontro mediante il quale Egli voleva farsi conoscere e legarsi a loro; si tratterà allora, di ascoltare attentamente la sua voce e, poiché questa voce ha parlato di "alleanza", è necessario "fare veglia" su di essa.

Talvolta, infatti, si è portati a credere che l’espressione "concludere l’alleanza" indichi un punto d’arrivo, una situazione definitiva: l’alleanza è piuttosto l’inizio di una storia che comincia; osservarla significa custodirla nella verità e nella fedeltà, comprenderne e viverne il senso, il valore, la forza, riconoscendo ad essa uno spessore concretamente vitale per l’esistenza di ognuno di noi. Nel caso della relazione fra Dio e l’uomo, la distanza, la disparità è massima ma questo non impedisce la costituzione di un rapporto né tantomeno l’amicizia e la comunione.

Nel concetto biblico di "beryt" (alleanza), il proponente (Dio) è chiamato ad un impegno di fedeltà assoluta, irrevocabile; il destinatario, al contrario, resta più libero, più svincolato. Nel proporre questo tipo di alleanza, Dio rivela la sua scelta di fedeltà assoluta che non vacilla neppure quando l’uomo tradisce e consegna alla controparte la libertà di ricambiarlo.

L’alleanza dunque non è un contratto, ma una relazione, un impegno, un modo di vivere insieme, un rapporto tra persona e persona.

"… Se vorrete ascoltare la mia voce …" non si richiede un impegno forzato, l’alleanza si compie in piena libertà, si offre a un popolo libero; e questa libertà si trasforma in proprietà elettiva "…sarete per me la proprietà tra tutti i popoli".(Es 19.5)

Per il cristiano la nuova alleanza, stipulata con il sangue di Cristo, conduce ad una nuova relazione con Dio: "Se uno mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui, e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). La nuova alleanza è diventata una relazione intima, personale, non più scritta sulle Tavole ma nel cuore ma resta valido il principio della libertà. Il carattere che conferisce originalità a questa relazione, è l’amore: sono note le frequenti immagini sponsali con le quali i profeti, primo dei quali Osea, descrivono l’incontro, le fughe, i riavvicinamenti d’Israele al suo Dio.

L’iniziativa d’amore non poteva che venire da Dio, in quanto essa costituisce una rivelazione di senso possibile solo al Signore della storia; definendo infatti la natura del legame che lo unisce a Israele, Dio rivela l’essenza stessa del popolo: l’essere cioè costituito quale oggetto del suo amore; l’alleanza si muove dall’Essere di Dio," Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo" (Es 24, 7 b). Non ci potrebbe essere affermazione migliore, che riassuma l’atteggiamento del popolo di Dio, nella perfetta fedeltà al suo Signore.


[1]Cf  ZAFFANELLA GIANCARLO,  Sulle orme di Mosè, Ed. Arte Stampe