Il paradigma dell’amore

Sintesi armonica di Scienza e Speranza

Guido Tascini

[Università Politecnica delle Marche - www.univpm.it]

Introduzione.

È ragionevole pensare ad una società che evolva verso scenari completamente diversi da quelli attuali, da quelli che la storia ci ha abituato a vedere? Una società in cui l’aggressività e la legge del più forte non siano dominanti? In una parola è possibile pensare ad una evoluzione ‘buona’ della società verso stati che siamo abituati a relegare nel mondo dell’utopia? Uno sviluppo armonico della società che ci permetta di sperare in un futuro migliore?

È quanto nelle note che seguono mi accingo a esaminare cercando di capire se esistono degli strumenti di pensiero, scientifici, che giustifichino una tale domanda e se esista una possibile risposta. In una parola se, nonostante le apparenze, preoccupanti, della società odierna possiamo essere ottimisti.

La domanda che ci facciamo diviene una domanda relativa alle relazioni sociali: è possibile ipotizzare uno scenario in cui le relazioni interpersonali, quelle tra gruppi e tutte le relazioni umane in genere siano prevalentemente di tipo collaborativo? Ha senso pensare ad una evoluzione della specie umana che non sia cieca ma che, in determinate condizioni e con un contesto ottimale, possa sfociare in una società attesa, che in termini etici chiamiamo Società dell’Amore?.

Si fa un gran parlare di evoluzione, di evoluzionismo contro creazionismo. Ma noi qui, semplicemente, ci chiediamo se sia ipotizzabile un processo di trasformazione della società umana che, partendo da uno stato iniziale primitivo, tenda verso una forma socialmente evoluta. E se questa forma evoluta di arrivo passi non necessariamente attraverso una selezione cieca, ma attraverso una "selezione per", ossia una selezione finalizzata Si veda a questo proposito la critica, riportata più sotto, che fa al Neo-Darwinismo puro Fodor, filosofo della mente, allievo di Noam Chomsky: questi asserisce che il neo-darwinismo ortodosso fa uso, al suo interno, di nozioni che presuppongono ciò che pretendono di spiegare; Ad esempio la corrispondenza tra organi e funzioni che l’evoluzione cieca non può fornire: il cuore è stato selezionato per pompare il sangue. Se poi parliamo non di evoluzione biologica, ma di evoluzione sociale, a maggior ragione, la critica di Fodor si rafforza.

Non è impossibile piegare una serie di visioni scientifiche attuali ad una visione di progresso che conduca verso una società dell’Amore e della Misericordia. Ipotesi e congetture, quando sono ragionevoli e non logicamente falsificabili, hanno diritto di cittadinanza nel consesso del pensiero umano come tutte le altre. È risaputo del resto come la creatività aiuti a formulare congetture e teorie scientifiche. Un largo margine di ipotesi creative è diffuso nella scienza moderna [Big Bang, il Big Crunch, la rovesciabilità del tempo, lo «spazio curvo» ecc.] e questo vale anche per l'evoluzionismo. Certo esso è universalmente accettato. Ma l'evoluzione e i suoi corollari sono lontani dallo spiegare tutta la storia dell’umano consesso e della vita. E c’è ampio margine per ipotesi e congetture a correzione dell’ipotesi di selezione "casuale pura", come evidenziato da più parti.

Potremmo parlare di paradigma dell’Amore , a significare un insieme di teorie evoluzioniste non ortodosse, che adottino non una selezione cieca ma una selezione-per l’altruismo, per la cooperazione, o per la condivisione. Spesso una comunità di scienziati tende a riconoscersi entro un determinato insieme di teorie che viene detto paradigma40. Ora definire l’ approccio che stiamo analizzando un paradigma ha un sapore un po’ provocatorio. Tuttavia l’uso di tale definizione non è del tutto peregrina, come vedremo in seguito.

Esiste un gran fermento all’interno delle teorie evoluzioniste e non si tratta solo di favole, come qualcuno ha detto, ma di studi e di ipotesi, congetture e analisi scientifiche. Vediamo di seguito alcuni punti di vista che possano supportare la nostra visione paradigmatica e renderla meno utopica di quanto uno possa essere condotto a credere.

Sul piano etico già Giovanni Paolo II, nella sua lettera Enciclica "Dives in Misericordia"37 parlava di Misericordia come ‘correttivo’ della giustizia, nel senso che non basta la giustizia umana per dirimere le complesse controversie dell’umanità contemporanea. La presente generazione, sostiene, privilegiata dal grande progresso scientifico e tecnologico, si avverte impotente a superare gli abissi di disumanità che la caratterizzano senza far ricorso ad un "add-on" che provenga dal profondo dell’essere, che illumini le teorie scientifiche. E sul fronte scientifico c’è chi pensa ad un correttivo all’evoluzionismo, un correttivo insito nel trend, nell’intenzionalità che si insinua a diritto nell’evoluzione sociale.

Esiste un paradigma, quello della Sistemica, che introduce una serie di processi di generalizzazione che vanno oltre quelli introdotti dalla Cibernetica, quali adattività, armonicità, comportamento collettivo, sinergetica, emergenza, ecc. a cui attingere. Il concetto di emergenza, in particolare, nato in campo evoluzionista, che in senso più ampio caratterizza la Sistemica. Nelle diverse tappe, attraversate da una società in evoluzione, appaiono delle situazioni nuove che vengono chiamate emergenze. Queste emergenze segnano il percorso che conduce a nuovi scenari. La nostra domanda è: è possibile prevedere scenari ideali di tipo altruistico?

La nostra analisi si svilupperà toccando i seguenti punti:

  1. L’Ordo Amoris di Scheler
  2. Giochi di simulazione: evoluzione virtuale
  3. L’evoluzione sociale umana
  4. L’Emergenza e l’osservatore.
  5. Lotta per la sopravvivenza o societa’ armonica? ipotesi per una societa’ non solo virtuale.
  6. Conclusioni
  7. Bibliografia

 

1.l’Ordo Amoris di Scheler1,2,3

Max Scheler, nei suoi due maggiori lavori "Essenza e Forme della Simpatia" e "Il formalismo nell'etica e l'etica materiale dei valori. Nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico" effettua uno studio approfondito sui sentimenti umani, sull’amore e sulla natura della persona. In esso mostra come l’Ego, la Ragione e la Coscienza presuppongano, in modo inequivocabile, la sfera della Persona e nega la possibilità che possano sussistere un Ego Puro, una Ragione Pura e una Coscienza Pura.

In sintesi , Scheler, criticando la posizione di Husserl, Kant e dell’Idealismo Tedesco asserisce che l’essenza della natura umana non si appoggia sull’Ego Trascendentale, la Ragione, la Volontà o la Sensibilità, ma piuttosto sul "cuore" umano, intendendo con ciò la sede dell’Amore. Nella sua analisi distingue vari tipi di sentimenti, la maggior parte dei quali è nascosta e personale; e tra questi centrale è l’amore umano. Per Scheler L’uomo è un "ens amans"; i sentimenti hanno una logica di per sé, diversa da quella della Ragione, in ciò rifacendosi al pensiero di Pascal.

Ora i sentimenti si sperimentano attraverso la percezione dei valori. I valori percepiti sono paragonabili ai colori e come i colori sono indipendenti dalle cose colorate, così i valori sono indipendenti dalle cose con cui si percepiscono. Ad esempio il valore della Santità può essere percepito nel rapporto con Dio, ma anche con un feticcio, oppure associandolo alla madre terra delle culture indiane americane.

Esiste un ordine nei valori dei sentimenti: l’"ordo amoris". Ciascun livello di questo ordine è percepito con particolari tipi di sentimenti, sperimentabili da tutti gli uomini. Il livello più basso corrisponde ai sentimenti dei valori sensibili, seguono a salire: i valori prammatici di utilità e necessità, poi quelli della vita, quindi i valori mentali (estetici, giuridici, conoscenza del vero) e, infine, i valori della santità.

L’Etica di Scheler è basata in larga parte sulla propensione istintiva verso i valori, o come lui la chiama preferenza pre-razionale. Se una persona liberamente tende verso un valore più alto di quello percepito al momento, la differenza fra le altezze di questi valori è pre-razionalmente intuita, anche se in seguito potremmo giudicare contraddittoria questa differenza. Comunque sia realizzato, un valore più alto istintivamente preferito, fa emergere sempre un bene: ad esempio un bambino che tende ad abbracciare la mamma anziché continuare a giocare realizza un valore più alto del giocare, e questo anche se non ne è cosciente.

Particolarmente interessante è il pensiero di Scheler come filosofo della Religione. Nel suo lavoro L'eterno nell'uomo (1924) Scheler asserisce che l’Assoluto è presente in una "sfera" o regione della nostra mente che offre due alternative: (1)o è riempita di fede in Dio, o (2)è riempita di credenze negli idoli. Vi sono casi in cui la sfera dell’Assoluto in noi può essere inutilizzata rimanendo vuota, come nel caso dell’agnostico o del nichilista. Questa sfera rappresenta il legame tra l’esistenza e la parte dell’essere coinvolta negli atti religiosi. Rientra in questa visione la sua concezione del Tempo Assoluto, che non è misurabile con orologi come il tempo della scienza e della vita abituale: assomiglia al tempo che passa quando non pensiamo ad esso. Il concetto di tempo di Scheler è diverso da quello di Einstein, Heidegger, Husserls, Kant, Newton. Egli asserisce: senza una vita auto-rigenerativa non c’è tempo. Il tempo assoluto è la condizione per il tempo misurabile, che abbiamo usato per identificare il tempo di per sé. Il Tempo Assoluto è inerente tutti i processi di autorigenerazione, invecchiamento, auto-modifica; processi atomici, piante e animali inclusi Associa ad esso una espansione 4-dimensionale, così che il suo concetto di tempo assoluto appare vicino alla teoria generale della relatività di Einstein.

Il processo di un tempo assoluto, universale, cosmico e diveniente ha due poli che si compenetrano mutuamente : (1) una energia vitale increata, detto "Impulso" e (2) lo Spirito. Senza vita, che è la forma dell’impulso, lo Spirito è impotente a portare alcunchè all’esistenza. Lo Spirito ha bisogno di fattori realizzativi quali condizioni di vita, storia, economia, geo-politica, condizioni sociali e geografiche che permettono allo Spirito di realizzare le idee. Sono tali fattori realizzativi che permettono alle idee di funzionare in pratica; ma talvolta, come ben sappiamo, non lo permettono. Questa posizione di Scheler si inquadra nel pragmatismo di W. James, secondo cui le idee valgono in quanto hanno degli effetti pratici.

Secondo William James l’approccio pragmatista supera molte controversie metafisiche irrisolvibili in quanto cerca di interpretare ogni concetto sulla base delle sue conseguenze pratiche: si cerca di "misurare" con certezza il valore di un concetto, basandosi sulla sua utilità pratica. Il pragmatismo si adatta particolarmente alla forma della scienza contemporanea, in quanto la sua forza è basata su ciò che è utile all'uomo. Per quanto riguarda la metafisica si può asserire che : solo giudicandone i suoi effetti pratici si può giudicare la bontà di una verità. La conoscenza, in generale, non deve essere "soluzione immutabile di un enigma" (come lo è stato per le metafisiche passate), ma strumento di ricerca aperto alle possibilità del reale. Dice James: "Con il Pragmatismo dunque, le teorie diventano strumento di ricerca, invece di essere la risposta a un enigma e la fine di ogni ricerca. Esse non ci servono per riposare, ma per andare innanzi; e, se occorre, ci consentono di ricostruire il mondo. Le nostre teorie erano tutte cristallizzate: il Pragmatismo ha dato loro un'elasticità che non avrebbero mai avuto e le ha messe in movimento." 39 .

Non a caso Scheler viene citato da Giovanni Paolo II 36 come pensatore a cui ha attinto nella sua formazione scientifica fenomenologica.

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2.Giochi di simulazioe: evoluzione virtuale

Gli studiosi in genere e non solo gli informatici amano giocare con il computer. Giochi che sono normalmente delle simulazioni di leggi, teorie, procedure varie che trasferiscono in un mondo virtuale situazioni e realtà non altrimenti sperimentabili. Questo è anche il caso dell’evoluzionismo che costituisce il riferimento per tutto un filone informatico che va sotto il nome di Algoritmi Genetici, o Evolutionary Algoritms e simili. Dal punto di vista Informatico-Cibernetico l’evoluzione è vista spesso come processo di ottimizzazione. Gli Algoritmi Genetici prevedono la definizione di cromosomi, di meccanismi di mutazione, di solito casuale e di selezione di individui per ricavare popolazioni e la possibilità di simulare generazioni successive. L’ottimizzazione è raggiunta applicando una funzione di fitness, che deve essere massimizzata. Dal punto di vista informatico, gli algoritmi genetici possono essere visti come delle meta-euristiche o strategie per la ricerca della soluzione ottima di un problema, laddove l’approccio algoritmico semplice si scontra con quella che gli informatici chiamano intrattabilità. Adottando questo metodo si è visto come, partendo dalle ipotesi del modello evoluzionistico, si può simulare l'evoluzione di più specie. Sono stati realizzati svariati programmi per computer che simulano un ecosistema per diversi scopi: divertimento, studio dei meccanismi evolutivi naturali, studio degli algoritmi genetici, ecc.. Tali algoritmi sono usati anche per evidenziare la plausibilità dell’approccio evoluzionistico. Va aggiunto però che con alcune varianti si possono simulare evoluzioni anche molto diverse da quella darwiniana. Inoltre sono applicabili in campi anche lontani dalla biologia.

Dal punto di vista del valore probatorio delle ipotesi virtualizzate si può affermare: né la Matematica, né l’Informatica provano che sia andata, o vada così, ma solamente che è possibile che sia andata, o che vada così; cioè provano che il modello evoluzionistico simulato non ha difetti logici. Ma nella scienza non è possibile provare una ‘verità assoluta’, che eliminerebbe il dubbio cartesiano, ma che qualcosa non è sbagliato allo stato attuale delle conoscenze. Mentre è possibile formulare altre ipotesi plausibili. Il terreno su cui si decide per una teoria piuttosto che per un’altra è quello della falsificabilità e quello pratico di James39: le teorie, che resistano al tentativo di falsificazione, vanno saggiate sul piano delle possibilità del reale.

È particolarmente istruttivo, per capire l’approccio cibernetico, vedere come sono organizzati gli algoritmi di simulazione genetici. I metodi informatici di simulazione basati sugli algoritmi genetici, sulla programmazione evolutiva e sulla programmazione genetica si rifanno alla teoria dell’evoluzione. Ad esempio nel modello di Holland gli Algoritmo Genetici sono procedure, adattive, finalizzate alla risoluzione di problemi di ricerca e ottimizzazione: in pratica sono strategie che cercano il punto di massimo di una certa funzione, quando questa funzione è troppo complessa per essere massimizzata con tecniche analitiche veloci ed è impensabile esplorare casualmente lo spazio delle soluzioni. L'AG seleziona le soluzioni migliori e le ricombina con diverse modalità affinché esse evolvano verso un punto di massimo. La funzione da massimizzare è detta Funzione di Fitness. Il termine assume diversi significati con sfumature diverse : "adattabilità", "successo biologico", "competitività", ecc..

Il modello simula l’evoluzione di una popolazione di n stringhe; le stringhe sono costituite di l bit e sono generate in modo casuale. Il numero delle possibili stringhe, secondo il calcolo combinatorio, è pari a 2l e rappresenta lo spazio delle soluzioni del problema. Ogni stringa (detta genotipo) rappresenta la codifica binaria di una soluzione candidata (detta fenotipo).

Ad ogni genotipo gi della popolazione iniziale P(t=0), all’istante t=0, è associato un valore Fi=F(gi) che rappresenta la capacità dell'individuo di risolvere il problema dato. Per determinare il valore di adattività, la funzione di fitness riceve in input un genotipo, lo decodifica nel corrispondente fenotipo e lo testa sul problema dato. Conclusa la fase di valutazione degli individui della popolazione al tempo t, P(t), viene generata una nuova popolazione al tempo t+1 , P(t+1), di n nuove soluzioni candidate: ciò si ottiene applicando gli operatori di selezione, di mutazione, di crossover e di inversione descritti di seguito.

Selezione. L'operatore di selezione genera un numero casuale c tra 0 e 1 che determina quale individuo verrà scelto. L'individuo selezionato viene copiato nel cosiddetto mating- pool. Il mating-pool è così riempito di n copie degli individui selezionati, al tempo P(t=0). La nuova popolazione P(t+1) è ottenuta attraverso gli operatori di crossover, mutazione e inversione. L'operatore di selezione sceglie gli individui che hanno la possibilità di generare discendenti con fitness alta, e, nell’algoritmo genetico, gioca il ruolo della selezione naturale per gli organismi viventi.

Mutazione. Con probabilità bassa p viene invertito il valore dei bit di ogni individuo (da 0 a 1 e viceversa). Esempio:

 

 

La mutazione corrisponde alla variazione naturale, rara, di elementi nel genoma degli esseri viventi durante l'evoluzione. Nell’ambito della simulazione essa aggiunge un "rumore" o una certa casualità all'intera procedura; questo per assicurare che, partendo da una popolazione generata casualmente, non vi siano punti dello spazio delle soluzioni che non vengano esplorati. 

Crossover. Vengono scelti a caso due individui, detti genitori, entro il mating-pool; viene poi scelto un punto di taglio comune. La porzioni di genotipo alla destra del crossover vengono scambiate: questo genera due discendenti. Si veda in proposito la figura seguente:

 

 

L’applicazione del crossover può essere di tipo one point: l’operatore viene applicato n/2 volte e dà luogo a n discendenti in base ad una prefissate probabilità p. Nel caso in cui il crossover non sia applicato, i discendenti coincidono con i genitori. 

Oppure può essere di tipo two points: in questo caso l’individuo è rappresentato con una stringa circolare, anziché lineare e gli individui non sono rappresentati da stringhe lineari, ma da circoli. Vengono scelti due punti di crossover che individuano due porzioni di circolo che vengono scambiate. Quindi si sostituirà una porzione di circolo di in individuo con quella di un altro selezionando due punti di crossover.

In fine il crossover può essere di tipo uniform: per ogni coppia di genitori si genera una stringa binaria della stessa lunghezza di una maschera. Il discendente viene generato copiando il bit del padre o quello della madre a seconda che nella corrispondente posizione della maschera ci sia uno 0 o un 1.

Il crossover rappresenta metaforicamente la riproduzione sessuale, in cui il materiale genetico dei discendenti è una combinazione di quello dei genitori.

 

Inversione. Si scelgono a caso, con una prefissata probabilità p, due punti nella stringa che codifica l'individuo e si invertono i bit tra le due posizioni. Si veda la figura seguente:

 

È difficile stimare quali valori della probabilità di crossover e della probabilità di mutazione daranno le migliori performances. L'uso di questi algoritmi dimostra che esiste una forte dipendenza dal tipo di problema studiato con l’algoritmo genetico. Generalmente nelle simulazioni si adotta una probabilità di crossover è tra il 60 e l'80%, mentre quella di mutazione va da 0,1 a 1%.

Adottando una probabilità di selezione di un individuo, per la riproduzione, proporzionale alla sua fitness f e chiamando F la somma di tutte le fitness della popolazione, il loro rapporto f/F ci dà la probabilità; allora si ha una probabilità alta quando è migliore l’adattamento e quindi, in seguito al crossover, gli individui migliori possono essere facilmente ricombinati: quindi avremmo la perdita del cromosoma migliore. Per far convergere l’algoritmo più rapidamente, evitando ciò, spesso la simulazione ricorre alla clonazione dell’individuo migliore di una generazione. Questa tecnica è detta elitismo.

Come si vede, in sede di simulazione genetica le possibilità, soprattutto quelle legate alla distribuzione di probabilità degli individui generati sono molte e la loro scelta può dar luogo a soluzioni differenti. Ora strumenti di questo genere possiamo usarli per verificare la plausibilità di ipotesi genetiche varie. Simulare e verificare la plausibilità non vuol dire dimostrare. La dimostrazione passa ovviamente per la verifica rigorosa dell’aderenza alla realtà.

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3.L’evoluzione sociale umana

L’evoluzione sociale umana viene spesso, almeno in parte, ricompresa nell’evoluzionismo. Vale la pena sottolineare, con i biologi, come il tradizionale concetto di "organismo", come tipo distinto di entità vivente, venga considerato utilizzabile solo in domini limitati. Vi sono molti esempi, quali i virus, alveari, muffe e altre relazioni simbiotiche e parassite che tendono a sfumare la distinzione tra organismi viventi e comunità come sistema vivente elementare. Comunque anche se assumiamo l’esistenza di organismi distinti, gli studiosi di evoluzionismo riconoscono che la gerarchia dell’evoluzione neurale è marcata da transizioni metasistemiche (MTS), ossia salti nella continuità evolutiva, tra gli organismi. E contemporaneamente accadono transizioni metasistemiche che portano gli organismi a raggrupparsi: esempi elementari sono la riproduzione di popolazioni, la dinamica delle colonie di pesci e quella degli stormi di uccelli. La visione cibernetica asserisce che quando il controllo di questi gruppi è molto forte si hanno le transizioni più marcate (ad esempio si sviluppano organismi multicellulari). Mentre quando il controllo del gruppo è debole abbiamo l’esistenza di società di organismi. La forma più integrata di tale società si può trovare negli insetti sociali: formiche, api e termiti.

Ma passando alla società umana, tutti riconoscono che questa è molto meno saldamente integrata e molto più complessa delle società di insetti. Le società di livello più elevato sono contraddistinte dalla cultura, che si trasmette da un gruppo all’altro con modelli informativi in un modo non genetico. Esiste una teoria che definisce tale informazione non genetica, trasmessa tra le persone, che introduce il concetto di memo. I memi sono strutture informative, assimilati ai geni, che possono subire trasformazioni che somigliano alle variazioni e selezioni di tipo evoluzionistico: queste sono caratterizzate da mutazioni e ricombinazioni di idee, come pure dalla loro diffusione e riproduzione o arresto di tipo selettivo. Questa teoria prevede una evoluzione sociale umana di tipo cognitivo in cui il pensiero è l’abilità a controllare la produzione, riproduzione e associazione di memi nella mente degli uomini. Ne segue la possibilità di evoluzione a livello di memi. Secondo questa teoria il pensiero umano costituisce una ‘emergenza’ di tipo sistemico; questa emergenza fa apparire un nuovo meccanismo di evoluzione: lo sforzo umano cosciente, anziché la selezione naturale. La variazione e la selezione necessarie per aumentare la complessità dell’organizzazione ora ha luogo nel cervello umano; esso diviene inseparabile dagli atti liberi dell’essere umano. Sempre secondo questa visione, l’emergenza dell’intelligenza umana e l’evoluzione memetica generano una ulteriore, attualmente operante, transizione metasistemica che rappresenta l’integrazione della gente nella società umana. La società umana, qualitativamente differente da quella animale, tra le caratteristiche distintive possiede l’abilità a creare il linguaggio, il quale da un lato permette agli individui di comunicare tra loro, dall’altro permette agli uomini di creare modelli della realtà.

La teoria affronta il problema della gerarchia dei raggruppamenti: i vari livelli sono raggruppati e organizzati in termini di lavoro. E a ciascun livello c’è un problema di transizione metasistemica(MTS). A ciascun livello, si asserisce non c’è solo competizione tra gli interessi dei gruppi allo stesso livello, ma anche tra le unità più piccole e quelle maggiori. I gruppi vis-a-vis, sono incorporati in città-stato organizzate e le città-stato in nazioni. Ciascuno di questi livelli sono i luoghi dove può avvenire la selezione e la competizione.

Dal punto di vista cibernetico molti biologi evoluzionisti contestano l’efficacia della selezione biologica di tipo altruistica dei gruppi. Si tratta di individui che presentano tratti ‘altruistici’: cioè gli individui agiscono per la preservazione del gruppo rischiando la propria sopravvivenza e la possibilità di beneficiare della "fitness inclusiva"(rappresentazione dei propri geni nelle future generazioni). Questi sostengono che gli altruisti diminuiscano le loro possibilità pagando un prezzo per il rischio che corrono e quindi sono svantaggiati nella competizione genetica tra gruppi. Ma come si è visto prima l’eventuale evoluzione sociale avviene grazie allo sforzo umano cosciente. Questo apre una breccia nel processo di selezione strettamente darwinista, che finisce per non essere più cieco. Quindi anche la visione cibernetica non può fare a meno del libero arbitrio.

Esiste tutta una letteratura a proposito dell’altruismo21,22,23,24,25,26 in ambito evolutivo. Ma vediamo quali sono i punti attorno a cui si muove la critica all’evoluzionismo forte e se si possa definire una forma di evoluzionismo debole come base dello sviluppo umano. E infine vediamo se un’impostazione sistemica del tutto possa illuminare l’emergere di una società amans, che espanda l’ens amans di Scheler e trasferisca le spinte dello Spirito nello sforzo umano cosciente, facendo evolvere il Sistema Civile Umano verso una "Civiltà dell’amore".

Jerry Fodor e il Darwinismo

Una critica al neo-darwinismo forte viene da Fodor, allievo di Noam Chomsky, filosofo della mente 28,29. Questi asserisce che il neo-darwinismo ortodosso fa uso, al suo interno, di nozioni che presuppongono ciò che pretendono di spiegare. Ad esempio la corrispondenza tra organi e funzioni che l’evoluzione cieca non può fornire: il cuore è stato selezionato per pompare il sangue.

Il problema per l’evoluzionismo è scegliere tra: attribuire una micro-intenzione alla natura, o tentare di prevedere i risultati della selezione naturale. La biologia moderna ha scoperto molti casi di processi evolutivi diversi da quelli basati sulla selezione dell’individuo più ‘adatto. Addirittura la selezione del più adatto sembra marginale nella generazione di architetture biologiche.

Ad esempio, in tutti gli esseri viventi esistono geni-master organizzati in reti complesse che controllano lo sviluppo e le funzioni di più organi dello stesso individuo. Selezionare una di tali funzioni comporta la mutazioni in tutte le altre: sono state scoperte mutazioni di un organo che si trascinano la mutazione di altri organi e connessioni. È noto l’esempio del becco del fringuello: la metà superiore si trascina quella inferiore, le ossa del cranio, i nervi e i muscoli del collo. Secondo Marc Kirschner31 esiste un «dialogo tra i tessuti viventi». Secondo questi punti di vista la selezione cieca della natura, che perfeziona organi, meccanismi vacilla.

Vengono citati casi del mondo biologico di risultati ottimali che non sembrano selezionati a partire da tentativi casuali. Non sembra ragionevole pensare a milioni e milioni di generazioni di scimmie il cui cervello ha tentato a caso tutte le soluzioni possibili giungendo a quello dell’uomo.
La selezione ha dovuto, dice Fodor, procedere entro binari stretti. Quindi evoluzione si, ma non adattamento.

Per Fodor nella teoria di Darwin si devono distinguere due parti: la filogenia e la selezione naturale, con l’adattamento. La filogenia è accettabile mentre l’adattamento non lo è. In pratica del Darwninismo viene contestata la selezione naturale: la teoria della selezione naturale, conduce a caratterizzare il meccanismo non già di formazione della specie, ma di tutti i cambiamenti evolutivi nelle proprietà innate degli organismi. In accordo con la teoria della selezione, un fenotipo di una creatura – l’inventario dei suoi tratti ereditari, inclusi i suoi tratti mentali ereditari - è un adattamento alle domande della sua situazione ecologica. Adattamento sta per il processo con cui le variabili ambientali selezionano, tra le creature di una popolazione, quelle le cui proprietà ereditabili sono le più adatte alla sopravvivenza e alla riproduzione. Così la selezione ambientale per l’adattamento è (più o meno un bit) il processo per eccellenza che percorre l’albero evolutivo.

Ma se i fenotipi sono selezionati per niente, allora non c’è niente in particolare da selezionare. Questo si applica ai fenotipi psicologici tra gli altri.

Infatti c’è un apprezzabile numero di biologi perfettamente ragionevoli che stanno giungendo a pensare che la teoria della selezione naturale non può più essere presa in considerazione.È fuori questione come sia in atto una rivoluzione scientifica, dice Fodor, una revisione generale della teoria evolutiva. Diversamente dalla storia che le nostre menti sono adattamenti anacronistici, questa novità non sembra avere avuto molto seguito al di fuori dei circoli professionali.

Ironia della sorte, nel momento in cui la teoria della selezione naturale è divenuta un fatto di cultura popolare, essa viene affrontata dalla maggiore sfida che abbia avuto fin’ora. I Darwinisti hanno sempre detto che l’ adattamento è un idea geniale. Ma questo potrebbe ridursi a un bel gioco se l’idea non è valida. Molta parte della storia della scienza si è svolta in un mondo che gioca all’interno di teorie protette.

Due tipi di considerazioni vanno fatte, sempre secondo Fodor, per rimuovere la selezione naturale dalla sua posizione centrale nella teoria evolutiva; una è più o meno concettuale, l’altra è empirica.

- Considerazione concettuale. C’è un equivoco al cuore della teoria della selezione questo trascina giù l’intero paradigma. Il problema diventa: si può leggere l’adattamento come affermazione che sono gli ambienti a selezionare le creature per il loro adattamento, oppure che sono gli ambienti a selezionare i tratti per il loro adattamento. Appare che la teoria vada letta in entrambi i modi per funzionare: da un lato le forze di selezione devono agire sulle creature individuali perché sono queste che vivono, soffrono, si riproducono e muoiono. Dall’altro lato le forze di selezione devono agire sui tratti perché sono i fenotipi- fasci di tratti ereditabili- che con la loro evoluzione spiegano la teoria.

Non è ovvio, tuttavia, che la teoria della evoluzione possa sostenere entrambe le letture. I Darwinisti concordano sul fatto che i fenotipi evolvano perché gli individui adatti sono selezionati per i tratti che li rendono adatti. Questo modo di porre la questione evita l’ambiguità, ma se questo è possibile vuol dire che l’adattamento è in grado di provvedere la "selezione per"; e sembra che, riflettendoci, questo non lo possa fare. Di qui la corrente perplessità.

In conclusione affermare che l’evoluzione ha selezionato un organo per una determinata funzione corrisponde ad una affermazione intenzionale. Inserire il per significa introdurre uno scopo.

Questo può pensarsi ottenuto con due tipi di soluzione:

Questo è quindi ciò che viene dall’interno della teoria evoluzionista, che di fatto delegittima la selezione casuale.

 

Selezione naturale o patologica?

Decisamente sconvolgente è l’ipotesi di Voeikov6, docente di biofisica presso la Facoltà di Biologia dell’Università di Mosca. L’evoluzione dei biologi viene messa in discussione nella sua forma tradizionale5.
Secondo la teoria di Darwin tutta la natura compreso l'uomo, è il risultato di una evoluzione naturale. Attraverso processi di qualche miliardo di anni, organismi microscopici sono divenuti più complessi e finalmente è comparso l'uomo. Questa trasformazione, nel tempo, dalle forme semplici alle più complesse anzichè evoluzione, sarebbe meglio chiamarla processo di sviluppo, secondo Voeikov6. Tutti i viventi posseggono un codice genetico e i figli possono somigliare più o meno ai genitori: le eventuali diversità e i cambiamenti, possono rafforzarsi e quindi trasferirsi ad altri individui. E questo, secondo la teoria darwiniana dura, avviene per caso; esistono processi fisici e biologici che portano alla mutazione e quindi distruzione di alcuni geni. In conseguenza di queste mutazioni genetiche vivono solo quelli che sono più capaci e più veloci ad usare tutte le risorse esistenti, gli altri muoiono. Questo processo, detto di selezione naturale, fa sì che il mondo biologico ingaggi una continua lotta nell'ambiente e tra le specie. In pratica da una serie di cambiamenti casuali derivano 'priorità casuali' di sopravvivenza.

Voeikov afferma che tale teoria contraddice la realtà quotidiana. Consideriamo, ad esempio, un organismo vivente complesso, che nasca da una cellula-uovo. Esistono in esso le varie differenziazioni cellulari; ma la cosa che ci meraviglia è vedere come tutte le cellule lavorino in sinergia, l’una per l’altra, in simbiosi-collaborativa4, come si dice, e contemporaneamente ognuna per se stessa. Se queste cellule si comportassero secondo la teoria Darwiniana, asserisce Voeikov, dovrebbero moltiplicarsi in progressione geometrica, secondo i processi evolutivi casuali che si instaurano in mancanza di risorse e in deficit di energia e di sostanze. In realtà quando questi processi si instaurano , nella vita quotidiana, li chiamiamo cancro. Infatti, nel caso del tumore, le cellule si sviluppano in modo diverso da quelle da cui sono derivate per mutazione e non si somigliano affatto: sono più aggressive e più ingorde delle cellule di provenienza sane; si alimentano consumando più energie e più sostanze e in modo meno efficace. Questo modello rappresenta la teoria di Darwin.

Altro esempio emblematico, quello delle locuste: compaiono all’improvviso, sviluppandosi da un altro tipo di insetti che vivono senza arrecare alcun disturbo; sono costituiti da una quantità di popolazioni limitata, soggetti a riproduzione regolata, che viene mantenuta in equilibrio per un periodo di tempo caratteristico del tipo di inetti. Poi lo squilibrio. Lo squilibrio non si crea perché non hanno da mangiare, ma è il risultato di processi che ancora non conosciamo, collegato col clima e all'attività solare. All'improvviso si distrugge la regola della moltiplicazione. Se questo fattore di disturbo dura per 2-3 generazioni, da insetti normali cominciano a moltiplicarsi altri insetti, come un tumore, che raggiungono una grande dimensione dimostrando che esiste abbondanza di risorse di alimentazione e di energia. Successivamente emerge un comportamento anomalo: il branco generatosi comincia a muoversi e a spostarsi in una certa direzione, non per cercare cibo. Prosegue sempre in quella direzione senza fermarsi mai o invertire rotta. E se lungo il cammino incontra piantagioni, le distrugge e prosegue. Prima o poi finisce per raggiungere il mare e si suicida.
Questo comportamento folle potrebbe anche, dice Voeikov, riguardare l’uomo: se gli uomini useranno metodologie di concorrenza selvaggia senza sosta, con la selezione come lotta di sopravvivenza, dopo un periodo che sembrerà di grande splendore, la fine sarà sempre quella del tumore e della follia, come per le locuste. Questo comportamento sembra più una violazione delle leggi della natura, che un comportamento naturale. È una trasgressione all'interno dell'organismo che è Unità Armonica. Sappiamo che nel corpo vivente ci sono sempre cellule che degradano, ma il corpo sano è capace di individuarle e isolarleQuando invece l'organismo si indebolisce, gli errori genetici si moltiplicano, e si origina un cambiamento qualitativo che porta alla formazione del cancro.

Voeikov ipotizza anche una relazione tra cancro biologico e cancro psichico: l’uomo è una struttura trina fatta di spirito, anima e corpo7; lo spirito domina il corpo che è strumento e che ha bisogno dello spirito per vivere. Se si eccettuano i traumi fisici, tutte le malattie sono collegate con i disturbi che interessano spirito e anima e solo poi si evidenziano nel corpo. Il Sistema Uomo, può trasgredire lo sviluppo evolutivo. Lo sviluppo dei viventi è un processo contrario a quello descritto da Darwin: è un processo di sintesi, di unione di parti più semplici che creano via via parti più complesse e più resistenti, adeguate alla influenza dei fattori di disturbo. L’unione di due strutture diverse può avvenire solo se diventano meno indipendenti. In termini chimici diremmo che le strutture, per unirsi, dovrebbero avere valenza e radicali liberi, non uniti in sé stessi, ma più disponibili al contatto con gli altri, più aperte verso l'esterno a unirsi e scambiarsi con altri. In verità qualunque struttura biologica, segue sia l'uno che l'altro approccio: singolarità e scambio. Noi cerchiamo di essere individuali ma anche di comunicare. Questo dualismo è la vita, è un equilibrio tra perfezione dell'unità e l'apertura verso l'esterno. L'errore è stato per alcuni di credere più importante l'individualità e per gli altri il processo dell'unione totale che tende a cancellare l'individualità. Da qui nascono tutti i nostri problemi. Per es. la teoria di Darwin descrive il processo di distruzione della struttura individuale e la caoticità del sistema che praticamente è la tappa necessaria per lo sviluppo continuo. Però, se questa tappa si prolunga molto, porta alla distruzione. Per questo è necessario fermarsi in tempo.
Il segreto della vita sta nel rapporto inscindibile del tutto con l'uno e dell'uno col tutto, in una collaborazione che va ulteriormente indagata. Ma fino a quando non comprenderemo a pieno le Leggi Naturali, le dobbiamo semplicemente rispettare, pena la non sopravvivenza.

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4.L’emergenza e l’osservatore

Analizziamo brevemente il concetto di emergenza e associato a questo il concetto di osservatore. L’osservatore possiamo ipotizzarlo a livello meta-genetico. Il prefisso meta normalmente si usa per denominare le teorie di livello superiore a quello che si sta esaminando. Per livello meta-genetico intendiamo un livello superiore a quello dove avvengono i processi genetici: adattamento, selezione.

Ha senso una evoluzione se non c’è nessuno che la osserva? È noto come una teoria non spiegabile al suo interno, ha bisogno di fare una salto di livello e salire alla meta-teoria. Questo accade in Logica Matematica, come ad esempio nella teoria di numeri la cui incompletezza è stata dimostrata da Gödel. Ad esempio il mentitore dice"io sto mentendo": se la frase è vera allora sta mentendo, se è falsa sta dicendo la verità. È questo un classico paradosso. Se ci fosse un osservatore esterno che potesse vedere da un punto di vista superiore come stanno le cose il paradosso scomparirebbe. Qualcosa di simile accade nella sistemica: non è possibile definire una emergenza se non esiste un osservatore esterno al sistema.

L’emergenza si attua quando l’osservatore rileva proprietà di un sistema non deducibili a livello dei singoli componenti. In effetti, il concetto di emergenza nasce nella teoria evoluzionista, tra i biologi, ma costituisce una proprietà fondante della Teoria dei Sistemi 9,10,11. Il passaggio da insiemi di elementi in relazione tra loro a sistemi emergenti da elementi in interazione tra loro é alla base del concetto stesso di sistema.

Un sistema può essere visto come meccanismo, come dispositivo. Tale astrazione fa sempre riferimento a complessi di parti assemblate e funzionanti ma essa permette generalizzazioni. Per cui un dispositivo può essere inteso anche come procedura, come software. Qui il riferimento è alla teoria degli automi, alla Cibernetica (Ashby 1956): il problema su cui si focalizza l’attenzione è quello del controllo, dell’autogoverno e dell’autoregolazione. Questi ed altri approcci furono sintetizzati nella Teoria Generale dei Sistemi introdotta da Ludwing von Bertalanffy (1901-1972) nel libro General Systems Theory8.

Per agire sul comportamento di un sistema si rivelano inefficaci strategie di intevento sui singoli componenti. Esiste l’impossibilità matematica di prevedere aprioristicamente i dettagli dell’evoluzione degli stati di un sistema addirittura di semplici sistemi meccanici (si veda il classico problema dei tre corpi). La formalizzazione permette la modellizzazione e la simulazione di sistemi usando diversi approcci e tecniche basate: sulle reti neurali, sugli automi cellulari, sugli algoritmi genetici e altro 14,15,16,17,18,19,20. Il concetto di emergenza è stato di grande aiuto nell’impostare approcci per individuare e gestire proprietà sistemiche. L’ emergenza e l’ "evoluzionismo emergente" furono introdotti per la prima volta da C. L. Morgan nel libro Emergent Evolution, nel 1923. Contemporaneamente il filosofo C. D. Broad parlò di proprietà emergenti, presenti a certi livelli di complessità. La tematica dell’emergenza fu ritenuta per molti anni di pertinenza del contesto biologico. Questo in quanto nell’evoluzione biologica è spesso possibile osservare l’apparire di alcune caratteristiche in modo discontinuo, imprevedibili sulla base di quelle precedentemente esistenti,. Qui l’attributo "emergente" fu considerato sinonimo di "nuovo", "imprevedibile". Successivamente in differenti contesti disciplinari, si comprese che questa concezione di emergenza era implicita nelle Teoria Generale dei Sistemi12,13.

Una definizione formale di proprietà emergente contribuirà a fare chiarezza. Chiamiamo:

- S1, una struttura con proprietà primitive osservabili a livello dei componenti, cioé a livello micro (ad esempio il volo di un singolo uccello);

- S2, una struttura del secondo ordine, ad esempio un sistema, risultante dalle interazioni tra i componenti e avente proprietà osservabili solo a livello macro(ad esempio il comportamento di uno stormo).

Allora una proprietà P di S2 è emergente se e solo se è osservabile in S2 ma non a livello più basso, cioè in S1 (ad esempio osservando il volo di singoli uccelli non è possibile prevedere l’assetto di uno stormo).

Bisogna notare che il termine osservabile fa riferimento all’ osservatore come parte integrante del fenomeno e non come generatore di disturbo, come ad esempio in Fisica. Non è un caso che il tema dell’emergenza sia apparso in un periodo in cui un altro fondamentale aspetto stava ponendosi al centro dell’interesse degli scienziati: il ruolo attivo, teoricamente integrato con il fenomeno in studio, dell’osservatore. In altre parole si deve supporre l’esistenza di un osservatore che abbia costruito un modello di un dato sistema, dando ad esso una forma corrispondente alle proprie finalità, introducendo in esso regole e simmetrie tali da soddisfare i principi generali ritenuti validi. Un modello di comportamento è quindi emergente se non rientra nella categoria di quelli che erano gli obiettivi del progettista del modello stesso.

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5.Lotta per la sopravvivenza o societa’ armonica? Ipotesi per una societa’ non solo virtuale.

Guardando le cose allora dal punto di vista dell’emergenza, possiamo ipotizzare una società ( un sistema) in cui gli elementi costituenti siano gli esseri umani (altri sistemi ) la cui interazione fa emergere comportamenti complessi, la cui natura è stata studiata dagli evoluzionisti, filosofi, biologi, etc..

Come abbiamo visto le ipotesi sono diverse: si va da una evoluzione di tipo darwinista forte, in cui, perfino la religione è considerata punto di arrivo del processo evolutivo27, ad una evoluzione in cui lo sviluppo sociale è visto come sviluppo armonico di unione ed in cui il processo darwinista forte viene considerato patologico.

Stando così le cose c’è abbondante spazio per una visione ottimistica di evoluzione in cui la società, superando l’approccio locale della selezione casuale dei comportamenti, abbia,all’interno dei singoli, una visione globale, che superi il livello genetico, che possa influenzare il trend positivo della sua evoluzione ( evoluzionismo debole ): in parole povere una evoluzione in cui il libero arbitrio dica la sua. Su questa base possiamo costruire delle teorie, sociali, cognitive, psicologiche, ecc.. L’insieme di queste teorie può, a buon diritto, essere considerato un Paradigma. E la possibilità che queste teorie rimangano un bel ‘gioco’ intellettuale oppure che diventino spiegazione della realtà dipende dal fatto che possiamo o meno mettere in piedi una dimostrazione rigorosa di esse. E, comunque, una teoria rimane valida finchè non venga contraddetta dalla Logica (falsificata) o dalla realtà.

Queste considerazioni ci incoraggiano a formulare una ipotesi di società che si sviluppi da uno stato competitivo ad uno stato armonico. E per la verifica della plausibilità di questa congettura, possiamo pensare di utilizzare strumenti di simulazione informatici. Quindi studiare una Società Ideale Virtuale, in attesa di vederla un giorno realizzata nell’ambito del consesso umano.

Ora, siccome nessuno può proibire ad uno studioso di concepire una teoria, così nessuno può impedirci di formulare la seguente congettura: la società umana può gradualmente evolversi (o svilupparsi) verso una forma di convivenza in cui le relazioni interpersonali siano basate sulla cooperazione e sull’amore reciproco. Società sognata da Santi e Spiriti illuminati in cui «Il lupo dimorerà insieme con l'agnello » (Is 11, 6). La Società dell’Amore.

In pratica possiamo concepire un algoritmo evolutivo che, partendo da una visione cibernetica, introduca: intenzionalità nell’evoluzione da un lato e sintesi armonica dall’altro. L’algoritmo agisce su una popolazione che si evolva non con selezione casuale, ma con selezione intenzionale, guidata dal libero arbitrio dei singoli. Si prevedono MTS (transizioni metasistemiche) come eventi singolari che originano dalla volontà dei singoli. Possiamo impostare una simulazione in due modi che possiamo chiamare:

      1. ‘Fate-driven’, cioè di tipo darwiniano puro, in cui la selezione degli individui sia di tipo casuale.
      2. Free-will driven, di tipo ‘intenzionale, in cui la selezione degli individui avvenga in modo armonico, in cui l’osservatore assume un ruolo attivo non solo nel valutare l’emergenza, ma anche nel guidarla.

Utilizziamo la seconda. Che vuol dire dal punto di vista dell’algoritmo evolutivo non lasciare mutazioni spontanee ma forzarle. L’intenzionalità può essere ottenuta: punendo l’evoluzione cattiva e premiando l’evoluzione buona e non lasciando tutto alla dinamica competizione-risorse. Dipende tutto dal criterio di ottimizzazione: la ‘fitness function’ può essere studiata in questo modo. Infine la selezione anziché essere casuale, può essere mirata alla selezione di fenotipi con caratteristiche particolari: appunto carichi di "benevolenza" verso gli altri individui. Viene bloccata la competizione sulle risorse ma avvantaggiata la cooperazione e la generosità. Nella nostra simulazione c’è un certo numero di individui che è in grado di esercitare la volontà personale: non segue il comportamento ‘tipico’ ( che potremmo chiamare istintivo) ma un comportamento di non-contrasto, di offerta, di collaborazione.

Nella visione cibernetica certi comportamenti, anche molto complessi, dipendono da un approccio locale( ad esempio gli stormi che disegnano figure complesse a partire da regole locali semplici: mantenere una certa distanza dai vicini). Qui ipotizziamo che i singoli abbiano, al loro interno, una visione globale (tipica dell’osservatore) ereditata che influenza la fitness in modo intenzionale, tendendo ad una società perfetta in cui, ad esempio, tutti possano accedere alle risorse, una risorsa raggiunta venga distribuita e gli individui cooperino. Questa società per noi rappresenta una società dove l’uomo non è più guidato dall’istinto dell’ homo-homini-lupus ma dalla benevolenza verso il proprio simile: una società la cui organizzazione emerga dall’amore reciproco.

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CONCLUSIONI

Simulare una società dell’Amore è divertimento, utopia, o speranza?

Conclusione scientifica

A conclusione di questo studio sui diversi approcci allo sviluppo della società umana, possiamo individuare alcuni punti fermi. E non me ne vogliano certi ‘chierici’ della scienza che difendono le loro ipotesi scientifiche costruendo, attorno ad esse, vallati di disprezzo per chi osi metterle in dubbio, dimenticando che è il processo di falsificazione quello che dà sicurezza alle ipotesi.

Conclusione meta-scientifica.

Amore e Misericordia

L’Amore e la Misericordia possono essere ipotizzati come principi di comportamento sociale. Allora il problema della evoluzione spontanea o guidata viene risolto a favore di questi. Non è peccato (laico) pensare un’evoluzione che tenda ad un fine e questo fine sia preordinabile dall’ individuo: il seme è interno all’essere e lo guida. Pensando all’uomo costituito di Corpo – Mente – Spirito non è difficile collocare questo seme nello Spirito. Nessuno ci impedisce di pensare che tale seme sia la somiglianza con Dio e che l’uomo non abbia pace finchè non introduca nei rapporti sociali la proprietà somma che caratterizza Dio 32,33 . Possiamo pensare il comportamento umano continuamente interagente con questo seme: quando il comportamento è consonante l’uomo tende al fine preordinato, quando è dissonante si allontana dal questo.

Consideriamo ora la Misericordia come principio di comportamento sociale. La Spiritualità della Misericordia contempla un Dio che non tiene in conto, dissimula, è felice quando un individuo riconosce la Sua Grandezza e dimentica il comportamento offensivo umano 34,35,37. Pensate ad un individuo che si comporti così nei rapporti con i simili. Provate anche a introdurre un tale comportamento in un modello che simuli l’interazione tra individui. La Misericordia ha una logica e una ratio tutta da scoprire (nelle sue conseguenze sociali). L’individuo che accetta questa logica cambia prospettiva nelle azioni minute di ogni momento della sua vita: Il pensiero lo porta a seguire l’impulso interiore positivo; di quì il superamento del conflitto inevitabile per il proprio tornaconto: programma di favorire il prossimo; di perdonare chi lo offende; quando agisce nei rapporti interpersonali non taglia le gambe al prossimo, ecc.. Questo comportamento può essere ereditato dalle generazioni future, a patto che venga previsto l’inclusive fitness (trasmissione alle generazioni future delle proprietà emergenti). Provate a pensare l’influsso sugli aspetti minuti del comportamento sociale: contenzioso legale, liti , gossip, traffico e incidenti stradali, rapporto moglie marito, rapporto: genitori – figli, fidanzato – fidanzata, dirigenti – dipendenti, Datore di lavoro – lavoratori, Cittadino - immigrati, Insegnati – allievi, Parlamentari, Autorità-Cittadini, Condomini, Attori –spettatori, Giornalisti lettori, registi TV- Spettatori, ecc., ecc..Se poi immaginiamo di simulare una società del genere, utilizzando quanto ci viene fornito dalla tecnologia informatica ecco spuntare quella plausibilità che sta dietro ad ogni buon modello e lo rende scientificamente ‘interessantÈ…

 

L’IMMAGINE DI DIO

 

BIBLIOGRAFIA

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