Come "organizzare" la carità in un mondo complesso come il nostro?

Tavola Rotonda

con la partecipazione di

S. E. Mons. Giovanni Scanavino per la Caritas Diocesana

S. E. Mons. Riccardo Fontana per la Caritas Regionale

D. Vittorio Nozza per la Caritas Nazionale italiana

D. Segundo Tejado, del Pontificio Consilium Cor Unum

Moderatore: prof. Marcello Rinaldi

 

La tavola rotonda sul tema "Come organizzare la carità in un mondo complesso come il nostro?", ha preso in esame la seconda parte della "Deus Caritas est", di indirizzo eminentemente pratico-operativo, e ha visto la partecipazione di Mons. Giovanni Scanavino, Vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, Mons. Riccardo Fontana, Arcivescovo della Diocesi di Spoleto-Norcia, Don Vittorio Nozza, Direttore della Caritas Italiana, e Don Segundo Tejado del Pontificio Consilium Cor Unum, che si sono confrontati sul delicata tema dell’esperienza concreta della "caritas" ecclesiale, nella sua capillare organizzazione diocesana, regionale, nazionale e internazionale. L’incontro è stato moderato egregiamente dal prof. Marcello Rinaldi, responsabile della Caritas diocesana di Orvieto-Todi.

I partecipanti dopo aver ribadito che la carità per essere credibile deve recuperare il senso della presenza del Signore in mezzo a noi hanno indicato un approccio metodologico fondato sull’ascolto, sull’osservazione e sul discernimento. Ascolto di Dio e delle persone; osservazione delle povertà (povertà economica, povertà dei beni materiali, povertà delle relazioni, povertà generata da mancanza di senso della vita) per cogliere, dunque, le necessità, i volti, le storie, per capire da dove nascono i disagi per, poi, trovare le risorse per risolvere i problemi; discernimento perché nel territorio occorre valutare quali sono le iniziative primarie da intraprendere.

L’obiettivo è quello di coinvolgere tutti i cristiani, sia a livello personale, che di gruppo o di associazione, sull’intero territorio, in cui la chiesa è chiamata ad operare.

La chiesa oggi è chiamata a fare delle scelte concrete, tra cui quella di mettere al centro la persona umana. L’enciclica del Papa Benedetto XVI ha uno sguardo pieno sulla persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio. La centralità della persona umana serve per non separare la sfera spirituale da quella corporale. Ogni offesa alla persona umana, negando i suoi diritti primari, tradisce l’immagine di Dio e l’immagine stessa dell’uomo.

Oggi ,dunque,ci troviamo di fronte a tre tipi di povertà:

• povertà materiale, basata sui bisogni primari: cibo, casa, salute; le statistiche dicono che questa povertà è in crescita;

• povertà generata da mancanza di relazioni: anziani, emarginati, immigrati, tutti coloro che per mille ragioni rimangono fuori dalla cittadinanza;

• povertà come vuoto interiore, che colpisce soprattutto gli adolescenti e i giovani, spingendoli verso molteplici forme di distruzione, in cui le persone si svuotano di sé, basti pensare alla droga, all’alcolismo, ai disturbi alimentari.

Occorre pertanto ricostruire l’intera persona umana, attraverso la comprensione di quali sono i bisogni più urgenti per mettere in atto gli interventi più opportuni.

È stata anche sottolineata la necessità di realizzare dimensioni comunitarie degli interventi per andare oltre le urgenze "mappate."

La carità ha bisogno di organizzazione per essere concreta e fattiva, pertanto serve professionalità, unita ad una formazione del cuore. Serve un cuore che sappia vedere i bisogni degli altri, le esigenze dei fratelli. I Vescovi sono i primi responsabili della carità all’interno della Chiesa e con essi deve collaborare una rete di laici disponibili e preparati.