RUOLO PROFETICO DI MADRE SPERANZA NELLA REALTA' ODIERNA

Nazareno Taddei S.J. *

La prima relazione che apre le riflessioni del convegno intorno alla figura di Madre Speranza è affidata a Padre Nazareno Taddei, docente universitario, segretario nazionale della Compagnia di Gesù per la comunicazione sociale. Padre Taddei lavora da anni nell'ambito della scienza della comunicazione ed è presidente del Centro Internazionale dello spettacolo e della Comunicazione sociale. Dirige un importante mensile di Audiovisivi e lo Schedario cinematografico. E' autore anche di numerose pubblicazioni apprezzate in Italia e all'estero. P. Taddei parlerà sul tema «Ruolo profetico di Madre Speranza nella realtà odierna». Lo ringraziamo per il contributo, sicuramente interessante, che ci offrirà, e lo invitiamo a prendere la parola.

 

Il tema che mi è stato proposto si presenta come un interrogativo, cioè: «il ruolo profetico di Madre Speranza nella realtà odierna c'è? e se c'è, come si suppone che ci sia, qual è?». Mi pare che la risposta, scontata, ovvia — enorme — sia: l'Amore Misericordioso.

Piuttosto ci si può chiedere perché a trattare un tema così pregnante e impegnativo sia stato invitato il sottoscritto, che praticamente non ha avuto contatti con Madre Speranza, che è sí amico, ma non assiduo frequentatore né del santuario né delle Case dell'Amore Misericordioso, che non è uno specialista di Sacri Canoni o di agiografia e che è semplicemente, oltre che gesuita, uno studioso piuttosto modesto dei problemi dell'odierna comunicazione sociale.

Non spetta a me, ovviamente, dare la risposta a questa domanda. Spetta a me, piuttosto, dire perché io ho accettato un simile invito. E rispondo: l'ho accettato — pur con tremore e quasi con ritrosia — perché da sempre ho visto una grande relazione tra l'Amore Misericordioso così com'è stato annunciato da Madre Speranza e la realtà odierna creata dai mezzi di comunicazione di massa.

Ed è quello che cercherò di illustrare in questa relazione, così come posso. Prima dirò brevemente come intendo il ruolo profetico, l'annuncio dell'Amore Misericordioso e la realtà odierna. Poi, mi soffermerò a dire che il ruolo profetico di Madre Speranza è l'annuncio dell'Amore Misericordioso nella realtà attuale.

Il ruolo profetico

«Ruolo profetico» vuol dire che uno ha la funzione del profeta. Cos'è, allora, il profeta?

Secondo la tradizione culturale e biblica, profeta è colui il quale è chiamato da Dio ad annunciare il futuro, messo però in rapporto col presente degli interlocutori. C'è una profezia del giudizio, provocata dal cattivo comportamento degli uomini, e una profezia della salvezza, provocata dalla benevola volontà di Jahvè.

Profeta in senso proprio, quindi, non è colui che annuncia eventi futuri che Dio gli ha fatto vedere; e non è nemmeno colui che annuncia cose che ha conosciuto nell'estasi mistica. Ciò costituisce oggetto di altri particolari carismi, che sembrano essere stati presenti anche in Madre Speranza, ma che qui non consideriamo.

Le parole del profeta non necessariamente sono tutte divine, quindi non sempre infallibili, anzi talvolta possono essere addirittura erronee almeno sotto un certo profilo (ne vedremo un esempio proprio in Madre Speranza); così pure, tra i profeti veri possono frammischiarsi anche profeti falsi, da cui spesso mette in guardia anche la S. Scrittura e lo stesso Gesú.

Il punto, allora, è quello di sapere chi è «vero» e chi è «falso» profeta; non solo, ma, nel caso del vero profeta, sapere dove c'è l'ispirazione umana e dove l'ispirazione divina.

Senza entrare nel merito, possiamo dire che la risposta ci viene soprattutto da una parola inequivocabile del Vangelo: «Li potrete riconoscere dai loro frutti». Accanto a ciò, ovviamente il magistero autentico della Chiesa, lo studio scientifico, la cultura e l'esperienza.

In questo senso, dunque, intendiamo qui il ruolo profetico di Madre Speranza. Per riconoscerne la validità, mi pare che — oltre al magistero della Chiesa, anche solo per quanto finora si è espresso — i frutti parlino chiaro, almeno per quanto riguarda il suo messaggio di fondo e la sostanza di tutti i suoi messaggi.

L'annuncio dell'Amore Misericordioso

L'annuncio dell'Amore Misericordioso non è una novità portata da Madre Speranza.

Già nella S. Scrittura ci sono centinaia di volte in cui si parla di «misericordia», sotto diverse espressioni: p.e. hesed e rahamin. nella versione ebraica; èleos, oiktirmòs e splànchna nella versione greca.

Nel contesto biblico, assume particolare significato la figura del profeta Osea. Egli per ordine di Dio aveva sposato una prostituta sacra, Gomer, la quale per ben tre volte ritorna all'antico mestiere e ogni volta Osea la riprende con sé. L'amore misericordioso di Osea è diventato figura della fedeltà senza pentimenti di Dio nei confronti dell'uomo che con sincerità gli vuole appartenere, nonostante le sue debolezze e i suoi peccati.

Si può dunque dire, come riferisce l'Enciclica Dives in misericordia, — la quale praticamente suggella il messaggio di Madre Speranza — che nel linguaggio biblico, «misericordia» è il modo concreto pratico in cui si manifesta l'amore di Dio.

Si spiega bene, quindi, che la locuzione «Amore misericordioso», si trovi già con notevole abbondanza nella liturgia, p.e. in quella dell'Avvento, soprattutto negli Oremus della Messa.

Ma il concetto dell'amore misericordioso non è nuovo nella storia nemmeno come annuncio ascetico.

C'è tutto un filone, di cui mi limito a citare solo alcuni momenti, si va da S. Francesco d'Assisi col suo Cantico delle Creature, a S. Ignazio di Loyola con la sua Contemplatio ad amorem che chiude gli Esercizi Spirituali; si arriva così alla devozione al S. Cuore introdotta da S. Margherita Maria Alacoque, nel '700, sotto la guida del santo gesuita Claudio de la Colombière, che apre il cuore a un Dio di misericordia e non di sola severità. Alla devozione al S. Cuore è consacrato l'Apostolato della Preghiera, che sollecita i fedeli alla consacrazione quotidiana al S. Cuore di Gesú come emblema appunto dell'amore di Dio. Devozione al S. Cuore che la stessa Madre Speranza deve aver conosciuto a Murcia attraverso Las Hermanas Salesianas del Sagrado Corazòn de Jesús. Ed ecco, appunto Madre Speranza col suo Crocifisso con gli occhi spalancati verso l'alto a implorare misericordia.

L'annuncio di Madre Speranza dell'Amore Misericordioso non è, quindi, un annuncio nuovo, ma — e in ciò consiste la sua caratteristica forza — è la rimessa in moto di un volano in un particolare momento della storia. Madre Speranza è chiamata da Dio ad annunciare l'Amore Misericordioso nella realtà odierna condizionata dai mass media.

Madre Speranza diceva che le ore della giornata in cui Dio chiama gli operai alla sua vigna, e a tutti dà la stessa ricompensa, sono le epoche della storia. Lei è stata chiamata ad annunciare l'Amore Misericordioso in questa epoca, in cui la condotta materiale e spirituale dell'uomo è condizionata, come sto per dire, dai mezzi di comunicazione di massa. Ci si può riferire anche al Concilio Vaticano: «Cristo Signore — vi si dice — chiama sempre dalla moltitudine dei suoi discepoli quelli che egli vuole per associarli in modo speciale alla sua missione e per inviarli a predicare alle genti».

Ma l'amore misericordioso non è licenza di peccare e non è nemmeno sottovalutazione o abolizione del peccato, bensí è affermazione di un infinito amore che coincide con l'infinita verità e con l'infinita giustizia. L'annuncio di Madre Speranza pertanto assume un particolare ruolo profetico sia storico sia di contenuti.

A questo Amore Misericordioso lei innalza un santuario, che continua la tradizione del tempio al Sacro Cuore di Parigi. Ma, a differenza di quello, collocato in alto sulla città dei lumi e del peccato, il santuario di Collevalenza è collocato in quel desertum locum (luogo deserto), che in tutta la tradizione biblica è indicato come il luogo dell'incontro personale dell'uomo con Dio e dove Dio si manifesta.

Ma prima di addentrarmi nel nostro tema e quasi introduzione ad esso, vorrei chiedermi come mai la concezione di un Dio padre misericordioso sia stata quasi sempre offuscata da quella di un Dio giudice severo e vendicatore: il profeta Amos che la vince sul profeta Osea.

In risposta, per quanto entra nel nostro tema, mi pare di dover dire che, per debolezza umana e non certo per piano divino, finite le persecuzioni, gli uomini di religione (peraltro, non solo cristiana) hanno visto la religione come un potere, che a un dato punto poteva essere — o almeno apparire — utile anche agli interessi della religione stessa. Orbene, per esercitare questo potere — bene o male inteso che fosse — erano assai piú produttivi il timore e la paura che l'amore, il dominio che il servizio. Questa visione terrena della religione viene ingigantita oggi, come sto per dire, dalla mentalità che caratterizza la realtà odierna e anche questo entra nel ruolo profetico di Madre Speranza.

La realtà odierna

E siamo alla realtà odierna. Tutti dicono che il mondo è cambiato; ed è vero. Ma in che cosa consiste esattamente questo cambiamento?

Parto dalla parola «nuova evangelizzazione» che l'attuale Papa ripete così di frequente da qualche tempo, distinguendola addirittura da una prima evangelizzazione. Nell'Enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1990), il Papa, dopo aver detto che «i confini fra cura pastorale dei fedeli, nuova evangelizzazione e attività missionaria specifica non sono nettamente definibili» (art. 34), enumera gli areopaghi «verso cui si deve orientare l'attività missionaria della chiesa» e dice che «il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione» (art. 37). E quali sono gli altri areopaghi? Il Papa stesso nomina i principali: «L'impegno per la pace, lo sviluppo e la liberazione dei popoli; i diritti dell'uomo e dei popoli, soprattutto delle minoranze; la promozione della donna e del bambino; la salvaguardia del creato» (ivi).

Eppure, il primo è il mondo della comunicazione? Se il primo, ovviamente, è anche il fondamentale e il piú urgente, perché anche gli altri in qualche modo dipendono da questo.

Il Papa lo spiega: «I mezzi di comunicazione sociale — scrive — [sono] per molti il principale strumento […] di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, famigliari, sociali. Le nuove generazioni crescono in modo condizionato da essi. […] L'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso».

E specifica: «questa [nuova] cultura nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici». E siamo al problema — fondamentale — della mentalità.

Quindi: nuova evangelizzazione, perché nuova cultura; nuova cultura, perché nuova mentalità.

La realtà odierna, dunque, è questa nuova cultura, determinata dai nuovi modi di comunicare piú che dai contenuti. È a causa di questa nuova cultura che si esige una nuova evangelizzazione. Vuol dire che la nuova evangelizzazione non è nuova per i contenuti, bensì per i modi. D'altra parte, i nuovi modi del comunicare, proprio per la loro tipica natura, forniscono alla nuova cultura propri contenuti.

Il problema della mentalità, dicevo, è fondamentale. Infatti, la mentalità è quel complesso di idee allo stato d'opinione, che, per gran parte, è all'origine del comportamento. Come in ogni tempo e per ogni fenomeno sociale, alla base di ogni cultura c'è sempre un fatto di mentalità. Ma i mass media hanno provocato una particolare mentalità detta appunto mentalità massmediale.

Saltando a pie' pari tutti i passaggi e i dettagli della scienza della comunicazione che spiegano e corroborano le affermazioni di Papa Wojtyla, rilevo che questa mentalità massmediale è una mentalità quantitativistica, materialistica; ma materialistica proprio come mentalità. Materialismo di mentalità vuol dire un'interpretazione delle cose e del mondo — ivi compreso l'uso delle parole e del loro significato — limitata ai loro aspetti quantitativistici e materiali. In questa mentalità quantitativistica, p.e., il verbo «andare» viene inteso come un muoversi di qualcosa di corporale, dal camminare all'esercizio d'un'azione fisiologica. Proprio qualche settimana fa, un ragazzo che aveva sentito il parroco, nella IV domenica di Avvento, dire in chiesa che bisognava andare incontro a Cristo, venne a chiedere: «Ma come faccio?». È un esempio tipico: lui avrebbe voluto andare incontro a Cristo; lui sí, col suo corpo, poteva muoversi per andare incontro a qualcuno, ma dov'era Cristo, col suo corpo, al quale andare incontro? Come poteva, quindi, andargli incontro?

Questa mentalità massmediale, di per sé, non è né migliore né peggiore della precedente; ma, per quanto dipende dal modo concreto in cui essa è stata creata e diffusa, soprattutto a causa di una mancanza di adeguata preparazione dei recettori, è all'origine di molti degli odierni mali della società.

Essa si può caratterizzare, infatti, dicendo che «fa prendere il ciò che appare per il ciò che è e il ciò che si sente per il ciò che vale». È un capovolgimento di valori: una cosa non piace perché vale, bensí vale perché piace.

Una cultura, quindi, che sconvolge i parametri della precedente concezione di vita, quale ci è giunta da secoli di tradizioni, per l'aspetto della concezione quantitativistica (p.e. oggi, per cura del bambino s'intende soprattutto preoccuparsi del suo benessere materiale); ma direi che, insieme, essa si caratterizza anche per il fatto di esaltare come mentalità (e non propriamente come libera scelta) la tendenza egoistica del peccato originale.

Di qui, ad esempio: il soggettivismo esasperato; il prevalere del senso egoistico fino alla disonestà sui veri valori; il sentimentalismo che si sostituisce ai sentimenti e alla ragione; il non domandarsi piú il perché delle cose; la ricerca del benessere a tutti i costi; la mancanza di rispetto del prossimo e dei propri impegni (si pensi all'assenteismo, al pressappochismo, ai disservizi), il rifiuto di accettare osservazioni anche giuste e ritenersi padroni di fare tutto quello che si vuole, solo perché se ne ha voglia; il credere di saper fare una cosa solo perché la si è vista fare o addirittura perché se n'è sentito parlare. In una parola, una grande confusione di idee, anche in fatto di religione, donde p.e. l'attuale secolarismo, e la mancanza di stimolo a vincere se stessi e le proprie tendenze negative.

Di questa confusione, ci sono casi vistosi anche nella vita politica. P.e. proprio di questi tempi, la parità tra uomo e donna a tutti i livelli, quando è la natura che ha stabilito profonde e insuperabili differenze fisiologiche e di conseguenza psicologiche tra maschio e femmina e quindi differenze anche di capacità e di opportunità di prestazioni individuali, famigliari e sociali; oppure il far coincidere la Chiesa, la politica, i partiti, ecc., nella loro totalità e sostanza, con alcuni indegni comportamenti di qualche loro membro. È andare contro natura; ma non ci se ne accorge.

C'è però un rovescio della medaglia. P.e. il soggettivismo esasperato sollecitando una sete di autoaffermazione e di rispetto dei propri diritti, (purtroppo «solo diritti e non doveri»), ha prodotto anche un diffuso bisogno di giustizia, che ha sospinto a riunirsi in gruppo. E, ancora una volta, la cultura del gruppo, da una parte ha fatto nascere il senso di solidarietà umana, ma dall'altra — proprio per la sua origine quantitativistica ed egoistica — sollecita a confondere la solidarietà umana con la carità cristiana e, quel ch'è peggio, spesso a delegare al gruppo le proprie responsabilità individuali e quindi a un pratico disimpegno.

Vorrei dire che, proprio per queste ragioni, la secolare lotta tra i due vessilli di cui parla s. Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali, il vessillo di Cristo e il vessillo di Satana, si combatte oggi proprio sul campo della comunicazione: concezione materialistica della vita contro concezione spirituale. Che se fosse vera la notizia che la musica rock viene utilizzata per trasmettere messaggi, subliminali e non, che sollecitano anche la devozione a Satana, a maggior ragione bisognerebbe prendere sul serio questo concetto dei due vessilli.

Ma è necessario precisare: i mass media, e quindi il mondo della comunicazione odierna, sono il campo su cui principalmente oggi si combatte la lotta tra i due vessilli; non sono il vessillo di Satana, né in teoria né in pratica.

Ne segue, comunque, che questa nuova cultura va affrontata adeguatamente, cioè in modi consoni alla nuova realtà.

Amore misericordioso e nuova realtà

Proprio in questo contesto, penso di intravedere un particolarissimo ruolo profetico di Madre Speranza. Mi limito a rilevare alcuni punti di contatto tra Madre Speranza e la realtà odierna.

Un primo punto di contatto, mi pare di trovarlo nel fatto della diffusione planetaria e di specifiche caratteristiche mentali.

La mentalità massmediale si è andata diffondendo praticamente in tutto il mondo dando origine appunto ad alcune specifiche caratteristiche mentali, individuali e sociali. Di contro, Madre Speranza sembra guidata da Dio, fin dai suoi primi anni di vita, ma soprattutto negli anni della sua formazione, verso un apostolato volto a tutto il mondo e sulla base di specifici criteri di vita umana, sociale e ascetica.

«Si ha tutta l'impressione — scrive il suo biografo, P. Gialletti — che il Signore abbia voluto la nostra Madre immersa per nove anni nella spiritualità di Padre Claret [oggi santo] per arricchirla della sua carica apostolica e per prepararla alla fondazione di una Famiglia Religiosa che nei sei rami che la compongono potesse appagare la sete apostolica di arrivare a tutte le anime».

Non posso non ricordare, con lo stesso biografo, che il santo Claret «"impiegò a pro della religione tutti i vantaggi della civiltà moderna [… vedendo] nelle associazioni e nella stampa due grandi leve e forze che muovono e dirigono il mondo"» e dedicò notevole parte della sua attività a scrittori e artisti (ivi), i quali grosso modo costituiscono anche oggi il mondo della comunicazione.

Questo particolare aspetto di contatto col mondo della comunicazione forse non è esplicitato materialmente e formalmente — almeno finora — nell'opera di Madre Speranza, ma certamente è inserito profondamente nel suo spirito e nel suo ruolo (come vedremo subito) e quindi probabilmente attende di essere evidenziato nella storia.

Proprio in quel periodo, infatti, il Signore inizia a visitare Madre Speranza con particolari doni mistici, come il sudore di sangue e il ripetersi nelle sue membra degli effetti materiali della passione di Cristo, ma insieme con grandi umiliazioni anche da parte di superiori e di sue consorelle.

Ed è quanto meno interessante che ciò avvenga proprio nel periodo in cui la Madre è a scuola di chi accosta la concezione missionaria planetaria alla sensibilità per il mondo della comunicazione.

Un secondo punto di contatto, piú specifico e, a mio avviso, veramente fondamentale, è quello dei criteri di vita.

La mentalità massmediale di fatto propone modelli e criteri di vita quantitativistici. Fin dai momenti di quella formazione che la prepara a una precisa missione, Madre Speranza è avviata verso un modo di vedere delle cose e delle situazioni non formalistico, rigidamente però adeguato alla verità e alla giustizia, sotto la spinta dell'amore.

L'annuncio dell'Amore Misericordioso, quindi, è basato su precisi criteri di vita umana, religiosa e ascetica che, guarda caso! sono proprio quelli che ci vogliono per affrontare adeguatamente la mentalità massmediale, e quindi la nuova evangelizzazione.

Quindi: sostanza contro confusione mentale

Vorrei dividere questi criteri, molto grosso modo, in due classi: a) criteri che chiamerei della sostanza. Cioè, al di là di formule, convenzioni, formalismi e conformismi, andare alla sostanza delle cose, in base a verità e giustizia, nel contesto dell'amore; b) criteri di lotta, proprio nel senso appena accennato dei due vessilli.

Per quanto riguarda la prima classe di criteri, parto dall'episodio della «comunione rubata». È un episodio dell'infanzia di Madre Speranza raccontato da lei stessa: a 8 anni, non era stata ancora ammessa alla Prima Comunione, ma era talmente forte il suo desiderio di ricevere Gesú che approfittando un giorno della Messa di un sacerdote che non la conosceva (con imbroglio, quindi, sia pur innocente), si fece dare la comunione, benché avesse preso una tazza di caffelatte con cioccolato. Ma non a caso, dopo quella Comunione, la bambina Madre Speranza cambierà modo di vita «per non angustiare Gesú» (ivi).

La Comunione… rubata di Madre Speranza non merita certo approvazione, ma rivela lo spirito — direi per ispirazione divina — che la guiderà per tutta la vita.

Per questo, voglio ricordare anche una frase, piuttosto forte, di Madre Speranza: «Se vi capitasse un giorno — ella dice —di avere un superiore con simili ideali [cioè favorevole alla televisione] non gli si deve obbedire. Questo non è mancanza verso il superiore, ma è rendere onore al Signore dicendo: "certamente ho un superiore, ma lui non mi può obbligare a fare qualcosa che sia di danno al mio spirito". NO».

Questa frase è per lo meno stupefacente in bocca a una donna che in tutta la sua vita è stata eroicamente fedele all'obbedienza, tanto che in un'estasi degli anni '60, nella Cappella davanti a una cinquantina di persone, parlando con Gesú, diceva: «… anche se Tu me lo dici quaranta volte, io non lo farò fino a quando non me lo dice P. Gino… perché Tu vuoi che su questa terra io obbedisca al padre spirituale prima che a Te!».

Quella frase, però, rivela la sua chiarezza di idee in fatto di «sostanza» dei problemi e il suo profondo spirito anticonformistico e, insieme, l'origine che vorrei dire divina di questo criterio.

Ma, accanto a questo modo di vedere le cose, vediamo che, fin dall'inizio della sua formazione, Madre Speranza si avvia anche verso una considerazione degli strumenti e delle forze che governano il mondo attuale: utilizzazione e appoggio per il bene che fanno; lotta per il male che producono.

Ed ecco la seconda classe di criteri: la lotta dei due vessilli.

Mi pare di trovare un chiaro e forte accenno a questa classe di criteri, nelle motivazioni che hanno spinto Madre Speranza, già nel maggio 1929, quand'era ancora clarettiana, alla formazione e all'assistenza dei bambini poveri, cioè a «fondare — come ella stessa scrive — las esclavas del Amor Misericordioso, per aprire collegi ed educare in essi orfani, poveri, figli di famiglie numerose, delle classi piú modeste della società: […] in Spagna — ella dice — […] si avvicina una terribile rivoluzione, poiché i poveri — per la loro poca cultura sia religiosa sia intellettuale — sono veramente nell'abbandono. Di qui ne viene il lavoro dei persecutori della Chiesa che in questo tempo lavorano senza tregua per facilmente inculcare nei poveri odio alla Chiesa, persecuzione sanguinosa contro i membri della Chiesa, odio al ricco, desiderio di uguaglianza (o meglio: uscire dalla povertà senza fatica sfruttando i beni degli altri) […]. I poveri li possono preparare con poco sforzo a grandi soprusi».

Madre Speranza, dunque, non ha scelto questa forma d'apostolato semplicemente per un puro sentimento di compassione e di bontà, bensí per un motivo che direi strategico nella lotta dei due vessilli.

Analogo criterio, e conseguente grande contatto tra realtà odierna e ruolo profetico, mi pare di scorgerlo nella sua straordinaria cura, nei suoi vari aspetti, per la formazione e l'assistenza dei sacerdoti. Ricordo in particolare il ramo dei sacerdoti diocesani con voti.

Dal problema delle vocazioni, a quello delle nuove situazioni pastorali, alla solitudine del prete soprattutto anziano, il sacerdozio è fortemente toccato dalle conseguenze della mentalità massmediale.

Per le vocazioni, p.e., è ben difficile che un giovane, preda di quella mentalità, decida di sacrificare tutta la propria vita al servizio della fede (che vuol dire credere in qualcosa che non si vede e non si tocca), della carità (che non è semplicemente solidarietà umana), dell'obbedienza a un uomo che è uomo come lui e che parla in nome di Uno che, appunto, non si fa né vedere né sentire materialmente; non parliamo poi della castità perpetua, a imitazione degli angeli che non hanno corpo.

Ma c'è un aspetto che tocca anche il sacerdote già fatto: è facile che la stessa funzione del sacerdote venga vista — sia pure in buona fede — con parametri quantitativistici e quindi temporali; vale a dire: la predicazione, l'amministrazione dei Sacramenti, le attività di assistenza, ecc., quali un mezzo se non di ricchezza, almeno di potere; o, nella migliore delle ipotesi, misurare il risultato dell'apostolato dal numero di presenze alle pratiche religiose. E quello che nel giovane eventuale aspirante al sacerdozio è prospettiva, nel sacerdote già avviato può già essere realtà.

Un terzo aspetto della situazione odierna del sacerdote è quello della solitudine morale e fisica: morale, perché il vero sacerdote si trova solo a considerare la propria missione evangelica, quando tutti la considerano come un fatto temporale, addirittura politico; fisica, soprattutto per il sacerdote anziano — quando sono scomparse eventuali mamme o zie o sorelle che l'assistono — il quale deve provvedere a se stesso, alla propria persona, alla propria abitazione.

Madre Speranza, ispirata a istituire questa nuova e anche originale (ma attualissima) Congregazione, scrive: «questi poveri sacerdoti si trovano molto soli e non hanno la forza di confidarsi come dovrebbero col loro vescovo». E altrove: «[Nella Congregazione, possono] dedicarsi pienamente al loro ministero, liberi da preoccupazioni materiali e dai pericoli che disgraziatamente ruotano attorno alla maggior parte di essi» (ivi).

Ma c'è un dettaglio, che mi pare contenga tutto il succo dell'iniziativa. Rispondendo al quesito a chi e in che cosa debba ubbidire il sacerdote diocesano legato con voti all'Amore Misericordioso, se al vescovo o al superiore religioso, Madre Speranza specifica quanto già detto nelle Costituzioni: «[Per quanto riguarda il legame con la Congregazione, il sacerdote] dipende per ciò e solo per ciò che riguarda la formazione dello spirito».

In altri termini, Madre Speranza ha intuito la necessità di una particolare formazione spirituale del clero proprio per i tempi della nuova cultura materialistica e ha predisposto i mezzi strategici nella lotta dei due vessilli.

E riappaiono quei criteri di anticonformismo e di prevalenza della sostanza che abbiamo già segnalato. Infatti, a proposito di chi intende far parte della Congregazione, dice: «Trattino questi giovani […] senza dar segni di meraviglia, di fastidio o di timore esagerato quando li vedano tormentati o deboli nei confronti di qualche miseria umana; con i caduti, nelle loro debolezze, si comportino come padri affettuosi, senza disanimarli procurando di far loro coraggio perché possano difendersi con maggiore facilità [… confidando] nell'Amore Misericordioso». E, negli anni 58 o 59, col P. Spirituale di un Seminario, fa addirittura un discorso di questo genere: «Monsignore, lo so che c'è una circolare che esorta i Padri spirituali a non fare andare avanti nel sacerdozio un seminarista che, durante gli anni del liceo, avesse avuto ancora la debolezza di fare un atto impuro sia pure da solo; ma il buon Gesú mi manda a dirle che la purezza di un seminarista non si misura dal numero delle cadute ma da tre cose: da quanto il giovane desidera sinceramente di farsi prete, da quanto prega e da quanto si impegna a fuggire le occasioni».

Ma a proposito di questi criteri, voglio soffermarmi con una certa attenzione su un capitolo della sua vita degli anni '60, che prendo quasi ad emblema: il capitolo della televisione.

Ricordo che la tv è il più imponente dei mezzi che formano oggi la mentalità massmediale e quindi la nuova cultura.

A prima vista, a leggere gli scritti di Madre Speranza sulla tv, si può rimanere sbigottiti. Ella ordina: «La tv non deve esserci in una Casa religiosa!». E scrive: «Solo una cosa mi ha dato tristezza ed è stato vedere nelle nostre Case la televisione, adducendo poi il pretesto che gliel'avevano regalata». E ancora: «Per favore, figli e figlie, datemi il conforto che non ci siano nelle nostre Case simili apparecchi, sotto il pretesto dell'istruzione». Ancora: «Voglio che si sappia che in tutte le Case della Congregazione devono sbarazzarsi di questi apparecchi di televisione».

E alle giustificazioni che le sue suore le portano a causa dell'utilità, anzi della necessità, di avere la tv per poter seguire le cose del Papa e della Chiesa, per essere al corrente di quello che succede nel mondo, addirittura per far fronte alle esigenze di un'odierna educazione, perché gli alunni la vedono, Madre Speranza risponde decisa: «Per tutta la vita si è studiato, si sono svolti importanti incarichi educativi, senza bisogno della tv; si sono avuti sacerdoti e religiosi santi senza nessuna tv; per tutta la vita il S. Padre ha parlato e non abbiamo avuto bisogno della tv».

Si noti però che quella sua rigida presa di posizione non era assolutistica, tant'è vero che ella stessa aveva saggiamente concesso a non so quale collegio di far vedere ai bambini un certo programma della tv; ma poi aveva visto che si facevano vedere anche programmi per i quali non aveva dato il permesso.

Dati i tempi in cui queste frasi sono state dette (eravamo agli inizi del fenomeno e anche tra le autorità ecclesiastiche le idee erano tutt'altro che chiare, sebbene ci fosse già stato il Concilio Vaticano II col suo Decreto Inter Mirifica), si capisce abbastanza che la Madre abbia pensato che il mezzo più efficace di lotta contro quel male fosse quello di escludere i televisori dalle sue Case; e in proposito si può aggiungere che non pare che la Madre fosse molto addentro nei problemi della comunicazione; tant'è vero che, rispondendo a chi le fa presente la necessità della tv per sapere quello che succede, scrive: «legga il giornale, che lí troverà il necessario» quando è ormai scontato che anche il giornale è «mondo», altrettanto pericoloso, sebbene con altre modalità.

Ma proprio questa impreparazione specifica di Madre Speranza ne accentua il ruolo profetico, perché ella nelle motivazioni che porta, tocca dei punti, che sono autentici squarci sulla sostanza della nuova cultura, ben al di là della sua interpretazione anacronistica.

«Il buon Gesú mi ha detto che la tv nella casa religiosa è il mondo nella casa religiosa […] La tv è la morte dell'anima, perché in essa si va bevendo poco a poco e senza rendersene conto, un veleno che se non fa danno al corpo uccide lo spirito». È un'intuizione ante litteram, circa quelle che sono praticamente le comunicazioni inavvertite, il cui contenuto, di natura materialistica, si oppone direttamente a una concezione cristiana e quindi spirituale della vita.

In altro passo a proposito della proibizione di avere la tv nelle Case della Congregazione, dice: «Non è stato una proibizione mia. È il Signore che manda avanti la sua opera e questo della tv me lo aveva detto tempo fa: "Guarda che la tv è cosa di massoneria per avviluppare le anime e tra una scena e l'altra ci sarà sempre qualcosa che farà loro danno"». Sono due altre grosse intuizioni: la prima (massoneria), relativa a un fenomeno che oggi manifesta sempre piú la sua gravità e la sua consistenza, quella della conquista planetaria dei mezzi di comunicazione per avere il consenso sui domíni economici; la seconda (tra una scena e l'altra), trova riscontro diretto nella scienza della comunicazione massmediale, non tanto per i contenuti, quanto — come accennato — per le comunicazioni inavvertite che creano mentalità e che quindi danno un contenuto materialistico al modo di pensare della gente.

Madre Speranza tocca veramente la sostanza del problema anche circa i mezzi di comunicazione di massa e dà delle indicazioni che dovrebbero essere altrettante linee operative per tutti.

A questo punto, mi pare giunto il momento di vedere qual è il punto di contatto diretto dell'annuncio dell'Amore Misericordioso con la realtà odierna.

Mi pare troppo facile, anche se sostanzialmente corretto, dire che in un mondo come l'attuale, dove le realtà divine e cristiane vengono alienate sempre piú dalla concreta vita di tutti i giorni e dal comportamento di molta gente, dove quindi il peccato s'inserisce già nelle basi dell'esistenza, anzi si sta perdendo sempre piú lo stesso senso del peccato, solo l'Amore Misericordioso di Dio può salvare… il salvabile, almeno nella prospettiva dell'eternità.

È corretto, ma è anche troppo restrittivo.

Infatti, come già detto, l'Amore Misericordioso non è licenza di peccare: «misericordia» coincide, nel linguaggio biblico, con «amore» e l'Amore in Dio si identifica con la Verità e la Giustizia. Madre Speranza, quando dice: «Per Gesú non esistono peccati mortali o veniali; egli guarda solo all'intenzione che si ha; non misura né conta», considera di fatto il problema sotto un profilo di verità e di giustizia — l'intenzione che uno ha —, quello stesso profilo che invoca e fa agire l'Amore Misericordioso.

È un discorso che anche l'uomo della realtà odierna è in grado di intendere. «La nostra Congregazione — ella dice — è stata creata per esercitare la carità», quella carità che è esercizio simultaneo di verità e di giustizia in questo nostro mondo della comunicazione.

E allora, tutto quello che abbiamo visto fin qui di Madre Speranza costituisce punto di contatto diretto tra l'Amore Misericordioso e la realtà attuale: in altre parole, l'annuncio dell'Amore Misericordioso, nella realtà odierna, avviene e si realizza proprio attraverso quei criteri di vita e di lotta planetaria al servizio della Croce di Cristo che hanno caratterizzato la vita e l'opera di Madre Speranza.

Ma c'è un punto di contatto ancor piú specifico: nella realtà odierna, l'uomo si sente sbandato, confuso, sfiduciato e ha profondo bisogno di un punto di riferimento.

Ne sono una triste prova quei sempre piú frequenti ricorsi al mondo dell'occulto, degli oroscopi, ecc.. Io stesso ho incontrato in India giovani che erano giunti colà in autostop (migliaia di chilometri, attraverso nazioni differenti e non facilmente accessibili) per aver lezioni di spiritualità da qualche guru. In piena Roma 1993, ogni venerdí in una grande strada prossima al centro, si può vedere una piccola folla di persone, non solo donnette, ma anche uomini e anche giovani, che in atteggiamento devoto attendono il loro turno davanti a un baracchino dove una fattucchiera distribuisce consigli e benedizioni.

È questo quadro di tristezza che ci fa capire molto: la gente oggi ha bisogno di qualcuno di superiore e di forte, ma che non si presenti col cipiglio del giudice impietoso, per quanto giusto.

Ecco perché Dio, proprio in questa nostra epoca, ha chiamato Madre Speranza a presentarlo, terra terra, senza fasto e senza convenienze o formalismi, quale Amore Misericordioso. Precisa e imponente missione storica.

Conclusione operativa

Ma c'è lo spaventoso handicap della mentalità massmediale, che può vanificare ogni forma di annuncio del messaggio.

Cosa fare?

È già dimostrato che sarebbe illusione pensare di poter contrastare con una nostra produzione gli annunci devastanti che formano la realtà attuale come mentalità.

Sul piano della produzione, si potrà e si dovrà certo — è una necessità di mezzo e non fine — far qualcosa per annunciare il messaggio, con adeguatezza di tecniche e di linguaggi; ma il problema resta.

Eppure, anche il mondo della mentalità massmediale offre i suoi spiragli di penetrazione: accanto e prima ancora dell'annuncio diretto e positivo, è necessario — ma questa volta come necessità di fine e non solo di mezzo — neutralizzare quella situazione mentale che impedisce la stessa percezione del messaggio spirituale. E questo è possibile. Allo scopo, pare che l'unica soluzione oggi possibile sia quella di creare nel mondo, mediante opportune metodologie di specifica educazione a e con i mass media, delle isole di mentalità sana e cristiana, le quali — come macchie d'olio — riconquistino gli spazi occupati dalla mentalità massmediale.

E anche sotto questo ultimo e decisivo profilo mi pare si imponga il ruolo profetico di Madre Speranza.

Ella ha creato ben sei rami in due congregazioni religiose, tali da coprire tutta la gamma dei possibili operatori. Questi rami non sono vincolati da nessun programma pastorale, geografico, situazionale o di categoria, se non quello della santificazione dei loro membri attraverso l'annuncio dell'Amore Misericordioso. Sembra la situazione anche giuridica ideale per creare e spargere in tutto il mondo quelle isole di spiritualità sovraccennate, che, diffondendosi a macchia d'olio, riescano a contrastare il vessillo di Satana, proprio sul campo della comunicazione.

Quando aveva 8 anni, ma anche piú tardi come suora clarettiana e poi come Fondatrice, Madre Speranza forse non pensava di star tracciando per la Chiesa e diciamo pure per l'umanità, le linee strategiche per combattere la grande battaglia dell'Amore Misericordioso sul campo della comunicazione sociale nella realtà attuale.

E proprio qui sta il mistero della sua chiamata profetica: il profeta non sceglie da sé di essere profeta; ma è Dio che gli affida il compito di un preciso annuncio e lo guida in una precisa direzione.

Ora sta a chi vive realizzare la profezia.

 

Credo che dobbiamo essere grati tutti, profondamente, a padre Taddei che ha aperto questo convegno impegnandoci con un discorso ampio, articolato e attento alle sfumature più complesse della figura della Madre. Ci ha invitato a cogliere il mistero della chiamata profetica di Madre Speranza, sottolineando non solo la sua generosità intelligente, ma anche il valore pastoralmente strategico di alcune sue intuizioni e le sue capacità profetiche di leggere i segni dei tempi. Padre Taddei, ricordando la natura particolare del profeta, ha sostenuto che il carisma di Madre Speranza è consistito essenzialmente nel rimettere in moto il volano dell'Amore Misericordioso, nel farlo in un tempo nuovo, caratterizzato da una diffusione planetaria di mentalità e di cultura, proponendo alcuni criteri di vita: un criterio di sostanza, che ci invita ad andare all'essenziale, quando il livello della confusione rischia di aumentare e di travolgerci, e dei criteri di lotta, che ci impongono di spendere con avvedutezza i talenti che abbiamo a disposizione. Padre Taddei ha concluso, sottolineando come il punto di contatto tra l'annuncio e il messaggio dell'Amore Misericordioso e la società odierna consista non solo, in senso ampio, in questa capacità di riproporre criteri «di sostanza» e «di lotta», ma anche, in senso più specifico, come la capacità di proporsi a una cultura sbandata e insicura con dei punti di riferimento che non abbiano la fisionomia arcigna e scostante del giudice, ma che piuttosto ci invitino ad allargare alcune isole di spiritualità.


*   Il Prof. Nazareno Taddei S.J., in oltre 30 anni di studi e di esperienze ha formulato una «Teoria della comunicazione di massa» e le metodologie della «Lettura strutturale» e della
«Strategia dell’algoritmo contornuale», già adottate in varie parti del mondo, dal campo industriale a quello pastorale oltre che educativo.
Maestro e consulente di insigni registi e regista egli stesso, ha fondato e diretto per otto anni le trasmissioni religiose della RAI-TV, meritando per due anni di seguito (1958-9) i primi due Primi Premi mondiali. Ha ricevuto inoltre: 1990: Premio «Sorrento, immagine e ambiente»; 1991: Premio «Narducci». Autore di noti Canti di montagna, già Consulente per la Cultura in due legislature presso la Provincia Autonoma di Trento, è stato invitato per corsi e conferenze in ben oltre una ventina di università USA, dell’America Latina e d’Asia, oltre che d’Europa e d’Italia. E’ stato uno dei 14 «invitati» di tutto il mondo al 2° Colloquio internazionale dell’UNESCO su «I media nella società», vedendo accettati e inseriti nel Documento finale i concetti da lui esposti.
E' direttore della rivista «Edav (Educazione audiovisiva)», sussidio mensile di educazione all'immagine e con l'immagine. E' il fondatore e il Presidente del CISCS (Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale), centro di servizi formativi nel campo dell'immagine tecnica e della sua utilizzazione per la comunicazione, nei cui Corsi della sola sede centrale sono passati in oltre vent'anni più di 9500 corsisti di circa 4 nazioni e di 4 continenti.