S.E. Lucio Decio Grandoni

OMELIA PER LA CONCELEBRAZIONE DI APERTURA  DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE SULLA "DIVES IN MISERICORDIA"

Collevalenza - 26 Novembre 1981

Cari confratelli, fratelli e sorelle.

San Paolo ci ha riassicurati che la Speranza di chi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo non delude. E ci ha detto che "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato" (Rm 5,5). L'amore è stato riversato: il verbo greco del testo originale della lettera ai Romani esprime bene la sovrabbondanza e la ricchezza del dono, che ci riempie e trabocca.

Noi crediamo di aver ricevuto lo Spirito di Dio, perché partecipiamo della ricchezza di Gesù Cristo; partecipiamo dello Spirito, che Egli -- nella sinagoga di Nazareth - affermò di possedere, perché partecipe della divina natura, quando disse: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4,21). La "Scrittura", che si adempie in Gesù, sono le parole che Dio ci ha trasmesso per mezzo del profeta Isaia (cfr. Is 61, 1-2).

Uniti a Gesù Cristo per il battesimo e per la confermazione (e i sacerdoti anche per il sacramento dell'Ordine) partecipiamo a questa sua infinita ricchezza di amore, la condividiamo con Lui.

E allora, perché siamo qui riuniti per pregare, ascoltare la Parola di Dio, celebrare l'Eucarestia? Non siamo forse già abilitati, e quindi capaci di comprendere la misericordia di Dio, durante i lavori del convegno che oggi apriamo per una "prima lettura" dell'enciclica di Giovanni Paolo II "Dives in misericordia"? Di che cosa abbiamo ancora bisogno?

Ci risponde San Paolo, nella sua 2^ lettera a Timoteo: "ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2 Tm 1,6). La presenza dello Spirito Santo di Dio in noi, finché viviamo, non è infatti definitivamente acquisita e statica, ma dinamica, soggetta ad alti e bassi, anche quasi a spegnersi: abbiamo dunque bisogno della invocazione dello Spirito Santo per "ravvivare" il dono che è in noi (il verbo indica il riaccendersi del fuoco sopito e quasi spento).

Per questo invochiamo lo Spirito Santo. La lettura della Parola di Dio e dei testi del Magistero della Chiesa ci deve trovare disposti all'ascolto e quindi nella pienezza del dono dello Spirito Santo. Ci troviamo così disposti ad "ascoltare", non solo a "sentire". Talvolta crediamo di ascoltare e invece ci limitiamo a sentire: è colpito soltanto il senso dell'udito, non è invece invasa la nostra mente, bene indirizzata la volontà. Per ascoltare occorre ravvivare il dono dello Spirito Santo che è in noi.

Vogliamo ascoltare la parola del Papa, Maestro nella Chiesa: è la parola del successore dell'apostolo Pietro, che esalta, spiega, rende comprensibile ed attuale la notizia dell'amore paterno di Dio. L'Essere ricco di misericordia.

Il Papa ci dà l'esempio del fervore nella preghiera. Domenica scorsa guardavo commosso, sul sagrato di questo Santuario, il Papa che pregava dopo la Comunione: aveva ricevuto il Signore e lo aveva distribuito ad un centinaio di fedeli; poi, dopo aver adempiuto a questo "ministero", si è immerso nella contemplazione e nel dialogo con il suo Signore: letteralmente "immerso". Ci dava così l'esempio per convincerci della necessità di pregare per riaccendere continuamente in noi il dono dello Spirito Santo.

Ecco perché siamo qui ad inaugurare questo convegno internazionale, non con una dotta prolusione, ma raccolti nella preghiera e nell'invocazione allo Spirito del Signore.

Vieni, Santo Spirito!

Illumina i relatori, perché nell'umiltà sappiamo essere fedeli interpreti del Magistero di Giovanni Paolo II sulla Misericordia di Dio.

Vieni, Santo Spirito!

Fa che gli ascoltatori non solo sentano, ma che ascoltino le relazioni, perché nella disponibilità più piena si sentano moralmente obbligati a vivere ciò che apprendono, perché per loro la parola non si fermi ad un livello puramente intellettuale, ma sia ad essa consentito di permeare, con la forza dello Spirito, la loro volontà.

Vieni, Santo Spirito!

Fa che ciascuno di noi diventi prima oggetto e poi soggetto di misericordia: perché la ricchezza di Dio diventi la nostra ricchezza.

Vieni, Santo Spirito!

E fa che, in un mondo violento e vendicativo, la tua Chiesa sia segno e testimonianza dell'Amore di Dio. Così tutti gli uomini di buona volontà, anche se non hanno il dono della Fede, della Speranza e della Carità, saranno spinti, sorretti, stimolati, aiutati a percorrere la via dell'amore che unisce, rispettare le idee degli altri; sapranno creare una solidarietà intellettuale e morale più vasta e prendere coscienza di una responsabilità di tutti per il bene comune.

Vieni, Santo Spirito!

Rafforza la nostra umiltà, la nostra disponibilità all'Amore, la nostra capacità di comprendere e di comunicare agli altri il senso profondo della Misericordia di Dio.

Per tutto questo, devotamente ed umilmente preghiamo.

Vieni, Santo Spirito! E così sia!