Ernesto Caroli

IL PROSSIMO RELIGIOSO

 

Ho accettato con una certa perplessità di trattare il tema assegnatomi riguardante le vicende dei francescani - il mio prossimo - in questi ultimi tempi. Non vi nascondo che questa perplessità è cresciuta mentre mi accingevo a ordinare i miei pensieri. Ora vi affido questi pensieri senza che tutto sia dissipato. Di che cosa parlerò? Lo dirò subito in poche parole perché temo che con le molte si riesca a dir poco. Vi racconterò, in breve, la storia di frati che una volta litigavano... un po' fra loro e adesso invece vanno d'accordo. Enuncio subito anche la morale della "non" favola: In tutto questo non c'è motivo di scandalizzarsi, se mai c'è da rallegrarsi che si sia giunti ad una grande comunione. Va ricordato infatti, se ve ne fosse bisogno, che non è facile realizzare nella sua totalità il precetto dell'amore, che questo traguardo richiede tensione continua anche in coloro come i religiosi, ne fanno aperta professione.

E' stato scelto il sottoscritto, forse perché ha vissuto da vicino e in prima persona questa vicenda del mio "prossimo" vicino e amatissimo.

Sotto questo aspetto le mie parole possono essere in parte comunicazione e in parte testimonianza.

I presenti sono certamente a conoscenza di due fatti storici: Francesco d'Assisi ha dato vita (nel 1210-1226) a tre famiglie o ordini religiosi: i Frati Minori, le Clarisse, monache di clausura, e il Terz'Ordine, oggi meglio definito Ordine Francescano Secolare.

Lungo gli otto secoli di storia queste famiglie hanno avuto alterne vicende: momenti di grande splendore, periodi di decadenza, risurrezioni quasi prodigiose.

Particolarmente emblematica la storia del Primo Ordine - frati Minori rappresentati da una sola famiglia fino all'inizio del 1500, quando due grandi riforme si imposero, l'Osservanza e la Cappuccina, delineando l'esistenza di tre famiglie le quali, pure continuando ad ispirarsi alla stessa regola, adottarono proprie costituzioni che ne differenziarono comportamenti di stile di vita. Anche il secondo Ordine - le Clarisse - e il Terz'Ordine risentirono in parte di queste riforme, di queste alterne vicende che, nel loro insieme, diedero nuovo impulso al rifiorire del francescanesimo, numerosi frutti si santità ed aumentarono l'incidenza dei francescani nella Chiesa.

Bisogna tuttavia riconoscere che durante i secoli successivi non sempre regnò perfetta carità e fraternità sincera tra queste vicende componenti del francescanesimo. Uno zelo malinteso, un sentimento di orgoglio rivestito di una discutibile umiltà, portò ciascuna famiglia a sostenere, in modi non sempre francescani, la propria supremazia o primogenitura; a rivendicare la propria fedeltà e la rappresentatività esclusiva o preminente del carisma primitivo.

Riferisco la frase di un vecchio religioso - certamente paradossale ma espressiva (se non scandalizzerà, spiegherà molte cose!): "Nel 1926 - VII centenario della morte di S. Francesco - i francescani sciuparono più inchiostro nello sparlare gli uni degli altri che nel tessere gli elogi di S. Francesco". Non è opportuno dilungarsi su queste vicende, non certo edificanti, ma che non di rado sono state amplificate più del necessario.

Parliamo invece di qualcosa alquanto più consolante. Non è proprio che nei secoli scorsi tutti i francescani fossero gli uni contro gli altri armati. La base, come si dice oggi, sempre più sensibile ai valori autentici, viveva il carisma di Francesco ed aspirava ad una autentica comunione fra tutti coloro che si ispiravano ai suoi ideali.

In questo quadro, che presentiamo in forma inevitabilmente schematica e per questo pericolosamente incompleta e derivante, si inserisce un avvenimento che ha fatto, nello spirito del Concilio, da detonatore per una nuova frase di rapporti fra tutte le famiglie francescane. Questa frase è contraddistinta da una migliore conoscenza reciproca, da una accresciuta fraternità e da una collaborazione che si prefigge di rendere un migliore servizio alla Chiesa.

Alcuni fatti sono forse più eloquenti di qualsiasi considerazione.

1972 - Ha luogo il primo incontro di tutti i Ministri Provinciali dei Frati Minori, dei Conventuali, dei Cappuccini e del Terz'Ordine. Sessanta Ministri Provinciali si trovano insieme in Assisi per la prima volta. La preparazione era durata cinque anni ma la gioia di incontrarsi sulla tomba di S. Francesco fu così grande che fece esclamare a più di uno: "E' così bello trovarsi insieme ed abbiamo aspettato secoli...".

Rapide e concordi, oltre ogni previsione, furono le iniziative destinate a portare a tutti i francescani lo spirito di fraterna comunione: La decisione di stampare un unico "Breviario" o Liturgia delle Ore; l'istituzione degli Incontri di vita e fraternità che fecero poi confluire ad Assisi, in turni successivi, oltre quattromila religiosi delle diverse famiglie; la Peregrinatio Poenitentialis che vide raccogliersi nella città di S. Francesco oltre duemila frati che per due giorni si attardarono in una preghiera comune nelle basiliche e sfilarono in atteggiamento penitenziale dalla Porziuncola alla Tomba del loro fondatore.

Era iniziato un cammino nuovo e diverso del francescanesimo in Italia.

Un'altra componente francescana, quella delle Suore di vita attiva, rappresentata in Italia da oltre trentamila iscritte, venne coinvolta in questo movimento di fraternità e collaborazione. Ciascun istituto - degli oltre settanta esistenti in Italia - conduceva una vita propria - senza dubbio valida e significativa - ma ignara di quanto avveniva negli altri Istituti che pure si rifacevano alla stessa spiritualità francescana.

Nacque così il Movimento Religioso Francescano, con una sua struttura, agile ed efficiente, che ha dato frutti di comunione molto significativi e risultati altrettanto stimolanti sul piano formativo ed apostolico. Questo spirito di fraternità e di collaborazione coinvolge oggi tutto il Movimento Francescano in Italia.

La celebrazione dell'VIII Centenario della nascita di S. Francesco ne è stata una riprova e il "Capitolo del francescanesimo italiano", celebrato proprio in questa sede, (15-19 aprile) ha rimesso in luce la validità di un cammino e la necessità di sviluppare ulteriormente questa vita di comunione e di fraternità.

Il Capitolo di Collevalenza, a cui hanno partecipato sessanta Ministri Provinciali, settantacinque Madri Generali e Provinciali, rappresentanti dell'Ordine Francescano Secolare e degli Istituti Secolari di ispirazione francescana, è stato voluto per una verifica di quanto compiuto durante l'VIII Centenario della nascita di S. Francesco, ma anche come un serio esame di coscienza sull'esperienza decennale del Movimento Francescano. Senza indulgere a facili compiacimenti si è potuto formulare un giudizio positivo sul cammino percorso in questi ultimi anni. Si è constatato che ben difficilmente, senza l'apporto di tutti i francescani, sarebbero state possibili iniziative di un certo rilievo come la Missione al popolo in 34 delle maggiori parrocchie romane con l'impiego di oltre 1000 missionari, Frati e Suore Francescane; come la Veglia in S. Pietro con oltre 15.000 francescani presenti, la stampa di opere a largo respiro come le "Fonti Francescane", la collaborazione a livello europeo che ha esteso a tutto il nostro continente quest'ansia di comunione e di collaborazione. Tutte tappe di un valore notevole per la vita del francescanesimo in Italia.

Il Capitolo di Collevalenza non ha comunque indugiato su quanto è stato compiuto, ma ha preferito guardare al futuro, con le sue incognite per tutti, ma anche con le sue giustificate speranze, derivanti dal nuovo impegno che è maturato durante le intense giornate di preghiera e di lavoro.

In un documento finale vengono sottolineate le priorità per il francescanesimo del duemila, priorità che rispecchiano le necessità e le urgenze della Chiesa, e proprio per questo poste al vertice dell'impegno di tutti i francescani.

"Ben consapevoli - si dice fra l'altro in questo documento - che il carisma francescano ci impegna ad essere profeti nella chiesa del nostro tempo, cercando di dare una risposta e di assumere atteggiamenti evangelici di fronte ai problemi più urgenti, sia a livello locale che universale, abbiamo voluto riflettere su alcune direttrici o priorità del movimento francescano, che proponiamo all'attenzione e alla dinamica attuazione di tutti i fratelli e sorelle in san Francesco".

Un'ultima considerazione, fra i cattolici non pochi erano quelli al corrente di incomprensioni, di piccole diatribe fra le nostre famiglie. E' bene che ora sappiano che queste cose appartengono ormai al passato e che il francescanesimo odierno sta ritrovando, io amo dire ha ritrovato, nella fraternità, il senso dell'unità dell'intera famiglia istituita nella Chiesa da Francesco. Quell'unità, garantita agli inizi anche dall'unicità della struttura, vive oggi nella molteplicità delle espressioni e nel pluralismo delle famiglie. Diversità di espressione, coloriture diverse che vengono ormai considerate come una grazia dello Spirito ed un modo di rendere più ampio e più incisivo il servizio "francescano" nella Chiesa.

Non si pensa, quindi, nemmeno lontanamente, ad una fusione, alla formazione di una sola famiglia francescana. Permettetemi un'autocitazione: "Riteniamo di dover chiarire, a costo di ripeterci, che la fusione delle famigli francescane può soltanto disperdere e distruggere non pochi valori, propri delle diverse "obbedienze"; mentre la collaborazione li vivifica questi valori aumentando il servizio del francescanesimo alla Chiesa e al mondo contemporaneo. Si tratta quindi di individuare queste differenziazioni, queste "coloriture". Al limite, ove non esistessero, bisognerebbe crearle: sarebbe come "reinventare" il francescanesimo. E ve ne sarebbe bisogno".

Termino col ricordo di un incontro a Padova fra tutti i Ministri Provinciali francescani e Mons. Bortignon, francescano e vescovo allora di quella città. Forse nella primavera del 1977. "Fortunati voi che potete vivere questa stagione del francescanesimo, fatta di perfetta comunione e di cordiale collaborazione. Raccontate questi vostri incontri al popolo di Dio, questa ritrovata fraternità di tutti i francescani, certi di dare un'autentica testimonianza dell'unum sint voluto da Cristo".

E' stato questo uno dei motivi che mi indusse ad accettare l'invito a parlarne brevemente a voi, nella speranza di non aver raggiunto finalità opposte alle speranze del Vescovo di Padova.

Grazie comunque della vostra cortesia e della insperata attenzione alle mie parole.