AMORE MORTE E RISURREZIONE
NELLA MEDITAZIONE E NELLA PREGHIERA
DI MADRE SPERANZA

Dagli scritti di Madre Speranza, riflessioni e preghiere per una Via Crucis

 

 

STAZIONE I

L’ultima Cena di Gesù

 

Canto:

Rimanete nel mio amore

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi

 

         Gesù celebrò la cena legale dell’agnello pasquale per dirci che, come quell’agnello veniva offerto in sacrificio di ringraziamento a Dio per aver tratto gli Ebrei dalla schiavitù dell’Egitto, così nella santa Messa si sarebbe sacrificato il vero Agnello, offerto a Dio in ringraziamento per averci tratto dalla schiavitù del demonio e del peccato.

 

Disponiamoci a ricevere il Corpo e il Sangue del Signore con amore e devozione e riceveremo la vita eterna, alla quale tutta deve protendersi la nostra vita. E non accada a nessuno di noi, come allo sventurato Giuda, che, per averlo ricevuto con cattive disposizioni, mangiò la morte anziché la vita.

 

Io vi supplico: non tralasciate mai la santa Comunione; Essa spalanca le porte della vostra anima all’incontro con Dio che è nostro padre e nostro tutto.

 

Nella Comunione Dio di da a noi; in Essa si impara ad imitare il nostro Divino Maestro; si impara a dimenticare e perdonare le offese; si impara ad amare i nostri nemici.

 

La vita divina in noi si alimenta con il Corpo e con il Sangue del buon Gesù; è così che noi veniamo trasformati da Lui.

 

 

STAZIONE II

L’agonia di Gesù nell’orto del Getsemani

 

Canto:

Rimanete nel mio amore.

Vi amerete gli uni gli altri, così anch’io ho amato voi.

 

         In questa notte Gesù vede la morte in tutto il suo terrificante aspetto… L’angoscia mortale sospinge la massa del sangue verso il cuore fino a soffocarlo e ad impedirne il movimento: ne segue una angustia, uno spavento, una tristezza tale da provocare un’angoscia di morte. La tremenda agonia ha il suo epilogo in un abbondante sudore di sangue, prorompente con violenza da tutti i pori.

 

Gesù, la fronte prostrata al suolo, gli occhi pieni di lacrime, dice: «Padre mio, se è possibile, passi sa me questo calice: però non la mia volontà sia fatta, ma la Tua».

 

Il vero amore si alimenta di donazione; lo stesso soffrire diventa dolce quando si ama.

 

Soffrire con Gesù significa consolarlo, completare la Sua Passione, amarlo in questa vita più perfettamente. Questa è la migliore preparazione a godere del Suo amore per l’eternità.

Scegliamo con amore di bere al calice della Passione di Gesù se vogliamo avere parte con Lui

 

Quanto più vicini a Gesù tanto maggiore sarà la parte che ci tocca del calice della Sua Passione.

 

Quanto più dura è la prova, tanto più la ricompensa sarà piena.

 

La scienza dei santi è soffrire costantemente per Dio.

 

 

STAZIONE III

Gesù flagellato

 

Canto:

Rimanete nel mio amore.

Come l’amico che dà la vita, così anch’io ho amato voi.

 

La pena della flagellazione, presso i Romani, era fra i più crudeli trattamenti con i quali si punivano  delinquenti. Era l’orribile preludio della morte. Le sferze dei flagelli portavano in cima pezzi di osso, di piombo o di altra materia; laceravano le carni fino a scoprire le ossa e chi non moriva sotto i colpi restava inabilitato per tutta la vita.

 

Viene a gettarti ai piedi del tuo Dio e Signore, flagellato anche per causa tua e per la tua salvezza. Implora con cuore contrito il perdono se anche tu ti senti responsabile, per la tua sfrenata concupiscenza, di questo orribile il tormento di Gesù.

Se guardiamo il buon Gesù, come potremo lamentarci delle nostre sofferenze? Come potremo scusarci se consideriamo come Egli si è comportato nell’ingiusta condanna della flagellazione?

 

Voglio cercare di prepararmi a portare con pazienza e con gioia e solo per amore di Dio le fatiche, le tribolazioni, le persecuzioni.

 

 

STAZIONE IV

Gesù è condannato a morte:

mettono la croce sulle sue spalle

 

Canto:

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia.

Quanto è in me benedica il Suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia.

Non dimenticare tanti, tanti benefici.

 

         Pilato abbandonò Gesù al popolo dicendo: «Prendetelo voi e crocifiggetelo, ché io non trovo in Lui nessuna colpa». Egli spezza con rabbia la verga della giustizia gettandone i pezzi sui gradini di marmo, ai piedi del suo condannato a morte… e lo consegna loro.

 

Come ricevette Gesù questa iniqua sentenza? Come ricevo io, a volte, anche le più piccole riprensioni? Che esempio do nel dolore e nelle prove da Lui permesse?

 

Accettiamo con amore la croce: ne sentiremo molto meno il peso.

 

Accettiamo con amore la croce: solo passando per questa scuola di virtù si consegue la perfezione dell’amore e la vittoria su quanto c’è di ribelle nella nostra natura.

 

Il buon Gesù brama con la volontà di Dio ci fa contenti anche nel dolore, nelle pene e nelle tribolazioni: tutto ciò che il nostro buon Padre vuole per noi è quanto più ci conviene.

 

 

STAZIONE V

Gesù incontra sua madre

 

Canto:

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Il Signore perdona i tuoi peccati.

Ti guarisce da tutte le malattie.

Salva dalla fossa, salva la tua vita.

 

L’amore è forte come la morte: Maria santissima segue le orme insanguinate di Suo Figlio. Non c’è scherno, non c’è ingiuria che possa allontanarla dal fianco di Suo Figlio: non le brutali minacce della soldatesca, non la volgarità della plebaglia che la mostrava a dito, non lo sguardo cattivo dei Farisei. Ora che è giunta per Lui l’ora della ignominia, Ella si fa avanti per collocarsi a fianco del Suo Figlio.

 

Madre mia, per l’indicibile dolore che soffristi nel vedere il tuo divin Figlio ridotto in quello stato, ottienici da Lui il perdono per le tante volte che abbiamo avuto la sventura di offenderlo.

 

Il buon Gesù sapeva molto bene che per poter noi avanzare nella bontà, tra difficoltà e prove, avevamo bisogno dell’affetto di una madre; dove c’è una madre si può dire che non ci sono più pene insopportabili. Per questo il buon Gesù ci ha dato sua Madre.

 

Maria è colei che più efficacemente ci aiuta a purificarci dal male e a rendere certa la nostra unione con Dio.

 

 

STAZIONE VI

Gesù è aiutato dal Cireneo

a portare la croce

 

Canto:

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Il Signore è buono ed è pietoso.

Lento all’ira e grande nell’amore.

Non ci ripaga secondo le nostre colpe.

 

         Aiutano Gesù a portare la croce non mossi da pietà e compassione ma dal timore che venga meno lungo il cammino e così restino privati della soddisfazione di vederlo agonizzante nel più tremendo martirio.

 

Portare la croce è cosa inevitabile. Portarla seguendo Gesù, è gioia immensa; portarla dopo che l’ha portata Gesù è grande gloria. La croce è per noi forza e potenza di Dio.

 

Abituiamoci a fare agli altri quanto vorremmo che gli altri facessero a noi. Tutto ciò che procuriamo agli altri lo procuriamo a Gesù in persona.

 

Facciamo del bene a tutti, senza fare distinzione come quella delle membra del nostro corpo che si aiutano mutuamente.

 

Quando incontri un uomo sotto il peso fisico o morale, non tentare di porgergli un aiuto o una parola senza avergli dato prima uno sguardo di tenerezza e compassione.

 

 

STAZIONE VII

Gesù parla alle pie donne

 

Canto:

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Come dista l’Oriente dall’Occidente:

così allontana da noi le nostre colpe.

Come il padre ha pietà verso i suoi figli:

così il Signore ha pietà di noi.

 

         Nell’incontro di Gesù con le pie donne, ascoltando le parole che loro rivolge il Signore, troviamo un potente stimolo a piangere per la nostra futura sorte se non ci decidiamo a convertirci.

 

Tutti portano la propria croce di ogni genere e forma.

Alcuni oppressi dall’odio e dall’invidia, altri dalla crudeltà e dall’ingiustizia: chi scontando i propri peccati, chi quelli degli altri. Croci portate con rassegnazione, in silenzio, con il cuore oppresso, croci portate con amore e serena immolazione.

 

Se abbiamo avuto la sventura di perdere la vita della grazia con il peccato, ricorriamo al Sacramento della Riconciliazione, che laverà le nostre colpe con il Sangue preziosissimo del buon Gesù.

 

Piangiamo, pieni di confusione e di dolore, al pensiero che con i nostri peccati abbiamo reso ancora più amaro il calice del buon Gesù; dal profondo di noi chiediamogli umilmente perdono.

 

Dobbiamo avere una grande fiducia nel perdono del Signore come figlio prodigo; buttiamoci nelle braccia di Dio, padre buono.

 

È molto necessario avere una contrizione profonda e proporci fermamente di evitare d’ora in poi non soltanto il peccato, ma anche le occasioni e le cause che adesso ci hanno trascinato.

 

Chi pecca crocifigge Gesù nel calvario del suo cuore; dandogli la morte con il peccato, uccide anche la propria anima.

 

Gesù diceva: «Guai al mondo a moti degli scandali!» Quale sarà la pena eterna riservata a chi causa scandalo e non se ne pente?

 

 

STAZIONE VIII

Gesù cade a terra schiacciato

Dal peso della croce

 

Canto:

Ci benedica Dio con la luce del suo volto.

Il Signore Dio abbia pietà di noi.

Faccia risplendere il suo volto su tutta la terra.

 

         Vediamo Gesù che cade a terra, oppresso dalla croce che gli grava sulle spalle: croce di ignominia, croce pesante, croce dolorosissima, che incredibilmente strazia, con suo peso, le spalle piagate del buon Gesù.

 

Gesù mio, per i dolori che ti ha causato questa caduta, perdona a noi le tante nostre cadute nel peccato, offesa e tradimento del tuo amore. Aiutaci, Gesù, perché mai più torniamo ad offenderti e disgustarti con il peccato.

 

Aiutaci, Gesù mio, perché mai più torniamo ad offenderti con nuove cadute nel peccato.

 

Anche la persona che fosse caduta nel più profondo abisso del peccato può salvarsi, perché anche là la seguono l’Amore e la Misericordia del suo Dio.

 

La Misericordia di Dio attende: non perdere un’occasione favorevole; non sia che la morte ti sorprenda e non ti dia tempo di pentirti.

 

Il nostro Salvatore ha istituito il sacramento della Riconciliazione per riabilitare il peccatore; lo fa risalire dall’abisso in cui era sprofondato per innalzarlo ad un grado che lui non avrebbe osato neppure immaginare.

 

Per l’azione liberatrice della grazia, l’uomo ritorna ad essere libero, vittorioso su se stesso, e il peccatore diventa giusto.

 

Per non offendere il nostro Dio, nella tentazione dobbiamo pregare e pregare molto, se Dio è con noi, ci renderà invincibili.

 

 

 

 

STAZIONE IX

Gesù spogliato

delle sue vesti

 

Canto:

Ci benedica Dio con la luce del suo volto.

Si conosca la Tua misericordia,

la Tua salvezza fra le genti di tutta la terra.

 

         Era consuetudine dei Romani spogliare, lasciandolo completamente nudo, il condannato a morte. Questa denudazione del Salvatore è una componente del sacrificio senza limiti, che Gesù fece di se stesso per nostro amore. Per una creatura delicata e verginale non c’è supplizio più sofferto che il vedersi esposta, in tale nudità, agli occhi di una moltitudine che, avida, la guarda, con cupidigia sfacciata. Ma tale penosa nudità, non offuscò minimamente la sovrana dignità del buon Gesù. La sublimità della verginale bellezza è come uno splendore che piove dall’alto e avvolge il Figlio della Santissima Vergine: il Re dei vergini.

 

Aiutaci, Signore mio, a spogliarci di quanto in noi a te dispiace, e vestici della tua verginità.

 

L’anima è tanto più pura quanto più si allontana dal pericolo di macchiarsi.

 

Il Signore conosce la nostra miseria e ci sta sempre vicino; è necessario che nell’umiltà di noi stessi ci rivolgiamo a Lui. Egli perdona e dimentica.

 

Chi potrà esprimere la dolce intimità, l’affettuosa tenerezza e l’amore ardente che unisce un’anima casta al suo Dio?

 

 

STAZIONE X

Gesù viene inchiodato sulla croce

 

Canto:

Ci benedica Dio con la luce del Suo volto.

Tutte le genti esultino di gioia,

perché governi le nazioni su tutta la terra.

 

         Con lunghi e grossi chiodi è affisso al rozzo legno della croce il delicato corpo di Gesù, già tutto lacerato dai colpi dei flagelli e dalle pungenti spine. Alle innumerevoli ferite altre quattro se ne aggiungono. Su queste ferire, aperte dai chiodi nelle mani e nei piedi, poggia tutto il peso dl corpo, mentre il ferro a spigolo dei chiodi dilania e tortura senza posa la carne viva delle ferite. Inizia qui un martirio che va al di là di ogni pensiero ed immaginazione.

 

Ecco il Salvatore del mondo, Re del cielo e della terra, intimamente congiunto, per nostro amore, alla croce, con vincoli indissolubili di mistico sposalizio per una morte crudele che gli stessi romani, gente spietata e senza cuore, considerano il più atroce e orribile genere di morte.

Questo sarebbe stato già molto. Ma dobbiamo considerare che mai simile condanna fu eseguita con maggior crudeltà e raffinatezza di tormenti in un corpo così delicato e sensibile.

 

Dal buon Gesù vengono tutti i nostri meriti; è Lui che opera la santificazione in noi. Quanto più gli stiamo vicini e uniti, tanto più riceveremo da Lui.

 

Ogni persona dovrebbe cercare solo quello che piace a Dio e procurare di non offenderlo, non per paura, ma per amore filiale.

 

Decidiamoci finalmente a servire Dio con tutto il cuore; molto di più se abbiamo avuto la disgrazia di offenderlo o se troppo tardi abbiamo cominciato ad amarlo.

 

Nell’ora della sofferenza non possiamo dimenticare che è proprio lì che dobbiamo anche imparare ad unirci di più a Dio e rinsaldare il nostro amore per Lui.

 

Dobbiamo ricordare spesso i grandi benefici che il Signore ci ha fatto; dobbiamo parlarne con tutti quelli che vivono accanto a noi, per ravvivare in noi e in loro l’amore di carità.

 

 

STAZIONE XI

Gesù muore in croce

 

Canto:

Tu mi conduci, Signore, nel regno della vita.

Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla;

su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque di sollievo mi conduce, mi rinfranca,

mi guida pel giusto cammino, per amore del Suo nome.

 

         Tra cielo e terra sta sospeso, quale Mediatore, con le braccia tese all’abbraccio di tutto il mondo, il Salvatore del mondo.

         Orribile e insopportabile è la posizione del corpo, violentemente stirato e teso sulla croce: il più piccolo sussulto e movimento causa dolori atroci. L’esausta tensione dei muscoli spezzati e lacerati è accompagnata da febbre altissima, che sommerge il corpo tutti intero in un bruciore di fuoco che arde in tutte le ferite. L’abbondante perdita di sangue produce una sete, un’arsura insopportabile che gli esaurisce le forze e lo consuma.

 

Per quanto grande sia il martirio del corpo, ancor più grande è il martirio della sua anima.

 

Gesù patisce non la morte dell’innocente, ma la morte del criminale: Egli è infatti il grande peccatore, su Lui gravano i peccati di tutto il mondo.

Così muore il Salvatore del mondo; così conviene che muoia perché solo così, esaltato sulla croce, elevato sopra tutto il popolo che lo circonda, piò dare morendo un tale portentoso esempio, conservando quella dignità e grandezza che conviene al Salvatore del mondo.

 

Non sarà serena la nostra morte se durante la vita non si saremo preparati bene.

 

Dio ama di una tenerezza materna quelle persone che, pur cariche di miserie, si sforzano e s’impegnano per essere come Lui desidera.

 

Non è degno del Vangelo chi non è disposto a lasciarsi umiliare come il chicco di grano che, per dar vita a molti altri chicchi, si nasconde sotto terra, marcisce e muore.

 

 

STAZIONE XII

Gesù è deposto

tra le braccia di sua madre

 

Canto:

Tu mi conduci, nel regno della vita.

Se dovessi camminare in una valle oscura

Non temerei alcun male;

il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

 

         Giuseppe d’Arimatea tornò al calvario, essendosi provveduto lungo la via di un fine lenzuolo per avvolgere il suo tesoro. Sul Calvario c’era anche Nicodemo lì giunto per lo stesso scopo: portava con sé grande quantità di aromi…

         Schiodano dalla croce il sacro corpo; con amore, rispetto e riverenza lo prendono nelle proprie braccia e lo depongono tra le braccia della Santissima Madre

 

O Madre adorabile, così il mondo ti ridà il tuo Figlio divino!

Madre addolorata, perdona noi; perdona tutti i peccatori!

Sii di tutti rifugio e l’avvocata!

Madre, per il dolore che provasti nel ricevere sulle tue braccia il divin Figlio morto, ottienici da Lui la incomparabile grazia che sempre Egli viva in noi e che ci trovi sempre pronti a dargli quanto ci chiede.

 

Maria è stata la creatura che più ardentemente ha amato il buon Gesù; Colei che con grande generosità ha accettato le prove di una lunga vita di sacrifici, povertà e privazioni e la dolorosa immolazione di suo Figlio divino sul calvario.

L’anima non può possedere Gesù se non attraverso Maria; Ella interviene come Mediatrice tra suo Figlio e coloro che La invocano.

 

Maria è una creatura come noi, però con una profonda umiltà; ha un unico desiderio: di essere sempre la serva del Signore.

 

Nella sofferenza e nei pericoli invochiamo questa Madre così potente, sicuri che Ella è il canale per cui ci giungono le grazie del buon Gesù.

 

La santissima Vergine ci riconosce come figli quando portiamo nelle nostra anima la somiglianza con Gesù.

 

Nel darci come Madre la santissima Vergine, Gesù dotò il suo cuore di misericordia materna, perché avesse sempre compassione delle pene dei suoi figli; ricorriamo, dunque, a Lei con affetto e fiducia filiale.

 

 

STAZIONE XIII

Gesù è deposto nel sepolcro

 

Canto:

Tu mi conduci, Signore, nel regno della vita.

Felicità e grazia saranno mie compagne per tutta la vita.

Abiterò nella casa del Signore lunghissimi anni.

 

         Riprendendo con somma riverenza il sacro cadavere dalle braccia della Madre, lo portano ai piedi del monte, avvolgendolo in un lenzuolo candido, e Lo preparano per la sepoltura.

         Lavano più con lacrime che con acqua il sacro corpo; raccolgono amorosamente il sangue preziosissimo; chiudono le ferite aperte; accompagnano questo pietoso ufficio con silenzio, pianto e preghiera.

Come costume dei Giudei, il cadavere è avvolto in bende di lenzuolo, cosparso di mirra, aloe e altri aromi.

 

La sepoltura del corpo di Gesù si ripete misticamente ogni giorno nella santa comunione, che è deporre il sacro corpo dentro di noi. F, o Gesù mio, che i nostri cuori non siano mai per te un sepolcro di fredda roccia ma tabernacoli viventi, caldi del fuoco del tuo amore, profumati dall’incenso dell’orazione, aspersi con la mirra della mortificazione.

 

La fede si perde specialmente a causa della rilassatezza e della corruzione del cuore; una persona umile e casta non perderà la fede.

 

La fede che non si accompagna alle buone opere è morta ed incapace di produrre salvezza.

 

La fede si affievolisce se si abbandona la preghiera; molto di più se ci si allontana dai sacramenti.

 

 

STAZIONE XIV

La Resurrezione di Gesù

 

Canto:

Risorgiamo con Cristo nell’amore,

veri figli della luce.

Il Signore è risorto! Alleluia. Alleluia. Alleluia.

 

         Con la resurrezione l’eterno Padre ripaga il Figlio della sua umiliazione con una gloria immensa, i Suoi dolori con gioie ineffabili, la Sua povertà con un dominio sovrano.

 

«La pace sia con voi – dice Gesù ai suoi apostoli – sono Io; non abbiate timore; come il Padre ha mandato me così Io mando voi; riceverete lo Spirito Santo; beati quelli che senza aver visto crederanno».

 

La pace è il frutto dell’innocenza; è un beneficio che si consegue solo amando Dio e osservando la sua legge.

 

Quando siamo guidati dalla fede tutte le nostre azioni diventano altrettanti frutti che maturano per il cielo sotto il sole della carità.

Al termine di questa Via Crucis ricorda:

La fede c svelerà l’orizzonte infinito del tempo e dell’eternità, indicandoci il traguardo felice della nostra vita e sostenendoci con la speranza di arrivare a Dio.