don Franco Costa

Comunicazione

la conferenza nazionale per la cultura della vita

 

       Perché questa comunicazione? Perché matrimonio e famiglia sono «comunione di amore e di vita» e pertanto il luogo sorgivo della vita. Il mistero coniugale é in primis servizio alla vita, sia in quanto deve servire al compito della formazione di una comunità di persone che é la famiglia, sia perché é partecipazione speciale al potere di Dio creatore e padre nel realizzare lungo la storia attraverso la generazione la benedizione originaria, e aiutando attraverso l’educazione la vita a divenire vita pienamente umana (cf. Familiaris consortio, parte III, sezioni I e II).

       Oggi però molti sintomi dicono che la famiglia é in crisi come luogo in cui si coltiva la dignità e la vita delle persone, ed é perfino minacciata come sorgente della vita. Mentre il magistero del Santo Padre instancabilmente annoda l’identità e la missione del matri­monio al servizio della vita, possiamo a buon diritto temere chela non fecondità delle coppie e addirittura il rifiuto opposto alla vita già concepita siano cause tra le più gravi che concorrono alla fragilità del matrimonio e alla disunione delle famiglie.

       Ecco il senso dunque di questa comunicazione. Illustra nei termini più aggiornati:

1°) le motivazioni e 2°) i contenuti di una iniziativa di ampio respiro della C.E.I., intesa a rilanciare fiducia nella vita umana, accoglienza e rispetto della vita, passione per la vita, con quello che ciò comporta: recupero della maternità e paternità autenticamente respon­sabile, rivincita sulla paura del figlio e inversione di tendenza dell’andamento della natalità, accoglienza della vita fin dal suo concepimento, rispetto del minore e solidarietà affettiva verso la vita di ogni bambino a rischio... in una parola: una «inversione di ten­denza nella cultura della vita di oggi». Faccio mie alcune riflessioni del Presidente della Commissione episcopale per il laicato e la famiglia, Mons. Fiorino Tagliaferri, alla XXIX Assemblea Generale della C.E.I. (maggio 1988).

 

Una conferenza nazionale per la vita

       «È sembrato che un documento pastorale o un convegno fossero iniziative troppo circoscritte per provocare una riflessione in profondità e di ampio respiro. E’ evidente infatti che, tra gli spazi che la nostra pastorale cerca di raggiungere direttamente con i suoi mezzi ordinari di illuminazione e di educazione delle persone (giovani, sposi, famiglie), e l’atmosfera socio-culturale che esse respirano e che é gestita dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni civili, c’é l’area di quella che potremmo chiamare mentalità corrente, strutturata da criteri di valutazione che non solo fanno opinione ma regolano di fatto il comportamento. Si é suggerito perciò di promuovere una serie di iniziative, organica­mente legate tra loro secondo un solo disegno unitario e progettate in modo da divenire messaggio e produrre comunicazione capace di sollecitare l’opinione pubblica...».

       «La Commissione Episcopale per il laicato e la famiglia ha avviato, con l’approvazione del Consiglio Permanente, la preparazione di una Conferenza nazionale per la cultura della vita, quale iniziativa ecclesiale e culturale nel XX anniversario della Enciclica “Humanae vitae” e a dieci anni dalla approvazione in Italia della legge che ha disciplinato e legalizzato l’aborto».

       L’urgenza di evangelizzare la vita, a fronte del grave problema ma dell’aborto e della diffusa mentalità contraccettiva é prioritaria. Sembra però che questo impegno richieda una più ampia strategia culturale, che faccia cogliere, a livello di opinione pubblica, le radici più profonde della «paura della vita», della chiusura nella propria soggettività e del rifiuto dell’altro, dello smarrimento del consenso sui fondamentali valori etici. Questi fenomeni culturali e altri ancora danno forse ragione di un rifiuto della vita quale si manifesta poi in tante altre forme: violenza sui minori, droga, tendenziale favore per l’eutanasia.

       Perciò l’iniziativa della Conferenza nazionale intende rinvigorire consapevolezza cristiana e coscienza di verità a favore della cultura della vita umana. Il Card. Presidente ha suggerito in questi termini le sue principali motivazioni nella Prolusione alla XXIX Assemblea Generale (n.9): «Si tratta di compiere un grande sforzo per far emergere, nella coscienza dei credenti e di tutti gli uomini di buona volontà, anzitutto i fondamentali valori etici che presiedono alla tutela e alla promozione della vita umana, ma anche quelle molteplici motivazioni che, nel contesto della situazione attuale del nostro Paese, rendono quanto mai necessaria, sotto il profilo sociale, culturale e perfino economico, un’inversione di tendenza rispetto a fenomeni come il controllo delle nascite, la pratica massiva dell’aborto, l’instabilità dei legami familiari, il vuoto di valori, la fuga dalle situazioni di sofferenza...».

       la proposta, che ha avuto una approvazione di massima del Consiglio Permanente, nel gennaio 1988, e poi dell’Assemblea generale dei Vescovi, comprende queste iniziative:

―    compilazione di un dossier sulla cultura della vita umana negli anni ‘70-’80 (pubbli­cazione entro dicembre 1988),

―    seminario di studio interdisciplinare di livello molto qualificato (16-17 dicembre 1988),

―    conferenza nazionale di operatori a servizio della vita umana (aprile 1989).

       L’iniziativa nel suo complesso é coordinata da un gruppo presieduto dal Preside della Commissione Episcopale per il laico e la famiglia e comprendente sette laici e un teologo: sono Adriano Bausola, Carlo Casini, Bernardo colombo, Giuseppe De Rita, Alba Dini Martino (CIF), Pierpaolo Donati, Nuccio Fava, Mons. Dionigi Tettamanzi.

       Questo gruppo, o comitati promotore, opera d’intesa con  la Segreteria Generale della C.E.I. La segreteria operativa é assicurata dall’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia.

       Il Consiglio Permanente e poi l’Assemblea generale C.E.I. hanno anche approvato la proposta che, in occasione del XX anniversario dell’Eciclica «Humanae vitae» (o comunque con riferimento ad essa), l’Episcopato italiano pubblichi un nota pastorale sulla Vita umana.

       Sulle diverse fasi della preparazione della Conferenza Nazionale per la cultura della vita, sono ora in grado di dare alcune informazioni aggiornate.

 

Dossier sulla cultura della vita umana in Italia negli ultimi vent’anni

       Lo scopo del dossier è documentare alcuni profili di sviluppo della vita umana emergenti, in riferimento sia alle persone che alle famiglie e alle comunità; le relazioni tra le persone e perciò modalità antiche e nuove di gestire il rapporto con il prossimo, ossia con il più vicino, con gli altri, con i poveri; i diritti soggettivi e oggettivi, sia delle persone che delle comunità, in rapporto alla dignità della vita e alla qualità di vita; sintomi di nuova esigenza di valori e di solidarietà.

       Il dossier comprende una dozzina di contributi, preparati da altrettanti studiosi, che documentano in maniera scientificamente fondata dalla famiglia, la denatalità e l’invec­chiamento della popolazione, l’aborto, la violenza sui minori, le nuove povertà e margina­lità sociali, la domanda di salute, la condizione dei malati terminali, gli anziani. Il dossier comprende inoltre testimonianze e schede che documentano iniziative ed esperienze em­blematiche a servizio della vita.

       Il dossier documenta ad esempio che (accanto al permanere di povertà materiali) sono cresciuti i «i bisogni post-materialistici», di tipo relazionale che si riferiscono alla sfera dei rapporti interpersonali e che sono la conseguenza alla caduta della qualità dei rapporti umani al venir meno dei meccanismi di identificazione individuale e collettiva, ecc. Essi concorrono a creare nuove povertà composite, con la dominanza accanto ai bisogni materiali eventuali, di bisogni relazionali ed affettivi, che determinano una domanda sociale a complessità crescente e marginalità sociali nuove (Calvaruso).

       Un altro insieme di dati e di indicatori: il calo dei matrimoni e la diversificazione delle unioni coniugali, la divorzialità, i nuovi modelli di famiglia, la denatalità. E’ documentata una progressiva rottura tra l’area delle opinioni e dei comportamenti sessuali-coniugali-familiari e l’area degli orientamenti religiosi, prima fortemente saldate tra loro. La volontà di distanziare o di impedire le nascite ricorrendo alla contraccezione, e perfino all’aborto produce conseguenze negative proprio in ordine a quella concezione di benessere sogget­tivo e sociale a cui doveva servire nella dominante mentalità edonistica. Alcuni sintomi: il diffondersi della infecondità nelle coppie che rimandano per anni il primo figlio, e i dram­mi psicologici che ciò comporta, il crollo della natalità che raggiunge in molte regioni livelli preoccupanti per il futuro della vita sociale, tanto più se rapportato alle esigenze degli anziani che sono crescenti sotto il profilo qualitativo e non solo quantitativo. Sono documentati inoltre i profili di abortività sia per regioni che per età delle donne, condi­zione, stato civile, numero dei figli, ecc., e l’emergere diffuso di atteggiamenti e opinioni favorevoli all’aborto. (G. Blangiardo; G. Rossi).

       Ancora un dato: il bene sociale della salute. A questo proposito viene documentato che occorre fare i conti con una domanda crescente sotto il profilo quantitativo che (e soprattutto) sotto il profilo qualitativo, una domanda di salute cui non bastano le risposte medicali e sanitarie. La salute che si domanda viene spesso intesa nel senso più ampio (prevenzione, cure e riabilitazioni) e quale bene garantito dallo stato (stato fornitore di salute). Ma l’amplificazione di tale domanda si é scontrata con la sufficienza delle risorse, da cui imposizioni di tagli alla spesa, «ticket», burocratizzazione e inefficienza dei servizi, ecc. (Sgreccia). Nelle condizioni poi del malato inguaribile in fase terminale, la domanda si caratterizza in particolare come richiesta di persone vicine, di gratuità di dedizione, risorse squisitamente umane, le sole capaci di dare senso alla vita e ispirare voglia di vivere (Cortesini).

       Attraverso questi(e altri) indicatori il dossier registra trasformazioni e fenomeni nuovi e cerca di «far parlare» i dati, stimolando a riflessione e ad analisi ulteriori il lettore, su quale cultura della vita sia stata coltivata e quale sapremo gestire.

       Noi cattolici siamo del resto impegnati dal magistero sociale anche dell’ultima encicli­ca ad andare oltre l’analisi delle cause economiche, demografiche e politiche, per indivi­duare altre cause dei fenomeni che ci interessano: quelle questioni «di ordine morale che sul piano del comportamento degli uomini considerati persone responsabili, interferiscono per frenare il corso dello sviluppo e ne impediscono il pieno raggiungimento (Sollicitudo rei socialis n. 35).

 

Seminario di studio (Roma, 16-17 dicembre 1988)

       Lo scopo di questo seminario é di far incontrare una trentina di studiosi (medicina, biologia, diritto, sociologia, antropologia, filosofia, teologia...), per discutere insieme di cultura della vita umana sotto il profilo delle diverse discipline. L’obiettivo proposto dal dibattito é quello di comprendere come la vita umana venga interpretata, vissuta e gestita oggi e negli scenari che si aprono agli anni futuri, verso il 2000 e oltre.

       In pratica ciascuno scienziato é invitato a preparare un breve intervento scritto su due-tre domande: individuare le cause profonde di una cultura che tende a negare dignità alla vita umana; indicare per quali aspetti le varie scienze hanno concorso negli ultimo anni a una migliore comprensione dell’Umano o, in negativo, per quali errori ne hanno prodotto un impoverimento; proporre temi per una «nuova» frontiera di ricerca teorica e pratica per lo sviluppo di una vita degna dell’uomo.

       Questo seminario dunque, pur situandosi a livelli di analisi e di riflessione differenti e, grazie alla partecipazione di studiosi internazionali, collocando la ricerca in una cornice europea, é destinato ad approfondire i profili di sviluppo e le circostanze documentate dal dossier, producendo indicazioni scientificamente significative e sollecitanti per tutti. Esso consentirà inoltre una preparazione più mirata e motivata della conferenza nazionale degli operatori a servizio della vita che é in programma per la primavera dell’89.

 

Conferenza nazionale degli operatori a servizio della vita umana (aprile 1989)

       La conferenza degli operatori a servizio della vita umana é promossa quale convo­cazione di operatori per elaborare, con l’apporto diretto della loro competenza, linnee di lavoro e proposte di una comune strategia della vita, in riferimento alla comunità cristiana come pure alla società civile e alle istituzioni.

       Con il concorso di persone operativamente e professionalmente impegnate nel servi­zio alla vita, la Conferenza degli operatori mira a far emergere nelle coscienze i fondamen­tali valori etici, le molteplici motivazioni di una indilazionabile inversione di tendenza rispetto a taluni gravi fenomeni di emarginazione o di rifiuto della vita umana, proposte operative di servizi sociali, di volontariato e di partecipazione alle istituzioni a favore della vita umana e della famiglia. In vista di questo obiettivi, tale convegno viene promosso in modo anche da dare risalto alla dimensione popolare della sollecitudine per la vita umana nelle comunità cristiane (coinvolgendo fino a 700-800 partecipanti), e alla dimensione giovanile dio tale impegno.

       Poiché la vita umana é un tema che trascende tutte le situazioni, la Conferenza degli operatori dovrà necessariamente circoscrivere l’oggetto dei lavori con riguardo ad alcune situazioni critiche in cui essa, in maniera quasi emblematica, interpella la solidarietà del prossimo e delle comunità, della società civile e delle stesse istituzioni. Si tratta di indi­viduare quelle condizioni o circostanze di vita in cui, in maniera anche esemplare, la domanda di vivere é di fatto più pressante e rischia di restare inascoltata o inespressa.

       Poiché inoltre anche il versante delle proposte operative potrebbe apparire sconfinato, la Conferenza nazionale dovrà porre attenzione, in particolare, a quelle dimensioni e articolazioni che sviluppino sostegno alla centralità della famiglia. Questo non significa proporre un orizzonte circoscritto alla privatezza e al volontariato, ma rammentare che é la famiglia il primo luogo sorgivo della vita e di cultura della vita; nella famiglia conver­gono tutti i valori che proteggono la vita e lo snodo fondamentale di socialità delle persone.

       I lavori della Conferenza nazionale degli operatori prevedono momenti assembleari unitari e gruppi di studio. Dopo una relazione introduttiva (o due), la Conferenza si dovrebbe articolare in gruppi di studio riuniti in tre grandi ambiti: La vita che nasce, la vita nella sofferenza e nella marginalità, la vita terminale.

       Il primo ambito pone a tema i problemi inerenti la coppia e la procreazione respon­sabile. Il secondo ambito dovrà articolarsi in gruppi riguardanti la vita malata, alcune forme di handicap e di marginazione (malati di mente, altri handicap), le tossicodipendenze. Il terzo ambito pone a tema le condizioni degli anziani e la cura dei malati cosiddetti termi­nale.

       In sede di preparazione sono previsti alcuni appuntamenti preliminari con operatori dei vari settori, con la collaborazione del movimento per la vita italiano, della Caritas Italiana e di altre organizzazioni competenti. Solo da queste riunioni preliminari potranno venire le indicazioni necessarie per una focalizzazione più precisa dei temi e della orga­nizzazione complessiva della Conferenza. Gli operatori che parteciperanno alla Confe­renza verranno individuati d’intesa con le Conferenze Episcopali Regionali, secondo op­portuni criteri di rappresentatività, di competenza e di servizio svolto, tenendo anche conto delle varie organizzazioni e associazioni o movimenti che operano nelle regioni.

 

Nota pastorale C.E.I. sulla vita umana

       E’ già allo studio una Nota pastorale che riproponga in termini essenziali e organici le esigenze più attuali e i valori di fondo della vita umana con indicazioni pastorali aggiornate. Questa Nota dovrà far tesoro degli apporti che verranno dalle varie fasi dei preparazione e celebrazione della Conferenza nazionale degli operatori, per dive­nire proposta di principi e valori non astratti, ma con riguardo al vissuto delle persone e delle famiglie. La pubblicazione di questa Nota é prevista entro l’estate del 1989.

 

       La preparazione di queste iniziative é avviata, Per alcune ancora nelle fasi preliminari.

       Queste iniziative dovranno trovare eco, proporzionata all’importanza, nelle Chiese locali.

       La preparazione di questi appuntamenti va certamente al di là delle comuni mansioni degli operatori di pastorale familiare. Tuttavia le commissioni regionali e, sperabil­mente diocesane di pastorale della famiglia saranno coinvolte per il miglior successo (unitamente ad altri uffici o organizzazioni ecclesiali). Comunque, per le coppie e gli operatori di pastorale famigliare, si tratterà di una circostanza preziosa al fine di aprire orizzonti progettuali nuovi e indicare responsabilità più coraggiose a favore delle famiglie e con le famiglie. Per la comunità cristiana sarà l’occasione per creare attesa e assicurare una più feconda recezione della Nota pastorale dell’Episcopato sulla Vita Umana.