Domenico Cancian

prefazione

 

«... occorre approfondire i molteplici e profondi vincoli che legano tra loro la Chiesa e la famiglia cristiana, e costituiscono quest’ultima come “una Chiesa in miniatura” (Ecclesia domestica), facendo sì che questa, a modo suo, sia viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della Chiesa»

(Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n 49)

          Un altro volume della collana «Matrimonio e Famiglia» questa volta intitolato «Chiesa domestica, Comunità educante»[1]. Intende approfondire la realtà ecclesiale della famiglia e il suo compito (auto) educativo.

 

La famiglia è chiesa, la chiesa è famiglia

          La grande esperienza di Israele è stata quella di gente sperduta e schiava, che Jahvè ha liberato, condotto attraverso il deserto al monte Sinai, dov’è diventato «Popolo di Dio», introdotto nella terra fertile e spaziosa, come un papà porta suo figlio per mano. Jahvè «lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati. Egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali» (Dt 32,11s). È l’esperienza del diventare comunità di uomini liberi, popolo di Dio, chiesa del Signore, famiglia sua.

          Gesù venendo in mezzo a noi, si è inserito in una famiglia umana, quella di Nazaret: Maria, Giuseppe e Lui. Sono nate delle relazioni familiari esemplari: quelle reciproche tra Maria e Giuseppe; tra Maria e Gesù; tra Giuseppe e Gesù; tra Maria, Giuseppe, Gesù e il Padre. Questa vita nella casa di Nazaret getta una luce sui nodi che ogni umana famiglia incontra: l’obbedienza e la comunione; il lavoro e la povertà, l’amore e la castità; il dipendere e l’autonomia...

          Gesù ad un certo momento, lascia la sua casa. Con la gente, e soprattutto con «i suoi», crea una sua famiglia: quelli che lo seguono ascoltando e mettendo in pratica la sua parola. Così si è definito la chioccia che raccoglie e guida i suoi piccoli; il maestro che insegna ai discepoli; l’amico che comprende, perdona, dà la vita. È l’esperienza dei dodici, dei tre prediletti, di Giovanni nell’ultima cena.

          Sulla base del comandamento dell’amore, è stipulata la nuova alleanza, da cui scaturisce il nuovo popolo o famiglia: quelli che mettono al di sopra di tutto e di tutti il rapporto con Cristo. «Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me» (Mt 10,37). «Se uno fa la volontà di Dio è mio fratello, mia sorella, e mia madre» (Mc 3,35).

          Da una parte l’affermazione dell’assolutezza del legame con Cristo che rompe uno schema a volte troppo chiuso e comunque lo relativizza; dall’altra il sorgere di «un’altra famiglia» con i nuovi componenti che sono ancora quelli noti di fratello, sorella, madre; ma tutti in riferimento a Gesù che resta il centro assoluto e unico.

          A fianco del matrimonio che diventa sacramento, sorge il celibato per il regno sull’esempio di Gesù stesso. Un celibato che, pur distaccando dalla famiglia umana, non isola, anzi... (cf Mt 19,29). Notiamo, in fine, che l’amicizia di Gesù con i suoi tende a formare «una cosa sola» (cf Gv 17,11.21.22), come il creatore aveva voluto per la coppia (cf Gen 1,24: «una sola carne»), come è in Dio in modo perfetto.

 

Famiglia, comunità educante

          A proposito di educazione sono sorti oggi molti interrogativi, non tutti «innocenti». È possibile educare? Non si condiziona, forse? Non è meglio lasciare che il bambino «sviluppi-da-sè», con piena autodeterminazione? Educare a che? Chi può onestamente educare?

          Le risposte sono svariate.

          È bene chiarirci dunque qualcosa. perché, è certo, il dovere di educare è il dovere di vivere e il dovere di amare. Chiarirci, se non altro, alcune autogiustificazioni mistificatorie o deresponsabilizzanti.

          Il card. Martini ha voluto un’attenzione pastorale generale su questo tema dell’educazione per un triennio[2]. Egli comincia la sua riflessione, per l’anno pastorale 1988, con una premessa che suona così: «Itinerari e fallimenti educativi» e poi spiega: «Eppure ritengo il tema delle delusioni educative di importanza determinante. Tanto che, se non mi fossi già impegnato fin dall’anno scorso sul titolo di “Itinerari educativi”, avrei posto il tema del “Fallimento” addirittura nel frontespizio»[3].

          Sì, educare è difficile, complesso, ma è possibile e bello... forse più ancora che dare alla vita. Ma si può dare la vita senza averne un senso? Forse la crisi educativa è la stessa crisi che investe il senso della vita e il senso dell’amore.

          Avremo anche qui degli approfondimenti interessanti.

 

Famiglia, cantiere di santità

          Se la famiglia è la chiesa domestica, essa ha tutte le opportunità per promuovere la santità dei suoi membri... È la prima e più importante scuola di umanità e di vita evangelica. «Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, ogni giorno, la comunione delle persone, facendo della famiglia una «scuola di umanità più completa e più ricca»: è quanto avviene con la cura e l’amore verso i piccoli, gli ammalati e gli anziani; col servizio reciproco di tutti i giorni, con la condivisione dei beni, delle gioie e delle sofferenze»[4].

          La Famiglia può diventare il luogo genetico della santità come quotidiano imparare ad amarsi nel Signore, l’essere ― per ― l’altro, il reciproco dono di sé concretato in mille importanti episodi domestici che ne costituiscono l’ambiente vitale. È un progressivo e mai compiuto umanizzare ed evangelizzare una convivenza, senza fughe; è il continuo passaggio dall’amore umano sempre più maturo[5] a quello divino e lasciare che questo investa quello, rendendo così sacro ogni gesto, il che equivale ad una liturgia perenne.

          È la graduale interiorizzazione dell’impegno coniugale che costituisce la chiesa domestica come piccola comunità della nuova alleanza: «Io prendo te come mia/o sposa/o e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia»[6]. Allora acquista spessore ogni cosa: la nascita, la salute, la malattia, il lavoro, il servizio, il perdono, il mangiare, il dormire, il parlare e il silenzio, il giocare... il morire. Tutto.

          Ma una parola particolare va spesa per le situazioni difficili: malattie, incomprensioni, tradimenti... L’esperienza continua ad insegnare che sono momenti preziosi da vivere con attenzione, pazienza, coraggio... Se la croce è inevitabile, val proprio la pena di abbracciarla, anche perché pesa meno. Vale la pena di non perdere l’occasione per un salto di qualità: per correggere l’idea di onnipotenza o che tutto ci è dovuto, che va bene quando siamo tranquilli e senza problemi, per uscire dal nostro comodo egoismo, per aprirci all’amore ― dono ― servizio con i fatti. Scopriremo che quelli sono momenti di crescita. In questa scuola di santità i due atteggiamenti più decisivi sembrano essere quelli dell’apertura alla verità e alla misericordia[7], che poi si sintetizzano nella carità cristiana. «La carità genera l’unione dei cuori, la docilità della volontà, la pace dell’anima, l’aiuto reciproco, la fedeltà e la gioia di tutti i membri di una comunità»[8].

          Maria di Nazaret, vergine-sposa-madre, riassume in sé con tenerezza l’idea familiare.


[1]     Gli altri volumi della collana sono: AA.VV., La vocazione all’amore nella famiglia oggi, ed. Rogate, Roma 1988; AA.VV., Comunione di amore e di vita, ed. Rogate, Roma 1989. È in programma per il prossimo anno un altro volume sulla famiglia aperta all’impegno ecclesiale, sociale e politico.

[2]     Cf. C. MARTINI, Dio educa il suo popolo, Milano 1987; Itinerari educativi, Milano 1988; Educare ancora, Milano 1989: Ha scritto inoltre un’originale lettera per le famiglie: Don Bosco ci scrive, Milano 1988: È molto utile tutto questo materiale; se non altro ci stimola ad aprire gli occhi su questo problema.

[3]     C. M. MARTINI, Itinerari educativi, p. 13

[4]     GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, n. 21.

[5]     Può essere utile la lettura di un libretto nel quale si può trovare della buona bibliogafia: A.M. RAVAGLIOLI, Un cammino in due. La gioia e la fatica di essere coppia, PIEMME 1988.

[6]     Qualcosa di analogo (simile e diverso) avviene con la formula di consacrazione religiosa con cui si entra a far parte di una comunità religiosa.

[7]     Cf. il Sal. 85,11: «Misericordia e verità s’incontreranno»

[8]     MADRE SPERANZA DI GESÙ, Para que aprendan a ser madres y padres, Collevalenza 1979, p. 7.