di Padre Mario Montecchia fam

 

Dopo queste premesse abbastanza gioviali, peccato che io non possa continuare sulla stessa linea; io vi dovrei raccontare, ad onore di Dio Amore Misericordioso e di Madre Speranza, perché mi sono fatto religioso. Mai ho pensato in vita mia di farmi religioso, già avevo avuto difficoltà ad essere prete, figuriamoci Figlio dell’Amore Misericordioso, religioso.

Come avvenne questo cambiamento? Era da un anno che ero Sacerdote e il Vescovo mi mandò in un paesino a fare il Cappellano, coadiutore, dove stetti un anno circa. Arrivate le ferie, credo fosse verso giugno-luglio, non mi ricordo, si trattava di fare un periodo di riposo, le così dette “ferie”.

A quei tempi non c’era un becco di quattrino, veramente non c’era possibilità di fare le ferie dove si pagava. Avevo sentito dire, stando a Fermo, che un mio confratello, Padre Elio Bastiani, era stato a Collevalenza e da lui appresi che si poteva fare un periodo di ferie senza pagare. E qui ci sarebbe un grosso insegnamento, la gratuità propria della nostra Congregazione; molte volte il Signore si serve di questo per i suoi fini.

Bene! Venni a Collevalenza e avevo un problema che, più o meno, dovrebbero aver tutti (e anche voi, se siete della natura umana, dovreste averlo) ed era un motivo che portavo dentro e che mi aveva fatto stentare di accettare di essere Sacerdote. Quindi vengo a Collevalenza con questa problematica.

E quale è questa problematica?

Io ve la rendo questa problematica, voi saprete vederla subito, ve la leggo questa problematica che avevo io e che dovrebbe avere ognuno di noi, di natura umana, come la dice il Papa.

Il Papa la descrive così questa problematica: “In verità gli squilibri di cui soffre l’uomo contemporaneo, di sempre direi io, si collegano con quel profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo, è proprio all’interno dell’uomo che molti elementi si contrastano a vicenda; da una parte l’uomo, come creatura, sperimenta in mille modi i suoi limiti, la fragilità, la peccaminosità; dall’altra parte quest’uomo si accorge di essere senza confini nel suo spirito, nelle aspirazioni è chiamato dalla vita superiore. L’uomo sollecitato da molte attrattive, costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunciarne ad altre, dice il Papa, si sente debole, peccatore, e non di rado (cita il Papa San Paolo Romani, cap. VII) l’uomo fa quello che non vorrebbe, e non fa quello che vorrebbe, per cui soffre in se stesso una divisione interiore, dalla quale provengono tante cose, discordie, fragilità, peccati ecc.

Non vi ci ritrovate voi su questo problema? Non lo so.

Tanto che, Dio suggerisce al Salmista (salmo 51), anzi suggerisce a San Paolo dopo aver scritto: «Io faccio quelle cose che non voglio» San Paolo dice «Ahimè!» esce con questa espressione, in che situazione mi trovo. Allora il Salmista riporta questa verità con questi versi: «Fin dalla nascita sono nella colpa, peccatore mi ha concepito mia madre», cioè io sono di natura fragile, debole.

Bene questo da una parte lo dobbiamo ammettere, sto descrivendo questa problematica, che poi Madre Speranza mi scioglierà, e così arriveremo a Madre Speranza.

Da una parte c’è questa fragilità della nostra natura umana, dell’altra parte c’è chi, spesso nel passato almeno i miei catechisti mi hanno insegnato, Maggiolini la dice così. Maggiolini sarebbe il Vescovo che parlò, mi pare, al primo Convegno fatto qui, «una catechesi su Dio, come è fatto Dio, non del tutto avveduta», quindi sbagliata, una catechesi non del tutto avveduta «che ci ha presentato un Dio lontano astratto, arcigno», parole di Maggiolini, io non me le sarei permesse delle parole così forti, ma basterebbe consultare la Madre che diceva che una certa catechesi, come dice Maggiolini, non avveduta e la Madre direbbe, un Dio offeso e disgustato dell’ingratitudine dei suoi figli un giudice severo, è quella guardia, quel carabiniere che come avrete trovato qualche volta sui parcheggi, aspetta che parcheggi male e ti sta guardando da lontano per darti la multa, invece di venirti vicino e dire “guarda che lì è proibito parcheggiare, parcheggiala qua”, no sta a guardare da lontano, giudice severo e pronto a condannarti e infliggerti un castigo.

Ecco quale era la mia problematica, da una parte la nostra fragilità, dall’altra un Dio insegnato e descritto così: Bene, l’uomo si direbbe è tra l’incudine e il martello. E’ possibile una vita concepita in questa maniera? Se Dio è così ed io sono così peccatore, e Dio è quel Giudice che sta a guardare che appunta e poi mi condanna, non partecipa alla mia vicenda di figlio suo, di creatura sua, ma se io mi trovo in questa situazione uno entra in ansia se non in nevrosi, o potrebbe arrivare alla pazzia, ad un suicidio. Tra l’incudine e il martello.

Prima di dire che Madre Speranza mi ha risolto questo problema, io vi voglio dire, non io, che questa è la situazione umana, e che Madre Speranza per correggere e guarire questa situazione ha portato un grosso contributo, e la fragilità nostra da una parte, e la catechesi su Dio fatta in quella maniera, non avveduta, dice Maggiolini, non corretta, non vera.

Sentite come la descrive un teologo. Io molte volte, prima che questo problema mi fosse risolto da Madre Speranza aprendomi la mente al Dio Misericordioso, io l’ho sempre sentito, veramente mi ha consolato questo teologo, Henry Nuwen, giovane sacerdote che ha scritto diversi libri , questa frase l’ho estrapolata da “Braccio Benedicendero”, ascoltate cosa dice questo teologo sacerdote scrittore a proposito di questa disgrazia, lui la chiama, ma questo non lo dico per far risaltare il carisma nostro e il messaggio di Madre Speranza, sentite che dice questo teologo:

“Solo io, Henry Nuwen, solo gradualmente e spesso piuttosto dolorosamente, sono arrivato a capire che il mio viaggio spirituale non sarebbe mai stato completo, fino a che Dio Padre fosse rimasto per così dire, un estraneo a questa mia vicenda di tormento interiore” Come lo descrive San Paolo, ho cominciato a capire che persino la mia migliore formazione teologica e spirituale, non era riuscita a liberarmi completamente da un Dio Padre in qualche modo minaccioso e terribile. Tutto quello che avevo imparato in Teologia sull’amore del Padre, non era riuscito a liberarmi del tutto da una Autorità incombente, che aveva potere su di me e che l’avrebbe Dio usato questo potere su di me secondo il suo volere. In qualche modo, continua, l’amore del Signore per me, era limitato dalla mia paura del potere di Dio e sembrava saggio che io mi mantenessi prudentemente a distanza da Lui, anche se il mio desiderio era grande di volere stare vicino a Lui”.

So di condividere questo mio stato di consolazione, perché io questo travaglio interiore, di queste due realtà, l’una è reale (la peccaminosità nostra) e una catechesi su Dio sbagliata, l’ho vissuta; io mai l'ho chiaramente detto, ma quando questo teologo che dice la stessa cosa, io so di condividere questa esperienza con tantissimi altri. Ho constatato come la paura di venire oggetto della vendetta e della punizione di Dio abbia paralizzato la mente e i sentimenti di molte persone, indipendentemente che queste persone abbiano più o meno età. Questa paura paralizzante di Dio è una delle tragedie umane. Io non avrei mai detto parole così forti su un problema come questo; da qui si vede come il Carisma nostro e la nostra missione abbia una importanza grande in Madre Speranza. Questa paura paralizzante di Dio è una delle più grandi tragedie umane.

Bene, allora Maggiolini dice: “è chiaro che l’esperienza umana nel suo insieme appare come insopportabile, assurda, beffarda cattiva se non è sostenuta e spiegata nel mistero dell’amore di Dio che prende concretezza; questo Dio come è fatto, prende concretezza nel volto e nel cuore di Gesù Cristo. Quel Gesù Cristo con il Quale Madre Speranza parlava una volta e più volte al giorno, e noi potevamo ascoltare quelle estasi, quei dialoghi di Colui che è l’Icona, attraverso il Quale si può avere un barlume e un idea di quel che Dio è, di come è fatto, nel cuore di Gesù morto in croce e risorto. Madre Speranza in questo colloquio, a cui abbiamo assistito, ed io ne ho ascoltati tanti, perché nei primi tempi dal 1954 al ’60 ne ho ascoltate di queste estasi, questi dialoghi, con questo Gesù che è l’Icona, Figlio di Dio, è la strada unica che ci può dare un idea di come è fatto Dio, e attraverso Madre Speranza un’idea, anche se pallida, ce la siamo fatta di Dio.

Non come in quelle note negative come in una certa catechesi del passato ci ha insegnato, ma Madre Speranza diceva: «un Padre tutto bontà, che ama i suoi figli, li perdona, dimentica le loro offese, non le tiene in conto, un Padre che attende il figliol prodigo per riabbracciarlo e fargli festa. Il Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita, la ritrova, se la pone sulle spalle e, pieno di gioia, la riporta all’ovile.

Ecco, quando venni a Collevalenza, ho intravisto un po’ di come è Dio, un Dio come forse mai avevo conosciuto, forse per colpa mia nonostante tutta la teologia, ma la scuola non me l’aveva presentato così, tanto peggio il mio parroco e i catechisti del mio tempo. Madre Speranza dialogando con Gesù mi ha fatto intravedere il Padre, Dio, la natura di Dio; diceva: Dio ama tutti con la stessa intensità, senza nessuna distinzione. Vi ricordate cosa i catechisti ci dicevano: “Tu fai il buono non fare peccati se no Gesù non ti vuole più bene”, questo anche le nostre mamme, vi ricordate, questa è l’eresia più grossa, è l’insegnamento più negativo; è vero l'opposto: anche l’uomo più perverso e perduto è amato da Lui con tenerezza immensa.

Quale è il motivo? Il motivo è semplice, umanamente inspiegabile, ma sta nel fatto che il Signore ci ama non perché siamo buoni, se siamo buoni ancora di più, ma perché Lui è buono, ci ama perché Lui è l’Amore infinito, Dio ci ama non tanto perché gli siamo fedeli, ma perché Lui è fedele alla Sua natura che è Amore infinito, il Suo Essere infinito.

Il Signore ci ama - ci ha insegnato la nostra Madre - come un padre e una tenera madre, e quanto più un figlio è misero fisicamente e spiritualmente, tanto più le premure materne si accentuano e si moltiplicano; e volete che Dio sia meno di una mamma, anzi lo dovremmo moltiplicare all’infinito, per farcene un idea di quel che possa essere Dio, Dio un Padre tutto bontà, cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici noi suoi figli, ci cerca, ci segue con amore instancabile come se lui non potesse esser tranquillo e beato in cielo se noi siamo in difficoltà.

Lui solo - dice la Madre - Lui solo sa misurare la responsabilità del male che compiamo. Ma un semplice giudice di questo mondo va in cerca, attraverso gli avvocati, delle attenuanti per dare la pena più piccola che si può ad un reo! Se questo lo fa un giudice, volete che Dio sia meno di un giudice di questo mondo? Lui solo sa misurare la responsabilità del male che compiamo, perché solo Lui e solo Lui veramente sa quanto è grande la nostra ignoranza, quanto è forte la nostra passione che ci acceca o la nostra ambizione che ci abbaglia.

Ecco Madre Speranza, il mio incontro con Madre Speranza è questo.

Proprio perché è Misericordioso, Dio è estremamente esigente con i suoi figli; come ogni padre e ogni madre, anche Dio cerca di far crescere i figli fisicamente e moralmente. Proprio perché misericordioso Dio è estremamente esigente con noi, suoi figli. Egli viene dietro di noi con l'insistenza di un mendicante - diceva la Madre - per chiederci di credere ed aprirci al Suo Amore che salva, per impedirci la sventura di morire chiusi al Suo amore; a volte ci tratta con rigore, non per vendicarsi, è chiaro, ma per correggerci, farci maturare e quindi salvarci. In Dio anche la giustizia è a servizio del Suo Amore Misericordioso verso di noi.

Per me la venuta a Collevalenza è stato questo, questa realtà grandiosa, e ringrazio Dio mille volte; se non avessi avuta questa occasione, non lo so… Credo che si possa riassumere così questa esperienza e questa dottrina che, almeno a me, è arrivata con la forza e la chiarezza della Madre Speranza: il sentirsi amati, nonostante tutto, il sentirsi amati da questa persona che è Dio, nonostante quel problema della nostra fragilità. Sentirsi amati! A me è successo - scusate il paragone - quel che è successo a San Pietro quando andò sul monte Tabor e intravide lo splendore di Dio, intravide una beatitudine, una bellezza, una grandezza e disse "è bene restare qui e non andarsene altrove", e così è successo a me.