PROFILI DI MADRE SPERANZA – 15

P. Valentino Macca, o.c.d.

Maria Madre e Mediatrice di misericordia
Nell’esperienza e nell’insegnamento di Madre Speranza

Edizioni Amore Misericordioso - 8 febbraio 1988

Due occhi e il rosario di Maria.

Due occhi luminosi e aperti, rivelazione di un cuore pieno di bontà e di misericordia. Una corona del rosario, immancabilmente tra le mani, sgranato senza sosta.

È l'ultima immagine di Madre Speranza che porto negli occhi, ricordo sereno di colei che è all'origine "dell'unica famiglia" dell'Amore Misericordioso, della diffusione del culto verso lo Stesso, del Santuario e delle opere annesse di Collevalenza.

E quando torno, spontaneamente guardo in alto, cerco la stanza della Madre all'ultimo piano e nei terrazzi dello stesso, per incontrare ancora quelle mani che stringono il rosario, quegli occhi che sembrano riflettere la dolcezza e la misericordia di Maria, contemplate, imparate, vissute nell'alveo del mistero di salvezza, il cui compendio è la santa corona.

L'amava tanto. Ricca della sapienza dei poveri nel Signore si era attaccata a quest'umile preghiera fin dall'infanzia. Nelle ore di dolore e di preoccupazione, come nelle persecuzioni, il ricorso continuo al rosario era sicurezza di grazia e certezza di aiuto da parte di Colei che amava invocare "Madre mediatrice universale, arca dell'Alleanza, Regina di amore e madre di misericordia".

E durante la guerra, quando il quartiere Casilino, ancora estrema periferia di Roma, fu esposto particolarmente al pericolo dei bombardamenti, il 28.09.1943 s'impegnava con la sua Comunità alla recita continua, giorno e notte, del rosario - a cui durante il giorno si univano anche i fedeli - perché per la Mediazione di Maria il mondo avesse la pace e in Italia trionfasse l'Amore Misericordioso.

Ma che cosa direbbero, se potessero parlare, i muri di questa casa benedetta, innalzata a gloria e a servizio dell'Amore Misericordioso, e cementata con il sudore del lavoro della Madre e delle sue Ancelle, offerti con un amore giovanile ammirevole ritmato dalla recita instancabile del rosario di Maria - da prima che sorgesse il sole fino all'ora del tramonto - con un andare che faceva sì che il coro delle "Ave" vincesse il rumore delle macchine del laboratorio?

Ricordo di avere letto - ancora vivente la Madre - che quando essa si rivolse al Sig. Spagnoli per avere l'impegno di lavoro di maglieria, si sentì rispondere da lui che non si fidava troppo delle promesse delle Suore, un giorno con una devozione a S. Antonio, un altro triduo a S. Rita, un altro ancora con un festa. Al che la Madre avrebbe risposto che tra le Ancelle dell'Amore Misericordioso non si aveva nessuna devozione particolare e che poteva perciò fidarsi. La sua devozione, la devozione della sua Famiglia era ed è quella della fedeltà amorosa al volere di Dio, nel compimento gioioso - specialmente quando duro e faticoso - del proprio dovere e del lavoro.

A imitazione della prima Ancella dell'Amore Misericordioso, la Vergine Maria, il cui aiuto di madre di misericordia è forza, coraggio, gioia, nella coerenza. Ne fece la prova lo Spagnoli, come già a Roma durante la guerra lo aveva dovuto ammettere il Comandante militare per il quale la Madre s'era impegnata a fornire ogni mese 10.000 camicie per soldati. Tutti si meravigliavano di tale fede alla parola. Non si meravigliava la Madre che contava su Maria e sulle Figlie così agganciate al rosario.

La grande preghiera Mariana, recitata fin dall'inizio comunitariamente e integralmente, fu sempre per la Madre e le Figlie la grande devozione che articolava il ricorso fidente alla Madre della Misericordia "perché Ella - come disse la Madre - sia sempre accanto a noi e ci aiuti a correre nella via della santità, senza deviare a destra o a sinistra".

In questo clima che sviluppiamo il tema assegnatosi:

― dell'esperienza mariana della Madre Speranza di Gesù; per passare poi a proporre:

― alcune linee del suo insegnamento spirituale su Maria Mediatrice e Madre di Misericordia.

 

1 La mediatrice Madre di Misericordia nell'esperienza spirituale di Madre Speranza

Non è facile parlare della Comunione della Madre con la Vergine benedetta nei primi anni della sua vita. È noto quanto Essa fosse discreta su ciò che si riferiva personalmente a lei stessa e non riguardasse in qualche modo la sua opera. Forse gli Archivi di Collevalenza e o qualche Casa di Spagna conservano i documenti a me sconosciuti.

Comunque, quanto sinora è stato edito, sia pure ciclostilato o per uso privato, anche di recente, non accenna minimamente alla Vergine nella vita della Madre.

Possiamo però intravedere qualcosa dagli inizi della fondazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso, la cui notte di grazia fu la notte di Natale del 1939, quasi nuova rivelazione di una speciale bontà di Dio per la sua Chiesa, donata con Gesù Amore Misericordioso, da Maria Madre di Misericordia.

Già un anno prima, nel novembre del 1929, la giovane religiosa aveva visto in una delle sue famose "distrazioni" la Vergine Maria con l'Abito delle future Ancelle, le prime delle quali avrebbero emesso i voti privati nella nuova Opera il 24.12.1930 nell'appartamento avuto in affitto dalla Contessa De Fuensalida, nella Calle Velázquez di Madrid.

Fu l'inizio dell'Opera, poi così provata e combattuta per anni e anni, ma che sembrava avere diffusione in misura che incontrava difficoltà. Come non ricordare la gioia "mariana" della Madre in alcune date così apertamente segnate dalla benedizione della Vergine? Il 31 maggio del 1932, festa di Maria Mediatrice è inaugurata la Casa di Bilbao. Il 24 settembre 1933, festa di Nostra Signora della Mercede, è accettata la fondazione di Larrondo, nei primi disegni della Madre destinata ad essere centro della devozione a Gesù Amore Misericordioso. Nella festa dell'Immacolata dello stesso anno s'apre a Santurce la Casa, così cara alla Madre, perché destinata a creature subnormali. L'8 settembre 1935 segnerà nel Nome di Maria Bambina la nascita della Casa di Ochandiano (Vizcaya), mentre la vigilia dell'Annunciazione dell'anno seguente porterà la decisione della fondazione romana di Via Casilina, oggetto poi di tanto amore della Madre, che durante la guerra la vorrà chiaramente e pubblicamente mariana con il voto della collocazione d'una riproduzione in marmo della statua della regina Pacis di Santa Maria Maggiore che decora l'ingresso. La benedizione della prima pietra della casa era avvenuta nel segno di santa Maria della Speranza il 18 dicembre 1942. E non bisogna dimenticare che la benedizione della prima Cappella di Villa Certosa era avvenuta la festa della Visitazione del 1936, giorno nel quale la Comunità veniva costituita ufficialmente ed era accolta la prima bambina povera come interna. La Madre stessa in una lettera del giorno successivo sottolineava la coincidenza mariana, rilevando che la Visita si era ripetuta con l'arrivo di Gesù Eucarestia portato da Maria.

L'enunciazione dei passi mariani voluti nella storia della Congregazione dalla Madre Speranza potrebbero continuare.

Preferisco astenermene, concludendo però con l'accenno alla grande festa nell'aiuto della Madre della Misericordia per un caso particolarmente sofferto della vita delle Ancelle dell'Amore Misericordioso.

Mi riferisco alla nota avventura secessionistica della Casa di Colloto-Oviedo, che, inaugurata nella festa della Madonna della Speranza del 1935, ben presto divenne fonte di gravi preoccupazioni, fino a rendere la Comunità ribelle alla Madre. Questa, dopo aver pregato e sofferto all'inizio di Ottobre del 1939 riusciva a recarsi sul posto e ad entrare in casa, rionedo le sorelle quasi per forza in refettorio. Le prime parole nell'ora così grave? tre Ave Marie. E quando, consumata ormai la separazione, il 27 novembre 1941, le suore che avevano ceduto al nemico si allontanarono, lasciando la casa alle figlie fedeli, la Madre si rallegrerà, con la signorina Pilar de Arratia che il miracolo così desiderato fosse avvenuto "precisamente in un giorno dedicato alla Santissima Vergine, con riferimento - indubbiamente - alla festa dell'apparizione della Vergine Immacolata a Caterina Labouré, alla rue du Lac di Parigi.

È dal periodo immediatamente precedente l'affermazione confortatrice della Madre, in una circolare alle sorelle di Spagna: «la nostra dolce Madre, consolatrice degli afflitti e rifugio dei pentiti è accanto a noi».

Essa ne era convintissima. si direbbe che la sua convinzione era convinzione di fede nell'aiuto potente di Colei che doveva soprattutto essere guida, maestra, sostegno nell'accogliere, amare, servire Gesù con lo spirito e la fedeltà di Maria, prima Ancella dell'Amore Misericordioso nel servizio incondizionato dei progetti della sua volontà.

La Madre Speranza vede la Madonna e la sente nella propria vita come l'Ancella di Cristo e umile serva del mistero e della storia della Salvezza. D'altronde la comprensione carismatica del Servo di Javéh nella sua funzione misteriosa di salvatore e redentore di tutti gli uomini - che è al centro della "rivelazione" a lei data - mi si perdoni il termine - di Gesù Amore Misericordioso, non poteva attirarla ad altra immagine della Vergine. È quella che praticamente nell'Evangelo dell'Infanzia di Luca propone di sé la Vergine stessa di Nazareth, accogliendo la speciale consacrazione alla vita del Salvatore. È l'immagine che compendia il Vangelo di Luca, lieto annuncio della gioia dello Spirito, offerta ai piccoli e ai poveri che pongono tutta la loro ricchezza sulla misericordia del Salvatore.

Per la Madre Speranza, contemplare Maria e seguirla nella vocazione di Ancella dell'Amore Misericordioso fu sempre tutt'uno. Al di là del rosario, contemplazione dei misteri della salvezza con l'anima di Maria, ben poche devozioni. La devozione base per lei fu sempre il seguire la Vergine con gioiosa prontezza e fedeltà, specialmente nelle ore dolorose della fede, nel fare la volontà di Dio, anche quando risultasse di difficile comprensione e non riuscisse ad essere vista nella sua finalità.

Comprendiamo facilmente perciò le implicazioni evangeliche dell'«Ecce Ancilla Domini», che ha una accentuazione così forte nell'avventura, a prima vista, si sarebbe tentati, al di là delle pure parole, a non vederci nessun riferimento a Maria. È vero e non è vero. Poiché per me è fuori dubbio che tutto nell'esperienza della Madre è orientato potentemente a Cristo Gesù, nello Spirito, per la gloria del Padre. La Madre Speranza sogna Cristo, pensa a Cristo, desidera Cristo, vuole Cristo. Brama di trasformarsi in Lui, vuole rivivere la sua pasqua di morte e resurrezione, intende essere voce e annunzio di Lui e di quell'Amore Misericordioso che tutti attende, che tutti ama, che tutti vuole salvare.

L'Ecce Ancilla è volontà potente di perdersi, trasformata pienamente, nella volontà di Cristo Gesù servo del Padre.

Ma è proprio guardando Maria, ispirandosi a Maria, lasciandosi portare da Maria, che la Madre sa di potere essere autentica Ancella dell'Amore Misericordioso. Per questo l'Ecce Ancilla suo è eco dell'Ecce Ancilla dell'umile vergine di Nazareth, pienamente e totalmente disponibile nella fede, nella speranza e nella carità ai progetti di misericordia di colui che si è ricordato della sua misericordia che di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono.

Sarebbe bello analizzare i vari testi di lettere, o esortazioni nei quali ritorna quasi amorosa professione di identità ecclesiale per sé e per le figlie, la risposta della Vergine all'Angelo. Ne ho trovato l'esplicito accenno una decina di volte. Se si può in qualche modo compendiare il contenuto, si direbbe che nelle parole c'è un atteggiamento o, meglio, una disposizione teologale con la quale si vuol rivivere l'umiltà di Colei che "eccelle tra i poveri del Signore" il suo abbandono totale alla volontà di Dio, il desiderio fortissimo di servire al mistero dell'Amore Misericordioso consumato sulla Croce per la vita pasquale di tutti noi, poveri peccatori. Direi ancora che l'Ecce Ancilla nell'esperienza della Madre Speranza è espressione di accoglienza piena di sé e per tutto il mondo - come Maria e con Maria - di Cristo Redentore del suo Vangelo di salvezza con tutte le sue esigenze.

È in questa prospettiva che io intendo le parole con cui la Madre nella festa della Madonna del Carmelo del 1954 delinea la fisionomia mariana delle sue Ancelle nella già accennata lettera alla Congregazione dei religiosi: «La Congregazione si gloria di avere come Patrona Maria, ancella del Signore, e tutto lo spirito per quanto riguarda sia la vita interiore, sia le molteplici attività esterne delle religiose, proviene dall'umiltà con cui Maria accettò di essere Madre del Verbo Incarnato, Amore Misericordioso, "Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum".

La sua "pietas" particolare alla Vergine Mediatrice, da considerarsi storicamente nella prospettiva del movimento che si ebbe in Spagna, specialmente nel tempo vissuto dalla Madre a Villena tra le Figlie del Calvario (1915-1921) e poi tra le Religiose dell'Insegnanza di Maria Immacolata o Clarettiane (1921-1930) e sotto l'influsso della spinta data dal servo di Dio P. Giovanni Arintero, O.P., per quanto sembri strano, va vista in questa luce, come prova il famoso testo del Balance, che troveremo in seguito. In esso la Mediatrice è proposta direi nella luce evangelica del Magnificat. È potente sul Cuore di Dio, perché piccola e umile. "Maria è una creatura come noi, di profonda umiltà, che non desidera che essere sempre la serva del Signore". Perciò serva dei suoi disegni di Amore Misericordioso.

D'altronde la preghiera della Madre redatta nel dicembre del 1959 e rivolta alla Vergine delle braccia continuamente alzate ad implorazione della Misericordia e compassione di Gesù per chiunque è in necessità, chiede il trionfo dell'Amore e della Misericordia da parte di Colui che è Padre buono. Ma insieme la Madre implora l'amore e la fiducia dei santi, aumentato della vita teologale, implorando da Maria: «insegnami a fare sempre la volontà di Dio».

In questo senso si potrebbe dire che la Madre Speranza ha sentito la maternità di Maria come un aiuto di grazia per vivere la totale fedeltà a Gesù Amore. Maria è perciò Madre di speranza che comunica le grazie necessarie per praticare le virtù, come scriveva alla sua omonima M. Speranza Pérez del Molino. E il giorno dei suoi voti perpetui a Villa Certosa nella festa del S. Cuore del 1942 la Madre stessa si rivolgerà alla Madonna con la nota preghiera: «Vergine SS., tu che sei la vera madre di tutti gli uomini, prendimi sotto le tue materne cure per amore del tuo divin Figlio. Da oggi, giorno della mia professione, ti scelgo come madrina della mia nuova vita spirituale e della mia felicità, perché tu sia sempre la mia speciale e tenera Madre che mi provvede benevolmente in tutto in questa vita e mi prende nelle sue braccia nell'ora della mia morte».

Indubbiamente vivere nella maternità di Maria è vivere con umile e totale disponibilità il mistero della Croce, per partecipare in qualche modo al mistero materno della salvezza.

Quando nel febbraio del 1952 la Madre Speranza durante la Via Crucis , ebbe la "distrazione" della quarta stazione "contemplando il martirio del Cuore di Gesù e della Madre", questa partecipazione alla maternità di Maria stava maturando nel grande progetto dei Figli dell'Amore Misericordioso, allora particolarmente osteggiato. La Madre non aveva mai avuto paura del dolore: soffriva però di non essere degna del disegno di Dio! Ed era un disegno mariano anche quello dei Figli, tanto desiderati e sognati, specialmente nelle ore nelle quali tutto sembrava crollare e per sempre. Nel 1951, all'inizio della fondazione va con la Madre Ascensione e col primo figlio a Loreto, dove in modo misterioso, riesce ad evadere dal posto dove era ospitata, riesce a penetrare a porte chiuse nel Santuario e a passare tutta la notte nella santa Casa, in unione con Cristo e la sua Ancella implorando la grazia del compimento anche di quella volontà di Dio.

Si direbbe che i Figli dell'Amore Misericordioso abbiano avuto il loro battesimo ai piedi della Vergine nera, regina delle Marche in quella notte santa.

Per cui si comprende che dopo l'ordinazione del 1° Figlio dell'Amore Misericordioso, il p. Alfredo Di Penta, la Madre abbia voluto immediatamente adempiere la promessa fatta a Maria di presentare alla Vergine i primi dodici sacerdoti della Congregazione "in memoria del 12 agosto".

Quell'8 luglio 1955 la Madre, colpita improvvisamente da una delle sue misteriose "enfermedades" materne, non poté accompagnare i figli a Loreto.

Spiritualmente, però, essi ai piedi dell'Ancella del Signore, avvertirono di certo la presenza invisibile di Colei che in Maria e con Maria li aveva generati al e per l'Amore Misericordioso.

In una nota spirituale del 1952 la Madre Speranza ha scritto: "Il buon Gesù mi chiede che mi eserciti in atti di affetto verso la SS. Vergine, madre sua e nostra, raccomandandole i suoi sacerdoti e i religiosi... perché essa, dispensatrice dei doni divini, insegni loro a camminare per la retta via cercando il suo amore e la sua misericordia".

È l'ora della maturazione piena delle antiche aspirazioni sacerdotali, che ormai stanno realizzandosi attraverso i suoi Figli.

L'amore immenso per i poveri peccatori diventa sempre più marcatamente amore per i sacerdoti, sollecitudine per i sacerdoti, preoccupazione di santità per i sacerdoti.

Mossa dallo Spirito, che le ha dato una sensibilità teologale commovente per i ministri del prodigio dell'Eucarestia, espressione massima della Misericordia che si fa presenza, attesa, accoglienza, dono, trasformazione, comunione totale in Cristo con i fratelli, vorrebbe abbracciare come Maria tutti i sacerdoti per renderli testimonianza viva di quello che sa fare l'Amore Misericordioso trasformatore, messaggio, richiamo, dono di questo Amore e Misericordia per tutti gli uomini.

Si direbbe che Colei che è "più madre di lei" come si esprimerà con semplicità, l'abbia plasmata proprio per questa maternità, con la quale sembra riflettere le tenerezze e premure della Vergine Maria per il sacerdote e vittima, Gesù Signore.

Collevalenza sarà, soprattutto, mistero di accoglienza, di perdono, di misericordia, nell'esaltazione di quell'Amore che vuol salvare tutti i lontani, i peccatori, i sofferenti nel corpo e nello spirito, attraverso i sacerdoti, i primi invitati ed accolti al banchetto nuziale dell'Amore Misericordioso sulla Croce e nell'Eucarestia, coloro che non sono ospiti, ma di casa, nella Casa della carità di Cristo e di Maria.

Non è questo, in fin dei conti, nella lunga gestazione e maturazione così sofferta, il significato del progetto dei sacerdoti diocesani con voti, elemento integrante della Famiglia dei suoi Figli?

Com'è bello pensare che accanto al Crocefisso dell'Amore Misericordioso la Madre abbia voluto sin dall'inizio la Vergine Mediatrice, nel suo atteggiamento orante e sacerdotale, erigendone la grande statua ancora prima di costruire il grande santuario basilica.

Quasi a dire chiaramente come essa vedeva in Maria la signora del suo cuore, la sovrana dei suoi pensieri e dei suoi progetti, l'espressione materna più bella dell'Amore Misericordioso, la Madre sua e di tutti i suoi figli, specialmente dei membri della sua molteplice ed unica famiglia, dei sacerdoti e di coloro che, mediante essi, vuol dare al "buon Gesù" i peccatori.

"Amiamo molto la Santissima Madre". L'esortazione esprime una esperienza fatta vita nella luce del Vangelo dell'Ancella della Misericordia.

2 Alcune linee del suo insegnamento spirituale su Maria Mediatrice e Madre di Misericordia

È proprio nella luce del vangelo che va visto e accolto il messaggio mariano della Madre Speranza di Gesù.

Essa, come è noto, non ha lasciato trattazioni teologiche sulla Santissima Vergine e, anche quando nei suoi scritti, di ordine pratico e formativo, tocca qualche principio teologico, si aggancia con sicurezza al vangelo, letto e meditato nella Chiesa e dalla Chiesa. Nessun accenno a visioni o rivelazioni, sulle quali pure ancora si insisteva in una certa letteratura spirituale e anche teologica del suo tempo. Come esclusione di qualunque sentimentalismo sterile.

Certamente ha pena di coloro che, favoriti dalla Vergine, verso di Lei "no tienen fervor y no sienten calor". Ma vuole che la pietà sia fondata sulla verità, si manifesti nel compimento della volontà di Dio, crei disposizioni e opere che rivelino che in ogni devoto di Maria riviva maternamente la prima umile e fedele Ancella dell'Amore Misericordioso beata perché ha creduto, beata perché ha accolto la parola, l'ha custodita e contemplata nel cuore, l'ha servita, compiendo fin sotto la croce la volontà di Dio.

Nella Novena dell'Amore Misericordioso, fin dal primo giorno, la Madre ha espresso tutta se stessa, rivelando le prospettive evangeliche esatte della sua teologia e pietà mariana quando pregò e fece pregare.«Tu, Madre mia, che generasti e con le tue delicate mani curasti il Buon Gesù, educami e aiutami nel compimento dei miei doveri, conducendomi per i sentieri dei comandamenti.

Dì per me a Gesù: Ricevi questo figlio; te lo raccomando con tutta l'insistenza del mio cuore materno».

Dobbiamo rilevare nella linea di quanto si è già detto, che l'insegnamento della Madre Speranza è più contemplativo che nozionale, più ordinato al gusto sapienziale che alla pura cultura, proteso più alla vita evangelica sulle tracce dell'Ancella dell'Amore Misericordioso che alla pura speculazione. Inoltre la dottrina della Madre è occasionale: va perciò ricercata in tutti gli scritti o le registrazioni giunte a noi. Ma anche con tale carattere noi possiamo avere una dottrina mariana chiara, completa, sicura.

Maria, Ancella della Salvezza nell'Amore Misericordioso e Madre della Misericordia secondo la nostra Madre Speranza si rivela:

1° Fin dall'Incarnazione: il suo consenso umile, generoso, nella fede, la rende serva del progetto misericordioso di Dio che Ella abbraccia con tutta l'anima, mettendosi a disposizione del progetto universale di salvezza come Madre Immacolata, chiamata dalla volontà della Trinità a essere accanto a Cristo in tutta l'opera della Misericordia. È quello che troviamo nelle pagine umili e semplici del primo libro della Madre "Las Esclavas del Amor Misericordioso", dove incontriamo con la Madre di Dio, Madre di Misericordia, con Colei che dice di sì per tutti gli uomini, perché tutti gli uomini accogliendo Cristo Amore Misericordioso, son chiamati in Maria e con Maria, alla salvezza in Gesù.

2° Il mistero della Visitazione è l'annuncio e la prima realizzazione di tale misericordia offerta dopo la nascita di Gesù nel servizio di umiltà, carità, gioia per la santificazione di Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta, primizia del dono della grazia che è Gesù stesso salvatore e santificatore, fatto dal Padre attraverso Maria quando vuole visitare l'umanità nella sua misericordia.

La visita di Cristo avviene attraverso Maria, Dio ci visita in Cristo mediante la Madre della misericordia; accoglie di essere salvo e santificato chiunque percepisce Gesù, lo adora, lo accoglie, sobbalza di gioia in Lui presente e donato dalla Madre Sua.

3° Maria è madre che accompagna Cristo Gesù, il Buon Gesù, il dipanarsi del suo mistero di salvezza nella fede, nella speranza e nella carità; la Madre sta quasi all'ombra sottolinea Madre Speranza, perché Lui si riveli e sia accolto, rivelandosi apertamente accanto a Lui, Madre di Misericordia, solo nell'ora della sofferenza, della persecuzione, della croce. È allora, che nella passione del Figlio e Sua nell'ora per eccellenza della manifestazione e della glorificazione dell'Amore Misericordioso, Maria è accanto a Gesù in modo pubblico, quasi a proclamare il disegno di salvezza che in Cristo Gesù, nel compimento del suo mistero Pasquale, la vuole associata a Lui nel dono della Misericordia, la vita nuova che a nuovo titolo la rende Madre di tutti gli uomini, rifugio dei peccatori, consolatrice di tutti gli afflitti, voce che chiama tutti i figli lontani all'Amore Misericordioso per incontrarvi la nuova vita, per diventare in Cristo Gesù e in Maria la Madre, nuove creature.

4° Nel Cenacolo la Vergine attende e implora lo Spirito dell'Amore Misericordioso sugli Apostoli e sulla Chiesa madre di salvezza e di misericordia.

Su di Lei piena di Spirito Santo fin dalla sua immacolata concezione, riempita in maniera più profonda ancora nella comunione più intima a Colui la cui ombra l'avvolse nell'Incarnazione, la Vergine implora in maniera più profonda, più intima sulla Chiesa che deve manifestarsi misericordia e salvezza per tutti gli uomini secondo la rivelazione; che subito dopo la Pentecoste, attraverso la parola di Pietro, capo della Chiesa annuncerà che l'ora della misericordia è venuta nella conversione a Cristo Gesù di tanti ancora lontani a Lui.

5° Assunta in Cielo, mentre glorifica l'amore, la Vergine Santissima è accanto ad ogni figlio collaborando alla sua santificazione, alla sua educazione alla volontà di misericordia di Dio.

È assunta, ma non è lontana, in Cristo, Amore e Misericordia è più vicina ad ogni uomo per renderlo sensibile secondo il progetto di Dio ad accogliere Cristo, a educarsi a Lui, fino a vivere quella formazione che si perde nella trasformazione totale nell'Amore Misericordioso.

Ella è mediatrice di grazia. La Madre ha accettato questa realtà meravigliosa. Mediatrice di grazia! Cioè, mediatrice di misericordia, di bontà; imploratrice della volontà di grazia di Dio che vuole salvare tutti: «Non perdiamoci d'animo - diceva la Madre - ricorriamo a Maria, Madre del Buon Gesù e nostra e nella piena confidenza chiediamole che ci aiuti e sostenga con la sua grazia perché non offendiamo mai Dio con un peccato deliberato. È certo - fa la teologa la Madre - che la SS. Vergine è subordinata alla mediazione del Buon Gesù, nel senso che Lei non può meritare od ottenere grazie se non per mezzo del suo Divin Figlio e così la mediazione della SS. Vergine serve perché sia sempre migliore e più efficace il valore e la fecondità della mediazione di Gesù.

Se veramente desideriamo camminare nella perfezione, amiamo ed invochiamo Maria Mediatrice e se desideriamo essere devoti di una Madre così dolce, è necessario che ci decidiamo ad affidarci interamente a Gesù per mezzo di Maria e per mezzo di lei a Dio.

Mistero di grazia e di amore! Affidarci a Maria, abbandonarci a Maria, contare su Maria, lasciarsi formare da Maria, lasciarci formare soprattutto a imitazione di Gesù mite e umile di cuore ai sentimenti di misericordia; la misericordia che compatisce, la misericordia che comprende, la misericordia che perdona, la misericordia che è paziente, la misericordia che è larga, la misericordia che è magnanima, la misericordia che vuole solo il trionfo dell'Amore Misericordioso che tutti vuole stringere a Sé.

È la suprema giustizia di Dio, l'essere misericordioso, il perdonare, l'amare ciò che Egli realizza attraverso la Vergine santa. Guardare così la Vergine! Imparare così come la Madre ha proposto nella "Perfección de la Vida religiosa" il mistero di Maria nella nostra vita, la Madre che ci è accanto per insegnarci chi è Gesù Amore Misericordioso, per riviverne l'esperienza di grazia in noi accogliendolo come Lui vuole essere accolto per poter veramente essere sempre più nella vita. Il culto alla Vergine, quel culto liturgico soprattutto che la Madre ha tanto amato e dal quale soprattutto la comunione con la Parola di Dio, il senso dell'Eucarestia, mistero della misericordia e della riconciliazione, sacramento di perdono. La Liturgia che le ha insegnato la discrezione e la sobrietà della creatura che prega più che implorando, mostrando semplicemente la necessità di chi soffre, la liturgia che l'ha portata a lodare, ringraziare, ed esaltare la misericordia di Dio di generazione in generazione, è stata la scuola che l'ha fatta perdere in Maria per poter con Lei sempre esultare in Dio, per poter sempre cantare in Lui la misericordia di grazia.

Il 13 gennaio 1954 in un momento di prova, la Madre avvertì una presenza speciale di Maria, "la Madre mi ha consolato dicendo che il suo Figlio sarà sempre nel mio cuore e non mi lascerà sola un momento; devo rimanere calma, darmi più alla contemplazione che alla tristezza e il Buon Gesù sarà molto più contento se io, non lasciandomi invadere tanto dalla tristezza, mi impegno a seguire pienamente i suoi insegnamenti e come Lui sospiri il tormento e le umiliazioni, sforzandomi di riflettere in me la sua perfezione. Che buona è la Madre! Con che amore mi ha trattato nonostante che io abbia tanto offeso il Suo Amato Figlio! Ella dimenticando tutto il dolore sofferto per le offese fatte al Buon Gesù, va sempre diretto a me, e come Mediatrice e Madre cerca sempre di porre la riconciliazione e l'unione tra Gesù e l'anima. Non credo che il Buon Gesù sia capace di non ascoltare le preghiere di Sua Madre.

Quando ora, cerchiamo la Madre Speranza, qui a Collevalenza, dopo averla contemplata di già in queste sue opere, ci rechiamo nella Cripta dove il suo corpo, quasi sepolto da una zolla che fa pensare al chicco morto che prepara la vita nuova, riposa sotto lo sguardo di Maria tra gli Apostoli nel Cenacolo. È l'unico ornamento grafico che decora la minuscola cupola dell'altare del tempio inferiore dedicato alla Mediatrice celeste.

Sotto questa basilica meravigliosa che è anche basilica della Mediatrice divina, le cui campagne portano soprattutto il nome della Vergine del Pilar, della Vergine Mediatrice, della Vergine Madre di misericordia, e guardando alla Madre per rifarmi a quanto ho detto all'inizio, si penserebbe che il rosario si sia fermato al mistero del fuoco dello Spirito della Pentecoste, ritratto nella cupola. Ma non si ferma mai la corona benedetta quando è lo Spirito dell'Amore Misericordioso che la muove muovendo dal di dentro chi Egli anima a vivere il mistero di Cristo che con Maria, Madre di Misericordia, tutti vuole salvare e assistere "finché non siamo condotte nella Patria beata". Si direbbe che più che mai viva, la Madre Speranza ancora ripeta le parole che ha insegnato ai Figli e alle Figlie: "pregate, o Madre nostra (Maria), per il mondo, per la Chiesa, per il Papa, per la nostra Patria. Pregate... per tutti gli uomini, affinché lo Spirito Santo spanda i sui doni su di essi, li converta e li salvi. Così sia".

p.Valentino Vacca o.c.d.

agosto 1986

MADRE SPERANZA

Una donna di speranza

L'ho conosciuta così donna di speranza. Incarnava meravigliosamente il nome "profetico" che le era stato dato nella sua giovinezza religiosa, il nome che la poneva sotto la protezione di S. Maria della Speranza, dandole in qualche modo un cuore largo, compassionevole, che faceva pensare a quello della Madonna.

Era venuta dalla sua Spagna in un periodo tragico. E a Roma la tragedia sembrò travolgerla. Fu il tempo della grazia. Con una serenità e un abbandono pieno di fede nel suo "Buon Gesù" e nella Chiesa, "lasciò fare" al Signore, sicura, perdutamente di lui. Si aveva l'impressione che la sofferenza, la contraddizione, l'incomprensione la fortificassero nella certezza assoluta della bontà di Dio.

Per cui sapeva attendere "sperando contro ogni speranza" l'ora di Dio, sicura che al momento sarebbe avvenuta.

Ma la sua era una speranza operosa, nella quale l'attesa piena di fede e di amore, maturava in azione decisa e coraggiosa.

Appunto perché contava su Dio ad occhi chiusi, agiva sicura dell'aiuto che metteva a sua disposizione l'onnipotenza dell'Amore Misericordioso. Il travaglio della fondazione a Madrid, la fortezza delle origini a Roma, a via Casilina, la resistenza indomita dimostrata a Collevalenza, la presentano una donna che quanto più incontra opposizioni e difficoltà, tanto più "tira avanti" all'insegna delle grandi certezze della speranza.

Erano certezze attinte e maturate nella semplice e filiale preghiera. Grande contemplativa, Madre Speranza di Gesù ha sempre conservato, sino alla fine nella sua orazione, l'atteggiamento fiducioso, semplice, immediato del fanciullo che sa di poter tutto sul cuore del Padre che lo ama.

Ed è in questo atteggiamento filiale che sboccia dal suo spirito quella "parresia" che la fa parlare col Signore con l'audacia dei grandi profeti ed amici di Dio. È dal febbraio 1964 la "confessione" nella quale si lasciò sfuggire che la vecchiaia l'aveva portata ad "altercare" con "Colui che non sa chiedere cose piccole e che ragiona poco". Felice "alterco" con Colui che è l'amore, e il cui ragionare è solo nella linea di una donazione immensa, generosa, imprevedibile! E se chiede, è perché vuol dare. O, come sottolineava la Madre, spinge al massimo la speranza, per creare il vuoto che egli vuol munificamente riempire di sé e della sua bontà.

È questa linea di speranza che la fa contemplatrice dell'Amore Misericordioso. Lo aveva imparato dal Vangelo, il suo grande unico libro. Teresa di Gesù Bambino le aveva trasmesso la sua sensibilità spirituale fatta di confidenza senza limiti per sé e per tutti i peccatori. Il P. Arintero l'aveva aiutata teologicamente - a sua volta aiutato da lei sapienzialmente - alla comprensione del mistero. Ma tutto riviveva in lei in maniera personale inedita ed irrepetibile, in virtù dell'esperienza profonda che rendeva la sua parola credibile, perché trasmessa come parola accolta dal "Buon Gesù" stesso. Un amore di Padre e di Amico che sa solo perdonare, compatire, attendere, perché sa solo amare. E, senza calcoli. La Madre si compiaceva in tutti i modi di rilevare, anche in altro senso, che Gesù "no ha sido nunca ecónomo" non sa calcolare: sa solo amare. E con fedeltà, con delicatezza, con dedizione, con rispetto della libertà, usando comunque tutte le arti, per far capitolare l'uomo sul suo Cuore, come se non potesse essere felice senza di lui.

La "teologia" della Madre è la teologia della speranza che sboccia in fiducia piena dell'Amore che vuole salvare tutti, anche i peccatori più induriti. L'Amore Misericordioso è il fondamento della speranza nell'Amore "Regale", crocifisso e risorto, per la salvezza di tutti gli uomini. Così, l'umile creatura che ha creduto alla speranza "che non confonde", è diventata madre di speranza per tanti fratelli ai quali ha proposto e propone il messaggio centrale del Nuovo Testamento, come a Collevalenza ebbe a sottolineare Giovanni Paolo II. Fin dal lontano 9 settembre 1965, parlando alle sue Ancelle aveva detto con certezza "un día, el Vicario de Cristo vendrá a visitar su Santuario". Era intuizione profetica o era grido si speranza? O, meglio, era insieme l'una e l'altra cosa? La speranza non venne mai meno in lei. L'aveva resa madre di figli e figlie nella duplice Congregazione che forma l'unica famiglia dell'Amore Misericordioso, ormai sparsa anche nel nuovo mondo.

L'aveva aperta ad una comprensione nuova del sacerdote diocesano e delle esigenze della sua perfezione evangelica. L'aveva resa messaggera ispirata di un Dio che tutto vuole stringere a sé. La rese alla fine, come aveva desiderato e predetto, vittima che s'immola silenziosamente, gioiosamente, senza stanchezze, per la gioia dell'Amore Misericordioso e per la Chiesa Madre, suo grande amore. Spesso negli ultimi tempi riusciva ad integrare la sua comunicazione con gli occhi: parlava, fino alla fine, coi suo occhi meravigliosi che ti penetravano e conquistavano. O, meglio conquistavano alla causa dell'Amore Misericordioso, conquistavano alla speranza di cui restò sempre testimone e messaggera convinta e ardente.

È la speranza che continua ad annunciare col Santuario dell'Amore Misericordioso e con le sue Ancelle e i suoi Figli a cui ha trasmesso come eredità di essere apostoli. In un apostolato che li "renda Amore Misericordioso" che sa fare viva fra gli uomini la suprema speranza che Dio a tutti nel Cristo apre le braccia e il cuore. Perché tutti ama e vuol salvare. Non è indicativo che Madre Speranza, umile ancella della grande speranza che fiorisce dall'Amore Misericordioso salvatore, si sia spenta alla vigilia dell'Anno Santo della Redenzione?

p. Valentino Vacca o.c.d.

marzo 1983