PROFILI DI MADRE SPERANZA – 29

P. Pietro Riva

 

Riflessioni sulla eccellenza della santità e dei carismi di Madre Speranza

 

Edizioni "L'Amore Misericordioso" - 2013

 

1 – Madre Speranza assetata di santità

Sin da adolescente Madre Speranza concepì il proposito di farsi santa, grande santa; diceva alla mamma: “Mamma io voglio diventare grande santa, come S. Teresa”; uscì dalle Figlie del Calvario perché lì non trovava le condizioni per farsi santa. Il farsi santa per lei diventò una specie di ossessione; era come un’ansia che non la lasciava riposare e che si è trasformata in volontà segreta, tenace e progressiva di attuare tale ideale di santità eroica. Eloquente è la seguente testimonianza processuale: “Posso assicurare che da quando io l’ho conosciuta fino dal 1933 a quando è morta nel 1983, non solo ai miei occhi, ma anche agli occhi di tutti, appariva con chiarezza che la serva di Dio ogni giorno che passava diventava sempre più santa e più perfetta in tutte le virtù” (S 148).

Madre Speranza ben sapeva che il Battesimo ci ha santificati ontologicamente con il dono della grazia deificante; la quale però reclama la santità etica, essendo quella il punto di partenza di un cammino di santità che non finisce mai in questa vita dal momento che Gesù ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Sapeva bene inoltre Madre Speranza che la professione religiosa costituisce un nuovo e privilegiato titolo per attuare la sequela di piena conformazione a Cristo e un mezzo efficace e spedito per accelerare il cammino di santità fino all’eroismo. Per questo Ella ha effettivamente realizzato il suo sogno giovanile di “assetata di santità eroica”, come dichiarerà il Magistero autentico pontificio con la prossima sua beatificazione, che speriamo preludio alla sua futura canonizzazione.

2 – Madre Speranza informata dalla speranza

Per Madre Speranza la speranza è stata insieme: il suo nome acquisito nel 1914 entrando tra le Figlie del Calvario, la seconda delle tre virtù teologali che lei ha esercitato in grado eroico, e la virtù connessa della fiducia nella divina Providenza, tanto evidente nella sua lunga vita, che a volte ha preso “accenti romanzeschi!”.

Fondatamente possiamo dire che la virtù della speranza-fiducia forma, per così dire, parte del carisma di Madre Speranza. Sin da giovane ella concepiva Dio non come giudice o rex tremendae maiestatis, ma come un padre provvidente e misericordioso, che privilegia il perdono, la compassione, l’attesa paziente del figlio prodigo, la ricerca della pecorella smarrita, la gioia del perdono sgorgante dal suo amore misericordioso è per Madre Speranza fondamento della speranza teologale.

Madre Speranza manifestava la virtù della speranza-fiducia a tutti i livelli, soprattutto e prima di tutto a livello spirituale ma anche, e in un modo significativo, a livello delle imprese materiali per le quali operava informata dalla speranza e dalla fiducia nella divina Provvidenza. Ella intraprendeva delle opere grandiose, secondo lei ispirate dal Signore, senza contare più di tanto sui mezzi umani. Era convinta che da sola non avrebbe potuto fare nulla: ma poiché il Signore le ispirava certe imprese umanamente impossibili da realizzare, diceva che era lo stesso Signore che avrebbe pensato a fornire i mezzi. Con questo spirito intraprese tutte le sue opere: si pensi alla casa di via Casilina, al complesso di Collevalenza, soprattutto al Santuario. Perfino gli ingegneri dicevano a volte che era pazza; ma poi, realizzata l’opera, riconoscevano che aveva ragione. Ella di fronte ai debiti che avrebbero fatto tremare chiunque, si mostrava serena e fiduciosa perché, come usava dire, Dio non tradisce mai; dicono i Santi della carità: “Là c’è la Provvidenza!”.

Questa speranza teologale e fiducia nella divina provvidenza, tanto vivace in Madre Speranza e nei cosiddetti Santi della carità, oggi è un poco fuori moda e, forse, anche negli Istituti Religiosi: perché l’uomo contemporaneo si sente padrone della vita che vuole gestire in proprio; perché ha fiducia illimitata e quasi magica nella scienza e nella tecnologia; perché molti si pongono la drammatica domanda: “Se Dio è buono e provvidente, perché il mondo è attraversato da tanto male?”; perché a volte certi predicatori o scrittori sacri hanno parlato e scritto di essa in modo caricaturale o parlando di “provvidenziali castighi” di Dio; perché l’uomo d’oggi ha molta più fiducia nella “Previdenza” che nella “Provvidenza” anche se quella è sempre ragionevole. Piacerebbero tanto a Madre Speranza i seguenti proverbi sulla Provvidenza: “A chi ben crede, Dio provvede; all’uccello cieco Dio fa il nido; Dio non manda mai bocca, che non mandi cibo; è meglio quello che Dio manda, che quello che l’uomo domanda; la provvidenza vale più delle rendite; quando il caso è disperato, la provvidenza è vicina; quando Dio chiude una finestra, apre una porta; “tetto di Chiesa gocciola sempre”.

3 – Madre Speranza animata dalla carità

Madre Speranza fu animata eroicamente dalla carità teologale verso Dio soprattutto e prima di tutto e in modalità di straordinaria intensità. Infatti il suo Diario è in gran parte un deliquio di amore al Signore, un canto dell’anima innamorata. Era così forte e così appassionato il suo amore, che appena si metteva davanti al Tabernacolo cadeva in estasi, mentre chiedeva a Gesù di darle un amore più forte e di darle delle sofferenze che purificano l’amore (I 383; S. 729, 734, 783, 775). Ella viveva sempre alla presenza di Dio e doveva farsi forza a volte per non “distrarsi”, cioè per non cadere in estasi.

Ma qui vorrei soffermarmi di più sull’amore di Madre Speranza verso il prossimo, che è emanazione e prova diretta dell’autenticità dell’amore di Dio. Cito un episodio eloquente tratto dalla Vita di Madre Speranza di Aldo Mª Valli e intitolata “Gesù mi ha detto”. Madre Speranza, giovane, entra in una comunità religiosa che si occupa dell’assistenza dei malati; ella racconta: “Passando con la Suora incaricata per una corsia, avevo notato un povero uomo in fin di vita, ormai quasi con il rantolo e che soffriva molto. Lo indicai alla Suora pensando che non se ne fosse accorta. Ella si avvicinò al letto del moribondo e con il lenzuolo gli coprì la faccia e se ne partì. Io ne restai tanto scontenta e provavo tanta pena per quell’uomo che soffriva. La Suora se ne accorse e mi disse: - Vedrai che anche a te col tempo ti si farà il cuore duro”- Madre Speranza disse tra sé: - “Mi basta questo: prima che il cuore mi si faccia duro, io me ne vado. – Ed è quello che ha fatto”. È uno dei tanti episodi di carità verso il prossimo che trapuntano la vita di Madre Speranza come le stelle trapuntano il cielo in una notte serena.

Madre Speranza aveva una vera ossessione per aiutare il prossimo bisognoso. Famosa la sua attuazione subito dopo la guerra del 1939-1945, nel rione Casilina a Roma. Tutti i giorni dava da mangiare in media a mille poveri. Aiutava personalmente a preparare il cibo e a distribuirlo. Vedeva nei poveri Gesù. Era solita dire, mentre preparava il cibo in cucina, che se fosse venuto Gesù in persona per chiedere un piatto di minestra non avrebbe aggiunto nulla perché preparava tutto come se fosse per Gesù, misticamente presente nei poveri. Ella si sentiva, per vocazione, una buona samaritana, emula del buon Samaritano evangelico; il quale, come il sacerdote e il levita, vide il semivivo sanguinante per terra, ne sentì i gemiti, ne provò grande compassione nel suo cuore che certamente non era di pietra; ma in più di essi egli non passò oltre, bensì si calò nella miseria del giudeo semivivo, ne ebbe compassione nel senso di voler agire per lui nella solidarietà fattiva, dimostrata negli atti caritativi elencati nel vangelo di Luca (10, 33-37).

È assai importante sottolineare che la carità verso il prossimo bisognoso, debole, ammalato ed emarginato per Madre Speranza aveva un’anima ed una motivazione soprannaturale: quella della presenza mistica di Cristo Capo nelle membra del suo Corpo Mistico per questo si è detto sopra che ella vedeva nei poveri Gesù e li serviva bene come se fossero Gesù in persona: “L’avete fatto a me!” (Mt 25, 40).

4 - Madre Speranza, donna forte

È ovvio che, parlando della fortezza in Madre Speranza, non intendo parlare della fortezza fisica e muscolare, eccellente negli atleti che si esibiscono negli stadi e che è finalizzata, come dice S. Paolo, “ad ottenere una corona che appassisce” (1Cor 9,25).

Intendo solo accennare in Madre Speranza alla fortezza in quanto significa una certa fermezza d’animo o energia di carattere, la quale di per sé non è una virtù speciale, ma piuttosto una condizione generale che accompagna ogni virtù, la quale suppone sempre fermezza ed energia, che Madre Speranza ha posseduto e che l’ha animata a cavarsela positivamente e virtuosamente in tante complicate e dolorose vicende della sua vita. Tale fermezza di carattere in lei, però, non è mai sconfinata in testardaggine, in atteggiamenti dal cuore duro, nel volerla spuntare ad ogni costo e in forme di dominio autoritario.

Intendo invece parlare, più ampiamente, di quella fortezza che brilla di straordinario splendore e con tratti propri in Madre Speranza: essa è la fortezza, terza virtù cardinale, infusa nell’anima con la grazia santificante e che spinge l’appetito irascibile e la volontà a non desistere dal conseguire il bene arduo e difficile, neppure quando è in pericolo la vita corporale o spirituale; e insieme intendo parlare di quella fortezza che è il quarto dono dello Spirito Santo, abito soprannaturale che irrobustisce l’anima affinché pratichi, per istinto dello Spirito Santo, ogni specie di virtù eroiche con la invincibile fiducia di superare i maggiori pericoli e le maggiori difficoltà che possano sorgere; questo dono dello Spirito Santo conferisce all’anima una irremovibile energia nella pratica delle virtù; distrugge completamente la tiepidezza nel servizio di Dio; rende l’anima intrepida dinnanzi a tutti i pericoli e a tutti i nemici; fa sopportare i più grandi dolori con piacere e gioia; dà all’anima, oltre che all’eroismo nelle piccole cose, anche nelle grandi cose. Questa fortezza virtù e dono Madre Speranza l’ha esercitata in grado eroico.

Chi ha la buona volontà di leggere anche frettolosamente la Positio sull’eroismo delle virtù in Madre Speranza, in tre volumi di complessive 2393 pagine, si convincerà fermamente che ella ha esercitato nella sua vita la fortezza virtù e dono dello Spirito Santo in un modo eminente e costante; e che tutte le caratteristiche qui sopra elencate vi si trovano ben documentate e attuate nella sua vita di donna forte.

- Basti qui una rassegna sommaria che documenti la fortezza eroica di Madre Speranza. Ella fu forte: nella fede, incrollabile, profonda, tenace, assoluta, incarnata nella sua persona; tutte le sue aspirazioni, lotte e problemi avevano come movente la fede; nella speranza, che in lei diventava certezza nella positiva fine del suo progetto carismatico di Fondatrice e nel lieto fine delle sue opere; nell’invitta pazienza, nel sopportare tante prove e calunnie dall’alto e dal basso, a destra e a sinistra; nella obbedienza soprattutto ai tre canali privilegiati della volontà di Dio, quali erano per lei la Chiesa, il Padre Spirituale e i Superiori anche quando gli ordini erano pesantissimi e i castighi ingiusti; nella virtù evangelica della umiltà dimostrata sempre e particolarmente nel maggio del 1942, quando il Santo Ufficio le tolse la guida della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso; nella pietà, imbevuta di grandi esperienze mistiche, ancorata ad una spiritualità teologale e cristocentrica, centrata nella devozione all’Amore Misericordioso; nella destrezza intelligente e virtuosa nell’estinguere un tentativo di scisma di numerose Suore di Spagna che accusavano Madre Speranza di sacrificare risorse e personale delle opere di assistenza alle bimbe povere per destinarle all’opera trionfalistica del Santuario di Collevalenza; e finalmente nella persecuzione subita da quasi tutti i Vescovi Spagnoli, fino al punto che si vide costretta a venire in Italia per poter esercitare il suo apostolato.

Questa tappa della vita di Madre Speranza ha insieme del drammatico, del romanzesco, dell’incredibile. L’Arcivescovo di Madrid arrivò fino alla minaccia di scomunica per Madre Speranza e perfino non diede al nuovo collegio per bambine eretto da lei e che aveva più di 20 religiose e 500 bambine, il permesso di avere il Santissimo in Cappella, costringendo tutte a dovere uscire per andare a Messa. Quanta fortezza ha dimostrato Madre Speranza, qualificata da tale Arcivescovo come “demonio vestito da Suora!”. Non so se a Madre Speranza in quegli anni sia venuta la tentazione di piantare lì tutto e tutti e di ritirarsi a vita contemplativa, ma sono certo che se le è venuta tale tentazione, lei donna forte l’ha scacciata con decisione con una specie di “Vade retro, Satana!” (cfr. Mt 4,10).

5 – Madre Speranza assimilabile a P. Pio da Pietrelcina

Parlando di “assimilazione” non intendo abbassare l’altissima statura spirituale di P. Pio. Entrambi erano contemporanei; entrambi soffrirono incomprensioni perfino dalle autorità della Chiesa; entrambi crearono dei grandi complessi: P. Pio un ospedale, Madre Speranza una casa di accoglienza di più di 400 letti; entrambi furono graziati con il dono delle stimmate; entrambi furono condannati dal S. Ufficio: il P. Pio con la proibizione di dire la Messa in pubblico, la Madre Speranza con la cessazione della sua autorità da superiora generale; entrambi, superate le difficoltà, attiravano a sé migliaia di pellegrini: Nel caso di Madre Speranza perfino Giovanni Paolo II si recò a Collevalenza a pregare nel Santuario e a visitare la Madre Speranza ormai in carrozzella.

E non vi è dubbio alcuno che si tratti di una donna che suscitò delle polemiche, dei contrasti tra i Superiori e che, come il P. Pio, ebbe numerosi ammiratori e detrattori. Alla fine, in entrambi i casi, quasi tutti, cominciando dalle autorità della Chiesa, si resero conto che si trattava di due grandi santi.

In relazione alla Madre Speranza la sua vita, come quella di P. Pio, è costellata di fatti misteriosi, di miracoli clamorosi, di bilocazioni, di fatti straordinari e allo stesso tempo avvenimenti comuni, se si vuole, prosaici, che dimostrano l’umiltà della Madre Speranza. Ella è la donna che cade in estasi durante la preghiera e che passa delle ore in cucina sbucciando le patate; che ha le stimmate nelle mani e insieme va a zappare la terra o serve con umiltà il pranzo ai Sacerdoti. In tutto il percorso della sua vita, però, c’è un filo conduttore: Gesù è lo scopo di tutte le sue azioni. Era talmente vitale il rapporto di Madre Speranza con Gesù che mai il diavolo, chiamato da Madre Speranza “el tiñoso” (I 565-567), con le sue tentazioni e le sue ossessioni, è riuscito minimamente ad allontanarla da Lui, anzi ha reso più intensa l’unione dello Sposo con la sua Sposa.

Possiamo concludere, riguardo ai fenomeni mistici, che Madre Speranza fu grande mistica:

  1. per l’estensione nel tempo: le “prime manifestazioni di vita mistica iniziano nel 1921 e termineranno con la sua morte nel 1983;

  2. per la quantità e la qualità dei fenomeni mistici: si trovano quasi tutti quelli elencati nei manuali di teologia mistica comprese le stimmate;

  3. per la completezza del suo cammino di mistica: dalla notte passiva dei sensi con le prime estasi, alla notte oscura dello spirito, attraverso il cammino della croce, fino alla contemplazione infusa, allo scambio del cuore, per arrivare alla unione trasformante (I 558-611).

 

6 – Madre Speranza apostola dell’Amore Misericordioso

È noto che la devozione all’Amore Misericordioso e l’educazione e l’assistenza delle bambine più povere sono da considerarsi due proprietà e caratteristiche centrali del carisma di Madre Speranza, trasmesse alle due Congregazioni da lei fondate.

Riguardo alla devozione all’Amore Misericordioso, va precisato che il termine “devozione” va inteso qui nella sua accezione teologica “di dedizione, consacrazione e servizio”, in modo che tutta la vita spirituale del “devoto” è condizionata, caratterizzata e informata dall’Amore Misericordioso, rivelatosi e comunicatoci in Gesù Cristo (I 528-529); va inoltre precisato che questa devozione all’Amore Misericordioso non è stata inventata da Madre Speranza e dal domenicano P. Juan González Arintero; essi hanno raccolto, approfondito e arricchito sotto certi aspetti una eredità di tanti altri che, nel corso dei secoli furono chiamati a preparare, per questi nostri tempi, una particolare rivelazione della Misericordia di Dio che è Amore. Ricordiamo solo S. Margherita Alacocque, S. Teresa del Bambin Gesù, il gesuita P. Daniele Considine, S. Faustina Kowalska.

Senza precisare ora le differenze e le preferenze tra la devozione alla Divina Misericordia e quella all’Amore Misericordioso, sostanzialmente convergenti e in buona parte identificantesi tra loro, vanno ricordati tra i promotori della devozione della Misericordia di Dio: il beato Papa Giovanni XXIII per la sua affermazione dell’11.X.1962: “La Chiesa si è sempre opposta agli errori, spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora tuttavia la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia che della severità”; il messaggio della misericordia, inoltre, fu il tema guida del lungo pontificato del beato Giovanni Paolo II, soprattutto con l’enciclica “Dives in misericordia” (1980); con la canonizzazione di Faustina Kowalska (30.IV.2000); con la consacrazione del mondo alla misericordia divina; proclamando la domenica dopo Pasqua, la domenica della Divina Misericordia (17.VIII.2002); e dicendo nel suo ultimo libro “Memoria e identità”: “Il limite imposto al male è in definitiva la divina misericordia” (p. 70); in questa prospettiva il tema della Divina Misericordia centrale nell’Antico e nel Nuovo Testamento, è diventato un tema fondamentale per il secolo XXI in risposta “ai segni dei tempi”. Nella qualificata schiera dei promotori di tale tema e devozione un ruolo più che rilevante l’ha avuto Madre Speranza, non dimentichiamo però che il trionfo della Divina Misericordia e dell’Amore Misericordioso ha trovato non pochi ostacoli in Spagna, in Francia e a Roma da parte del S. Officio, che ha inquisito anche Madre Speranza; ma fu un calvario che ha preparato il trionfo incontrastato di questa devozione, oggi pacificamente acquisita e fiorente in tutta la Chiesa, fino ad avere un Papa Francesco che ha qualificato tutto il suo ministero petrino come ministero della misericordia divina.

È preferibile la devozione alla “divina misericordia” di S. Faustina o quella all’Amore Misericordioso” di Madre Speranza? Personalmente simpatizzo di più per questa,

  1. perché in quella la misericordia è un sostantivo; in questa è l’Amore il sostantivo; e l’Amore è nell’essenza eterna di Dio, mentre la misericordia è una proprietà di Dio, espressione storica dell’Amore di Dio per l’umanità peccatrice;
  2. perché quella nel suo quadro raffigurativo fa direttamente riferimento al Cristo Risorto, mentre questa nel suo quadro raffigurativo, ispirato dal Signore a Madre Speranza e da essa voluto, fa riferimento al Cristo Crocifisso, più significativo e più capace di rivelare l’Amore misericordioso di Dio Padre e di Gesù, vittima di espiazione dei nostri peccati;
  3. perché ritengo la devozione all’Amore Misericordioso di Madre Speranza più efficace nel superare la fredda definizione scolastica di Dio come “Ipsum esse subsistens” (sempre pienamente valida) e nel fare spazio al Dio biblico: Padre compassionevole; “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2 Cor 1,3); secondo Agostino e Tommaso: Dio che ha il proprio cuore (cor) vicino ai miseri (miseri); Dio che ha detto: “Perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira” (Os 11,9). Nel Salmo 86,5, Dio è così cantato: “Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca”.

7 – Madre Speranza potente nell’intercessione

La potenza di intercessione presso Dio Misericordioso e Provvidente di Madre Speranza per ottenere grazie di sanazione è dimostrata ed evidenziata ad abundantiam nel Santuario di Collevalenza, nel complesso delle sue attività pastorali e nell’uso devoto dell’acqua benedetta promanante dalla fonte locale, fatta attivare personalmente da Madre Speranza.

Qui mi interessa fare un breve cenno alla sanazione prodigiosa autenticata come tale dalla Consulta Medica Vaticana, dal Congresso dei Consultori Teologi, dalla Congregazione ordinaria dei Cardinali e Vescovi e, soprattutto, approvata come autentico miracolo, cioè come sanazione scientificamente inspiegabile e ottenuta per intercessione di Madre Speranza, dal Santo Padre Papa Francesco.

Il caso prodigioso è il seguente: un bambino, nato a Monza (MI) il 2 luglio 1998 manifesta ben pesto e repentinamente intolleranza e allergia alimentare. Questa patologia, non rara nei neonati e nel loro primo anno di età, è facilmente superabile, ma quando non è grave; quando è ben qualificata la diagnosi; quando la terapia adottata risulta efficace; e quando si ha la pazienza di attendere un po’ di tempo.

Nel nostro caso tale patologia era grave come è provato dai vari ricoveri al Pronto Soccorso e all’Ospedale; essa, sia pure ben diagnosticata, si è dimostrata resistente a tutti i vari tentativi di terapia indicata da Medici competenti; e, specialmente, essa è sparita in modo relativamente istantaneo, non cioè istantaneo in senso letterale, perché l’acqua benedetta di Madre Speranza è stata bevuta dal bimbo il 28 giugno 1999, con l’accompagnamento della invocazione dei familiari; mentre la scoperta dell’avvenuta guarigione c’è stata il 4 luglio festeggiando il 1° compleanno di vita del sanato nel giardino di Vigevano.

Si decise, un po’ per curiosità e molto per fiducia nella intercessione di Madre Speranza, di far assumere al bimbo dolci, paste, pizzette, torte e quanto era a disposizione, ovviamente in porzione adatta al bambino che viene scoperto totalmente alieno e guarito da ogni forma di allergia. Si legge: “Per un momento ci dimenticammo delle conseguenze che le nostre azioni potevano avere. Il bambino alla sera si addormentò e noi lo spiavamo per vedere che cosa succedeva. Non successe nulla, tanto che dormì tutta la notte. Il mattino dopo dicemmo: - Se è guarito è guarito -; e andammo a comprare il latte. Da allora il sanato mangia tutto e non si è notato più alcun disturbo”. Gli esami seguenti di laboratorio hanno confermato la sanazione prodigiosa che la Consulta Medica del 14 giugno 2012, a maggioranza qualificata, ha definito nel modo seguente: Diagnosi: intolleranza alimentare multipla alle proteine; Prognosi: riservata quoad vitam e quoad valetudinem; terapia: dietetica adeguata ma non efficace; Caratteristiche guarigione: molto rapida, completa e duratura, non spiegabile quoad modum.

Il che vuole dire che la inspiegabilità scientifica del caso sta nel quoad modum della relativa istantaneità, nella totalità e nella permanenza duratura della sanazione.

Una domanda rilevante: quale è il valore teologico dei miracoli in genere nella Chiesa e, in particolare, di quello approvato da Papa Francesco per la beatificazione di Madre Speranza? Rispondo nel modo così articolato:

  1. I miracoli sono prima di tutto e soprattutto una proclamazione della gloria di Dio onnipotente ed esclusiva causa efficiente e principale di ogni miracolo; sono cioè “ad majorem Dei gloriam”; “Egli solo compie meraviglie!” (Sal 72,18); Gesù ha detto a Marta davanti al sepolcro di Lazzaro: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?” (Gv 11,40).

  2. I miracoli sono la prova che essi avvennero non solo nella Chiesa apostolica e delle Catacombe, ma anche e sempre nel cammino della Chiesa pellegrina fino alla Parusia, diventando una sua nota qualificante, pressoché come l’unità, la santità, la cattolicità e la apostolicità; la Chiesa di Cristo è la Chiesa dei miracoli! Gesù ha detto: “Andate in tutto il mondo; questi saranno i segni che vi accompagneranno: imporranno le mani ai malati e questi guariranno (Mc 15,18).
  3. I miracoli autorizzano a qualificare i Servi di Dio, i Beati e i Santi per intercessione dei quali avvengono, come cause strumentali fisiche e morali della onnipotenza di Dio e come esecutori ministeriali della sua volontà paterna; per questo i miracoli si possono qualificare come eventi teandrici essendovi in atto Dio e l’uomo in terra o in cielo che agisce ”quasi iussu Dei”; ma per l’uomo non “per modum habitus”, ma “per modum actus transeuntis” (Benedetto XIV). Solo l’umanità di Gesù per l’unione ipostatica, compì i miracoli “per modum habitus”.
  4. I miracoli nella Chiesa confermano la stupenda verità della efficacia infallibile della preghiera, quando è fiduciosa, umile, perseverante, buona nel suo contenuto e, soprattutto, se è fatta da persone virtuose e sante in terra e in cielo; Gesù ha detto: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto” (Gv 15,7); per cui è ovvio dedurre che i miracoli avvengano perché si attua una misteriosa sinergia tra chi prega in terra e il beato Comprensore con la sua opera di intercessione in cielo: sinergia provocante la onnipotenza di Dio ad attuare il miracolo; Gesù perciò ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7); “Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: - Levati e gettati in mare, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avverrà ciò gli avverrà” (Mc 11,23).
  5. I miracoli nella storia della salvezza attuano la importante finalità umanitaria, solidale, compassionevole e caritatevole; finalità che Benedetto XIV qualifica come “beneficia spiritualia et corporalia”; finalità tanto evidente nei miracoli compiuti da Gesù. Egli, preso da grande compassione, dice alla vedova sconsolata che accompagna alla tomba il figlio: “non piangere!” e al suo ordine: “Ragazzo dico a te: alzati!”, avvenne il miracolo della risurrezione (Lc 7,13); leggiamo in Matteo: “Gesù vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati” (14,14); in più sul fare della sera compie lo strepitoso miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, invece di congedarla “perché andasse nei villaggi a comprarsi da mangiare” (v 16).

Consiglio la lettura del volume “Miracoli dei Beati: 1983-1990”, della Editrice Vaticana, nel quale vengono esaminati 75 miracoli per altrettante beatificazioni, dove è ben evidenziata la finalità umanitaria e compassionevole nei miracoli.

  1. finalmente i miracoli, nel caso specifico di quelli che la Chiesa esige ed approva per accedere alle beatificazioni e canonizzazioni dei Servi di Dio, sono una conferma dal cielo della loro santità eroica; e come tali la legislazione canonica attuale ne chiede uno per le beatificazioni e un altro per le canonizzazioni. La Chiesa fa tutto il possibile per accertarsi dell’eroismo delle virtù del Servi di Dio e, attraverso i pareri dei Medici, dei Teologi e dei Vescovi e Cardinali, arriva ad una certezza morale, non assoluta; per consolidare tale certezza morale acquisita la Chiesa ha l’audacia di volere una conferma dal cielo di tale certezza mediante il miracolo che è esplicito intervento divino come conferma della santità eroica del candidato all’onore dei altari; per cui giustamente Benedetto XIV dichiara che i miracoli sono “attestatio verac sanctitatis alicuius”; essi “certus reddunt indicium de virtutibus” (430).
  2. Venendo al valore teologico del nostro miracolo di Vigevano che come evento patologico-clinico prodigiosamente risolto è poco più che modesto, di fronte ai valori teologici qui sopra delineati diventa un evento ricco e meraviglioso perché: è proclamazione della gloria di Dio; e conferma che, la Chiesa possiede la nota perenne ed esaltante dei “Mirabilia Dei” i miracoli; è prova che Madre Speranza nel miracolo di Vigevano è stata strumentale causa della onnipotenza divina nell’intercedere presso Dio il miracolo; è certezza che i familiari e parenti del miracolato, hanno elevato a Madre Speranza una invocazione umile, fiduciosa, perseverante, buona nel contenuto, gradita a Dio e meritevole del miracolo; è costatazione di un miracolo a chiara finalità umanitaria togliendo dalla sofferenza il bimbo sanato e ridonando serenità e gioia ai genitori; è soprattutto conferma celeste che Madre Speranza è certamente stata una santa eroica, essendoci di mezzo il dito e il sigillo di Dio.

Siamo giunti di fronte ad un grande evento!

Deo gratias.

Roma 22/VII/2013