ESPERIENZE

L. S.

 

 

 

 

 

 

 

“L’uomo realizza se stesso nella misura in cui sa imporsi delle esigenze”

 

Attrazione reciproca tra uomo e donna e restrizione mentale all’appagamento sessuale

Siamo prossimi all’estate, la stagione della pavoneggiante e accentuata denudazione dei corpi umani. Per cui è di attualità centellinare qualche considerazione di argomento sessuale.
Anzitutto diciamo che questo corpo umano – da noi tanto blandito e così poco raffrenato – è il mezzo visibile per esprimere l’amore reciproco: è la manifestazione esteriore del ricco mondo sentimentale di ognuno. Compito personale è di contenere o dominare gli impulsi del desiderio sensibile, cioè di superare l’inclinazione impudica, per mantenere il corpo in quel rispetto essenziale a conservarlo incontaminato. A tal proposito va notato che nessuna religione rispetta il mistero del corpo più della cristiana: difatti essa annunzia che Dio s’è fatto uomo prendendo il nostro corpo, ed anche che ne ha stabilito l’eternità.
Diceva Giovanni Paolo II (ai giovani di Parigi l’1-6-80): “Questa padronanza del corpo è determinante per l’integrazione della sessualità nella propria vita”: è l’attuazione della virtù della temperanza, che richiede lotta e sacrificio; ma “l’uomo realizza se stesso nella misura in cui sa imporsi delle esigenze. Nel caso contrario egli se ne va triste, come il giovane del Vangelo”.
Da quando nell’uomo si è installata “un’altra legge, che muove guerra alla legge della mente” (Rom. 7,23), il desiderio del corpo spinge l’uomo verso il possesso e il godimento dell’altro come oggetto. Per cui è concupiscenza della carne trattare la persona vicina solo come corpo appetibile: è spersonalizzare l’altro. “Il cuore umano – notava il Papa – è diventato luogo di combattimento tra l’amore e la concupiscenza. Quanto più la concupiscenza domina il cuore, tanto meno questo diviene sensibile al dono della persona. Allora i rapporti personali dell’uomo e della donna vengono riduttivamente vincolati al corpo e al sesso, non costituiscono l’espressione della comunione, ma permangono unilateralmente determinati dal sesso” (udienza del 23-7-80).
Sta a ciascuno di noi non “depersonalizzare” se stesso e il prossimo, come semplici oggetto di attrazione e di appropriazione, far diventare il corpo espressione dello spirito, capace di esprimere l’amore con cui la persona diventa dono.
Allora c’è da rilevare che la perenne attrazione reciproca tra uomo e donna è un invito mediato del corpo. Ma il “desiderio” concupiscente della carne sminuisce il significato di quella reciproca attrazione, e rappresenta una “riduzione mentale” di tutta la ricca femminilità o mascolinità a quell’unico valore del sesso.
Continuava ancora il Papa: “Quando una certa donna comincia ad esistere per un certo uomo esclusivamente come oggetto di potenziale appagamento del bisogno sessuale, avviene in lui un cambiamento dell’intenzionalità,sebbene l’atto sia nascosto nel cuore ed espresso solo dallo sguardo. L’uomo e la donna sono reciprocamente chiamati all’unione o comunione personale; ma la riduzone dell’altro a semplice oggetto di appagamento sessuale spegne il significato di comunione, proprio dell’uomo e della donna, sospingendo la reciproca attrazione verso dimensioni utilitaristiche, nel cui ambito l’essere umano si serve dell’altro” (udienza del 24-9-80).
Cristo nel discroso della montagna dice che “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt. 5,28).
Attraverso lo sguardo l’uomo rivela ciò che percepisce all’interno. Per cui “guardando per desiderare”, nel modo in cui guarda, l’uomo rivela all’esterno se la sua struttura interiore è imbrattata di concupiscenza o se è impregnata del significato comunionale del corpo.
Certamente una forza interiore attira ogni persona verso la bellezza formale dell’altro sesso. Ma questa chiamata al fascino creaturale comporta la necessità di contrastare la concupiscenza della carne. L’attrazione del bel soggetto presente è valevole pedana di accesso alla comunione e alla cordialità reciproca quando invoglia a trasumanar il contatto. Noi creature umane-poste (secondo Platone) tra il mondo dei sensi e il mondo delle idee – siamo chiamate a trasfigurare il sensibile, ad aprire mente e cuore verso i valori veramente profondi, collocati al di là del visibile. Se questo lo attualizziamo, a noi si svela progressivamente l’intima bellezza delle persone vicine, e si apre la superstrada che conduce alla divina eterna Bellezza.

 

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005