DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
 
Don Renato Tisot
Coordinatore del Rinnovamento carismatico di Trento

Il culto della divina misericordia

 

 

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In data 1° settembre 1994 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti approvava il testo della Messa votiva ‘De Dei Misericordia”, che per volontà del Santo Padre Giovanni Paolo II era dato in uso alla Chiesa Universale. Oggi, entra d’obbligo in tutti i messali.
Nella lettera circolare alle Conferenze Episcopali del 24 ottobre 1994 si presentava il testo tipico latino per quelle traduzioni nelle lingue locali che, come sempre, definitivamente dovevano poi passare alla finale approvazione dello stesso Dicastero romano.
Ma nel decreto (Prot. l769/94L) si dicono cose importanti per la decifrazione spirituale dei segni di Dio nei nostri tempi e della risposta che parte come al solito dal gran cuore del popolo di Dio, quello che sfugge spesso alla visione preconcetta delle intelligenze astratte.
Grazie a Dio abbiamo una Chiesa che sa fare finali discernimenti, quando per opera dello Spirito Santo, il Magistero s’incontra con la profezia, che mai venne meno.
Si legge: “Ai nostri tempi la sensibilità spirituale del popolo cristiano verso la misericordia di Dio e le Sue meraviglie è cresciuta enormemente e il culto della medesima Misericordia è oggi largamente diffuso: Di certo, in maniera notevole vi ha contribuito l’Enciclica “Dives in Misericordia” del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, datata 1980, nella quale, come è noto, con perspicue ragioni si esalta la Divina Misericordia, che trova la manifestazione vertice nel Ministero Pasquale del Cristo che ora veramente si rende perpetuo nella Chiesa durante la celebrazione eucaristica”.
Il documento continua spiegando che è stato per esplicito comando di Giovanni Paolo II che ciò è avvenuto, con una revisione accurata del testo da parte sua, perché “nell’eucologia del Messale Romano fosse posta in particolare luce la Misericordia di Dio”. Il testo finisce così: “Dio conceda la lode e l’amore verso la Misericordia di Dio ogni giorno e con abbondanza fioriscano fino a quando la Misericordia che è ab aeterno, nel cielo eternamente potrà essere glorificata1
Ci sembra strano che entro la liturgia della Chiesa ci sia stata una lacuna del genere o meglio sia mancata una specifica evidenziazione. In realtà, trovandoci di fronte al massimo attributo di Dio e al cuore di tutto il messaggio della salvezza, non c’è giorno e non c’è ora che nella preghiera della Chiesa non si esalti e non si proponga di vivere la misericordia. Del resto, tra le nuove preci eucaristiche (di cui siamo al vertice dell’esperienza) la più lunga, e per questo purtroppo la meno pregata, è la quarta, che è una meravigliosa e commovente storia della misericordia.
Ma ci domandiamo: perché oggi tale autorevole sollecitudine della Santa Sede e tale ufficiale appoggio? Ovviamente, l’antico come il nuovo popolo dell’Alleanza ha capito che il primo comandamento e quindi il principale impegno parte dall’ascolto di quanto ci viene dall’Alto: “Ascolta, Israele”. Ci sono sempre i grandi profeti che parlano a nome di Dio e perciò la proposta che gli ispirati e autorizzati interpreti del messaggio offrono, in fondo non è che una risposta in fede al Signore misericordioso che mai abbandona il suo popolo e che si fa più presente quando la confusione e l’impossibilità dell’uomo raggiunge l’abisso estremo.
Giovanni Paolo II, arrivato al soglio di Pietro non nascose la spina segreta del suo cuore: “Fin dall’inizio del mio ministero, ritenevo questo messaggio come particolare compito. La Provvidenza me l’ha assegnato, nella situazione contemporanea dell’uomo nella Chiesa e nel mondo” (Collevalenza, Santuario dell’Amore Misericordioso – 22 novembre 1982).2
Dieci anni dopo, il 18 aprile 1993, nella II Domenica di Pasqua che, guarda caso, è proprio chiamata da Gesù festa della Divina Misericordia, elevava all’onore degli altari la suorina polacca3, mentre Gesù Misericordioso campeggiava con l’icona da Lui voluta al Centro della Basilica Vaticana. All’omelia il Santo Padre affermava: “II nome di Suor Faustina è conosciuto in tutti i continenti. L’interesse per la sua persona scaturisce soprattutto dalla missione affidatale da Gesù Cristo per il mondo intero. Il Signore l’ha arricchita di doni straordinari, (e li elenca) ... concedendole l’intima conoscenza del mistero della Misericordia di Dio. Un giorno le disse: “Oggi ti mando all’umanità intera con la mia misericordia, non voglio punirla ma curarla stringendola al mio cuore misericordioso4.
È condensata la missione anche nel trasmettere nuove e semplici forme di culto della Misericordia Divina “suscitando un rinnovamento religioso nello spirito”, accompagnate dall’assoluta condizione delle opere di misericordia verso il prossimo.
“Un segno esteriore del culto della Misericordia Divina è l’immagine di Gesù Crocifisso e Risorto, con i due raggi rosso e bianco e con la scritta: “Gesù, confido in te”.5
Nello stesso anno (‘93) il Santo Padre apriva a Roma il centro internazionale per la promozione del culto della Divina Misericordia presso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia. Là mandò nel 1994 il cardinale Ruini a presiedere la liturgia eucaristica della seconda di Pasqua (appunto Domenica della Divina Misericordia) mentre l’anno seguente vi andò di persona, anche per benedire la grande icona ivi perpetuamente intronizzata. Tutto com’era scritto ancora dagli anni trenta nel famoso Diario di Suor Faustina, oggi stampato e più volte esaurito, dall’Editrice Vaticana.
Non c’era bisogno di una liturgia particolare per la celebrazione della Divina Misericordia nella seconda Domenica di Pasqua, perché fantasticamente lo Spirito Santo ha già provveduto con la riforma liturgica. I testi, oltre che mantenere per tutti e tre gli anni lo stesso vangelo (quello corrispondente all’icona), sono un’esaltazione della vittoria del Sangue e dell’Acqua e dei misteri del Dio Misericordioso. Con quella festa incomincia la Pasqua continua che passa attraverso tutte le Domeniche, si tiene alta 1’attesa dello Spirito Santo in tensione verso la Pentecoste, ancor oggi tanto trascurata. Da non sottovalutare il memoriale dell’istituzione al sacramento della riconciliazione, dove diceva Gesù - io compio i più grandi miracoli - Monito chiaro a chi trasferisce troppo facilmente al lettino di Freud la terapia delle piaghe più profonde del cuore umano.
Il Santo Padre rafforzava l’analisi con queste parole: “La missione continua e sta portando frutti sorprendenti. Questo è senza dubbio un segno dei tempi – un segno del nostro XX° secolo dove quindi, se non nella Divina Misericordia il mondo può trovare lo scampo e la luce della speranza? I credenti lo intuiscono perfettamente6


Note

1 Tuttavia Dio è libero di manifestare la sua misericordia alle creature nella misura e nel modo che ritiene più opportuno. Se è salva la libertà dell’uomo e salva anche quella di Dio nel concedere favori e grazie. Anche se il Signore è prodigo di grazie e premia più di quanto ci attendiamo e a tutti gli uomini concede le grazie per salvarsi, è opportuno però chiedere con insistenza la grazia del perdono e della Misericordia. La fedeltà alla sua parola e la fiducia nel suo perdono permettono di compiere il miracolo della conversione anche nell’anima più indurita.

2 In occasione appunto della visita al Santuario di Madre Speranza. La suora era ancora in vita e fu molto onorata di avere una visita così importante. Era per lei il sigillo di Dio sulla Sua Opera.

3 Suor Faustina Kowalska, altra apostola della Misericordia prima di Madre Speranza.

4 Qualcosa di molto simile disse anche a Madre Speranza. Leggiamo sul suo diario: “Mi dice Gesù che io devo tener sempre ben presente che Lui ama moltissimo di più quelle anime che, cariche di difetti, si sforzano e lottano per riuscire a essere quello che Lui desidera e che anche l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Lui con immensa tenerezza e che per questi è un padre e una tenera madre e che Lui desidera che il mio amore sia simile al Suo” (Diario, 11.3.1952).

5 Celebre anche il Crocefisso di Madre Speranza posto nel Santuario di Collevalenza e che la Madre si fece costruire appositamente in Spagna. Esso è il segno dell’Amore Misericordioso. Il Gesù crocefisso di Madre Speranza ha un atteggiamento sereno nonostante viva attimi di profondo dolore, dal suo viso traspare la misericordia e la compartecipazione ai dolori e alle sofferenze dell’umanità e con le braccia sembra avvolgere tutto il mondo in un abbraccio d’amore. Sembra porlo sotto la sua protezione. Sembra dica: “Venite qui, sotto questa croce troverete ristoro dalle fatiche e comprensione e aiuto nella sofferenza

6 Anche se molti uomini sminuiscono il concetto di misericordia e con il loro cattivo esempio allontanano i fedeli da essa, Giovanni Paolo II nella Sua “Dives in Misericordia” scrive che “la mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende, altresì, ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra”.


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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005