STUDI
 
Padre Gabriele Rossi fam

La missione ecclesiale di Suor Faustina Kowalska

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Per comprendere in profondità lo spirito che anima l’Enciclica Dives in misericordia, non si può fare a meno di tenere presenti le rivelazioni private concesse a Suor Faustina Kowalska, mistica polacca che lo stesso Giovanni Paolo II ha elevato solennemente agli onori degli altari1.

(Seguito)

c. L’immagine del Cristo Misericordioso

Il quadro in questione, conosciuto e venerato ormai in tutto il mondo, è la raffigurazione puntuale della visione avuta da Suor Faustina nel convento di Plock, il 22 febbraio 1931. Grazie all’interessamento di Don Michele Sopocko, l’opera venne realizzata dopo appena tre anni da un artista di Vilnius, il maestro Eugenio Kazimirowski, e fu esposta per la prima volta alla venerazione dei fedeli a Vilnius, nell’aprile del 1935, in occasione della chiusura del Giubileo della Redenzione. L’immagine contiene un preciso significato teologico e uno specifico valore strumentale.

“La sera, stando nella mia cameretta, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste che, ivi leggermente scostata, lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido… Dopo un istante, Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero””. (Diario, pag. 26)
“Una volta che il confessore mi ordinò di chiedere a Gesù che cosa significano i due raggi, risposi: “Va bene, lo domanderò al Signore”. Mentre pregavo, udii interiormente queste parole: “I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della mia misericordia, quando sulla croce il mio cuore venne squarciato con la lancia. Tali raggi riparano le anime dallo sdegno del Padre mio. Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché non lo colpirà la giusta mano di Dio”. (Diario, pag. 132)

L’immagine, dunque, rappresenta il Cristo risorto con i segni della crocifissione nelle mani e nei piedi, mentre è nell’atto di benedire o assolvere. I due raggi luminosi che scaturiscono dal suo Cuore trafitto, non visibile nel quadro, raffigurano i sacramenti della Chiesa: il Battesimo e la Penitenza da una parte; e l’Eucarestia dall’altra. La Divina Misericordia, manifestata in pienezza sulla croce, continua ad operare per la salvezza dell’ uomo attraverso l’azione sacramentale della Chiesa.
Da qui scaturisce il significato delle promesse legate alla venerazione praticata verso questa immagine: grandi progressi sulla via della perfezione cristiana; la grazia della morte santa e della salvezza eterna; nonché tutte le altre grazie e i benefici terreni richiesti con fiducia dagli uomini.

“Ho aperto il mio cuore come una viva sorgente di misericordia: tutte le anime vi attingano… con grande fiducia…”. (Diario, pag. 504)
“Porgo agli uomini il recipiente col quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia. Il recipiente è questa immagine con la scritta: Gesù, confido in Te!”. (Diario, pag. 141)
“Prometto che l’anima che venererà questa immagine non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò”. (Diario, pag. 26)
“Attraverso questa immagine concederò molte grazie alle anime; perciò ogni anima deve poter accedere ad essa”. (Diario, pag. 227)

Durante la prima esposizione del quadro, Suor Faustina, assistendo alla celebrazione, poté constatare la veridicità di queste promesse:

“Nel corso delle solennità durante le quali venne esposta l’immagine, sono stata presente alla predica tenuta dal mio confessore. Essa trattava della misericordia di Dio... Quando cominciò a parlare, l’immagine prese un aspetto vivo e i raggi penetrarono nei cuori della gente riunita; però non in egual misura: alcuni ricevettero di più, altri di meno. Vedendo la grazia di Dio, la mia anima fu inondata da una grande gioia”. (Diario, pag. 173)

Il quadro, dunque, è un richiamo visibile del mistero di quell’Amore Misericordioso che non viene mai meno, neppure davanti ai più grandi crimini, e che insegue tenacemente i singoli e l’intera umanità:

“Scrivi: Io sono tre volte santo e ho orrore del più piccolo peccato. Non posso amare un’anima macchiata dal peccato; ma se questa si pente, la mia generosità non ha limiti verso di lei: la mia misericordia l’abbraccia e la perdona. Con la mia misericordia inseguo i peccatori su tutte le loro strade e il mio cuore gioisce quando ritornano a me. Dimentico le amarezze con le quali mi hanno abbeverato e sono lieto per il loro ritorno. Di’ ai peccatori che nessuno sfuggirà dalle mie mani: se fuggono davanti al mio cuore misericordioso, cadranno nelle mani della mia giustizia. Di’ ai peccatori che li attendo sempre… Scrivi che parlo loro con i rimorsi della coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste e i fulmini; e parlo loro con la voce della Chiesa. Ma se rendono vane tutte le mie grazie, comincio ad adirarmi, abbandonandoli a se stessi”. (Diario, pag. 567)
“I più grandi peccatori pongano la loro speranza nella mia misericordia; essi prima degli altri (ne) hanno diritto… Anche se uno è stato il più grande peccatore, io non lo posso punire se si appella alla mia pietà, ma lo giustifico nella mia insondabile e impenetrabile misericordia. Scrivi: Prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della mia misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della mia misericordia, deve passare attraverso la porta della mia giustizia. (Diario, pag. 390)
“Scrivi che sono più generoso con i peccatori che con i giusti. Per loro infatti sono sceso in terra, e per loro ho versato il mio sangue. Non abbiano timore di avvicinarsi a me, perché sono essi che hanno maggiormente bisogno della mia misericordia… Non c’è miseria che possa misurarsi con la mia misericordia; né la miseria la esaurisce, poiché nel momento stesso che si dona, essa aumenta”. (Diario, pag. 427)
“Scrivi che quanto più grande è la miseria, tanto maggiore è il diritto che (il peccatore) ha alla mia misericordia… Esorta tutte le anime alla fiducia…, poiché desidero salvarle tutte”. (Diario, pag. 398)
“Il mio cuore gioisce del titolo di misericordioso. Annuncia che la misericordia è il più grande attributo di Dio”. (Diario, pag. 133)

Usando un’espressione di Suor Faustina, si può davvero dire che in Dio l’amore è il fiore e la misericordia è il frutto (cf. Diario, pag. 340).

 

d. La festa della Divina Misericordia

Le rivelazioni relative al quadro sono strettamente connesse con un’ altra richiesta fatta dal Signore a Suor Faustina, a partire dalla medesima apparizione del 22 febbraio 1931, una richiesta che attribuisce a questa mistica un’importanza davvero particolare: l’istituzione di una nuova festa liturgica, da celebrarsi in tutta la Chiesa, la domenica in albis:

“Le anime periscono nonostante la mia dolorosa passione… Se non adoreranno la mia misericordia, periranno per sempre”. (Diario, pag. 345)
“(Per questo) dono all’umanità l’ultima tavola di salvezza, cioè il rifugio nella mia misericordia… Desidero che alla mia misericordia venga reso culto”. (Diario, pag. 352)
“Io desidero che vi sia una festa della misericordia: voglio che l’immagine, che dipingerai col pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della misericordia. Desidero che (in quel giorno) i sacerdoti annuncino la mia grande misericordia per le anime dei peccatori. Il peccatore non deve aver paura di avvicinarsi a me”. (Diario, pag. 27)
“Questa festa è uscita dalle viscere della mia misericordia ed è confermata nell’abisso delle mie grazie”. (Diario, pag. 174)

Il fondamento teologico di questa festa liturgica va ricercato nello stesso brano evangelico che viene proclamato la domenica successiva alla Pasqua (Gv 20,19-30): Gesù risorto appare agli apostoli nel cenacolo con i segni della passione; dona loro la pace; concede loro la facoltà di rimettere i peccati nella forza dello Spirito; e riconduce alla docilità della fede l’incredulo Tommaso. Dunque: l’opera della redenzione si estende nello spazio e nel tempo attraverso il ministero apostolico della riconciliazione; e riconquista anche i più lontani e i più ostinati.
L’importanza di questa festa si misura con le promesse davvero straordinarie che il Signore ha voluto legare ad essa; in particolare, la concessione di una vera e propria indulgenza plenaria, alle debite condizioni:

“Desidero che la festa della misericordia sia di riparo e di rifugio per tutte le anime, specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno… riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia. L’anima che si accosta alla Confessione e alla santa Comunione, riceverà il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine: nessuna anima abbia paura di accostarsi a me, anche se i suoi peccati fossero come scarlatto… L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della mia misericordia”. (Diario, pag. 267)
“In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita, conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene”. (Diario, pag. 132)

È utile, in questo contesto, tenere presenti anche altri testi del Diario relativi al valore del Sacramento della Riconciliazione e della Comunione Eucaristica, secondo l’esperienza del tutto privilegiata di Suor Faustina:

“Oggi il Signore mi ha detto: “Quando ti accosti alla santa confessione, a questa sorgente della mia misericordia, scendono sempre sulla tua anima il Sangue e l’Acqua che uscirono dal mio Cuore, e la nobilitano. Ogni volta che vai alla santa Confessione immergiti tutta nella mia misericordia con grande fiducia, in modo che io possa versare sulla tua anima l’abbondanza delle mie grazie. Quando vai alla Confessione, sappi che io stesso ti aspetto in confessionale; mi copro dietro il sacerdote, ma sono io che opero nell’anima. Lì la miseria dell’anima s’incontra col Dio della misericordia. Di’ alle anime che da questa sorgente possono attingere le grazie unicamente col recipiente della fiducia. Se la loro fiducia sarà grande, la mia generosità non avrà limiti. I rivoli della mia grazia inondano le anime umili. I superbi invece sono sempre nell’indigenza e nella miseria, poiché la mia grazia si allontana da loro””. (Diario, pag. 529).
“Di’ alle anime (che) debbono cercare consolazione… nel tribunale della misericordia (cioè nella Confessione): lì infatti avvengono i miracoli più grandi… E per ottenere questi miracoli non occorre fare pellegrinaggi in terre lontane, né celebrare solenni riti esteriori, ma basta mettersi con fede ai piedi di un mio rappresentante e confessargli la propria miseria: e il miracolo della divina misericordia si manifesterà in tutta la sua pienezza. Anche se un’anima fosse in decomposizione come un cadavere ed umanamente non ci fosse più alcuna possibilità di risurrezione e tutto fosse ormai perduto, non sarebbe così per Dio: un miracolo della divina misericordia risusciterà quell’anima in tutta la sua pienezza. Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della divina misericordia! Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!”. (Diario, pag. 476)
“Oggi, dopo la santa Comunione, Gesù mi ha detto: “Io desidero unirmi alle anime; è mia delizia unirmi alle anime. Sappi che quando nella santa Comunione vengo in un cuore umano, ho le mani piene di grazie di ogni genere e desidero donarle all’anima; ma le anime non mi prestano nemmeno attenzione. Mi lasciano solo e si occupano d’altro. Oh, quanto è triste che le anime non conoscano l’Amore! Si comportano con me come con qualche cosa di inerte””. (Diario, pag. 460)
“Il momento più solenne della mia vita è quello in cui ricevo la santa Comunione… Vado incontro al Signore e lo invito nella dimora del mio cuore, umiliandomi profondamente davanti alla sua maestà. Ma il Signore mi alza dalla polvere e, quale sposa, mi invita a sedermi al suo fianco e a confidargli tutto ciò che ho nel cuore. E io, incoraggiata dalla sua bontà, chino il mio capo sul suo petto e gli parlo di tutto: dapprima di ciò che non direi mai a nessuna creatura; poi delle necessità della Chiesa; delle anime dei poveri peccatori; e di quanti hanno bisogno della sua misericordia. Ma il tempo passa presto…”. (Diario, pag. 593-594)
“(Oggi) appena (il Signore) è entrato nella dimora del mio cuore, la mia anima è stata presa da un così profondo sentimento di ossequio che per il timore è svenuta cadendo ai suoi piedi. Gesù le porge la mano, la fa benignamente sedere accanto a sé e la tranquillizza: “…Voglio dirti che la vita eterna deve cominciare già su questa terra per mezzo della santa Comunione. Ogni santa Comunione ti rende più idonea a trattare in modo familiare con Dio per tutta l’eternità””. (Diario, pag. 595)

 

e. La Novena e le altre pie pratiche

La suddetta festa della Misericordia deve essere preceduta da un’apposita novena che, iniziando il venerdì santo, arriva a concludersi il sabato precedente la domenica in albis. In tal modo si pone chiaramente in risalto il legame inscindibile che esiste tra la passione e morte del Signore e l’esercizio della sua benevolenza a vantaggio di tutte le anime, specialmente quelle più bisognose. In questi nove giorni si deve far uso della Novena alla Divina Misericordia che Gesù stesso ha dettato a Suor Faustina:

“Desidero che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della mia misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell’ora della morte. Ogni giorno condurrai al mio cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della mia misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun’anima che condurrai alla fonte della mia misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre mio le grazie per queste anime per la mia dolorosa passione”. (Diario, pag. 404)

E le categorie evocate nelle orazioni dei nove giorni sono: l’intera umanità e soprattutto i peccatori; i sacerdoti e i religiosi; le anime devote e fedeli; i pagani; gli eretici e gli scismatici; gli umili e i piccoli; i devoti e i cultori della misericordia; le anime del Purgatorio; e quelle tiepide.
Durante la suddetta novena si può far uso anche della Coroncina alla Divina Misericordia, insegnata pure essa a Suor Faustina per rivelazione. Con questa pia pratica ci si rivolge direttamente a Dio Padre, affinché usi misericordia a tutto il mondo per la dolorosa passione del suo Figlio diletto il quale ha immolato se stesso in espiazione dei peccati. Una specifica efficacia viene assegnata a questa preghiera per il conforto dei moribondi:

“Questa preghiera serve a placare l’ira divina. La reciterai con la comune corona del rosario, in questo modo: prima reciterai il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo. Poi, sui grani del Padre nostro, dirai le seguenti parole: Eterno Padre, io ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero. Sui grani dell’Ave Maria reciterai le seguenti parole: Per la sua dolorosa passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Infine, reciterai per tre volte queste parole: Santo Dio, santo forte, santo immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero”. (Diario, pag. 193-194)

Ed esiste infine un’altra pia pratica richiesta dal Signore per onorare la sua misericordia: quella relativa alle tre del pomeriggio, ora nella quale il Redentore ha consumato la sua immolazione affinché la giustizia potesse congiungersi con l’amore: allo scoccare di quell’ora è quanto mai opportuno compiere l’esercizio della Via Crucis, o almeno praticare un momento di profondo raccoglimento in Chiesa o nel segreto della propria coscienza.

 

f. La vera devozione alla Divina Misericordia

Il Signore, dunque, desidera che venga onorata la sua misericordia: e a questo scopo fa richiesta di un’apposita festa e insegna apposite orazioni. Ma tutto ciò non è sufficiente. Infatti, il vero culto a Dio non può mai limitarsi alle esteriorità liturgiche o devozionali; al contrario, deve sempre coinvolgere il cuore dell’uomo e i suoi comportamenti. Ecco allora la vera essenza di questa spiritualità: nutrire profonda fiducia nella bontà divina; ed esercitare fattivamente la benevolenza verso i propri fratelli:

“Oh, quanto mi ferisce la diffidenza di un’anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, ma non crede che sono misericordioso, non ha fiducia nella mia bontà. Anche i demoni ammirano la mia giustizia, ma non credono alla mia bontà”. (Diario, pag. 132)
“Scrivi: Tutto ciò che esiste è racchiuso nelle viscere della mia misericordia più profondamente di un bimbo nel grembo materno. Quanto mi ferisce la diffidenza verso la mia bontà! I peccati di sfiducia sono quelli che mi feriscono in maniera più dolorosa”. (Diario, pag. 374)
“Esorta le anime ad una grande fiducia nella mia insondabile misericordia. L’anima debole e peccatrice non abbia timore di accostarsi a me: anche se avesse più peccati di quanti granelli di sabbia ci sono sulla terra, tutto sprofonderà nell’abisso della mia misericordia”. (Diario, pag. 370)
“Le anime che tendono alla perfezione abbiano un culto speciale per la mia misericordia perché l’abbondanza delle grazie che concedo loro proviene proprio dalla mia misericordia… Le grazie della mia misericordia si attingono con un solo recipiente: e questo è la fiducia. Più un’anima ha fiducia, più ottiene. Sono di grande conforto per me le anime che hanno una fiducia illimitata: su di loro riverso tutti i tesori delle mie grazie. Sono contento quando chiedono molto, perché è mio desiderio dare molto, anzi moltissimo. Mi rattrista invece se chiedono poco”. (Diario, pag. 518-519)
“Esigo da te atti di misericordia, che debbono derivare dall’amore verso di me. Devi mostrare misericordia sempre ed in ogni luogo verso il prossimo: non puoi esimerti da questo, né ritirarti, né giustificarti. Ti sottopongo tre modi per dimostrare misericordia verso il prossimo: il primo è l’azione, il secondo è la parola, il terzo è la preghiera. In questi tre gradi è racchiusa la pienezza della misericordia; essa è una dimostrazione irrefutabile dell’amore verso di me. In questo modo l’anima esalta e rende culto alla mia misericordia… poiché anche la fede più forte non serve a nulla senza le opere”. (Diario, pag. 277-278)
“Scrivi (queste parole) per le molte anime che si affliggono perché non possiedono beni materiali coi quali praticare le opere di misericordia. La misericordia spirituale ha un merito molto maggiore… ed è accessibile a tutti. Se un’anima non pratica la misericordia in qualunque modo, non otterrà la mia misericordia nel giorno del giudizio. Oh, se le anime sapessero accumulare per sé tesori eterni, non verrebbero giudicate, avendo già prevenuto il mio giudizio con la misericordia!”. (Diario, pag. 439)

Questa specifica forma di spiritualità deve poi tradursi in un vero e proprio apostolato, così da usufruire dei benefici promessi dal Signore:

“Non desistere dal diffondere (la devozione alla) mia misericordia; con ciò procurerai refrigerio al mio cuore che arde del fuoco della compassione per i peccatori. Di’ ai miei sacerdoti che i peccatori induriti si inteneriranno, quando parleranno loro della mia misericordia sconfinata e della compassione che nutro per loro… Ai sacerdoti che proclameranno ed esalteranno la mia misericordia, darò una forza meravigliosa, unzione alle loro parole, e commuoverò i cuori ai quali parleranno”. (Diario, pag. 504)
“Le anime che diffondono il culto della mia misericordia, io le proteggo per tutta la vita, come una tenera madre protegge il suo bimbo ancora lattante; e nell’ora della morte non sarò per loro giudice, ma salvatore. Felice l’anima che durante la vita si è immersa nella sorgente della misericordia, poiché la giustizia non la raggiungerà”. (Diario, pag. 374)

In relazione con questa esigenza apostolica, occorre tener presente anche un altro aspetto della vicenda spirituale di Suor Faustina: quello relativo alla fondazione di un nuovo Istituto Religioso femminile, tutto finalizzato ad annunciare, onorare ed invocare la Divina Misericordia. Questa idea compare per la priva volta nel Diario nel giugno del 1935 e vi ricorre poi con insistenza fino alla morte di Suor Faustina (ottobre 1938), tanto da diventare per lei un vero supplizio interiore: da una parte infatti è sicura che il Signore desidera tale opera; dall’altra però non riesce ad ottenere le relative autorizzazioni e, soprattutto, avverte che le forze si stanno spegnendo.
Il desiderio di Suor Faustina non decadde con la sua morte perché il confessore, don Michele Sopocko, raccolse e mise in atto anche questa ispirazione della sua figlia spirituale: nell’ottobre del 1941 infatti, con la professione religiosa della prima aspirante, egli riuscì ad avviare la fondazione della Congregazione di Gesù Cristo Redentore Misericordioso (attualmente denominata Congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso), la quale successivamente si sviluppò ed ottenne il riconoscimento ecclesiale.
    Ma oltre a tutto questo, Suor Faustina poté conseguire anche un altro risultato apostolico, più debolmente in vita e assai più fortemente in morte: coinvolgere la sua stessa Congregazione di appartenenza nel perseguire la missione che il Signore le aveva affidato a beneficio della Chiesa. Ciò si sta realizzando non solo nel Santuario della Divina Misericordia di Cracovia, ma anche in tutte le altre case dell’Istituto, diffuse in varie parti del mondo. Gradualmente poi sono sorti anche altri centri di diffusione della sua spiritualità, con la partecipazione zelante di tanti sacerdoti, consacrati e laici.

 

g. Il progressivo riconoscimento ecclesiale

Suor Faustina, come aveva contemplato in visione la piena accettazione ecclesiale della festa in onore alla Divina Misericordia e della relativa spiritualità (cf. Diario, pag. 366-367), allo stesso modo aveva pure previsto gravi incomprensioni e forti opposizioni a tutta la sua missione. Si può dire che l’apice di queste difficoltà venne raggiunto una ventina d’anni dopo la sua morte, con un severo intervento della Sacra Congregazione del Sant’ Ufficio (Decreto del 28.11.1958; e Notificazione del 6.3.1959):

Si rende noto che la Suprema Sacra Congregazione del Sant’Offizio, prese in esame le asserite visioni e rivelazioni di Suor Faustina Kowalska (dell’Istituto di Nostra Signora della Misericordia, defunta nel 1938 presso Cracovia), ha stabilito quanto segue: 1) doversi proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte dalla medesima Suor Faustina; 2) essere demandata alla prudenza dei Vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto”. (Sacra Congregazione del Sant’Offizio, Notificazione del 6.3.1959)

Gli effetti di questi divieti furono molto pesanti, specie in Polonia. Anche se è impossibile in questa sede indagare sulle ragioni e sulle finalità dell’intervento disciplinare, noi ci limitiamo a constatare come le opere di Dio non possono mai essere impedite del tutto. E fu così che, a distanza di un’altra ventina d’anni, il medesimo Dicastero dovette emanare una nuova Notificazione dal tenore assai diverso rispetto a quello di cui sopra:

Da diverse parti, specialmente dalla Polonia, anche autorevolmente, è stato chiesto se le proibizioni contenute nella Notificazione della S. Congregazione del S. Offizio, pubblicata… (nel) 1959, riguardanti la devozione alla Divina Misericordia nelle forme proposte da Suor Faustina Kowalska, si debbano ritenere ancora in vigore. Questa S. Congregazione, tenuti presenti i molti documenti originali, non conosciuti nel 1959; considerate le circostanze profondamente mutate; e tenuto conto del parere di molti Ordinari Polacchi, dichiara non più vincolanti le proibizioni contenute nella citata Notificazione”. (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione del 15.4.1978)

È facile immaginare il ruolo ricoperto in questa vicenda dall’allora arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, che reggeva l’arcidiocesi dal gennaio del 1964, e che dall’ottobre del 1965 al settembre del 1967 aveva condotto la fase diocesana del processo di canonizzazione di Suor Faustina.
Salito al soglio pontificio nell’ottobre del 1978, ha operato in modo da portare a compimento quanto già la Divina Provvidenza aveva affidato alla sua sollecitudine pastorale: ecco allora il 30 novembre 1980 l’Enciclica Dives in misericordia totalmente dedicata a questa verità relativa al mistero di Dio; ed ecco soprattutto la beatificazione di Suor Faustina Kowalska, la domenica in albis del 18 aprile 1993, in Piazza San Pietro; e la sua canonizzazione, nelle medesime circostanze, il 30 aprile del 2000.
Ecco alcuni passaggi dell’omelia per la canonizzazione, pronunciata da Giovanni Paolo II in una splendida cornice di sole e di folla:

“Oggi è davvero grande la mia gioia nel proporre a tutta la Chiesa, quasi dono di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustina Kowalska. Dalla divina Provvidenza la vita di questa umile figlia della Polonia è stata completamente legata alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. E’ infatti tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia. Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto il messaggio della misericordia fosse necessario. Disse Gesù a Suor Faustina: “L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla divina misericordia” (Diario, 132). Attraverso l’opera della religiosa polacca, questo messaggio si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo. Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l’avvenire dell’uomo sulla terra? A noi non è dato di saperlo. E’ certo tuttavia che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose. Ma la luce della divina misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di Suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini del terzo millennio…
E tu, o Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della divina misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli. Il tuo messaggio di luce e di speranza si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. Noi oggi, fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: Cristo Gesù, confido in Te!…”. (Giovanni Paolo II, Omelia del 30.4.2000)

Nel corso della medesima omelia, avviando ogni cosa a compimento, Giovanni Paolo II ha anche pronunciato le seguenti parole:

“…Questa seconda Domenica di Pasqua, …d’ora innanzi in tutta la Chiesa, prenderà il nome di “Domenica della Divina Misericordia”…”. (Giovanni Paolo II, Omelia del 30.4.2000, n. 4)

Ma sul preciso contenuto di questa disposizione pontificia bisognerà attendere ulteriori notificazioni da parte della Santa Sede, per capire ancora meglio se si tratta di una semplice definizione nominale, oppure di una vera festa liturgica del tutto conforme alle specifiche richieste della santa.

 

h. Una sorprendente continuità

Si può affermare che le rivelazioni private, anche se sono concesse ad anime elette distanti nel tempo o nello spazio, posseggono sempre connessioni a dir poco sorprendenti, poiché la regia che le determina è unica. Ciò vale anche per la spiritualità e la missione ecclesiale di Suor Faustina, in rapporto ad altre due figure mistiche totalmente consacrate a celebrare l’Amore e la Misericordia del Signore: cioè, S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690); e Madre Speranza Alhama Valera (1893-1983).
- Nei confronti di S. Margherita - l’apostola del Sacro Cuore -, al di là della distanza storica, è possibile riscontrare una evidente analogia nella missione ecclesiale e una evidente continuità nella rivelazione teologale.

a) L’analogia nella missione.
Entrambe sono promotrici della devozione verso una particolare immagine sacra; e della istituzione di una specifica festa liturgica da celebrarsi con solennità in tutta la Chiesa: S. Margherita in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù; Suor Faustina in onore della sua Divina Misericordia.

b) La continuità nella rivelazione.
Entrambe scrutano da vicino il Mistero Divino, che è riflesso in tutto il suo splendore sul Volto del Redentore, e ne contemplano l’infinita grandezza da prospettive distinte e complementari: la mistica francese evidenzia l’Amore ardente del Signore, simboleggiato dal suo Cuore infiammato di Carità e ferito dalle ingratitudini degli uomini; la mistica polacca evidenzia la sua sconfinata Misericordia, simboleggiata dai due raggi che si effondono dal Cuore squarciato, offrendo a tutti la riconciliazione e la vita attraverso l’azione sacramentale della Chiesa. Così il messaggio rivelato a Paray-le-Monial nella seconda metà del ‘600 si sviluppa ulteriormente: la Misericordia infatti è come il secondo nome dell’Amore (cf. DM 7).

- Nei confronti di Madre Speranza - l’apostola dell’Amore Misericordioso -, al di là della separazione geografica, è possibile riscontrare una stretta successione cronologica e una stretta connessione teologica.

a) La successione cronologica.
Entrambe ricevono le rivelazioni fondamentali a ridosso dell’anno 1930: la mistica spagnola ammira in visione il Crocifisso dell’Amore Misericordioso, a Madrid, nel dicembre del 1929; la mistica polacca contempla il Quadro del Gesù Misericordioso, a Plock, nel febbraio del 1931.

b) La connessione teologica.
Entrambe evidenziano il primato in Dio della sua volontà di salvezza nei confronti di ogni uomo, e quindi la prevalenza dell’Amore nei confronti della Giustizia, così come è attestato nella morte e risurrezione del Signore: il Crocifisso di Madre Speranza invoca per tutti il perdono al cospetto del Padre Celeste, in forza dell’immolazione del Venerdì santo; il Quadro di Suor Faustina elargisce a tutti il perdono attraverso il ministero apostolico, in forza della vittoria della Pasqua sul peccato e sulla morte. Così il Cuore che sul Crocifisso attesta l’ardente carità del Redentore, nel Quadro può effondere sul mondo intero la riconciliazione e la pace.

Dunque: le anime mistiche, pur se distanti nel tempo o nello spazio, non sono mai in antitesi tra di loro; al contrario, esse appaiono sempre inserite in un disegno molto più ampio che le abbraccia e le contiene. Davvero, esse sono come gocce d’acqua all’interno di una sorta di onda lunga che si viene a produrre nel mare della storia sotto il soffio potente dello Spirito; esse sono come parallele che convergono all’infinito, cioè in Dio.

Gesù, confido in Te!, Ed. Shalom, Camerata Picena 1994.


1 Per questa presentazione ci si è avvalsi di due testi curati dalla Congregazione della B. V. M. della Misericordia: Introduzione, in SUOR FAUSTINA KOWALSKA, La Misericordia divina nella mia anima. Diario della Beata Suor Faustina Kowalska, Lib. Ed. Vaticana, 1996; e Gesù, confido in Te!, Ed. Shalom, Camerata Picena 1994.


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ultimo aggionamento 13 giugno, 2009