LA PAROLA DEI PADRI
S. Agostino, vescovo
Disc. 47, 12-14; CCL 41, 582-584

La testimonianza di una buona coscienza

 

 

 


S. Agostino nacque a Tagaste, in Africa, nel 354. Trascorse una adolescenza inquieta sia intellettualmente che moralmente, finché, convertito alla fede, nel 387 fu battezzato a Milano dal vescovo Ambrogio. Ritornato in patria, condusse vita ascetica. Eletto poi vescovo di Ippona, divenne esempio del suo gregge. Per 34 anni lo formò con i suoi numerosi discorsi e scritti, con i quali combatté fortemente contro gli errori del suo tempo e illustrò sapientemente la fede. Morì nell’anno 430.

Questo è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza (cfr. 2 Cor 1, 12). Vi sono uomini avventati, detrattori, delatori, mormoratori, che cercano di congetturare quello che non vedono e si adoperano perfino a diffondere quello che neppure sono in grado di sospettare. Contro costoro che cosa resta, se non la testimonianza della nostra coscienza? Infatti, fratelli, neppure in quelli ai quali vogliamo piacere, noi pastori di anime, cerchiamo o dobbiamo cercare la nostra gloria, bensì mirare alla loro salvezza, in modo che, se ci comportiamo rettamente, essi non abbiano ad andare fuori strada nel tentativo di seguirci. Siano nostri imitatori, solo se almeno noi siamo imitatori di Cristo. Se invece non siamo imitatori di Cristo, lo siano almeno essi. Egli infatti pasce il suo gregge e, con tutti quelli che pascolano come si deve il loro gregge, vi è egli solo, perché tutti sono in lui.
Non cerchiamo dunque il nostro interesse quando vogliamo piacere agli uomini, ma vogliamo rallegrarci con gli uomini, e siamo lieti che a loro piaccia il bene, per la loro utilità non per la nostra gloria. Contro chi l`Apostolo abbia detto: Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! (cfr. Gal 1, 10), è evidente. E per chi abbia detto: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch`io cerco di piacere a tutti attraverso tutte le cose (cfr. 1 Cor 10, 33), è altrettanto evidente. Tutte e due le cose sono lampanti, tutte e
due pacifiche, tutte e due semplici, tutte e due chiare. Tu però mangia e bevi solamente, non calpestare e non intorbidire quello che mangi e quello che bevi.
Certamente hai ascoltato anche il Signore stesso Gesù Cristo, maestro degli apostoli: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 16), cioè colui che vi ha resi tali. Noi siamo infatti il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce (cfr. Sal 94, 7). Sia lodato perciò chi ti ha reso buono se sei buono. Non sei tu, perché, per te stesso, non avresti potuto essere se non cattiva. Perché poi vorresti stravolgere la verità pretendendo lodi quando fai bene, e rigettando sul Signore la vergogna quando operi male?
Certamente chi disse: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini” (Mt 5, 16), ha ugualmente affermato nello stesso discorso: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini” (Mt 6, 1). Ma come questi insegnamenti ti sembravano contraddittori nell`Apostolo, così avviene nel vangelo. Se però non intorbidisci l`acqua del tuo cuore, anche qui riconoscerai l`armonia delle Scritture e anche tu sarai in piena armonia con loro.
Cerchiamo dunque, fratelli, non soltanto di vivere bene, ma anche di comportarci bene davanti agli uomini. Non tendiamo solo ad avere una retta coscienza, ma per quanto lo comporta la nostra debolezza e lo consente la fragilità umana, sia anche nostro fermo impegno a non compiere nulla che possa destare un cattivo sospetto nel fratello debole. Mentre mangiamo buone erbe e beviamo acque limpide, non calpestiamo i pascoli di Dio, perché le pecore inferme non abbiano a mangiare ciò che è calpestato, e bere ciò che è stato intorbidato.

A
s
c
o
l
t
a

!

Bendici il Signore anima mia
Quanto è in me benedica il suo santo nome
Benedici il Signore anima mia
non dimenticare tanti suoi benefici.

Sal. 102

 

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ultimo aggionamento 27 aprile, 2002