STUDI
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Gastone Bellabarba

Gesù Cristo fonte universale di salvezza

 

 

 

 


Introduzione: i pericoli del relativismo religioso
1.  La Dichiarazione “Dominus Jesus”. Alcuni contenuti dottrinali
2.  La Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane
3.  La salvezza riguarda anche le religioni non cristiane?
4.  Lo spirito ecumenico del Concilio Vaticano II e l’evangelizzazione del terzo millennio

Conclusioni: l’universalità della Chiesa di Cristo e il mistero della salvezza

(Seguito)

Introduzione: i pericoli del relativismo religioso

Nel dibattito teologico sul mistero della salvezza si registrano diversi orientamenti che riguardano il pluralismo religioso che di fatto si sviluppa nella storia dell’uomo: cattolici, protestanti, evangelici, anglicani, ebrei, ortodossi, buddisti, musulmani, ecc. La “ vexata quaestio” riguarda da un lato il contenuto dottrinale della Chiesa cattolica che afferma che solo nella unica e universale sua Chiesa ci può essere salvezza perché il
valore dell’Incarnazione del Verbo è “esclusivo e assoluto” nella storia dell’umanità; dall’altro la persuasione diffusa in ambienti teologici, ma anche in settori sempre più vasti dell’opinione pubblica cattolica e no, secondo cui “tutte le religioni siano vie ugualmente valide di salvezza”.
Per riportare tale dibattito, così complesso, sui corretti binari filosofici e teologici occorre innanzitutto eliminare dalla riflessione ogni infiltrazione antropologica o sociologica e rimanere, con l’aiuto dello Spirito Santo, nella dissertazione sulla “verità” e sulla “salvezza” secondo la parola rivelata da Dio Padre nelle Sacre Scritture per mezzo dello Spirito Santo e secondo i contenuti dottrinali del Magistero della Chiesa come continuatrice dell’opera salvifica del Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per la redenzione dell’intera umanità.
Il pluralismo religioso, in ordine alla verità e alla salvezza, comporta il “rigetto dell’identificazione della singola figura storica, Gesù di Nazareth, con la realtà stessa di Dio, del Dio vivente” introducendo “l’idea errata che le altre religioni siano complementari alla rivelazione cristiana”, fino al punto di considerare l’unica verità di Cristo trasmessa dalla Chiesa, “una specie di fondamentalismo, un attentato contro lo spirito moderno” tanto da mettere in pericolo il dialogo interreligioso secondo la svolta ecumenica operata dal Concilio Vaticano II, che la Chiesa considera irreversibile purché fondato sulla verità di Cristo.
Alla luce di questi problemi di particolare rilievo teologico e dottrinale, ci sembra utile sviluppare, sulla base della Dichiarazione “Dominus Jesus” tre riflessioni strettamente interconnesse: il rapporto tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane, il rapporto con le religioni non cristiane, e il dialogo interreligioso nel segno della salvezza e della pace secondo verità, amore e giustizia.

 

1. La Dichiarazione “Dominus Jesus”.
    Alcuni contenuti dottrinali.

Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “Dominus Jesus”, presentato nella conferenza stampa del 5 settembre 2000 dal Prefetto cardinale Joseph Ratzinger, si colloca nell’ambito del vivace dibattito contemporaneo sul rapporto tra Cristianesimo e altre religioni (rapporto già affrontato nel 1997 dalla Commissione Teologica Internazionale il cui documento mostrava l’infondatezza di una teologia pluralistica delle religioni, e ribadiva invece l’unicità e l’universalità salvifica del mistero di Cristo e della Chiesa, fonte di ogni salvezza all’interno e fuori del Cristianesimo). Data l’enorme e rapida diffusione della mentalità relativistica e pluralistica (anche all’interno della Chiesa cattolica), la Congregazione per la Dottrina della Fede interviene ora con la Dichiarazione “Dominus Jesus” per riproporre e chiarire alcune verità di fede messe in pericolo da scuole teologiche che sostengono, per esempio, che c’è una Parola (il Verbo) che va oltre la figura storica di Gesù di Nazareth, che Gesù sarebbe solo una incarnazione del Verbo, ma che ce ne potrebbero essere delle altre, che tutte le religioni siano vie ugualmente valide di salvezza. In questi casi è evidente che si verrebbe a svuotare la fede cristiana per cui la Chiesa cattolica interviene ancora oggi per ribadire che Gesù è il Cristo e che Cristo è unicamente Gesù di Nazareth ed è l’unico Salvatore del mondo, e che la Chiesa da Lui fondata è l’unica Chiesa universale portatrice di salvezza.
In concreto, la Dichiarazione si articola in sei punti che riassumono in caratteri essenziali della dottrina cattolica sulla considerazione del significato e del valore salvifico delle altre religioni:
1. Pienezza e definitività della rivelazione di Gesù Cristo; 2. Logos incarnato e lo
Spirito Santo nell’opera di salvezza; 3.Unicità e universalità del mistero salvifico di Gesu Cristo; 4. Unicità e unità della Chiesa; 5. Chiesa, Regno di Dio e Regno di Cristo; 6. La Chiesa e le religioni in rapporto alla salvezza.
I principali contenuti dottrinali ribaditi dalla Dichiarazione contro il relativismo dilagante tra i teologi e nell’opinione pubblica sono: a) l’incarnazione di Gesù Cristo è un evento “esclusivo ed assoluto” nella storia dell’umanità; b) solo nella unica ed universale Chiesa cattolica ci può essere salvezza; c) i seguaci di altre religioni possono sì ricevere la grazia divina ma si trovano in una situazione “oggettivamente deficitaria rispetto a quella di coloro che nella Chiesa hanno la pienezza dei mezzi salvifici” d) il dialogo interreligioso non cancella la verità, anzi, proprio attingendo a Cristo “via, verità e vita” e alla Chiesa che ne segue le orme, si alimenta il vero dialogo, si accresce il rispetto per le altre misteriose forme con cui lo Spirito di Dio si manifesta all’uomo. Nella Conclusione della Dichiarazione vi è un esplicito riferimento al Concilio Vaticano II: “I Padri del Concilio Vaticano II, trattando il tema della vera religione, affermarono: “ Noi crediamo che questa unica vera religione sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di diffonderla tra tutti gli uomini”.

 

2. La Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane

L’unicità e l’universalità salvifica del mistero di Cristo, vero Dio e vero Uomo, rappresentano, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, la pienezza, il centro, la fonte della verità e della salvezza riguardo ai contenuti di fede della Chiesa cattolica. Certo, l’unica mediazione di Cristo non esclude delle mediazioni partecipate di vario tipo e ordine. Esse, tuttavia, attingono significato e valore unicamente dalla mediazione di Cristo, salvatore dell’intera umanità, e non possono essere quindi intese come “parallele o complementari”. L’unica Chiesa di Cristo “sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui” (Cost. dogm. Lumen gentium, n.8). Per quanto riguarda le Chiese e Comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica, “il loro valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla Chiesa cattolica” (Decr. Unitatis redintegratio, n.3). “Le Chiese che non accettano la dottrina cattolica del Primato del Vescovo di Roma, restano unite alla Chiesa cattolica per mezzo di strettissimi vincoli, quali la successione apostolica e la valida Eucaristia. Perciò anche in queste Chiese particolari è presente e operante la Chiesa di Cristo, sebbene manchi la piena comunione con la Chiesa cattolica. Invece le Comunità ecclesiali che non hanno conservato l’Episcopato valido e la genuina e integra sostanza del mistero eucaristico, non sono Chiese in senso proprio; tuttavia i battezzati in queste comunità sono in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica”
(Dich. Dominus Jesus, n.4 ).

Inoltre, il Regno di Dio, che conosciamo dalla Rivelazione, non può essere disgiunto né da Cristo né dalla Chiesa; però il Regno di Dio non si identifica con la Chiesa nella sua realtà visibile e sociale. Infatti, non si deve escludere “l’opera di Cristo e dello Spirito fuori dei confini visibili della Chiesa” (Lett. Enc. Redemptoris Missio, n.18). Ne consegue che esiste una unicità del rapporto che Cristo e la Chiesa hanno con il Regno di Dio. Così il rapporto verità-salvezza si realizza nella Chiesa di Cristo la cui missione è di annunciare il Regno di Cristo e di Dio e di instaurarlo fra tutte le genti; di questo Regno la Chiesa costituisce sulla terra il germe e l’inizio ed è chiamata ad annunciarlo ed a realizzarlo.

(segue)

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ultimo aggionamento 02 aprile, 2001