SULLE ORME DI MADRE SPERANZA
P. Mario Gialletti fam

Collevalenza, 3 febbraio 2001

 

I sentimenti della Madre Speranza nella fondazione dei fam

 

 
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    Si potrebbe dire che la Madre non solo ha fondato una Congregazione per i Sacerdoti, ma "ha giocato" tutta la sua esistenza, fin da quando era bambina di 7/8 anni, con i sacerdoti; centinaia di sacerdoti hanno orientato e sostenuto, condizionato e ostacolato tutta la sua vita. In tutta la sua vita la Madre ha incontrato tantissimi Sacerdoti; alcuni di essi avevano di lei un concetto molto alto e di grande stima e venerazione, altri avevano fortissimi dubbi e incertezze su tutta la sua vita.
    Da tempo stavo lavorando a fare una raccolta e statistica di tutti i sacerdoti che sono entrati nelle vicende della Madre e mi è servito a capire quanto sia valido aiutare un sacerdote a essere santo, perché per le mani di un sacerdote può passare tanto bene ma possono passare anche tanti ostacoli e rallentamenti e prove.

    Il numero dei preti con i quali Madre Speranza ha lavorato tutta la vita sono varie centinaia, più di tutti noi FAM messi insieme, dopo 50 anni di fondazione (cfr. elenco allegato).
    Circa 180/200 preti: alcuni diocesani, molti religiosi, francescani, domenicani, gesuiti; vescovi, cardinali, Papi. Ho tentato di ricostruire di ognuno una scheda biografica, almeno per sommi capi.
    Alcuni, santi sacerdoti e di profondo spirito: S. Antonio Maria Claret, Padre Antonio Maria Pueyo del Val, vescovo a Pasto; i due fratelli Naval; Padre Postius, Padre Arintero domenicano; il vescovo di Tarazona Mons. Nicanor, Padre Pio; Padre Vincenzo Clerici, pavoniano; Padre Fortunato Dell’Andrea; ecc.
    Altri, benché molto retti e dotati, sono entrati nella sua vita con molta presunzione, dettando normative, orientamenti, a volte giocati dalla passione, arrivando anche ad acconsentire a gesti poco evangelici: autorizzare la compra di una dose di arsenico per farla fuori, denunciarla a un tribunale militare, scrivere un documento di 31 pagine in latino per dimostrare che questa donna sta peccando contro tutti i dieci comandamenti; ecc.
    La prima bilocazione, di cui si ha notizia, la Madre l’ha avuta con il Vescovo Pueyo, a Pasto: era un santo vescovo, per dimenticanza gli era sfuggita la registrazione di alcune sante Messe; un venti giorni prima della morte il Signore si servì della Madre per avvertirlo e prepararlo.
    Il primo defunto al quale il Signore abbia permesso di tornare per chiedere suffragi alla Madre fu il Padre Calpena, un santo prete che si trovava in purgatorio per aver consumato molto denaro per il fumo e per aver ceduto alla vanità per un libro che aveva stampato.

    Potremmo seguitare. Ho voluto solo accennarlo perché mi sono fatto questa idea:
    il Signore, perché potesse servirsi della Madre per fondare una Congregazione di sacerdoti e per i sacerdoti, la nostra, il Signore si è preoccupato di formare un cuore capace di capire e amare i sacerdoti. E questa mi pare che sia la vera e grande collaborazione della Madre a un’opera del Signore. Non mi risulta che la Madre abbia mai preso una iniziativa per le cose da fare in vista della Fondazione: ha lavorato, in modo eroico, su se stessa e si è resa attenta a tutte le volte che Lui le diceva: ha llegado el momento de… (fondare, chiamare il primo figlio, scrivere le Costituzioni, aggiungere quanto si riferisce ai sacerdoti diocesani, aprire il noviziato, fondare a Fermo, ecc.).

    Quando la Madre Speranza è entrata tra le Figlie del Calvario è cresciuta e si è formata respirando molto forte, secondo lo spirito della Fondatrice Esperanza Pujol, l’esigenza della contemplazione della Passione di Gesù, impostata soprattutto - come era normale in quel tempo - nel desiderio di conoscere le sofferenze di Gesù e nel desiderio di essere pronta a soffrire altrettanto nel proprio corpo per riparare e per consolare Gesù. Da questo tipo di contemplazione del quale anche la nostra Madre ne ha fatto grande esperienza, Ella poi è passata a un altro tipo di contemplazione della Passione di Gesù con il desiderio di poter capire e imitare i sentimenti che Gesù ha provato durante la sua passione e morte.

    Mi guida questo pensiero. Vorrei poter riuscire a cogliere i sentimenti con i quali la Madre ha accolto e ha portato a compimento il desiderio di Dio nella Fondazione di una Congregazione nuova, per i Sacerdoti, composta di Sacerdoti e Fratelli.
    E questo, non per curiosità culturale, ma mosso dal desiderio di poter camminare effettivamente sulle orme di Madre Speranza nell’accogliere e portare avanti i desideri del Signore.

    A grandi linee ricerco alcuni atteggiamenti e sentimenti della Madre nell’arco di tutta la sua vita, pretendendo solo di poterne indicare qualcuno.

 

1. I suoi sentimenti nella prima Comunione e nella presenza eucaristica sacramentale.

    Il 14 gennaio 1959 la Madre in Collevalenza aveva partecipato, dopo pranzo, alla ricreazione dei Padri; erano presenti anche Padre Mario Montecchia, Padre Elio Bastiani, Padre Enzo Ignazi, Don Emilio Tassi. Riporto testualmente dal diario scritto lo stesso 14 gennaio 1959:
    "Durante la ricreazione la Madre ci ha raccontato quanto segue: quando aveva l’età di 8 anni ancora non l’avevano ammessa alla prima Comunione.
    Essa aveva già da tempo premeditato di "rubare" il Signore, cioè di fare ugualmente la santa Comunione e per questo ogni giorno si confessava per trovarsi sempre pronta qualora fosse capitata l’occasione. Viveva presso il parroco. Una mattina il parroco era assente ed era venuto a celebrare un sacerdote che non la conosceva; si tenne pronta e al momento della Comunione si portò alla balaustra e fece la sua prima Comunione! dopo aver preso una tazza di caffèlatte con cioccolato! Quando se ne accorsero, fu molto rimproverata.
    Essa si preoccupava solo di fare compagnia al Signore. Non fu ammessa alla prima Comunione che all’età di 12 anni. Ma la Madre ci assicura anche che da quel giorno (quindi dal 1901) ha avuto la grazia di avere sempre presente Gesù nel suo cuore, sacramentalmente... ".
    Sono l’amore e i sentimenti di una bambina di 8 anni verso Gesù Eucarestia; una bambina alla quale un giorno Dio avrebbe chiesto di aver cura dei sacerdoti; il sacerdote non ha un tesoro più grande della sua Messa e del suo Tabernacolo; da parte di Dio quei sentimenti di una bambina trovano come risposta il dono di una presenza sacramentale continua per tutta la vita: il suo cuore diventato tabernacolo vivente, continuo, modella da quel momento tutta la sua vita.
    Un grande amore a Gesù Eucarestia che da parte di Dio trova come risposta il dono di una presenza sacramentale continua per tutta la vita.
   (Ricorda Padre Gino:5-16/2). La Madre comunicava volentieri questa sua esperienza e raccomandava di dire sempre ai nostri ragazzi, oltre che a noi stessi, che Gesù invitato sarebbe rimasto volentieri nel nostro cuore. Ogni successiva Comunione era da lei considerata né più né meno che come un ricambio delle Sacre Specie. Leggiamo nel Libro delle Usanze pagina 14 dell’Edizione 1971, traduzione italiana, queste parole: "Spiegheranno anche (ai ragazzi) come il nostro cuore possa arrivare ad essere un Tabernacolo vivente del Signore solo che lo invitiamo a rimanere dentro di noi, certi che Egli vi resterà e si adatterà al nostro povero e miserabile cuore: così potremmo vivere sotto il suo sguardo e la sua protezione, lo potremo adorare e con Lui lavorare per la santificazione nostra e degli altri".
    Era su questo principio che la Madre imperniava la formazione spirituale di noi Figli dell’Amore Misericordioso. La Madre non si fermava alla superficie ma entrava nel profondo dell’anima di ognuno di noi. …
    Lei era persuasa di avere Gesù Eucaristia sempre presente nel suo cuore. Per lei la celebrazione Eucaristica e la Santa Comunione erano il centro della giornata e la permanenza di Gesù nel Tabernacolo diventava frequente punto di riferimento. A proposito gioiva immensamente ogni volta che in una sua casa religiosa si apriva qualche Cappella con il relativo Tabernacolo e questo non soltanto idealmente ma le dava modo di rifugiarsi spesso, sola sola, davanti al Tabernacolo per entrare in rapporto confidenziale con il Buon Gesù. Spesso fu sentita parlare confidenzialmente con Gesù Eucaristia e quando io stesso l’ho interrogata su come pensava che Gesù stesse nell’Ostia Santa lei mi disse che aveva saputo direttamente dal Signore che Lui si trovava in stato di Vittima che si offre continuamente al Padre. Sentiva fortemente, e voleva che si solennizzasse in maniera gioiosa, la festa del Corpus Domini.

 

2. I suoi sentimenti verso i sacerdoti: il voto di vittima nel 1927

    Di tutta la fanciullezza e giovinezza della Madre sappiamo pochissimo; appena due o tre episodi; non sappiamo come era inserita con le altre ragazze del suo paese, non sappiamo che un episodio delle sue condizioni di salute all’età di 18 anni; non sappiamo… Sappiamo solo con certezza che dai 7-8 anni fino ai 21 anni, quando è partita per farsi religiosa a Villena, è vissuta prestando il suo servizio e la sua dedizione nella parrocchia, con le sig.ne Ines e Maria sorelle del Parroco Don Manuel Aliaga, condividendo, servendo, lavorando a fianco del parroco. Un periodo di 14/15 anni che le ha fatto conoscere i problemi, le ansie, i limiti, i rischi di tanti preti, insieme ai grandi tesori che Dio ha messo nelle mani dei suoi sacerdoti; ha conosciuto il fervore e la santità di alcuni di loro e ha conosciuto la fatica e la debolezza di altri.
    Ha capito quanto sia necessario aiutare e sostenere un prete: Nel suo diario, al 18 dicembre del 1927, troviamo questa scelta maturata:
    "Questa notte mi sono distratta e il buon Gesù mi ha detto che io non devo desiderare altra cosa che non sia amarlo e soffrire in riparazione delle offese che Lui riceve dal suo amato clero; mi Ha detto anche che devo impegnarmi perché tutti quelli con cui tratterò sentano il desiderio di soffrire e offrirsi come vittima di espiazione per ipeccati che commettono i sacerdoti del mondo intero e che io mi sforzi nel cercare solo la sua gloria, anche questo fosse a costo della mia disistima. Che vuol dire con questo il Buon Gesù, Padre mio?"

Día 18 de diciembre de 1927

    (Ricorda Padre Gino:86/2). Si era offerta fin da giovane al Signore come vittima riparatrice per i sacerdoti e fino alla fine della sua vita ha tenuto fede a questo impegno. Lo stesso calo di energie nella tarda età lo ha portato avanti accettandolo con amore vivendo nella sua carne le sofferenze di Gesù Crocifisso.
    88/2 L’offerta per la santificazione dei sacerdoti la articolava con questa espressione: "In riparazione dei peccati che commettono i sacerdoti".
    L’avidità che la Madre aveva di soffrire era sempre per impetrare o per riparare, unendo le sue sofferenze a quelle di Nostro Signore, Vittima dei peccati del mondo.
    Gradiva molto il canto che le figlie di Roma avevano composto in Spagnolo e che richiamava gli insegnamenti e gli atteggiamenti della Madre stessa. In esso si parlava di tacere, di soffrire e di amare e tutto il canto si articolava nel ripetere con vivacità e con intuito d’amore: "Callar, sufrir y amar". …
    I sacerdoti erano il suo debole tanto che lo specifico dei suoi figli è quello di attendere ai sacerdoti, di sostenerli in qualunque modo, sempre in posizione di servizio. E’ opportuno richiamare a questo proposito le prime pagine del libro delle Usanze che non parlano altro che di questo. Come detto quando si è parlato della Casa del Clero di Perugia, vorrei tornare a sottolineare che la gratuità della permanenza spicciola nelle case dei Figli dell’Amore Misericordioso non voleva che fosse considerata una ostentazione ma la dimostrazione di una fraternità. Vengono in particolare assistiti sacerdoti invalidi, non autosufficienti.

 

3. La ammirazione per l’esempio di santi sacerdoti

    Ha avuto la fortuna di incontrare sul suo cammino santi sacerdoti dei quali ha potuto apprezzare non solo la saggezza dei consigli ma soprattutto l’esemplarità eroica delle loro virtù. Ricordo un episodio di quel periodo e lo prendo da "Las tres libretas" di Madre Aurora Samaniego:
    (Da Madre Aurora Samaniego: C150 150) (192) Qualche giorno prima della festa del Pilar, Madre Speranza fece chiamare il Pro-Vicario Don Manuel Rubio Cercas per dirgli che le era apparso il celebre Padre Calpena per dirle che aveva bisogno di suffragi per aver speso molto denaro per il fumo e per aver provato vanità per un libro che aveva stampato; per questo aveva bisogno che fossero celebrate per lui un certo numero di messe da un degno sacerdote di Madrid.
    Un episodio ancora più significativo si verificò in occasione della morte del Padre Francisco Naval, fratello di Padre Antonio Naval. Questi due fratelli avevano avuto una grande sofferenza in famiglia perché il loro Babbo era morto assassinato e non si sapeva chi fosse stato l’assassino. Un giorno il Padre Francisco Naval, in Chiesa, nel corso di una predica disse quanto stava soffrendo per la morte del babbo, disse che non sapeva chi fosse stato l’assassino, ma che, se un giorno l’avesse potuto incontrare, avrebbe voluto buttarglisi al collo e dirgli "Fratello mio! non soffrire perché io ti ho perdonato!".
    La Madre ha potuto comprendere quanto questo gesto coraggioso fosse piaciuto a Dio perché ha visto entrare in paradiso il Padre Francisco nel momento stesso che è morto. Così lo testimonia Madre Aurora Samaniego: "Il giorno seguente Madre Speranza, appena alzata, ci disse che aveva visto il Padre Francisco salire subito al cielo…".

 

4. Una idea chiara: la vocazione è per stare con Gesù

    Anche la Madre ha maturato attraverso il discernimento la sua chiamata e la sua vocazione, ma questa è stata anche la certezza che le ha dato forza, decisione, coraggio, perseveranza in tutta la vita e che non l’ha fermata mai di fronte alle difficoltà, alle prove, alle incomprensioni o all’ambiente negativo che la circondava.
    Un atteggiamento della Madre che le è stato presente e decisivo in tutto l’arco della sua vita, quando aveva 22 anni come quando ne aveva 50 passati.
    (Leggo dagli appunti del 22.02.1958).
    Oggi la Madre viene al refettorio dei Padri; abbiamo festa per la ricorrenza della approvazione delle Costituzioni delle nostre Suore. Si viene a parlare anche della prossima festa della Madre, il giorno 18 dicembre. La Madre ci dice che sono ormai 45 anni che porta questo nome di "speranza", difatti entrò in religione nel 1914, il giorno della festa di santa Teresa.
    La Madre ci dice che quando era ancora novizia provò una forte tentazione di lasciare la vita religiosa, prima ancora di fare i voti, perché essa era venuta in religione con la illusione che qui tutto fosse santità e che non ci fossero più le miserie dei vari caratteri o delle mancanze di carità. Stando così le cose valeva la pena - pensava la Madre - di restare in famiglia e lì si sarebbe potuta salvare ugualmente.
    Espose questa sua preoccupazione al vescovo di Cartagena-Murcia, che la conosceva, e questi le rispose: "Bene, figlia; comincia tu a fare bene e vedrai che le altre ti seguiranno". Animata da questo, la Madre cominciò; ma le cose non cambiarono molto, tanto che, a distanza di due mesi dalla professione, era ancora perplessa se proseguire o no; anzi, quasi decisa a lasciare la vita religiosa. Espose tutto alla sua superiora che la consigliò di pregare ed aspettare.
    Viveva allora al "Calvario". In questo stato d’animo andò a fare la Via Crucis. Mentre stava facendo la Via Crucis, alla quarta Stazione, si sentì una voce che le diceva: "E tu te la sentirai di lasciare mio Figlio solo?". Guardò in Chiesa e non c’era nessuno. Provò a seguitare la Via Crucis e di nuovo sentì la stessa voce. Accese una candela per vedere meglio in Chiesa e in una Cappella laterale trovò a terra una piccola statua della Madonna, tutta interrata. Era essa che aveva parlato.
    Espose tutto alla Superiora e questa al Parroco; questi per ordine del Vescovo fece pubblicare in Chiesa, la domenica seguente, alle Messe che se qualcuno avesse portato al "Calvario" quella statua della Madonna, magari ritrovata in qualche campo, lo dicesse per vedere se si dovesse dare qualche culto a quella Immagine. Nessuno sapeva niente di quella statua. La statua attualmente dovrebbe essere conservata dalle Suore Clarettiane che poi hanno preso il "Calvario". Dopo tutto ciò la Madre non ebbe più dubbi sulla vocazione; fece la sua professione regolarmente come le altre.
    Quando la Madre ci ha raccontato questo erano presenti quasi tutti i Padri della Casa e precisamente: Padre Gino Capponi, Padre Elio Bastiani, Padre Alfonso Mariani, Padre Mario Gialletti, Padre Luigi Macchi, Padre Enzo Ignazi, Padre Maximiano Lucas Peña, don Emilio Tassi, Fratel Pietro Jacopini e tutti i seminaristi.

 

5. Una preoccupazione: tutto nella sua vita deve esprimere la vocazione.

    Un’altra caratteristica nel comportamento della Madre mi sembra di poterla trovare nel constatare che - di fatto - in tutta la sua vita è stata dominata dal pensiero e dalla preoccupazione che ogni suo gesto, ogni suo pensiero, ogni sua scelta fossero sempre espressione coerente della sua vocazione. Sempre con il timore che le sue scelte e i suoi sentimenti

    Un grande insegnamento per imparare a vivere le difficoltà! Ricordo quando nell’agosto 1944 sapeva solo che fra qualche settimana sarebbe morta o lei o la Sig.na Pilar.
    (Il 6.8.1944 nel suo diario) Con questa mia mente pazza io ripetevo a me stessa: se il Buon Gesù ha permesso che mi facessero tanto soffrire con la fondazione delle Figlie, che sarà con quella dei Figli? mi prenderanno per pazza e non so dove il Santo Officio vorrà arrivare con le difficoltà per questa fondazione! Per quanto mi sforzi di allontanare da me questa sofferenza e per quanto mi sforzassi di stare contenta e ringraziare il Buon Gesù per avermi scelta per questo, non mi riusciva possibile farlo con allegria, ma sempre solo attraverso uno sforzo carico di trstezza. Poi si trasformava in un tormento la giusta idea che - siccome al Buon Gesù non piacciono le cose fatte per forza e senza gioia - Lui mi avrebbe portato con Sé dopo questi giorni di Esercizi spirituali passati nel dolore e nel turbamento. [Hoy 936]
    Quattordici anni più tardi, nel 1958, leggo negli appunti:
    (Leggo dagli appunti del 21.05.1958).
    La Madre da alcuni giorni è a letto; nella notte ha versato anche sangue dalla bocca; ha dolori atroci al ventre. Si potrebbe trattare di una ulcera allo stomaco, al pancreas, di una forte colite o di un tumore.
    Una gravissima situazione di salute da mettere paura a chiunque:
    Dopo cena verso le nove salgono nella sua camera i membri del Consiglio Generale (Padre Alfredo, Padre Gino, Padre Arsenio e Padre Gialletti) (da Lei chiamati) per trattare con la Madre diverse questioni.
    Poi la Madre ci dice che la notte del 18 Maggio, tre giorni dopo l’Ascensione, le è apparso il nostro Don Luigi tanto luminoso e bello da estasiare. La Madre stava piangendo ed era preoccupata sotto l’impressione di non aver fatto niente e sotto l’impressione che la nostra Congregazione dei F.A.M. stesse crollando.
    Il Signore avrebbe permesso al nostro Don Luigi di apparirle per dirle che dal giorno dell’Ascensione era già in cielo, che non era vero che la Madre avesse fatto niente e che sarebbe stata già una grande cosa anche se avesse aiutato solo un’anima ad andare in Paradiso.
    La Madre ha visto Don Luigi rivestito dei paramenti sacri e l’ha colpita un particolare: aveva sul petto il Crocifisso dell’Amore Misericordioso ma non si vedeva il legno della croce. Ha rievocato il fatto poi il fatto di quando il 22 Febbraio 1958 si trovò in bilocazione da Don Luigi e ha aggiunto due particolari:
    Don Luigi si rese conto del modo come era presente la Madre solo quando andò a baciarle la mano e...non strinse niente;
    Inoltre Don Luigi avrebbe manifestato il desiderio di andarsi a confessare da Padre Pio o dal Padre Cappello e la Madre gli avrebbe risposto che non c’era bisogno.
    E qualche mese più tardi, nell’ottobre dello stesso anno: quanto più la Madre si sente coinvolta dalla vocazione e vuole trovare nuove forme per collaborare ed essere generosa, tanto più Gesù la coinvolge e le apre nuovi orizzonti:
   (Leggo dagli appunti del 13.10.1958).
    La sera, immediatamente dopo cena, verso le 20,25 trovo la Madre in estasi in Cappella. Sono presenti pure il P. Alfredo e la sacrestana Suor Aurora.
    La Madre parla con Gesù della nuova costruzione che si deve cominciare a Collevalenza, nell’orto: laboratorio per le ragazze, lavanderia, cucina, noviziato per le suore ecc. ...
    Mostra inoltre il suo rammarico perché non si riesce a diffondere la devozione all’Amore Misericordioso. ….
    La stessa sera la Madre mi dice che nella notte tra il 27 e il 28 di Settembre (il giorno 1 era tornata da Roma a Collevalenza) il Signore l’aveva portata in bilocazione da Collevalenza a Castel Gandolfo dal Santo Padre Pio XII per comunicarGli che nella prossima settimana il Signore Lo avrebbe chiamato a sé. Il Santo Padre è morto il 9 ottobre mattina alle 3,52.

 

6. Ogni vocazione è un nuovo progetto di Dio, personale, per il bene di tutti.

    Ha avuto sempre la percezione che il Signore la chiamava ad avere il coraggio di collaborare con Lui per dare vita a una Congregazione che fosse nuova non solo nella sua struttura giuridica, ma soprattutto nel modo di vivere la propria dedizione alla vocazione: nelle scelte, nel modo di comportarsi, nel modo di parlare, nel cercare una vita povera sul serio, nella coerenza, ecc.
    Più volte nel suo diario annota con una forza straordinaria che - per non deludere il Signore - preferirebbe vedere la Congregazione disciolta prima che entrasse un certo spirito; dice con energia che ci sono certi modi di essere che Dio non li vuol vedere nelle Sue Ancelle e nei Suoi Figli.
   "Qualche cosa - dice il Signore - che Io non lo voglio vedere né nelle AMM, né nei FAM e che tu (Madre Speranza) sei chiamata a estirpare dalle due Congregazioni questo abuso…". Lo ritrovo molto presente in tutta la vita della Madre e la trovo sempre fortemente decisa ed esigente. Ne ricordo qualcuno.
    Già negli anni 40 non aveva voluto accettare l’eredità della Signa Pilar che, alla sua morte, è passata allo Stato. Pochi anni più tardi Gesù ancora le ripete:
    (Il 14.5.1949 nel suo diario) "C’è una cosa - dice il Buon Gesù - che Io non la voglio vedere nénelle Ancelle del mio Amore Misericordioso, né nei Figli del mio Amore Misericordioso e tu sei chiamta a estirpare con il tuo esempio dalle due Congregazioni questo abuso, facendo grandi cose e facendo grandi le due Congregazioni ma con il lavoro, con il sacrificio, con il dolor e con il mio aiuto che non ti mancherà mai … ma senza molestare a nessun benefattore " [Hoy 994]
    (Ricorda Padre Gino:117-118/2) La virtù della povertà la intendeva non solo come uso controllato delle cose, ma anche come impiego di tempo. Questo ha vissuto e questo ha insegnato.
    Ha molto lavorato e il più delle volte si è data ai lavori più umili tanto che, non dico che ci infastidivamo, ma ci meravigliavamo quando si dedicava, oltre che alla cucina, alle pulizie. Personalmente l’ho veduta anche in ginocchio a passare lo straccio al pavimento. A una mia reazione, in una di quelle circostanze, ebbe a rispondermi: "Ricordati, figlio mio, che quando una Superiora Generale governerà la Congregazione da dietro la scrivania, la Congregazione sarà finita. Ci vuole una mamma che si dia a tutto".
    (Leggo dagli appunti del 5.4.1959)
   Nel pomeriggio di ieri, per desiderio della Madre, ho accompagnato in macchina ad Assisi e Perugia, insieme a P. Lucas, questi cinque Sacerdoti spagnoli, nostri ospiti: Don Ignacio Mendivil, Don Felipe Fernández, Don Santiago García, Don Avelardo Del Vigo e Don Vincente San Martín.
    Tali sacerdoti, a Perugia, mi chiesero che gli indicassi una Libreria per poter comprare un Messale. Pensai che lo volessero prendere per regalarlo alla Madre per l’ospitalità concessa: li supplicai che non lo facessero, ma essi insistettero dicendo che doveva avere solo il significato di un ricordo, e lo presero.
    Oggi, nella ricreazione del pomeriggio lo hanno offerto alla Madre, la quale si è mostrata molto dispiaciuta di quanto hanno fatto.
    Ripete che non permetterà mai che nella Congregazione dei F.A.M. entri tale spirito, che ogni Sacerdote qui si deve sentire in casa sua, che tutti devono essere trattati ugualmente perché tutti pagano ugualmente (cioè niente), che non lo può accettare neanche come ricordo, perché un giorno potrebbe venire un altro sacerdote e offrire una "custodia" o un regalo più prezioso e quindi essere trattato meglio, ecc. ecc... e infine ci dice che sta lottando tanto per non portarci tutti con lei in cucina e bruciare davanti a noi quel Messale.
   (Leggo dagli appunti del 30.3.1961) Giovedi’ Santo
    La Madre esce di Chiesa subito dopo aver fatto la Comunione (al pomeriggio) perché aveva timore di andare in estasi. Prima di rientrare nella parte delle Suore si ferma in preghiera davanti al Santissimo conservato nel salottino e va in estasi. Prega intensamente per la Congregazione F.A.M. chiede che siano energici quelli che la devono guidare; prega per le Suore la stessa cosa; prega intensamente il Signore a voler dare tanta forza al P. Pio per superare bene la prova e perché non avvenga un fracasso...
    (Ricorda Padre Gino:125/2) Per quanto riguarda il suo modo di trattare con gli altri è stata veramente maestra esemplare, prima con i fatti e quindi con il comportamento, e poi con le parole. Il suo linguaggio è stato sempre regolato da tanta delicatezza a riguardo e non accettava parole meno corrette; lo stesso si dica degli atteggiamenti meno dignitosi. L’amore che riversava sul prossimo era una derivazione di quello a Gesù, suo Sposo. Per quanto riguarda rapporti epistolari le sue espressioni erano essenziali, ed anche se cariche di maternità, erano sempre dignitose e spirituali. Si interessava in esse delle condizioni di chi entrava in corrispondenza con lei e concludeva sempre chiedendo e promettendo preghiere.
    (Ricorda Padre Gino:128/2) Quando la sentivamo dire nella preghiera tutta la sua insufficienza al Signore e la sua meraviglia di essere stata scelta perché la più povera e la più incapace ci sembrava che dicesse anche troppo. Con questo non dico che era autolesionista ma dimostrava di conoscersi fino in fondo un nulla davanti a Dio e come l’ultima davanti agli altri. Ripeteva spesso di essere uno zero alla sinistra. Si paragonava all’asino del profeta Balan che parlava rimanendo un povero giumento. La prontezza nel suo atteggiamento umile il più delle volte si esprimeva attraverso l’immediato ricorso a Dio dal quale aspettava ogni aiuto convinta di quanto Gesù aveva affermato: "Senza di me non potete far nulla".
    La Madre non ha fatto mai distinzione di compiti importanti e umili, ma ha fatto ciò che si presentava con tanta disinvoltura. Per conoscenza diretta posso affermare che il lavoro di cucina lo ha fatto anche perché spesso questo veniva considerato come un lavoro umile e faticoso; in esso esprimeva soprattutto il suo ruolo materno proprio perché una mamma si interessa personalmente a preparare cibi sani ed appetitosi.

 

7. "hacer todo aquel que Le agrada": scoprire i desideri di Gesù

    Lo dico con una riflessione di Padre Gino.
    (Ricorda Padre Gino:102/2) Ha sempre considerato Dio il suo Tutto e realmente ha offerto a Lui il suo piccolo tutto. E’ caratteristica la frase che ripeteva sovente: "Dios mío, y todas mis cosas".
   103/2 L’impostazione della sua vita, data con tanta generosità alla causa dell’Amore Misericordioso, superava di gran lunga quelli che sono i comandamenti di Dio, arrivando all’oblazione totale di sé in maniera eroica. Per rispondere a Gesù che aveva affermato: "Chi mi ama osserva i miei comandamenti", la Madre non ha avuto nient’altro di mira che "hacer todo aquel que le agrada". Con insistenza ci chiedeva, a voce e per iscritto alla fine delle sue circolari: "Pregate per questa povera creatura" oppure "per questa vostra Madre, affinché riesca a dare a Gesù quanto le chiede".
    E questo lo ha vissuto come atteggiamento abituale della sua vita, anche nei momenti più sofferti.
    (Il 14.3.1949 nel suo diario) E così tu dovrai passare per tutta questa elaborazione per poter arrivare a essere quello che Io desidero, che è servirmi di te per aiutare e sostenere tante anime e che anche i figli e le figlie prendano da te la sostanza di questa elaborazione e così possano darmi tanta gloria in questo Santuario, con il soave profumo del sacrificio, della orazione, della abnegazione e con un continuo esercizio di carità e di amore verso ogni bisognoso". [Hoy 1000]
    Anche quando la sua natura ha fatto esperienza di tanta paura e resistenza, come quando ha conosciuto di dover iniziare la Fondazione dei Fam solo con il giovane Alfredo Di Penta. Dopo aver vissuto la sua paura , si ripresenta al Suo Gesù dicendo il suo "Ecce ancilla Domini" e annota nel suo diario:
   (Il 24.2.1951 nel suo diario) Il Buon Gesù mi ha perdonato e, con voce di padre e sguardo di affetto, mi ha detto: "Figlia mia, Io non tengo in conto, dimentico e perdono e ti amo tanto, tanto; so quante sofferenze ti aspettano e quante umiliazioni dovrai subire, però è mio desiderio che tu passi per questa provae che il primo dei Figli dell’Amore Misericordioso sia Alfredo". A questo ho risposto: "Ecce ancilla Domini, però, Gesù, dimenticati del dispiacere che ti ho dato e aiutami in modo che nelle prove io impari a non confidare in me ma a riporre tutta la mia fiducia solo in te. [Hoy 1047]
    Così per l’inizio nella diocesi di Fermo al Collegio Artigianelli. Lo sentiva e lo viveva come un dovere di giustizia verso Dio.
    (Ricorda Padre Gino:102/2) La stessa lotta al peccato la portava avanti soprattutto perché era un dispiacere per il buon Gesù e quindi se ne guardava bene e metteva in guardia tutti. Per quanto riguarda i Santi Voti li considerava, e voleva che li considerassimo come mezzi per conseguire le tre virtù corrispondenti ed era piuttosto tenace nel voler essere obbediente come il buon Gesù, povera come Lui e degna sua sposa che gli riserva tutto il cuore.
    (Leggo dagli appunti del 25.8.1959) Essendo venuto da Campobasso a Roma per il Ritiro Mensile e essendo proseguito per Collevalenza per le confessioni delle Suore e per prendere appunti per la segreteria, ho modo di parlare con la Madre.
    La Madre mi parla di un estasi avuta durante il mese (mi pare il 15) in cui il Signore Le mostrò di non essere pienamente soddisfatto di noi F.A.M. Il Signore mostrò questa Sua pena perché la Madre stava chiedendo ancora con tanta insistenza di avere altre vocazioni. Il Signore Le fece capire che non era molto disposto a concedere altre vocazioni per questi motivi; è Suo desiderio che ci preoccupiamo più di formare i nostri ragazzi nello spirito della Congregazione, mentre invece è un lavoro un pò trascurato da noi e ciò ha procurato al Signore in questi otto anni molti dispiaceri e pochi piaceri.
    Un altro motivo è nel fatto che ognuno di noi, venendo in Congregazione già sacerdote, viene con una sua formazione e con un suo modo di fare spesso, anche se c’è buona volontà, gli è di molta difficoltà per la vita di Comunità.
    Ancora un altro motivo che ha procurato dispiaceri al Signore è il fatto che trascuriamo tanti piccoli doveri pensando di farci santi solo facendo grandi cose. Le cose grandi si faranno solo se le chiederà il Signore. Quando uno è messo in un ufficio si ricordi che deve santificarsi in quell’ufficio compiendo bene tutte le piccole cose di quell’ufficio. Anche una cosa piccola può essere un desiderio del Signore e perciò non deve essere trascurato da un’anima religiosa. - Domine, miserere mei! -

 

8. Grande tenacia e perseveranza:"…le prometí de nuevo ser más fiel…".

    Questo desiderio di "hacer todo aquel que le agrada" le era continuamente presente; rinnovato una infinità di volte, anche i momenti più gioiosi e lieti erano dominati da questa preoccupazione. Così per esempio:
    (Il 28.10.1951 nel suo diario) Oggi, festa dell’Amore Misericordioso, il vescovo di Todi consegna ai quattro Figli dell’Amore Misericordioso il Crocefisso di questa Congregazione, che essi porteranno pendente dal collo. [Hoy 1091]
    Io mi sono distratta e lì, unita al Buon Gesù,gli ho chiesto di nuovo mi volesse perdonare per tutto quello che lo avevo disgustato nella fondazione di questa sua amata Congregazione; gli ho promesso di nuovo di essere più fedele con il suo aiuto nrl compiere la sua volontà… [Hoy 1094]
    (Ricorda Padre Gino:132/2) Quanto mi ha sempre colpito nella Madre potrei riassumerlo affermando che la sua nota distintiva e primaria è stata quella di una grande confidenza in Dio. Infatti dall’amore convinto che nutriva verso il buon Gesù e dalla certezza di essere ancora più abbondantemente riamata da Lui, ella lo sentiva come Sposo, come Amico, come Fratello, come Padre, come Tutto. Nonostante che chiaramente non gli mancasse di rispetto, tuttavia la sua ambizione era quella di realizzare con il Buon Gesù, convinta della sua presenza, una grande intimità, esempio del vero rapporto sponsale di un anima con il suo Sposo diletto. Di qui l’umile ardire e la semplicità di dirgli tutto e di chiedergli tutto; di qui anche quel senso di riservatezza che non può mancare tra lo sposo e la sposa. Di qui anche la frase che è diventata per lei e per noi il motto: "Tutto per Amore"

 

9. "… en medio de la prueba me hallo feliz …"

    È un atteggiamento costante nella vita della Madre che fa molta impressione ma che è coerenza: quanto più fa esperienza sofferta di prove, difficoltà, incomprensioni, rifiuti o cose simili, tanto più fa esperienza di autentica felicità e gioia, perché vede il realizzarsi del suo sogno di imitare i sentimenti di Gesù:
    (Il 28.2.1952 nel suo diario) .Io credo, Padre mio, che sto veramente molestando al Buon Gesù poiché dentro di me sorge tanta ribellione e tanti desideri impropri di un’anima che desidera sul serio amare il suo Dio e quindi essere impegnata a cercare la sofferenza e il dolore. Se lei potesse vedere che sentimenti scopro dentro di me ogni volta che incontro quella persona! [Hoy 1125]
    La mia mente è un vero vulcano; ho la sensazione che sia arrivato il momento di dovermi separare dai miei figli e che questi non ce la faranno a continuare a far parte della Congregazione nascente, che i sacerdoti di qui non vi entreranno a farne parte e che tutto finirà …. [Hoy 1129]
    (Il 30.3.1952 nel suo diario) E proprio adesso posso dirle con verità, Padre mio, che in mezzo a questa prova e a queste sofferenze io mi sento felice, molto felice e che sento tanto solo la sofferenza di questi miei figli e figlie, perché è difficile nasconder loro quanto sta succedendo … [Hoy 1248]
    E questa generosa risposta della Madre apre le porte alla generosità di Dio, che non si lascia certo vincere in generosità; quanto più la nostra vita cambia e si conforma alla Volontà di Dio, tanto più Dio può concederci il meglio che aveva pensato per noi fin dalla eternità.
    (Il 18.3.1952 nel suo diario) Gesù mi dice che gli chieda tutto quello che serve per me, per le anime per le quali mi sono immolata come vittima, per i figli, per le figlie.
    Per queste anime, per i figli e le figlie, ti chiedo, Gesù mio, che tu li illumini con tanta chiarezza perché riescano a capire e a sentire il vuoto e il niente delle cose umane e perché Tu li attragga a Te, facendoti vedere da loro come bene supremo e fonte di tutti i beni e, infine, perché Tu possa dare alla loro volontà la forza e la costanza di cui hanno bisogno per non cercare né desiderare niente fuori di Nostro Dio. E per me, Gesù mio, non desidero altro che poter fare la volontà del mio Dio, amarlo tanto, tanto e poter stare da sola con Lui per parlargLi e perché possa parlarmi. [Hoy 1219]

 

10. Il desiderio costante di imitare Gesù nell’offerta di tutta la vita.

    (Nel suo diario) Io devo dirle che non so descrivere il mio dolore in questi momenti, però si posso dirle che mi pare di amare Gesù più di prima e che ardo dal desiderio di imitarlo, di parlare con Lui e che io esca sempre più da me stessa per entrare in Lui. Per questo, Padre, io voglio soffrire tanto, tanto per dar gloria al nostro Dio, però sola, senza che soffrano i miei poveri figli e le mie povere figlie. [Hoy 1321]
    (Ricorda Padre Gino:80/2) … mi sembra necessario parlare della sua mentalità secondo la quale voleva soffrire per pagare di persona per unire le sue sofferenze a quelle del Signore. Spesso chiedeva di soffrire e si lamentava con il Signore quando non avesse sofferenze o dolori, sentendosi trascurata e non avendo materiale per dimostrare l’amore. Una delle frasi che più volte ho sentito rivolgere al Signore nella preghiera in queste occasioni era: "Signore non ho sofferenze e dolori in questo periodo, forse ti sei dimenticato di me?" Non aveva alcuna paura della morte anche se desiderava vivere a lungo per poter essere vicina alle figlie e ai figli. La sua morte e quella dei suoi figli e figlie la vedeva come un gioioso trasferimento della sua famiglia accanto a Gesù.
    Vorrei che non venisse trascurata la riflessione che la Madre faceva spesso prima per sè, poi anche per noi, riguardante la fase del Getzemani, nella Passione di Gesù. Vedeva in quella circostanza, e ce la sottolineava, la tentazione più forte che Gesù ha avuto in vita sua, anche pìù delle tre che aveva affrontato all’inizio della sua vita pubblica nel deserto. Questo le è servito per educarsi alla disponibilità, a fare la volontà di Dio nonostante le resistenze della natura. Non infrequentemente la Madre, davanti a impegni non facili che il Signore le presentava, chiedeva a tutti l’aiuto della preghiera per adeguarsi alla volontà di Dio come Gesù aveva fatto sempre, soprattutto nell’orto del Getzemani, affinché non si facesse mai la propria volontà ma sempre quella di Dio, diceva lei: "per quanto non la veda, per quanto non la comprenda, per quanto mi faccia soffrire".
    Mi piace far notare che la formazione che la Madre dava anche ai suoi figli Sacerdoti era intonata a quell’Amore e a quel sacrificio che prendono le mosse da Gesù Crocifisso.
    Ad esempio nel luglio del 1973 ad un suo figlio religioso che compiva gli anni fece gli auguri in questa maniera: "Todavía tienes mucho que sufrir, hijo mío". Quando pochi giorni dopo l’interessato chiese ancora preghiere la Madre disse che pregava perché egli si santificasse, con la certezza che il Signore lo avrebbe aiutato. "Come mi aiuterà?", interloquì l’interessato. La Madre rispose: "Ti aiuterà facendoti soffrire anche per mezzo di gente di casa nostra". La preghiera della Madre per i suoi figli era quella di chiedere per loro di raggiungere la santità per poter portare tante anime a Dio.
    (Leggo dagli appunti del 4.6.1959) Il Padre Arsenio mi riferisce quanto segue.
    Quanto mi riferisce P. Arsenio mi è stato confermato qualche giorno dopo (il 6 giugno) dalla madre stessa.
    Al mattino, verso le 10 la Madre si sentì particolarmente male ed ebbe anche nuovo vomito con molto, molto dolore. Appena calmato il vomito la Madre disse "Te lo offro, Gesù, per quel sacerdote che Ti offende tanto e per il quale prego da sette anni e con il quale ancora non ho potuto parlare mai" E Gesù: "Guarda dalla finestra, è lì fuori, oggi verrà a parlare con te". -
    Il sacerdote era venuto a Collevalenza per accompagnare la sorella e nel pomeriggio si incontrò con la Madre. La Madre appena lo vide, prima che lui parlasse: "Figlio, sono sette anni che prego per te; nella tua parrocchia nessuno si confessa più, nessuno si comunica, tu fai tanti sacrilegi e rovini tante anime".
    Gli raccontò come sette anni fa il Signore le aveva fatto vedere la sua cattiva condotta morale e lo invitò a confidare nella Misericordia di Gesù ed emendarsi.

 

11. Desiderio e timore

    Un altro sentimento con il quale la Madre ha vissuto tutti giorni della sua vita, mi pare di poterlo individuare nella costante tensione di impostare la sua vita non solo nella obbedienza alla volontà di Gesù, ma nel cercare di indovinare i desideri di Gesù e nella paura di deludere, sia pure involontariamente, Gesù.
    (Scrive la Madre nel suo diario il 18.1.1954): Gli ho chiesto la grazia di riuscire a non dargli più nessun dispiacere e per i miei figli e le mie figlie Gli ho chiesto non beni materiali ma la sua grazia e tutto quanto Lui ritenga necessario per crescere nella virtù e nella santità. [Hoy 1423]
    (Scrive la Madre nel suo diario il 28.1.1954): Che sarà questo, Padre Mio? Potrebbe essere una tentazione del diavolo per indurmi a lasciare di attendere ai miei figli e alle mie figlie? Per carità, Padre mio, chieda anche lei al Buon Gesù che le faccia capire se tutto quello che mi sta succedendo lo vuole Lui o no e poi mi aiuti a uscire da questo incertezza. [Hoy 1439]
    (Scrive la Madre nel suo diario il 30.1.1954): Non so più cosa dirle, Padre mio; solo le posso dire che mi pare che mi ritrovo ogni giorno più immersa in questa specie di letargo e, senza rendermene conto, il mio sguardo, la mia mente e il mio cuore restano fissi nel Buon Gesù senza sentire la preoccupazione di quanto succede intorno a me, senza compiere i miei obblighi, passando per la casa senza preoccuparmi - a mio giudizio - come prima di vedere quello che fanno i figli e le figlie. Vivo, Padre mio, come estasiata nei piaceri che l’amore mi procura; ma temo di cadere nella "trappola" che il demonio mi ha teso perché io arrivi a trascurare i miei obblighi, abbandonando la vigilanza e la cura dei figli e delle figlie in modo che lui sia libero di tentarli a fare quello che non devono. Che mostruosità, Padre mio! Per carità, no!
    Chieda Lei al Buon Gesù che le faccia conoscere se questo che mi succede, senza nessuno sforzo da parte mia e senza vedere Lui, è cosa Sua o no; qualunque fosse la causa, mi tratti come il Buon Gesù le fa capire, aiutandomi a fare in modo che io possa tornare al mio stato normale di orazione, di vigilanza e di dolore. Chieda al Buon Gesù che mi conceda la grazia che il mio cuore arda sempre nel suo amore e che il Suo volto sia sempre impresso nella mia mente e in tutto il mio essere, come restò impresso per sempre nel sudario della Veronica. [Hoy 1440]
    (Scrive la Madre nel suo diario il 24.5.1954): Quanto ho soffertro questa notte, Padre mio, sentendo il Buon Gesù lamentarsi perché anime a Lui consacrate, molte volte, si preoccupano più della buona stima degli uomini che della stessa virtù, arrivando anche a soffrire più vergogna e pena per uno sbaglio pubblico che per una offesa fatta a Lui con un peccato segreto. Che pena, Padre mio! [Hoy 1489]
    (Ricorda Padre Gino:78/2) Il desiderio di perfezione era nella Madre legato all’amore, alla passione che lei sentiva verso la persona del Signore Gesù al quale intendeva assimilarsi. Ogni suo sforzo tendeva a dar gusto a Lui. Ad esempio nelle circolari terminava quasi sempre dicendo: "Pregate per me perché io compia la volontà di Dio per quanto non la comprenda, per quanto mi costi e per quanto non me ne renda conto". In ogni sua azione il suo intento era quello di imitare nostro Signore e soddisfare le aspettative di Lui.
    Era persuasa che tutto ciò che noi possiamo fare per il Signore è sempre poco, intendo fare allusione anche al complesso di Collevalenza che, per quanto poteva sembrare grande, per il Signore era sempre piccola cosa. Compiendo questo grande complesso intendeva dare gloria al Signore e vivere l’Ecce Ancilla Domini, tanto che anche nelle difficoltà diceva: "Signore mi dispiace se non riesco a finire tutto perché la brutta figura la fai Tu non la faccio io".
    79/2 La vita di preghiera è una caratteristica spiccata in Madre Speranza, dedicava abbondantissimo tempo alla preghiera propriamente detta, di giorno e di notte, e poi trasformava in preghiera qualunque sua attività nella quale era protesa verso il Signore. Prova ne sia che è stata sorpresa nella cosìddetta "distrazione", quando in cucina puliva le verdure o tagliava la carne, anche pregando il Buon Gesù di moltiplicare la quantità delle vivande. Lei accettava questo titolo e se ne valeva per non smettere di pregare finché non avesse ottenuto. Nel chiedere le grazie al Signore era così insistente, e direi quasi "petulante", che lo stesso Gesù la chiamava "la zingara" proprio per la sua insistenza nel chiedere.
    Per quanto riguarda la pietà mariana, si può parlare chiaramente della sottolineatura che la Madre ha sempre fatto del ruolo materno di Maria Mediatrice, nella Chiesa, nelle Comunità e nelle anime. Interessante il modo di far aprire la giornata ai suoi figli e alla sue figlie, con questa preghiera: "Vergine Santissima, io entro umilmente e con fiducia in questa Cappella, come in casa tua e del tuo dolcissimo Figlio Gesù. Vengo incontro a te o Madre mia e dopo di baciarti i piedi come schiavo, desidero come figlio baciare la tua mano e ti chiedo di passare bene il giorno, con la tua santa benedizione". Ricordo ancora con quanto calore recitava il Santo Rosario, da sola o assieme alle Comunità. La sua mentalità era quella di considerare Maria come la strada più breve e più gioiosa per arrivare a Gesù. Si considerava figlia affettuosa davanti a questa Madre. Ricordo, quando ebbi la gioia di accompagnarla insieme a Padre Alfredo e a Madre María Speranza Pérez del Molino alla Santa Casa di Loreto che, all’interno di questa, appena arrivammo ella cadde in ginocchio e cominciò a conferire con la Madonna in maniera festosa, spiegandole confidenzialmente che avevamo ritardato, che venivamo con tanto amore in quel luogo; infine, ricordo con emozione quando chiese ed ottenne per noi Figli dell’Amore Misericordioso la materna benedizione di Maria.

 

12. Gioia, gratitudine, riconoscenza

    Mi troverei in difficoltà se fossi chiamato a rispondere alla domanda: quale è stato il sentimento che la Madre ha vissuto più intensamente? Mi troverei in difficoltà perché tutti li ha vissuti molto intensamente e in grado eroico. A prima vista sarei tentato di dire che il sentimento che più l’ha dominata sia stato quello dello stupore, della gratitudine, della gioia, della riconoscenza, scoprendo impensabili risvolti della premura di Dio.
    Il suo diario ripete spesso lo stupore di Maria Santissima che coglie la presenza di Dio su di lei come "Colui che ha fatto in me grandi cose"; anche la Madre sottolinea spesso: cuanto me ha impresionato esto, padre mìo!…Este día lo he pasado como fuera de mí… , para darle las gracias por tan grande beneficio… ecc.
    (Scrive la Madre nel suo diario il 3.7.1955): - Il vescovo di Todi ordina sacerdote il Padre Alfredo Di Penta … Questo giorno io l’ho passato come fuori di me stessa, senza rendermi conto quasi di niente. [Hoy 1534]
Io avevo fatto la promessa alla Madonna di Loreto, in momenti difficili per il Padre Alfredo e per me (con motivo degli studi di questo figlio), che se fosse arrivato a essere sacerdote, come il Buon Gesù desiderava, io avrei accompagnato questo figlio e tutti i membri delle due congregazioni a Loreto per assistere a una Messa solenne del Padre Alfredo a Loreto, in ringraziamento di tanto grande beneficio … [Hoy 1537]
    (Ricorda Padre Gino:81/2) In tanti anni che io le sono stato vicino posso dire che nei momenti difficili la Madre pur essendo angustiata, non faceva che ripetere al Signore che la sua fiducia in Lui era illimitata. L’ho vista attraversare difficoltà notevoli e la sua fede non solo non ha vacillato ma si è rafforzata e radicata in lei. Era il clima teologale che si articola sulla fede, sulla speranza e sull’amore che aveva creato in sè e cercava di comunicare agli altri. Il suo riferimento a Dio e ai suoi progetti era caratteristico ed esemplare tanto che non sapevamo scindere la figura della Madre da quella di Gesù al quale era sempre legata e al quale faceva sempre riferimento, nella prospera e nell’avversa sorte. Tutte le sue realizzazioni sono una conseguenza del suo spirito di fede.
    82/2 La caratteristica netta, spiccata della Madre è stata questa confidenza in Gesù. Lo considerava centro, convinta che senza di Lui non potesse far nulla e con Lui tutto. Direi che questa è stata la nota dominante di tutta la sua vita. Meravigliata come mai Lui si volesse servire di lei così povera e così insignificante.
    (Ricorda Padre Gino:93/2) Era molto grata ai benefattori e li ripagava con tanta gentilezza e con tanta preghiera, sia con chi offriva "l’obolo della vedova", sia con chi offriva più abbondantemente.

 

13. Serenità nella morte

    Si potrebbe dire molto degli ultimi anni della sua vita che, provata dalla malattia e dalla anzianità, ha passato all’8° piano della casa del pellegrino: inattività quasi assoluta e serenità, disponibilità, abbandono, fiducia più forti che mai.
    (Ricorda Padre Gino) Nel febbraio del 1983 e precisamente il 3 febbraio sera, quando io andai a darle la buona notte, stavo per dirle che il giorno seguente sarei andato a Roma ma lei mi precedette dicendo: "Hijo, yo me voy". Io intervenni subito dicendo che ero io che il giorno seguente sarei andato a Roma, ma la Madre non rispose. A mezza mattinata del 4 febbraio la Madre ebbe un enfisema polmonare e dopo l’intervento immediato del Dott. Tommaso Baccarelli migliorò notevolmente. Al ritorno da Roma io notai però che al contrario di altre volte la Madre non sembrava collaborasse ad una ripresa. Il lunedì 7 il Prof. Sandro Ventura, chiamato per un consulto, ci disse, assieme al Dott. Baccarelli, che era sopraggiunto un infarto e che da quel momento "potevamo aspettarci tutto". La notte vegliai accanto alla Madre; ad un certo momento si aggiunse anche la Madre Teofila. Il respiro della Madre era pesante interrotto da notevoli colpi di tosse, bisbigliavo all’orecchio della Madre parole e preghiere ma lei era assorta. Al mattino dell’8 febbraio venne il Dott. Baccarelli e il giovane Dott. Isidoro Bartolini e ci fecero notare che la situazione precipitava anche perché Baccarelli fece lì per lì l’elettrocardiogramma. Fummo in molti e in molte a gremire la camera della Madre. È spirata alle 8 e qualche minuto. Durante ogni malattia, compresa l’ultima, la Madre aveva da noi la celebrazione della Santa Messa in camera con la relativa Comunione. Il 7 febbraio a questa Messa, da me celebrata, la Comunione della Madre fu fatta con alcune gocce di Vino consacrato offertole con un cucchiaino. In quegli ultimi giorni più di una volta le ho impartito l’assoluzione sacramentale. Da notare che l’olio degli infermi, quando la colpì il malore, il 4 febbraio, le fu somministrato da Padre Arsenio.
   (Ricorda Padre Gino: 73/2) Pochi istanti prima della morte ho notato che la Madre mi ha fissato lungamente ed eloquentemente e dopo di me ha fissato la Madre Teofila che era dall’altra parte del letto. Io ero il Superiore Generale e lei la Superiora Generale. Abbiamo compreso da quello sguardo che la Madre confidava in noi per la prosecuzione della sua opera che ci lasciava in preziosa eredità. Quando il 3 febbraio sera la Madre mi aveva detto: "Hijo, yo me voy" non compresi il senso di quelle parole perché non era ancora ammalata. Solo più tardi le ho comprese ed interpretate come un preavviso della sua prossima dipartita. La Madre aveva scritto il suo Testamento spirituale il 22 marzo 1955 a Collevalenza.

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ultimo aggionamento 16 agosto, 2001