ESPERIENZE
 

Dott.ssa Bernadette Ucci Perricone

 

La veglia di Dio
sull'uomo addormentato

E’ l’alba di un nuovo giorno. I miei occhi si aprono e mi accorgo che tu, Signore, hai vegliato su di me tutta la notte. Paterno e nostalgico all’ombra dei rumori e delle luci hai vegliato su di me.
E penso con intensa commozione alla tua infinita tenerezza verso ogni creatura sognata da sempre con un progetto ben preciso.
La guardi mentre dorme, inerme e incapace di concepire il male, intervallo di pausa nell’offesa perenne che l’uomo ti porta da sempre. Egli ha eletto la propria lontananza da te. E non sa che senza te rincorre la morte. E non sa che tu provvedi in ogni cosa al suo esistere e vuoi riversargli il Bene sopra ogni bene.
Non tu al centro dei suoi pensieri, non tu, ma una cieca vanagloria di sé. Egli costruisce e idolatra l’immagine artificiosa di se stesso.
Dimentico di essere riflesso di tutto ciò che tu da sempre in Amore comprendi e sei, stolto e forestiero l’umano sentire si distacca dalla musica tua, in cui l’essere e il divenire sono pienezza di vita perenne.
Stolto l’uomo, sorretto dalla vacuità di una presunzione ostinata, edifica sul nulla il tempo presente e vive di suggestioni di bellezza.
Acerbo, acre, egli soffre di tutto ciò che da se stesso si infligge. Crede di essere, ma non è. Né può accorgersi di non essere, impegnato com’è a vestirsi a festa per coprire il proprio lutto. Assordato dai rumori di un mondo funesto, dove festini e luminarie accecano, pure evocando l’annuncio di morte, egli resta pur sempre determinato a non volgersi a te.
E tu, l’eterno dimenticato, attendi la notte per coglierlo nel sonno e versare il tuo pianto sul suo cuore assopito.
All’alba ti avrà di nuovo dimenticato.

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ultimo aggionamento 24 giugno, 2001