SULLE ORME DI MADRE SPERANZA
 

S.Ecc. Mons. Decio Lucio Grandoni

 

Celebrando la festa di Cristo Re, noi dobbiamo esaminare la nostra vita.

 

Collevalenza, 30 settembre 2001
Omelia alla solenne Concelebrazione in Santuario

 

S.Ecc. Mons. Giuseppe Chiaretti

Saluto tutti i presenti e auguro loro di vivere intensamente questa giornata di festa, nella quale abbiamo presente Cristo Re. La regalità di Cristo é motivo per noi di meditazione, di approfondimento e di imitazione, perché la regalità di Cristo é la regalità di servizio, regalità di amore, non di potenza, non di ricchezza, non di prepotenza, ma di amore. Cerchiamo quindi di ripartire da Lui per prepararci a vivere il nuovo secolo, che si é appena aperto, ma che presenta grandi problemi religiosi e sociali. Per celebrare degnamente i santi Misteri Eucaristici esaminiamo la nostra coscienza e chiediamo perdono dei nostri peccati.

Cari confratelli, presbiteri, fratelli e sorelle, celebriamo la solennità di Cristo Re, Amore Misericordioso.
Ogni volta ci colpisce il dialogo tra Gesù e Pilato sulla Sua regalità. Gesù afferma la Sua regalità: "Si io sono re, per questo sono nato, per questo sono venuto al mondo, per rendere testimonianza alla verità". Pilato col suo scetticismo domanda: "Ma che cosa é la verità?".
Quindi Gesù afferma la sua regalità, ma dice anche che la sua regalità é particolare, "il mio regno non é di questo mondo, se il mio regno fosse di questo mondo, i miei soldati combatterebbero perché non fossi catturato, imprigionato, processato, il mio regno non é di questo mondo". Con questa frase Gesù voleva indicare che la Sua regalità era profondamente diversa dal concetto di regalità che noi abbiamo in mente. Nella regalità noi vediamo la potenza, la ricchezza, la forza; Gesù, invece presenta la sua divinità in una umanità martoriata.

Ecco, su questo altare c’è il Crocifisso, così come l’ha voluto Madre Speranza di Gesù, un Cristo che sta in Croce inchiodato, che porta sulla testa una corona di spine: il trono della croce, la corona di spine, ecco la regalità di Gesù. Evidentemente il concetto del Messia che avevano gli ebrei era profondamente diverso, pensavano ad un re potente che avrebbe liberato gli ebrei dalla schiavitù dei romani, che avrebbe restaurato il grande regno di David e di Salomone.
Ma questo non era il piano di Dio.

Gli Apostoli, più di una volta, durante gli anni della vita pubblica, sollecitano da Gesù una manifestazione di gloria, di potenza. Quando Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor, vedono Cristo trasfigurato Gli dicono, "rimaniamo sempre qui". Quello era il Cristo che essi volevano, che essi si aspettavano.

Ci sono molte interpretazioni sul tradimento di Giuda, e una interpretazione, alla quale io do importanza, é quella che Giuda non voleva che Gesù fosse ucciso, infatti quando sa della sua condanna e della sua morte si dispera e si suicida. Giuda, forse, voleva costringere Gesù a manifestare la Sua potenza, "quando sarà prigioniero nelle mani del Sinedrio Egli compirà qualche grande prodigio, che affermerà la Sua potenza regale". Si era ingannato, come si erano ingannati i discepoli di Gesù.

Gesù non vuole affermare la Sua regalità con la forza, Egli vuole la nostra libera adesione a ciò che Lui é e a ciò che Lui insegna. Nessun uomo può essere costretto a credere in Cristo e ad attuare la Sua legge di Amore. Sono realtà che devono scaturire da una nostra libera e responsabile decisione.

Quindi ecco Gesù é un nostro modello, l’unico modello.
Noi abbiamo un culto molto sentito verso la Madonna Santissima e verso i Santi, ma la Madonna Santissima e i Santi non hanno una santità propria ma sono un riflesso (che in Maria é particolarmente luminoso), un riflesso della Santità di Cristo, per cui la nostra formazione religiosa ed anche il nostro culto verso la Madonna ed i Santi, deve portarci a Cristo. C’è sempre il pericolo che si frappongano degli ostacoli tra noi e il Signore. Noi dobbiamo andare da Lui, partire da Lui, perché Lui solo é il nostro Salvatore, il Figlio di Dio fatto uomo.

Celebrando , quindi la festa di Cristo Re, Amore Misericordioso, noi dobbiamo esaminare la nostra vita.

La regalità di Cristo è una regalità debole, non potente, umanamente parlando. Egli é Dio, quindi é Onnipotente, potrebbe fare qualunque cosa strepitosa e grande, ma non la fa e, quando compie qualche miracolo per compassione verso persone sofferenti, cerca di farlo in privato, senza suscitare reazioni ed emozioni. Solo la sua Risurrezione sarà un evidente segno della sua Divinità, ma anche quella realtà non viene fatta pubblicamente. Potremmo pensare a Gesù che appare risorto nel Sinedrio e mette a tacere per sempre coloro che lo avevano condannato; no, Gesù si presenta soltanto ai suoi Apostoli e a qualche suo discepolo chiedendo che siamo loro a dare testimonianza della sua Risurrezione; per cui l’adesione alla fede é un’adesione libera, non é l’adesione ad una cosa evidente. Se noi vedessimo Cristo, se Egli apparisse qui, in mezzo a noi, certamente la nostra fede si rafforzerebbe, ma sarebbe una fede basata sull’evidenza, non in un atto di umiltà, come ci chiede il Signore di inchinarci davanti al mistero, di accettare di non comprendere, di aderire ad una verità, che non é una verità di ragione, ma é una verità di fede; dobbiamo aumentare la nostra fede, aumentarla fino al punto di vedere in Cristo il centro della nostra esistenza e il centro della vita del mondo.

Noi siamo chiamati a vivere in questi anni una situazione di difficoltà.
Il mondo non ama Cristo, il mondo non segue Cristo, anzi agisce piuttosto in contraddizione con Lui, perché esalta i beni materiali, la ricchezza, la potenza, la prepotenza, la forza, e in nome di tutto queste avvengono cose spaventose; tutto il male che c’è nel mondo, sia quello che compiono dei terroristi, sia quello che compiono anche dei Governi potenti, é un male che deriva dall’egoismo, dalla ricerca del successo, dalla ricerca della vittoria, dalla ricerca della sottomissione degli altri; ebbene tutto questo é contrario a Cristo e la Chiesa stessa si trova in un momento complicato della sua storia.

È complicato trasmettere la fede alle nuove generazioni. Su questo tema stiamo tenendo ieri ed oggi un Convegno diocesano di studio e di approfondimento in vista del Convegno regionale che terremo in novembre a Santa Maria degli Angeli di Assisi. Noi abbiamo bisogno di interrogarci, che cosa dobbiamo fare, come dobbiamo presentare la fede, che cosa dobbiamo esigere da coloro che dicono di essere cristiani e che spesso non lo sono. La Chiesa afferma una cosa sola, é quello che ha detto il Santo Padre, é quello che dice la Conferenza Episcopale Italiana, nel suo programma per il prossimo decennio; noi dobbiamo ripartire da Cristo, imitare Lui, presentare Lui, adorare Lui come unica realtà assoluta per l’umanità, tutte le altre realtà sono temporanee e relative; solo Cristo é una realtà eterna e assoluta.

Allora oggi avviciniamoci a Lui con tanto amore, con tanta riconoscenza e con tanta speranza; solo Lui ci può salvare, non ci sono salvatori umani, tutti i salvatori della storia sono stati in pratica dei tiranni che hanno ucciso e fatto soffrire, solo Cristo ci dà la luce, la vita, la speranza, con il Suo Amore e con la Sua Misericordia.

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ultimo aggionamento 24 settembre, 2013