STUDI

 

Giovanni Paolo II

 

Giovanni Paolo II

Dal discorso per l'incontrocon
le famiglie
Piazza San Pietro
Sabato, 20 ottobre 2001

Credere nella famiglia è costruire il futuro

 

 


Oggi, purtroppo, assistiamo al diffondersi di visioni distorte e quanto mai pericolose, alimentate da ideologie relativistiche, pervasivamente diffuse dai media.

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Dalla famiglia dipende il destino dell’uomo, la sua felicità, la capacità di dare senso alla sua esistenza. Il destino dell’uomo dipende da quello della famiglia ed è per questo che non mi stanco di affermare che il futuro dell’umanità è strettamente legato a quello della famiglia.


La famiglia è al principio della storia della salvezza, ma è anche al principio della storia dell’umanità e possiamo dire che ne è l’essenza, perché la storia dell’uomo è sostanzialmente storia d’amore.

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“L’istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo, perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio creatore”

1. Care famiglie di questa amata nazione, che siete convenute a Roma per confermare la vostra fede e la vostra vocazione, vi saluto ad una ad una, stringendovi a me in un grande abbraccio. Il mio saluto si estende al Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, agli altri Signori Cardinali e Vescovi presenti, come pure alle Autorità politiche e civili.
Accolgo tutti con grande affetto in questa Piazza, cuore della Chiesa universale. Essa si trasforma stasera, grazie alla festosa presenza di tante famiglie cristiane, in una grande Chiesa domestica. Vi ringrazio per il vostro caloroso saluto e per la gioia che mi date nel sentirmi, a mia volta, accolto nel vostro cuore.
Questo appuntamento costituisce una nuova tappa del cammino, che lo scorso anno ci ha visti riuniti qui a Piazza San Pietro, assieme a molti di voi e a tante altre famiglie di tutto il mondo, per celebrare il Grande Giubileo. Siamo qui per confermare questo cammino e per fissare ancora lo sguardo su Gesù Cristo, Luce che “vi chiama ad illuminare con la vostra testimonianza il cammino dell’umanità sulle strade del nuovo millennio!” (Discorso alla Veglia del 14 ottobre 2000, n. 9).

2. Per questo incontro avete scelto il tema: “Credere nella famiglia è costruire il futuro”. E’ un tema impegnativo che ci invita a riflettere sulla verità della famiglia e nello stesso tempo sul suo ruolo per il futuro dell’umanità. Possono guidarci in questa riflessione alcune domande: “perché credere nella famiglia”? E ancora: “in quale famiglia credere”? E infine: “chi deve credere nella famiglia”?

 

“Perché credere nella famiglia”?

Per rispondere alla prima domanda dobbiamo partire da una verità originaria e fondamentale: Dio crede fermamente nella famiglia. Fin dall’inizio, dal “principio”, creando l’essere umano a sua immagine e somiglianza, maschio e femmina, ha voluto collocare al centro del suo progetto la realtà dell’amore tra l’uomo e la donna (cfr Gn 1,27). Tutta la storia della salvezza è un appassionato dialogo tra il Dio fedele, che i profeti spesso descrivono come il fidanzato e lo sposo, e la comunità eletta, la sposa, spesso tentata dall’infedeltà, ma sempre attesa, cercata e riamata dal suo Signore (cfr Is 62,4-5; Os 1-3). Tanto grande e forte è la fiducia che il Padre nutre verso la famiglia che, anche pensando ad essa, ha inviato suo Figlio, lo Sposo, venuto a redimere la sua sposa, la Chiesa, e in essa ogni uomo e ogni famiglia (cfr Lettera alle famiglie, 18).
Sì, care famiglie, “lo Sposo è con voi!”. Da questa presenza, accolta e corrisposta, scaturisce quella particolare e straordinaria forza sacramentale che trasforma la vostra intima unione di vita in segno efficace dell’amore tra Cristo e la Chiesa e vi pone come soggetti responsabili e protagonisti della vita ecclesiale e sociale.

3. Il fatto che Dio abbia posto la famiglia come fondamento della convivenza umana e come paradigma della vita ecclesiale, esige da parte di tutti una risposta decisa e convinta. Nella Familiaris consortio, di cui ricorre il ventennale, ebbi a dire: “Famiglia, diventa ciò che sei” (cfr n. 17). Oggi aggiungo: “Famiglia, credi in ciò che sei”; credi nella tua vocazione ad essere segno luminoso dell’amore di Dio.
Questo incontro ci permette di ringraziare Dio per i doni elargiti alla sua Chiesa e alle famiglie che in questi anni hanno fatto tesoro degli insegnamenti conciliari e di quelli contenuti nella Familiaris consortio. Dobbiamo essere grati, inoltre, alla Chiesa che è in Italia e ai suoi Pastori per aver contribuito in modo determinante alla riflessione sul matrimonio e sulla famiglia con importanti documenti come Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, che fin dal 1975 ha permesso di operare una vera svolta nella pastorale familiare, e soprattutto il Direttorio di pastorale familiare, pubblicato nel luglio 1993.

 

“In quale famiglia credere”?

4. Il secondo interrogativo ci porta a riflettere su un aspetto di grande attualità, perché oggi attorno all’idea di famiglia si registrano opinioni così diverse da indurre a pensare che non esista più alcun criterio che la qualifichi e la definisca. Accanto alla dimensione religiosa della famiglia, c’è anche una sua dimensione sociale. Il valore e il ruolo della famiglia sono altrettanto evidenti da quest’altro punto di vista. Oggi, purtroppo, assistiamo al diffondersi di visioni distorte e quanto mai pericolose, alimentate da ideologie relativistiche, pervasivamente diffuse dai media. In realtà, per il bene dello Stato e della società è di fondamentale importanza tutelare la famiglia fondata sul matrimonio, inteso come atto che sancisce il reciproco impegno pubblicamente espresso e regolato, l’assunzione piena di responsabilità verso l’altro e i figli, la titolarità di diritti e doveri come nucleo sociale primario su cui si fonda la vita della Nazione.
Se viene meno la convinzione che in nessun modo si può equiparare la famiglia fondata sul matrimonio ad altre forme di aggregazione affettiva, è minacciata la stessa struttura sociale e il suo fondamento giuridico. Lo sviluppo armonico e il progresso di un popolo dipendono in larga misura dalla sua capacità di investire sulla famiglia, garantendo a livello legislativo, sociale e culturale la piena ed effettiva realizzazione delle sue funzioni e dei suoi compiti.
Care famiglie, in un sistema democratico diventa fondamentale dare voce alle ragioni che motivano la difesa della famiglia fondata sul matrimonio. Essa è la principale fonte di speranza per il futuro dell’umanità, come è ben espresso nella seconda parte del tema scelto per questo incontro. La nostra speranza è quindi che singoli, comunità e soggetti sociali credano sempre più nella famiglia fondata sul matrimonio, luogo di amore e di autentica solidarietà.

 

“Chi deve credere nella famiglia”?

5. In realtà, per guardare con fiducia al futuro è necessario che tutti credano nella famiglia, assumendosi le responsabilità corrispondenti al proprio ruolo. Rispondiamo così alla terza domanda da cui siamo partiti: “chi deve credere nella famiglia”? Vorrei in primo luogo sottolineare che i primi garanti del bene della famiglia sono i coniugi stessi, sia vivendo con responsabilità, ogni giorno, impegni, gioie e fatiche, sia dando voce, con forme associate e iniziative culturali, ad istanze sociali e legislative atte a sostenere la vita familiare. E’ conosciuto e apprezzato il lavoro svolto in questi anni dal Forum delle associazioni familiari, a cui esprimo il mio apprezzamento per quanto fatto e anche per l’iniziativa denominata Family for family, con cui si intende rafforzare i rapporti di solidarietà tra le famiglie italiane e quelle dei Paesi dell’Est europeo.
Una particolare responsabilità grava sui politici e sui governanti, a cui compete di attuare il dettato costituzionale e recepire le istanze più autentiche della popolazione composta in larghissima maggioranza da famiglie che hanno fondato la loro unione sul vincolo matrimoniale. Giustamente quindi si attendono interventi legislativi, incentrati sulla dignità della persona umana e sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà tra lo Stato e la famiglia; interventi capaci di avviare a soluzione questioni importanti, e per molti versi decisive, per il futuro del Paese.

6. Importante e urgente è, in particolare, dare piena attuazione ad un sistema scolastico ed educativo che abbia il suo centro nella famiglia e nella sua libertà di scelta. Non si tratta, come alcuni erroneamente affermano, di togliere alla scuola pubblica per dare alla scuola privata, quanto piuttosto di superare una sostanziale ingiustizia che penalizza tutte le famiglie impedendo un’effettiva libertà di iniziativa e di scelta. Si impongono in tal modo oneri aggiuntivi a chi desidera esercitare il fondamentale diritto di orientare l’indirizzo educativo dei figli scegliendo scuole che svolgono un servizio pubblico pur non essendo statali.
E’ auspicabile anche un deciso salto di qualità nella programmazione delle politiche sociali, che dovrebbero sempre più considerare la centralità della famiglia per commisurare alle sue necessità le scelte nell’ambito della pianificazione residenziale, dell’organizzazione del lavoro, della definizione del salario e dei criteri di tassazione. Una particolare attenzione deve poi essere riservata alla legittima preoccupazione di tante famiglie che denunciano un crescente degrado nei mezzi di comunicazione, i quali, veicolando violenza, banalità e pornografia, si rivelano sempre meno attenti alla presenza dei minori e ai loro diritti. Le famiglie non possono essere abbandonate a se stesse dalle istituzioni e dalle forze sociali nello sforzo di garantire ai figli ambienti sani, positivi e ricchi di valori umani e religiosi.

7. Care famiglie, nell’affrontare queste grandi sfide non vi scoraggiate e non sentitevi sole: il Signore crede in voi; la Chiesa cammina con voi; gli uomini di buona volontà guardano con fiducia a voi!
Voi siete chiamate ad essere protagoniste del futuro dell’umanità, plasmando il volto di questo nuovo millennio. In questo compito vi assiste e vi guida la Vergine Maria, nostra Madre, qui presente in mezzo a noi in una sua immagine particolarmente venerata. Alla Madonna di Loreto, Regina della Famiglia, che nella casa di Nazaret, con il suo sposo Giuseppe, ha sperimentato le gioie e le fatiche della vita familiare, affido ogni vostra speranza, invocandone la celeste protezione. Carissimi sposi, il Signore vi confermi nell’impegno assunto con le promesse coniugali nel giorno delle nozze. Il Papa prega per voi e di gran cuore vi benedice, insieme con i vostri figli!

 

Il Discorso del Santo Padre era stato preceduto dal Messaggio che lo stesso Santo Padre aveva fatto pervenire, appena cinque giorni prima, al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana a vent’anni dalla Familiaris consortio.

Al venerato Fratello
il Signor Cardinale Camillo Ruini
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

1. Con vivo compiacimento ho appreso che la Chiesa che è in Italia si prepara a celebrare i venti anni della Familiaris consortio con una serie di iniziative: esse saranno di grande aiuto per il Popolo di Dio, per tutti coloro che sono alla ricerca della verità e per la stessa società civile. Si tratta di iniziative importanti, che desidero accompagnare con la preghiera e con l’affetto sincero, in attesa di incontrare le famiglie italiane nella veglia che si terrà in Piazza San Pietro sabato 20 ottobre e nella Santa Messa, che avrò la gioia di celebrare il giorno successivo, in occasione della Beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi.
Quando, nei primi tempi del mio Pontificato, inaugurai i lavori del Sinodo sulla Famiglia, il 26 settembre del 1980, dissi che “la famiglia è l’oggetto fondamentale dell’evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo” e aggiunsi che, per questa sua forza creativa, “è proprio la famiglia che dà la vita alla società”. Conclusi poi il discorso ai Padri sinodali ricordando che tutti i compiti della famiglia si riassumono in uno fondamentale: “quello di custodire e conservare semplicemente l’uomo!”.

2. Molti si domandano: perché la famiglia è così importante? Perché la Chiesa insiste tanto sul tema del matrimonio e della famiglia? Il motivo è semplice, anche se non tutti riescono a comprenderlo: dalla famiglia dipende il destino dell’uomo, la sua felicità, la capacità di dare senso alla sua esistenza. Il destino dell’uomo dipende da quello della famiglia ed è per questo che non mi stanco di affermare che il futuro dell’umanità è strettamente legato a quello della famiglia (cfr Familiaris consortio, 86). Questa verità è così evidente che appare paradossale l’atteggiamento, purtroppo assai diffuso, di chi trascura, offende e relativizza il valore del matrimonio e della famiglia.
La visione dell’uomo, l’interpretazione della sua unità personale, in cui si esprimono la dimensione corporea, quella intellettiva e quella spirituale, il significato degli affetti e della generazione della vita sono al centro di un dibattito epocale, che incide profondamente sulla condizione della famiglia. Di fronte a questa situazione resta compito primario della Chiesa far emergere le ragioni che rendono urgente e necessario l’impegno di tutti i cristiani a favore della famiglia. Allo stesso tempo, è compito delle stesse famiglie e di tutte le persone di buona volontà compiere ogni sforzo perché siano riconosciuti i diritti di questa fondamentale istituzione sociale, a vantaggio dei singoli e dell’intera società.

3. Il Sinodo sulla Famiglia ha segnato la vita della Chiesa nel suo cammino di attuazione del Concilio Vaticano II, e la Familiaris consortio, che ne ha raccolto il prezioso lavoro, rappresenta una tappa decisiva nell’individuazione delle responsabilità della famiglia e di ciò che è necessario fare per aiutarla nello svolgimento delle sue insostituibili funzioni. A venti anni da questa Esortazione apostolica, dobbiamo ringraziare Dio per i frutti copiosi che da essa sono derivati alla Chiesa e alla società e dobbiamo cogliere i germogli di bene sbocciati nel cuore delle famiglie, che alla luce degli insegnamenti in essa proposti stanno inaugurando una nuova stagione di vivace protagonismo. Questi venti anni sono serviti per far maturare una diffusa consapevolezza della vocazione e della missione della famiglia e, come accade nel normale corso della vita umana, a questo punto inizia la stagione della maturità, la stagione della piena assunzione di responsabilità.
E’ necessario da parte della Chiesa accompagnare in modo adeguato questo cammino, fornendo, a partire dalle risorse spirituali che affondano le loro radici nella grazia sacramentale del matrimonio, anche tutti quei contributi umani, culturali e sociali che possono aiutare la famiglia a porsi come centro e crocevia della vita ecclesiale e sociale. Occorre superare ogni ingenuo e improprio dualismo tra vita spirituale e vita sociale. Il bene della famiglia è un bene integrale e le varie dimensioni della sua esistenza non sono separabili. La sua vita, in quanto cellula fondamentale della Chiesa e della società, ha sempre un valore sociale e pubblico, che deve essere riconosciuto, tutelato e promosso.

4. La famiglia è al principio della storia della salvezza, ma è anche al principio della storia dell’umanità e possiamo dire che ne è l’essenza, perché la storia dell’uomo è sostanzialmente storia d’amore. Non possiamo mai dimenticare che “l’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo esperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente” (cfr Redemptor hominis, 10; ripreso in Familiaris consortio, 18).
Attorno a questo nucleo centrale dell’esistenza umana ruota la famiglia e da esso prende origine la società. Troppo spesso, ancora oggi, questa verità viene dimenticata, falsificata e calpestata. Devono quindi moltiplicarsi le occasioni di studio e di riflessione, le forme di mobilitazione delle famiglie, le iniziative culturali, sociali e politiche che, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, siano però in grado di aiutare i responsabili del bene comune a operare coerentemente con la verità dell’uomo, che comporta sempre, e in primo luogo, la tutela della vita umana, del matrimonio e della famiglia. Da tempo la Chiesa che è in Italia opera a sostegno della famiglia anche in questa direzione, coniugando, nell’ottica del progetto culturale, l’azione pastorale con una incisiva presenza sui fronti della cultura e della comunicazione.

5. E’ di grande rilevanza per la comunità ecclesiale, e per l’amata Nazione italiana, codesto Convegno promosso dalla Commissione Episcopale per la famiglia e la vita, dal Forum delle Associazioni familiari e dal Servizio nazionale per il progetto culturale, sul tema “La famiglia soggetto sociale. Radici, sfide e progetti”, che si svolgerà a Roma dal 18 al 20 ottobre e a cui parteciperanno oltre mille delegati delle diocesi e delle associazioni familiari. Desidero far giungere ai convegnisti il mio più fervido auspicio per il buon esito dei lavori e una particolare benedizione, affinché questa preziosa occasione di studio e di confronto rafforzi le convinzioni sul valore del matrimonio e della famiglia e susciti un rinnovato entusiasmo nell’impegno di servizio alla famiglia. Il tema prescelto indica con chiarezza la direzione che occorre imboccare per dare una svolta alla situazione sociale, che anche in Italia non vede ancora pienamente attuato un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari, spesso evocate ma non sempre attuate.
E’ necessario soprattutto passare da una considerazione della famiglia come settore a una visione della famiglia come criterio di misura di tutta l’azione politica, perché al bene della famiglia sono correlate tutte le dimensioni della vita umana e sociale: la tutela della vita umana, la cura della salute e dell’ambiente; i piani regolatori delle città, che devono offrire condizioni abitative, servizi e spazi verdi a misura delle famiglie; il sistema scolastico, che deve garantire una pluralità di interventi, di iniziativa sia statale che di altri soggetti sociali, a partire dal diritto di scelta dei genitori; la revisione dei processi lavorativi e dei criteri fiscali, che non possono essere basati solo sulla considerazione dei singoli soggetti, trascurando o, peggio ancora, penalizzando il nucleo familiare.

6. Il lavoro che attende i convegnisti è quanto mai vasto e impegnativo, ma esistono oggi le condizioni per una significativa inversione di tendenza, a partire da una coerente assunzione del principio di sussidiarietà nei rapporti tra Stato e famiglia e da una forte spinta culturale che riporti al centro della stima e dell’attenzione di tutti il valore del matrimonio e della famiglia. Il corretto rapporto tra lo Stato e la famiglia, infatti, si fonda sull’istituto giuridico del matrimonio, che è, e deve restare, come affermato dalla Costituzione della Repubblica italiana, l’elemento di garanzia per il riconoscimento sociale delle famiglie. Il matrimonio è anche la condizione che permette allo Stato di operare un corretto e necessario discernimento tra la famiglia autentica con i suoi inalienabili diritti e altre forme di convivenza.
Resta un punto fondamentale di riferimento quanto ebbi a scrivere nella Familiaris consortio: “L’istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo, perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio creatore” (n. 11).
Certamente il qualificato contributo dei relatori, degli esperti e l’apporto di tutti i partecipanti al Convegno saranno utili per trovare le strade più idonee all’affermazione ed allo sviluppo di tutto ciò in questa nuova stagione. Le famiglie infatti da una parte attendono legittimamente la realizzazione di condizioni sociali corrispondenti alle loro esigenze, dall’altra devono contribuire a costruire un nuovo modello sociale attraverso il loro diretto impegno e grazie all’aiuto delle associazioni familiari che le rappresentano. Desidero esprimere il più vivo apprezzamento per quanto fatto in Italia dal Forum delle Associazioni familiari, a cui va il merito di aver favorito un dibattito di alto profilo sulle problematiche sociali, dando voce alle istanze più autentiche della famiglia e contribuendo così al bene di tutta la società italiana.

7. Attendo con gioia l’incontro di sabato 20 ottobre per invocare il Signore insieme a tante famiglie. Sarà un momento importante per riflettere sulle sfide che riguardano la famiglia e sulle responsabilità dei vari soggetti nel contesto della vita ecclesiale e civile. Questo articolato cammino, che vede le famiglie italiane impegnate sia nella riflessione che nel convenire alla Veglia promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, avrà il suo culmine domenica mattina nella Beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. In attesa di poter celebrare le meraviglie del Signore rese visibili nel cammino di santità di questi sposi, rivolgo il mio pensiero grato a tutte le famiglie impegnate nella costruzione della civiltà dell’amore e accompagno con la preghiera queste giornate di riflessione e di confronto, invocando su tutti la protezione e la vicinanza di Maria, Regina della Famiglia.

Dal Vaticano, 15 Ottobre 2001

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ultimo aggionamento 15 dicembre, 2001