STUDI

L. S.

 

 

La misericordia divina primeggia su ogni miseria umana

 

 

Se  riflettiamo sui nostri comportamenti, ci accorgiamo che molte volte l’amore umano è solo un amore secondo, che “risponde” all’affetto di una persona, alla sua gentilezza: frequentemente noi riamiamo chi ci ha amato per primo. Invece Dio è Colui che sempre ci viene incontro, ed ama per primo noi che spesso l’abbiamo offeso, che gli abbiamo voltato le spalle. È lui che prende l’iniziativa di cercarci: il suo amore non è conseguente al nostro comportamento. Anzi meno di amabile c’è in noi, e più l’amore di Dio si manifesta.
La misericordia, il perdono è il culmine dell’amore primo. Dio non è attratto dalle nostre opere, dalla nostra fedeltà: Egli ama anche gli ultimi, i peccatori. Ed è proprio la nostra condizione di povertà a rivelare la potenza della misericordia divina. C’è più festa in Cielo, e c’è più gloria di Dio per un povero rassegnato, per un peccatore pentito, piuttosto che per 99 giusti non bisognosi di misericordia. Ecco perché il cristiano non può mai essere un pessimista, nemmeno quando la sua cronistoria è poco amabile.
Il Figlio di Dio non è venuto in terra per dar prova della sua potenza taumaturgica, ma per rivelarci il volto misericordioso del Padre, raffigurato nelle indimenticabili parabole del figliol prodigo, della pecorella smarrita e della moneta perduta. E l’evangelista Giovanni, nelle sue meditazioni su Cristo, per primo ci porta a riflettere che, se è grande il nostro peccato, ancora più grande è il cuore di Dio.
Il maggior peccato del nostro tempo è di aver poca misericordia, di arrivare ad una durezza di comportamento anche nel mondo cattolico. Noi dovremmo vivere di maggior misericordia, essere ministranti dell’amore misericordioso di Dio in mezzo agli uomini. Purtroppo quanto più diminuisce in noi la valutazione spirituale di persone e cose, tanto maggiormente regredisce la carica umanitaria e compassionevole verso gli altri.
La conversione a Dio consiste nella “scoperta personale” della sua misericordia. A noi tutti è stata rivelata la Buona Novella del Padre ricco di misericordia, ma essa attende dai benpensanti un processo interiore di comprensione e di fermentazione. Verso di noi Dio ha scelto la misericordia come solo atteggiamento vittorioso sul male. E lo spettacolo del male ha provocato la passione di Dio e l’ardimento dei santi.
Tuttora è la nostra debolezza a far discendere dal cielo la misericordia di Dio; e Lui l’ha consegnata a uomini peccatori in potenza, perché potessero meritare misericordia per se stessi usando misericordia verso gli altri.
Noi, questuanti di piccole gioie quotidiane, più volte dovremmo soffermarci sul nostro rapporto con Dio: è questa relazione spirituale ad apportarci la gioia più profonda se, pur naufragando nell’umana fragilità, riconosciamo la nostra infedeltà e ne imploriamo il perdono. Allora sentiamo riconfermata la ineffabile scoperta personale che Dio è tanto migliore di noi, che il suo amore misericordioso è sempre più grande della nostra miseria.
Bisogna pur dire che – al contrario di quanto si pensa – il peccato nella Bibbia non è un’ossessione, ma una constatazione. C’è ricorrente in essa, oltre alla severa condanna dell’idolatria, la persistente manifestazione della bontà di Dio, contrapposta alla umana frequente infedeltà. Fin dalle prime pagine della Genesi la Bibbia ci dice che il peccato è parte della storia umana, e che tutti siamo dei “perdonati”, dei “graziati” dell’amore di Dio. Nell’Antico Testamento la misericordia divina aveva cominciato a manifestarsi, come l’unica soluzione al dramma del peccato. Il Vangelo, poi, ha proclamato non condanne, ma riparazioni e sollecitazioni a vincere il male con il bene, al fine di corrispondere al progetto divino per la felicità umana.
Venendo fra noi il Figlio di Dio, ci “ha rivelato” Dio stesso nella sua donazione all’umanità: ci ha manifestato che la misericordia è la forma più estrema dell’amore. Con Gesù la clemenza divina prende un volto umano, diviene visibile, e si concretizza in gesti di compassione. Guarendo i malati e avvicinando i peccatori, Gesù manifesta loro un amore che va al di là delle loro esigenze, e li incoraggia alla conversione. Infine Lui arriva alla “esagerazione” della morte, seguita dalla resurrezione. Questo trionfo della misericordia divina stabilisce per sempre nell’umanità l’amore compassionevole di Dio, ed insegna a noi cristiani il comportamento misericordioso verso gli altri.
Allora a noi non resta che accogliere l’invito gioioso, ricorrente in un gran numero di Salmi: “Lodate il Signore, perché Egli è buono, perché eterna è la sua misericordia”. Parole di bontà e di misericordia sono sbocciate come gemme preziose sulle labbra di Gesù: ora tesaurizziamole dentro di noi, imperliamole della nostra vibrazione interiore. E soprattutto camminiamo con questa smagliante certezza: nonostante tutto, Dio ci ama appassionatamente, ci è vicino con la sua tenerezza paterna, sempre disposta a dire la parola che conforta e perdona. Quindi sta a noi procedere avanti con costanza: “nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione nuovacedis@edisons.it
ultimo aggionamento 15 luglio, 2002