STUDI
 
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Le virtù eroiche di Madre Speranza nel Processo di beatificazione

 

 

8 febbraio 2002

Informazioni sul Processo di beatificazione della Madre Speranza

Ci sono sogni e desideri che uno si porta dietro per tutta una vita e quando questi in qualche modo diventano realtà si resta senza parola e incapaci a descrivere e raccontare la valanga di sentimenti che invadono tutta la persona. Credo che sia quello che un pò noi tutti sentiamo in questi giorni. Non ci sembra vero che la Chiesa, ufficialmente ci assicuri che Madre Speranza ha vissuto le virtù cristiane in modo eroico e che il modo come Essa ci ha parlato di Dio è vangelo autentico. E questo ad appena 19 anni dalla sua morte. Noi stessi facciamo fatica a credere che il sogno è diventato realtà.

 

Alcune tappe del Processo di beatificazione della Madre Speranza.

8 febbraio 1983 Giorno della morte di Madre Speranza.
24 aprile 1988 Apertura del Processo diocesano nella diocesi di Orvieto-Todi.
11 febbraio 1990 Chiusura del Processo diocesano nella diocesi di Orvieto-Todi. Sono stati elaborati complessivamente 52 volumi per raccogliere le 98 testimonianze ascoltate in Tribunale, gli scritti della Madre e circa altri 1.500 documenti relativi alla sua vita.
12 giugno 1992 A Roma la Congregazione delle Cause dei Santi concede il Decreto di validità giuridica degli atti del Processo Diocesano.
12 giugno 1993 Viene consegnata alla Congregazione delle Cause dei Santi la Positio sulla vita e le virtù di Madre Speranza.
La Positio - un estratto di tutti i 52 volumi di cui sopra - è stata elaborata in tre volumi di cui il 1° è una biografia scientifica, il 2° contiene i documenti a conferma della biografia, il 3° raccoglie alcuni di tutti gli altri documenti.
Tutta questa documentazione è restata depositata presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Roma finché non fosse arrivato il nostro turno della lista di attesa e fino a quando non avessimo presentato a Roma anche un presunto miracolo da studiare.
25 maggio 2001 Apertura a Vigevano del Processo su un presunto miracolo per la guarigione di un bambino
16 luglio 2001 Chiusura del Processo Diocesano a Vigevano
17 luglio 2001 Consegna del Processo alla Congregazione per el Cause dei Santi in Roma.
15 ottobre 2001 Il Promotore della Fede consegna a nove Consultori-Teologi la Positio perché ne potessero prendere atto ed esprimere un loro voto.
11 gennaio 2002 Il Promotore della Fede, insieme al Relatore Mons. Gutiérrez, ha raccolto i Voti dei Consultori che sono risultano tutti e 9 favorevoli. Questi voti sono raccolti nel volume RELATIO ET VOTA, di cui riportiamo alcuni passi:
 

Lo studio dei teologi “è stato attento, critico, circostanziato, unanime nell’esprimere grande ammirazione e stima verso questa religiosa del nostro tempo che ha accettato di vivere una singolare “avventura umana e spirituale” (Rel. et vota, p. 25).

La peculiarità di questa Causa si ritrova “nella figura stessa della Serva di Dio e nel suo itinerario di vita religiosa” (Rel. et vota, p. 5). Vi è, infatti, un forte “nesso tra le svolte impreviste e radicali della sua lunga esistenza e l’esercizio delle sue virtù e della stessa fama di santità: le virtù della S. di D. non sono “funghi” solitari che spuntano nel decorso tribolato della missione di fondatrice, ma germi vigorosi della Grazia con cui essa affronta ogni curvatura della sua vita consacrata all’Amore Misericordioso del Salvatore” (Rel. et vota, p. 60).

Formulo l’augurio che la Serva di Dio risplenda presto nel firmamento nitido e stupendo della Chiesa come eroina di santità, come maestra di vita spirituale” (Rel. et vota, p. 97).

“Il riconoscimento della sua santità di vita sarà un bene per la vita della Chiesa, in quanto [...] viene messo in risalto l’Amore Misericordioso di Dio verso noi peccatori. Cioè, serve a fare - e la consideriamo una delle grandi priorità per la Chiesa - una vera missione del Sacramento della Penitenza, portando al popolo a riscoprire la grandezza della misericordia di Dio che si avvera in questo Sacramento” (Rel. et vota, p. 24)

“La Serva di Dio può servire da esempio per come realizzare la propria vocazione, sempre nell’unione con la Chiesa: è un esempio di come Dio guida l’anima per mezzo della Chiesa” (Rel. et vota, p. 143).

La Serva di Dio è stata oggetto di “ammirazione appassionata e passionale [...] che senz’altro si fonda su dati incontrovertibili di una diffusa venerazione, stima e stupore” (Rel. et vota, p. 97).

In molti, “parlano della sua santa vita, delle sue virtù esercitate in modo straordinario, non comune o eroico e dell’essere una donna di Dio” (Rel. et vota, p. 103).

 

16 gennaio 2002 I tre volumi della Positio, insieme ai Voti dei Consultori (Relatio et vota), sono consegnati ai Sigg. Cardinali e Vescovi che dovranno esprimersi in merito il giorno 5 febbraio. In pari data il Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi nomina S.E. Mons. Sebastían Laboa, vescovo emerito a San Sebastián, quale “Ponente” per la Consulta dei Sigg. Cardinali e Vescovi.
25 gennaio 2002 La Congregazione per le Cause dei Santi concede il Decreto di validità giuridica del Processo di Vigevano
5 febbraio 2002 Nella mattinata in Vaticano ha avuto luogo la Consulta dei Cardinali e Vescovi che si sono espressi con voto favorevole alla unanimità, iuxta ponentem.
Nei prossimi mesi Il Papa probabilmente firmerà il Decreto sulla eroicità delle virtù della Madre.

 

Le virtù eroiche di Madre Speranza
nel Processo di beatificazione

Nel fare una panoramica sulle virtù eroiche della Madre ripresentiamo il lavoro fatto ormai 14 anni fa quando, sotto la direzione del Relatore Mons. José Luis Gutiérrez, quando è stata preparata la POSITIO da presentare alla Congregazione per le Cause dei Santi. Sulle virtù la POSITIO aveva più di 200 pagine: ne riassumiamo il contenuto, estraendone alcune pagine, riportando le testimonianze dei testi che hanno deposto al Processo. Per motivi di spazio, il lavoro si limita alle sole virtù teologali.(N.d.R.)

 

PREMESSA

Prima di trattare delle virtù eroiche, necessarie per raggiungere una santità eminente, conviene parlare della risposta che la Madre Speranza ha dato con tutta la sua vita a quell’invito alla santità rivoltole dal Signore. Si possono sottolineare questi comportamenti della Madre:
    1. Ansia di santità di Madre Speranza
    2. Tendere alla santità significa lasciarsi guidare dalla volontà di Dio
        a) Fiduciosa disponibilità alla volontà di Dio
        b) Volontà di Dio da ricercare soprattutto nella preghiera
        c) Volontà di Dio accolta in un abbandono incondizionato alle mediazioni
    3. La notte passiva dei sensi e dello spirito in relazione alle virtù eroiche
    4. Le virtù eroiche in genere secondo la deposizione dei testi

 

LA RISPOSTA ALLA SANTITA’

1. Ansia di santità di Madre Speranza

Madre Speranza visse, per tutta la sua vita, in una continua tensione che la spingeva a conformarsi sempre più alla volontà del Signore. Voleva essere santa, grande santa, e questo pensiero dominò tutta la sua esistenza e ispirò tutta la sua attività.
Il proposito di farsi santa è essenziale per lei, tanto che è disposta a subordinarvi tutto il resto, persino la sua permanenza nella vita religiosa. Infatti, all’entrare tra le Figlie del Calvario, ormai emessa la prima professione, si rese conto delle difficoltà che esistevano all’interno di quell’unica comunità formata da suore molto anziane e malate, dove anche la carità lasciava molto a desiderare. Nella convinzione che questo ambiente non l’avrebbe certo aiutata a raggiungere la santità, la Madre Speranza pensò di abbandonarlo, come ella stessa disse al Vescovo di Cartagena-Murcia:

“Io sono venuta per santificarmi ma, da quanto vedo, qui non mi è possibile e per questo motivo ritengo che non sia giusto che io faccia i Voti perpetui”1.

Il Vescovo la incoraggiò e la esortò a non pensarsi come una persona, ma come una scopa che è sempre disposta a tutto.
Questo proposito di farsi santa Madre Speranza non lo dimenticherà mai, sarà esso a guidare tutte le sue azioni. Questo anelito di santità era talmente radicato in lei che affiora continuamente nei suoi scritti più intimi e personali, diretti al suo padre spirituale. Basta sfogliare il suo “diario” per verificarlo.
Il padre Enzo Ignazi, che visse per 22 anni accanto a Madre Speranza, dichiara che non si trattava di un proposito vago, ma di una risoluzione ferma e decisa, che si era convertita per lei in una sana inquietudine:

“La sete di perfezione nella Madre era un’ansia che non la lasciava riposare, temeva sempre di amare troppo poco il Signore”2.

Scrive il 20 novembre 1941:

“È grande in me, Gesù mio, il desiderio di farmi santa a qualunque costo e solo per darti gloria [...]. Oggi, Gesù mio, con il tuo aiuto, ti prometto di proseguire per questo cammino scabroso e difficile, guardando sempre avanti, senza tornare indietro, mossa dal desiderio della perfezione che Tu mi chiedi”3.

Scrive nel mese di agosto del 1942:

“Mi vergogno di doverti ripetere ancora una volta che desidero compiere la tua volontà; a qualunque costo voglio, Gesù mio, arrivare a quel grado di santità che Tu mi chiedi. [...] Ma Tu lo sai, Gesù mio, quanto mi risulta difficile il cammino della perfezione; per poterlo percorrere si richiedono sforzi energici e costanti e Tu lo sai quanto io mi sento debole e fragile, tanto debole; se Tu non mi sostieni e non mi aiuti a percorrere questo scabroso e difficile camino io sicuramente non ci arrivo; ho già provato e comiciato tante volte, con un sincero desiderio e impegno, ma sempre sono tornata indietro”4.

Cosa Madre Speranza intendeva per santità e fino a che punto riuscì a scalare quella vetta che le avrebbe permesso di raggiungere la meta tanto desiderata della perfezione.

 

2. Tendere alla santità significa lasciarsi guidare dalla volontà di Dio

Per la Madre il cammino della santità aveva un sentiero obbligato e privilegiato: conformarsi in tutto alla volontà del Signore, non avere altra volontà che la Sua. Da uno studio approfondito e dettagliato dei suoi quaderni manoscritti, Padre Armando Martín fam sottolinea l’impressione che ha avuto dal riscontro qualitativo e quantitativo di questo atteggiamento; quasi ogni pagina testimonia come una necessità vitale senza la quale niente ha senso5.
Un testimone eminente, il Card. Ugo Poletti, così riassume l’esistenza di Madre Speranza:

“La sua vita era condotta misteriosamente da una volontà di Dio, alla quale ella ha obbedito con fede, senza presunzione. Questo atteggiamento è per me l’aspetto veramente straordinario della sua vita”6.

Essa stessa scrive nel 1933:

“Tutta la nostra perfezione consiste nel conformarci con la volontà divina, con una grande confidenza filiale in Lui, poiché Lui è l’amore e la carità e questa è la perfezione. [...] Il conformarci con la volontà del Nostro Dio, con piena fiducia in Lui, è un mezzo mediante il quale il Buon Gesù ci rende meritevoli del cielo e ci riempe di beni anche qui sulla terra”7.

Questo tendere alla perfezione la Madre lo ha incarnato in tre atteggiamenti.

 

a) Fiduciosa disponibilità alla volontà di Dio

Per Madre Speranza fare la volontà di Dio Amore Misericordioso significava fidarsi di Lui, abbandonarsi in Lui.
Tale abbandono fiducioso nasceva dalla convinzione che sia la sua storia personale come quella di ogni uomo erano iscritte in un piano d’amore di un Dio che si rivela e si lascia chiamare Padre e che, come tale, dispone ogni cosa a nostro vantaggio, anche quando il passaggio obbligato è quello della croce:

“Perché ci si faccia più soave la conformità con la volontà del Nostro Dio, pensiamo, figlie mie, che nessuna cosa ci può capitare che non sia prima passata per le mani del nostro Dio, e da Lui esaminata e riconosciuta utile per il nostro bene e a nostro vantaggio; dobbiamo avere una grande fiducia nel Buon Gesù, senza mai mettere in dubbio la infinita Provvidenza del nostro Dio che ci avvolge da tutte le parti”8.

Nell’assoluta certezza di questa volontà d’amore e di salvezza, Madre Speranza chiedeva a Dio di obbligarla a fare sempre quello che Lui desiderava e così, rivolgendosi al Padre spirituale, chiedeva:

“Per questo la supplico di chiedere all’Amato della mia anima di volermi perdonare ancora una volta e che, non tenendo in conto la mia ripugnanza a compiere la sua divina volontà quando questa non è conforme con la mia o con il mio capriccio, mi tratti forte e mi privi anche di ogni conforto spirituale; glielo dica, Padre mio”9.

Padre Alfredo Di Penta così ricorda quanto Madre Speranza era solita dire:

“Il Signore manda le prove per vedere se veramente lo amiamo”. Questo sempre in tutte le occasioni, anche nella malattia vedeva la volontà di Dio per cavarne il bene dal male. Affermava: “Il Signore scrive dritto fra le righe storte””10.

Tutti i testimoni indicano come una delle caratteristiche di Madre Speranza la sua sottomissione alla volontà del Signore:

“La volontà di Dio era nei suoi scritti e nella sua vita, era il suo motto ed il suo assillo. Il “Tutto per Amore”, il “Costi quello che costi”, [...] era l’attuazione pratica di quello che aveva nel cuore”11.

Suor Visitación Iturrondobeitia osserva che Madre Speranza faceva consistere il suo amore a Dio nel fare sempre la sua volontà:

“Era solita dire: “Si compia la tua Divina Volontà per molto che mi costi, anche se non la vedo, anche se non la comprendo”. Questa frase era scritta di suo pugno in un biglietto appeso alla parete della sua stanza di Roma”12.

Anche Padre Arsenio Ambrogi afferma:

“Per la Madre c’è una relazione stretta fra l’amore di Dio e fare la sua divina volontà, al punto che ella potrà scrivere che “il più perfetto atto di amor di Dio è quello di conformare la volontà con quella del nostro Dio”. Per cui chi ama davvero è portato a desiderare di fare ogni istante il suo volere”13.

Fare la volontà del Signore costituisce quindi per Madre Speranza il punto centrale delle sue aspirazioni, l’idea che più la tiene in ansia, suscitando in lei la preoccupazione di una sincera ricerca di quanto Dio le vuole chiedere.

 

b) Volontà di Dio da ricercare soprattutto nella preghiera.

Se da una parte vi era in Madre Speranza il forte desiderio di santità, dall’altra vi era anche la percezione che nulla avrebbe potuto senza l’aiuto del Signore, data la sua povertà e fragilità umana.

“Mi rendo conto che, benché non abbia altro desiderio che fare la tua volontà e che questa si compia in me, quando arriva il momento - è proprio evidente - che non la faccio e neanche la ricevo come Tu vorresti”14.

“Con l’aiuto della tua grazia, sono disposta a soffrire con allegria tutte le prove che mi vorrete mandare o che vorrete permettere che altri mi mandino”15.

Soprattutto nei momenti di prova o di incomprensione Madre Speranza era solita ripetere: “Fiat voluntas Tua, Ecce Ancilla Domini!”16, ad imitazione di Maria e questa per lei era la frase familiare che meglio esprimeva la disponibilità assoluta, anche in fedeltà alla sua vocazione di Ancella dell’Amore Misericordioso:

“Con gli occhi pieni di lacrime e con il cuore trafitto dal dolore, ho esclamato nel momento: Ecce Ancilla Domini e ho aggiunto: si compia, Dio mio la tua volontà anche quando mi dovesse costare molto; si compia la tua divina volontà anche quando io non arrivassi a comprenderla”17.

Numerose però le espressioni che nascono dal suo cuore innamorato e preoccupato solamente di una donazione incondizionata:

“Adesso mi dici che dovrò soffrire ancora di più; io so solo dirti quello di sempre: Signore, sono una tua schiava, ordina e disponi di me come vuoi e fa tutto quello che vuoi”18.

Ed ancora:

“Non ho altro desiderio, Gesù mio, che di servirti, darti gusto, essere tutta tua e dimostrare con la mia condotta che sono tua schiava. Dammi, Gesù mio, un grande amore e chiedimi tutto quello che vuoi”19.

“Come arriverò a essere quello che il Buon Gesù desidera? Per me non esiste altro desiderio che fare la volontà del nostro Dio, a qualunque costo”20.

“Non permettere, Dio mio, che io possa desiderare mai qualche cosa che non sia un desiderio tuo”21.

“Aiutami tu perché io possa darti sempre tutto quello che tu mi chiedi, poiché il darti gusto è il mio unico desiderio”22.

Anche a quanti la circondavano, con assiduità, chiedeva preghiere perché lei potesse compiere il volere di Dio, “en todo momento”23, “siempre”24, “con alegría”25. Queste come altre espressioni, sottolineano la radicalità del suo desiderio.

 

c) Volontà di Dio accolta in un abbandono incondizionato alle mediazioni

Madre Speranza sapeva molto bene che una realtà tanto sublime, che supera di gran lunga l’uomo, si presenta mediata dagli eventi e dalle creature. Tra i canali attraverso i quali si manifesta il volere di Dio, Madre Speranza nella sua vita di religiosa e fondatrice sembra averne privilegiati tre, sia per lei che per i suoi figli: le Costituzioni, il Superiore e il Direttore Spirituale.
Un posto tutto particolare sembra aver avuto nella vita di Madre Speranza la figura del Padre Spirituale. Anche quando questi le venne imposto, lei fu sempre sincera ed aperta, certa che solo così avrebbe compreso la volontà di Dio su di lei e sulla sua Opera.
È per questo che nella sua vita si sottomise sempre, con filiale e fiducioso abbandono, a quelle guide che l’obbedienza le assegnava e alle quali portò sempre riverente riconoscenza26; con fedeltà e scrupolosità verificherà sempre, sia le piccole che grandi cose, con il suo padre spirituale:

“La supplico, Padre mio, di aiutarmi e di non stancarsi di lavorare con questa povera creatura che, pur essendo vero che non dò al Buon Gesù né a lei la soddisfazione di vedermi crescere nella perfezione alla quale sono chiamata, è puv ero, Padre mio, che per me, ormai da tempo, non esite altro desiderio che fare la volontà del Buon Gesù, sempre, dopo averlo verificato con Lei e aver ottenuto da Lei il dovuto permesso”27.

È sorprendente che la Madre abbia voluto identificare e riconoscere la Volontà di Dio:

  • con le Costituzioni;

  • con il rispetto e la venerazione per i Superiori anche quando apertamente non l’hanno capita e l’hanno contariata;

  • con la dipendenza dal parere del Padre spirituale, sottoponendo al suo parere non solo quanto le veniva suggerito dalla sua esperienza o dalla sua ragione ma anche quanto le veniva proposto da Gesù stesso in persona.

 

3. La notte passiva dei sensi e dello spirito in relazione alle virtù eroiche

L’eroicità delle virtù di un servo di Dio, come spiega Padre Romualdo Rodrigo nel suo lavoro “La vita mistica della Madre Speranza di Gesù”28, può essere provata in due modi.

Secondo quanto scrive il Dottore della Chiesa Garrigou-Lagrange basterebbe provare attraverso le testimonianze, e soprattutto attraverso gli scritti intimi, che un’anima fu purificata da Dio con la notte oscura dei sensi per poter concludere che essa esercitò tutte le virtù in grado eroico, perché se “un servo di Dio ha attraversato bene le due oscure gallerie di cui qui parliamo, si può dedurre che ha dovuto avere un grande spirito di fede e di confidenza in Dio per superare le difficoltà che vi si incontrano [...]. È necessario, certamente, un gran coraggio per attraversare bene, per non indietreggiare in quel momento e per uscire da queste due prove realmente fortificati”29.

Oppure, come si fa tradizionalmente nelle cause dei santi, ci si può servire del metodo analitico, esaminando cioè l’esercizio delle singole virtù, soprattutto nelle circostanze difficili della vita.

Per quanto riguarda Madre Speranza, come risulta dal voto del P. Roberto Moretti ocd e dalla esposizione del P. Romualdo Rodrigo oar, Madre Speranza attraversò la notte passiva dei sensi e la notte passiva dello spirito, arrivando ad un altissimo grado di contemplazione infusa.

Ella stessa, in una lettera inviata alla Sig.na Pilar de Arratia, nel 1940, in un momento delicato della vita della Congregazione, spiega come le prove passive sono un mezzo di cui il Signore si serve per staccarla dalle creature e dalle cose sensibili ed unirla maggiormente a Lui:

“Tieni presente, figlia mia, che il Nostro Dio per purificare sempre più la nostra anima e per prepararla a un più alto grado di contemplazione, le offre l’opportunità di molte prove che noi chiamiamo passive poiché è Lui stesso che le produce e l’anima non deve fare altro che accettarle, con amore e con perseveranza.
È chiaro, figlia mia, che un’anima soffre molto quando il Nostro Dio le offre l’opportunità di prove passive per aiutarla a distaccarsi da tutto ciò che è sensibile e dagli stessi conforti spirituali, come da tutto quello che può essere amor proprio, o amore di compiacenza; ma è altrettanto vero che queste prove sono il mezzo più efficace per purificare la nostra anima e unirla al Nostro Dio, perché di fatto ci fanno passare per un vero purgatorio … Pensa che tutto è stato permesso dal Nostro Dio e che, come è vero che la prova è grande, è altrettanto vero che quanto più è grande la prova tanto maggiore sarà la grazia e l’aiuto del Buon Gesù”30.

Gli effetti di questo passaggio di Madre Speranza per la “notte passiva dei sensi e dello spirito” furono la perfettissima conformità alla volontà di Dio, più volte manifestata nel suo diario intimo, e l’esercizio delle virtù in grado eroico. Così, nel 1954, rivolgendosi al Padre Spirituale, scrive:

“Ormai si è realizzata tra il Buon Gesù e me come una fusione delle due volontà in una sola e io ho avuto la fortuna di dover adeguare la mia alla Sua”31.

Il primo giugno 1952, annota nel suo diario:

“Io credo, Padre, di amare il Buon Gesù tanto, tanto; al punto che molte volte il mio debole cuore non riesce a sopportare il fuoco ardente del suo amore e sono costretta a dire: basta, Gesù, diminuisci un poco perché io non resisto più”32.

 

4. Le virtù eroiche in genere secondo la deposizione dei testi

I testi, quasi all’unanimità dichiarano che Madre Speranza praticò tutte le virtù in grado eroico.

Il Dott. Emilio Micheletti dice di aver conosciuto molte persone consacrate al Signore, e colloca “sullo stesso piano Padre Pio e Madre Speranza per l’eroicità delle loro virtù”33.
Madre Lucía Baquedano, una delle prime Ancelle dell’Amore Misericordioso, osserva che nei suoi 50 anni di vita consacrata ha notato in quasi tutte le religiose momenti di debolezza, di rilassamento, mentre, per quanto riguarda Madre Speranza, può testimoniare “di aver notato in lei una linea costante di virtù, che non ammetteva nessuna debolezza e nessun cedimento, neanche momentaneo”34.
Madre Mediatrice Berdini, descrive il tratto che a suo avviso ha caratterizzato Madre Speranza:

“Considerando tutta la vita di Madre Speranza e le sue singole azioni, dalle più comuni a quelle straordinarie, io ritengo che la Madre, avendo accolto il dono e la grazia di Dio, ha corrisposto al suo amore in grado eroico, facendo tutto per amore Suo, per la Sua gloria, per la salvezza delle anime, per alleviare le sofferenze dell’umanità, per la santificazione dei sacerdoti, per il servizio della Chiesa, dei più poveri e senza risorse materiali, senza trattenere nulla per sé, senza mai cercare il suo tornaconto. La carità, il perdono, la misericordia sono le virtù che risplendono particolarmente nella vita della Madre”35.

Il Card. Edoardo Pironio afferma:

“se volessi sintetizzare quanto penso di Madre Speranza [...] direi che è una donna veramente di Dio, totalmente presa dallo Spirito Santo e veramente piena dell’Amore Misericordioso [...]. Una donna forte e coraggiosa, capace di intraprendere quest’opera meravigliosa delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso. Donna di profondità interiore e contemplativa e di intuizione profetica”36.

Così il Card. Ugo Poletti che vedeva la vita di Madre Speranza condotta dalla misteriosa mano di Dio, si è fatta questa idea della Madre Speranza, dopo averla “conosciuta da vicino”:

“È mia ferma convinzione che di lei si dicessero cose esaltate da una ammirazione che poteva anche esagerare; in realtà, conosciuta da vicino, era una donna di fede che viveva giorno per giorno la realtà della sua vita dedicata alla gloria di Dio, all’esaltazione della misericordia di Gesù e alla salvezza delle anime. In una parola, l’ho sempre trovata una donna saggia, intelligente, serena, aperta alla realtà quotidiana delle miserie degli uomini”37.

Il Padre Bartolomeo Sorge, sj, teste ex officio, dal momento in cui conobbe Madre Speranza fu impressionato ed attratto dalla profonda spiritualità che traspariva dalla sua persona. Era una donna “abbagliata da Dio”, dirà ricordando quell’incontro:

“Mi introdussero dalla Madre, la quale mi ricevette in piedi, per pochi minuti. Ne ho ricevuto una impressione straordinaria: il senso della comunicazione di Dio; ed è questa la prima cosa che ricordo di lei, la più importante. Ogni volta che, anche in seguito, l’ho incontrata, ho sempre fatto una profonda esperienza di Dio, pur nella semplicità del dialogo. [...] Io nella mia vita ho incontrato molte persone, ho conosciuto uomini di Dio, ma non ho mai più provato una esperienza soprannaturale così intensa”38.

Il Card. Pironio, nel 1976, quando era Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari, aveva già sentito parlare di Madre Speranza:

“Ho sentito parlare sempre molto bene e con grande ammirazione delle virtù e dell’Opera di Madre Speranza, nell’ambito della Congregazione stessa dei Religiosi, e da altre persone che mi parlavano di lei”39.

 

VIRTU’ TEOLOGALI

Le virtù teologali della fede, speranza e carità sono le potenze operative della vita divina che Dio infonde attraverso la grazia santificante. Questa vita soprannaturale cresce e si sviluppa nella creatura nella misura in cui questa si esercita nelle virtù teologali. L’esercizio continuato, anche nei momenti di difficoltà della vita, della fede, della speranza e della carità, predispone l’anima alla capacità di unirsi sempre più intimamente a Dio. Più intima è questa unione più elevato sarà il grado di santità.
Un grado di santità eminente presuppone:

  • - una fede eroica per la quale l’uomo riesce a vedere la mano provvidente di Dio in tutto, anche negli avversi avvenimenti dell’esistenza;

  • una speranza illimitata per la quale la creatura ripone tutta la sua fiducia in Dio, nella certezza di poterlo possedere un giorno non per le proprie forze o capacità, ma grazie alla infinita misericordia di Lui;

  • una carità ardente che spinge l’uomo ad amare Dio sopra ogni cosa e a cercare soltanto la sua gloria.

Mons. Tarcisio Carboni, sacerdote diocesano con voti nella Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso e per vari anni Vescovo di Macerata, esponendo le sue impressioni su come Madre Speranza visse le virtù teologali, afferma che è stata una donna che ha coltivato “una fede veramente profonda e sincera, unita ad una viva fiducia e speranza e ad un autentico amore a Dio e al prossimo”40.

 

I. la virtù della fede

La fede è il fondamento della vita cristiana. Vedere con gli occhi della fede è vedere con gli occhi di Dio. Quando la fede è viva ed operante diventa quasi certezza e negli avvenimenti della vita, siano essi lieti o tristi, aiuta a vedere in tutto la mano di Dio.
I testimoni parlando della fede di Madre Speranza non trovano parole per descriverla. Aveva, affermano, una fede “incondizionata nel suo Gesù”41, “incrollabile”42, “profonda e tenace”43. Era per lei talmente “assoluta da diventare certezza”44. Non qualcosa di disincarnato, perché si coglieva che “faceva parte della sua persona”45. “Era una donna veramente di fede”46, che l’ha “vissuta nella concretezza della vita, giorno per giorno”47. “La sua fede era totale ed infinita e la faceva venire anche a chi non ce l’aveva”48.
Madre Mediatrice Berdini asserisce:

“La fede credo sia stata la virtù che ha fuso insieme tutte le qualità umane e spirituali di cui lei era dotata, indirizzandole al compimento della volontà di Dio”49.

Vediamo ora come lo spirito di fede di Madre Speranza illuminò tutte le sue azioni e come l’aiutò ad immergersi in una preghiera che diventava dialogo con un Dio personale, con il suo “Buen Jesús”.

 

1. La fede illuminava tutte le sue azioni

La fede era la causa, il movente che la spingeva ad agire, che dava senso alle sue imprese.

“La Madre Speranza - dichiara Suor Ana Mendiola - era animata dalla fede in tutte le sue azioni. Tutto riferiva a Lui, niente a se stessa”50.
“La fede - aggiunge Madre Sagrario Echeverría - ha animato la vita della Madre in tutti i suoi atti”51, è quella che “ha fatto dominare alla Madre gli istinti della natura, immolandosi momento per momento con l’aiuto della Grazia”52.

Il Card. Poletti evidenzia quello che a suo avviso spinse e sostenne Madre Speranza in una così impegnativa impresa:

“Queste opere, ho potuto arguire da alcuni brevi accenni di conversazione, ella le ha realizzate con profonda fede, con grande semplicità, come un’anima che obbedisce solo alla volontà di Dio, intuita in se stessa, nel suo amore alla Chiesa, nella sua profonda misericordia per i peccatori”53.

Anche Padre Maximiano Lucas, afferma:

“La virtù che maggiormente contraddistingueva la Madre era una fede incrollabile che la spingeva a compiere le opere più eroiche fidando nell’aiuto e nell’onnipotenza di Dio”54.

Madre Mediatrice Berdini sottolinea che nella Madre Speranza non c’era quel fatalismo che tutto aspetta dall’alto, ma un impegno ascetico che le permise di arrivare “al vertice della fede”:

“la Madre non era affatto rassegnata, ma era arrivata al vertice della sua fede, abbandonando se stessa e le sue opere nelle mani di Dio, pronta al sacrificio totale di se stessa e della sua opera”55.

 

2. Immersa in Dio

La fede di Madre Speranza era così viva e presente in lei da farla vivere immersa nel mondo soprannaturale, al cospetto di Dio. I testimoni esprimono questo concetto affermando che ella viveva sempre “alla presenza di Dio”56.
Padre Mario Tosi attesta:

“Ho visto nella Madre una persona veramente immersa in Dio”57.

Lo stesso esprime Madre Pace Larrión:

“A mio avviso è sempre vissuta immersa nella fede in Dio; in tutto vedeva la mano di Dio, per questo non si è mai ribellata di fronte alle ingiustizie, calunnie, critiche, contrarietà, ma diceva: “Tutto passa per le mani del nostro Buon Padre che lo permette per il nostro migliore bene””58.

Secondo Padre Arsenio Ambrogi,

“la Madre era veramente una preghiera vivente. Il suo sguardo ormai era fisso in Dio, nel suo Signore, e nulla di nulla riusciva a distrarla”59.

Madre Speranza sembra aver scoperto nella sofferenza un mezzo privilegiato per unirsi sempre più al suo Signore. Nella misura in cui quest’ultima aumentava, lei sentiva traboccare il suo cuore d’amore:

“Nella misura che mi aumenta la sofferenza mi aumenta anche l’amore al Nosstro Dio e sento, Padre mio, che questo amore ha inebriato il mio debole cuore [...]; però tante volte il nostro debole cuore non resiste e uno si vede obbligato a dire: “basta, Dio mio, non resisto più””60.

 

3. Fede in un Dio personale

Il Dio che Madre Speranza incontrò non era un “Padre ofendido por las ingratitudes de sus hijos” ma, al contrario,

“Un padre buono che cerca con tutti i mezzi la maniera di confortare, di aiutare e far felici i suoi figli e che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro”61.

“Lui ama tutti allo stesso modo, [...] - scrive nel 1928 - se c’è una differenza è quella di amare di più quelle persone che, cariche di difetti, si sforzano e si impegnano per essere come Lui vorrebbe, [...] l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Lui con immensa tenerezza”62.

Il buon Gesù è per Madre Speranza un padre che la conduce per mano, che le insegna la strada, le indica il cammino per imparare ad amare e soffrire sul suo esempio, come scrive nel gennaio 1928:

“Il Buon Gesù è stato tanto Padre, come sempre, e mi ha ripetuto che è suo desiderio che io non ambisca altra cosa che non sia amarlo e soffrire e che, per conseguire questo, Lui mi farà gustare ancora di più le dolcezze del suo amore63”.

Padre Enzo Ignazi ricorda:

“La preghiera di Madre Speranza aveva un carattere di straordinaria intensità e affettuosità. Tale stato perdurava in lei tutta la giornata perché era consapevole di avere Gesù con sé, anche se attendeva ad un qualunque lavoro manuale.
Con il Signore aveva un rapporto personale, lo trattava confidenzialmente perché era da Lui corrisposta. [...] Il suo non era un Vangelo studiato ma un Vangelo vissuto, talvolta in maniera inspiegabile”64.

Il Card. Eduardo Pironio dichiara le sue impressioni su questa donna “semplice” e “contemplativa”:

“L’impressione fattami dal breve incontro con Madre Speranza è stata molto profonda per me. Ho ammirato in lei la donna interiore e contemplativa. Gli occhi penetravano veramente il cuore. Una grande semplicità. [...] per me, il più grande dono e la più grande grazia, fu l’incontro semplice e diretto con una persona che trasmetteva il Signore. Posso dire veramente che in lei si irradiava questa esperienza dell’Amore Misericordioso, che per me è uno dei cardini più profondi della vita spirituale e cristiana. Mi ha lasciato questo senso di preghiera contemplativa e di coraggio, fondato sull’Amore Misericordioso”65.

Anche l’ingegner Benedetti, a stretto contatto con la Madre Speranza fin dagli anni in cui iniziò la fabbrica di Collevalenza, vide la sua fede personale crescere e purificarsi grazie all’esempio di lei:

“Comunque, quello che io ho appreso dalla Madre è, nei confronti della fede, che questa non ha come fondamento un sentimento o sentimentalismo, ma una razionalità, una scelta volontaria, un’attività e una grazia di Dio. Insomma, quello che io potrei dire è che la fede da allora mi è apparsa come un ‘vogliate credere, come impegno dell’essere umano e non solo come un conforto o dolcezza o pietismo, anzi, direi, che ho imparato ad allontanare queste forme per pregiare piuttosto la fede come impegno e fedeltà”66.

Il Padre Bartolomeo Sorge, sj, sottolinea, parimenti, la portata della fede di Madre Speranza, così come egli stesso ha potuto constatarla:

“La robustezza della sua fede è nettamente in contrasto con un certo atteggiamento devozionistico che purtroppo alligna sempre in simili casi”67.

Così, Mons. Giuliano Agresti, Vescovo di Lucca, tratteggia le linee della spiritualità di Madre Speranza, ponendo l’accento sulla sua missione di far conoscere un Dio Padre pieno di misericordia:

“Ecco perché Madre Speranza è sempre viva, rimane un segno; essa in un modo sacramentale - com’è delle cose umane, vive, concrete, terrene - ha nuovamente tradotto la vera scoperta del Dio della fede, onnubilata per lungo tempo, perché i nostri ragionamenti sovrappostisi alla Parola di Dio e la fiducia nella ragione sovrappostasi a quella della fede avevano sbalzato la dolcezza, la tenerezza, la ricchezza dell’amore di Dio non solo nel mondo in genere, ma fra i cristiani; e non è possibile amare se non l’amore alle creature peccatrici. Ecco allora che in questa creatura singolare Dio ha manifestato veramente quel che è e l’ha resa strumento di predicazione e di testimonianza di quel che veramente è: non c’è altro Dio che l’Amore Misericordioso. Ed è veramente una novità nei tempi; non nella rivelazione, ma nei tempi. Ecco allora - direi - che il carisma di Madre Speranza è la testimonianza a che si rinnovi in tutto il mondo la fede nel Dio della fede, autentico e vero che è l’Amore con una misericordia senza fine”68.

 

II. la virtù della speranza

La virtù soprannaturale della speranza è generata dalla fede e dalla fede ne deriva le sue dimensioni: più profonda è la fede e più grande è la speranza.
Padre Valentino Macca ocd, immediatamente dopo la morte di lei, scrisse delle parole meravigliose sulla virtù e la teologia della speranza in questa donna profetica:

“L’ho conosciuta così: donna di speranza. Incarnava meravigliosamente il nome “profetico” che le era stato dato nella sua giovinezza religiosa. [...] La “teologia” della Madre è la teologia della speranza che sboccia in fiducia piena nell’Amore che vuole salvare tutti, anche i peccatori più induriti. L’Amore Misericordioso è il fondamento della speranza nell’Amore “Regale”, crocifisso e risorto, per la salvezza di tutti gli uomini”69.

Sperare, per la Madre Speranza diventa abbandono in Colui in cui ha posto la sua fiducia:

“Fa, Gesù mio, - scrive nel 1952 - che in me cresca la speranza e che questa sia per me la virtù teologale che mi spinge a desiderare solo Te, come unico Bene supremo e che la mia speranza sia sempre solo il mio Dio e il desiderio di possederlo per tutta l’eternità con la visione beatifica e un amore senza misura”70.

Anche i testimoni si fanno eco di questa eroica speranza della Madre in tutti i momenti della sua vita.

 

1. Speranza che diventa certezza

Padre Elio Bastiani afferma che la speranza di Madre Speranza

“non era basata sulle sue capacità, sugli aiuti umani, sulle situazioni favorevoli, ma sulla fiducia che ciò che iniziava era volontà di Dio”71.

“Credo che tutta la sua opera può qualificarsi di speranza eroica. Non si fonda una Congregazione con un carisma nuovo e discusso (devozione proibita; una donna che fonda una Congregazione maschile; due Congregazioni, maschile e femminile: Unica Famiglia) senza speranza in Dio. A chi poteva venire in mente di fare una chiesa grandiosa, oggi Basilica, ed edifici annessi, con una lungimiranza sorprendente, in un paese sconosciuto, di difficile accesso, affermando che sarebbe, con il tempo, diventato un centro frequentatissimo, quando al presente non veniva nessuna persona se non i paesani e pochi amici della comunità? Solo una viva fede e una ferma speranza potevano animare la Madre Speranza nell’iniziare e condurre a termine queste opere”72.

Anche Padre Alfredo Di Penta asserisce:

“Confidava solo in Dio, qualche volta preoccupata ma non scoraggiata, nelle difficoltà che incontrava per attuare il piano di Dio, mi diceva: “Figlio, se è volontà di Dio, Lui mi spianerà la strada ed illuminerà i suoi ministri nel momento opportuno”. Confidava soltanto in Dio, mai negli uomini che molte volte non mantenevano la parola”73.

Padre Enzo Ignazi:

“La speranza in Dio era certezza per lei, non dubitava che prima o poi il Signore l’avesse esaudita e che avesse tenuto fede alle sue promesse e adempiuto i suoi impegni nella realizzazione delle opere. [...]
La Madre Speranza era talmente sicura della realizzazione delle sue opere che pubblicamente le preannunciava come già realizzate, molti anni prima che avessero inizio. Molti dei nostri padri ricordano la minuta descrizione che la Madre faceva delle future opere di Collevalenza, quando abitava ancora dentro il paese e su questo terreno non c’era altro che un campo di pomodori o un terreno seminativo”74.

Afferma Madre Gemma Brustolin:

“Lei diceva che Dio è giusto e non viene meno alle sue promesse e che pertanto noi dovevamo mettere nelle mani di Dio tutto ciò che facevamo perché lo avremmo ritrovato. Tanta era la sua confidenza in Dio che qualche volta diceva che se l’avesse dovuta giudicare il suo padre terreno, che pure era tanto buono, lei avrebbe avuto timore, ma sapendo che la doveva giudicare Iddio era tranquilla e contenta”75.

Tratteggiando il suo profilo di donna di speranza, Padre Valentino aggiunge:

“la sua era una speranza operosa, nella quale l’attesa piena di fede e di amore, maturava in azione decisa e coraggiosa. Appunto perché contava su Dio ad occhi chiusi, agiva sicura dell’aiuto che metteva a sua disposizione l’onnipotenza dell’Amore Misericordioso. Il travaglio della fondazione a Madrid, la fortezza delle origini a Roma, a via Casilina, la resistenza indomita dimostrata a Collevalenza, la presentano una donna che quanto più incontra opposizioni e difficoltà, tanto più “tira avanti” all’insegna delle grandi certezze della speranza”76.

 

2. Una speranza sofferta, fiduciosa, eroica, di tutta una vita.

La virtù della speranza non fu nella Madre Speranza un semplice sentimento, una credenza infantile o temeraria. Fu in lei una virtù eroica.

Nella vita di Madre Speranza furono molti i momenti in cui si vide sola, abbandonata.

Negli anni ‘40, periodo in cui si vide separata dalle sue figlie, il Signore le fece sperimentare che doveva essere Lui il suo unico e vero bene:

“In mezzo a queste prove e a queste sofferenze che Tu ti compiaci di inviarmi, io esclamerò con molta frequenza: “Gesù mio, in te ho riposto ogni mio tesoro e ogni mia speranza””77.

Padre Elio Bastiani ricorda di aver visto piangere la Madre Speranza che, oltre a lottare con la sua natura di creatura umana, si trovava a fare i conti anche con il demonio - “el tiñoso” - che la minacciava e tentava di insinuare in lei la sfiducia nel Signore:

“L’ho vista piangere molte volte perché il Signore provava la sua speranza ritardando il suo intervento provvidenziale o scombinando i piani che lei andava facendo, sia nelle opere che andava realizzando e sia nelle vocazioni che a volte entravano in crisi o addirittura lasciavano la Congregazione. Normalmente in questi periodi si inseriva il diavolo minacciandola e assicurandole che ormai il Signore l’aveva abbandonata e le cose sarebbero precipitate, che tutto sarebbe finito nel nulla. Lei doveva fare sforzi enormi per riaffermare la sua fiducia nel Signore, continuare la sua opera ed allontanare le menzogne diaboliche che non la lasciavano indifferente e la facevano soffrire pensando che il Signore avrebbe potuto anche permettere, se non il fallimento del suo progetto, degli insuccessi parziali”78.

 

3. “Madre Speranza”, un nome profetico

Madre Speranza, un nome che doveva tradursi in un programma di vita.
Quanta speranza ha effuso attorno a sé, tra la gente semplice che ricorreva a lei sofferente e disperata, mostrandosi madre con tutti:

“I suoi sorrisi erano pieni di speranza, avevo trovato finalmente l’appoggio che cercavo da tanto tempo. Dissi pertanto alla Madre se potevo ritornare e mi sentii rispondere: “Figlio, torna quando vuoi””79.

“La speranza della Madre era contagiosa perché anche quelli che la frequentavano diventavano più fiduciosi nella divina Provvidenza ed intraprendevano delle iniziative che forse, altrimenti, non avrebbero intrapreso senza il consiglio della Madre”80.

Padre Mario Tosi, in una familiare conversazione con la Madre Speranza, scopre il segreto di tanta maternità capace di infondere nuova fiducia e coraggio:

“Ricordo, una sera, che la Madre era seduta all’entrata del tunnel che porta alla cucina della casa dei padri, dopo una giornata di intenso lavoro, mi avvicinai [...] e quasi scherzando, le dissi: “Ma lei Madre che conforta tanta gente (era il tempo in cui venivano molti pellegrini a parlare con lei) e infonde a tutti coraggio, non ha avuto mai momenti di sconforto, di scoraggiamento, di abbattimento?”. Mi guardò con quegli occhi che ti trafiggevano e mi disse: “Se non fosse per la ‘grazia’ che Dio mi dà, direi a Lui: ‘Io non ne posso più, me ne vado’”. Però la grazia di Dio e la sua fortezza d’animo la sostenevano nella certezza che prima o poi l’aiuto del Signore sarebbe arrivato”81.

I suoi figli e le sue figlie la conobbero così:

“Vivere con la Madre infondeva un forte coraggio, una forte fiducia, una forte speranza. Sia nei momenti di ricreazione, che in una riunione comunitaria, se si stava con la Madre si sentiva dentro una forza diversa. Dopo un colloquio personale con lei si usciva già disposti ad un rinnovato impegno, sia pure nelle difficoltà e nelle sofferenze”82.

Anche il Card. Edoardo Pironio, che ebbe modo di frequentarla, la ricorda come

“una donna, che solo ad avvicinarla, trasmetteva coraggio e speranza. [...] Mi ha lasciato questo senso di preghiera contemplativa e di coraggio, fondato sull’Amore Misericordioso. Penso che su questo sia basato il mistero del suo stesso nome: Madre Speranza, e della sua opera dell’Amore Misericordioso”83.

 

III. la virtù della carità

Come affermano la maggior parte dei testi, ciò che caratterizzò e contraddistinse la vita di Madre Speranza fu proprio il suo sconfinato amore a Dio e al prossimo.

L’amore a Dio e l’amore al prossimo sono intimamente connessi tra loro. Possiamo dire che sono due aspetti dello stesso amore e che uno dà la misura dell’altro. Nel suo diario afferma:

“Mi sento, Padre mio, schiava del mio Dio, dei miei figli, delle mie figlie, del prossimo; per questo la supplico di chiedere al Buon Gesù che mi aiuti ad accumulare virtù e ad esercitarmi in esse, per arrivare a fare tutto il bene che Lui desidera. Gli chieda anche la grazia, se è nei suoi desideri, che io, dimentica di me stessa, arrivi a immolarmi per il mio Dio”84.

Nessuno può dire di amare Dio se non ama il prossimo.

Per Madre Speranza questi due oggetti d’amore sono quindi inscindibilmente uniti85.

 

A. Amore a Dio

Madre Speranza coglie, nel poter amare Dio, un dono gratuito di Lui. Amare Dio fu lo scopo di tutte le sue azioni. “Il motto programmatico suo e della Congregazione è “Todo por amor””86:

“La vita della Madre era tutta incentrata in Dio. Per suo amore lei faceva tutte le cose. [...]Era talmente innamorata di Dio che una volta ci domandò come fosse possibile passare una giornata senza che vi fosse un momento che non pensasse a Dio”87.

I testimoni non sanno come descrivere l’amore di Madre Speranza al Signore, tanta è la sua profondità e, parlando per esperienza personale, esprimono parole piene di ammirazione, di gratitudine e di riconoscenza:

“Dio - dichiara Madre Teofila - era il centro della sua vita, la forza motrice, la motivazione di tutta la sua vita [...] il centro delle sue sofferenze, delle sue gioie, delle sue preoccupazioni”88. “L’amore verso Dio era l’unico scopo della sua vita. Quest’amore è andato crescendo con gli anni e cercava di inculcarlo a tutte le persone che avvicinava”89. “Tutta la sua vita era un atto di amore verso Dio”90.

E tanti altri testimoni:

“Tutta la sua vita è stata un glorificare il Signore, ogni sua azione era animata dall’amore verso la persona del Salvatore”91. “Gli atti d’amore verso Dio non erano nella Madre un fatto sporadico, ma si può dire che essi siano stati una costante nella sua vita, come i battiti del suo cuore”92.

 

1. Amore personale

Madre Mediatrice Berdini conferma di aver notato nella Madre Speranza una grande confidenza in Gesù:

“Si sentiva veramente la sposa di Cristo e lo trattava con confidenza e familiarità. Usciva in frasi confidenziali che mi meravigliavano e che io non avrei certamente dette, come ad esempio: “Tu mi comandi certe cose, le chiedi a me, falle Tu che le puoi fare...!””93.

Una preghiera di Madre Speranza:

“Aiutami, Gesù mio, perché io viva sempre unita a Te e che la mia anima sia sempre malleabile alle tue divine ispirazioni e che, sempre con il Tuo aiuto, Gesù mio, possa arrivare a copiare in me le tue virtù e vedermi liberata dagli ostacoli che mi impediscono questa unione con Te. Io voglio, Gesù mio, che Tu e solamente Tu sia il movente principale dei miei affetti, della mia vita e che Tu sia per me tutto e tutte le cose”94.

 

2. Odio al peccato

Del suo odio al peccato ce n’è una abbondante testimonianza. Dichiara Padre Alfredo Di Penta:

“Non poteva vedere o sentire cose che offendevano il Signore, per lei erano sofferenze enormi, anche fisiche, che altri bestemmiassero e vivessero in peccato”95.

Secondo Padre Enzo Ignazi,

“la Madre Speranza si impegnava con tutte le sue forze per impedire le offese a Dio e per riparare i peccati della gente e particolarmente del clero”96.

Non riusciva a sopportare le offese che si recavano a Dio e, tra queste, la bestemmia. Suor Margarita Alhama racconta di un fatto avvenuto mentre lei era in cucina, che le fu subito raccontato dalle suore presenti. Un giorno, un operaio proferì una bestemmia e Madre Speranza, che gli era vicino, gli dette istintivamente uno schiaffo. L’operaio non reagì, ma si limitò a dire:

“”Se mia madre mi avesse dato uno schiaffo quando cominciai a bestemmiare non sarei arrivato a questo punto”. La reazione positiva dell’operaio si deve al fatto che la Madre Speranza spiegò il suo gesto con buone parole”97.

Generalmente, però, di fronte a delle mancanze la Madre Speranza correggeva con una ammonizione e poi era lei a fare penitenza per riparare:

“Se [...] accadeva che qualche suora avesse mancato, perché ciò non accadesse più la Madre infliggeva a se stessa la penitenza ed ordinava alla suora di sostare davanti alla porta della sua stanza nel mentre lei si dava la disciplina per riparare l’errore e soprattutto la mancanza di carità”98.

 

3. Amore sacrificale: vissuta per soffrire e riparare

Un altro aspetto della vita di Madre Speranza: il suo amore riparatore, la sua donazione vittimale, la sua ansia di soffrire per assomigliare a Cristo e riparare le offese recate a Dio sono un argomento a lungo trattato dagli stessi testimoni, proprio perché fu una caratteristica che contraddistinse la vita di Madre Speranza:

“Voglio darGli sempre gusto; voglio vivere solo per amarLo e, unita a Lui, vivere soffrendo e morire amando”99.

Suor Mediatrice Salvatelli afferma che in Madre Speranza fu sempre vivo l’amore verso Dio che

“si manifestava nel suo grande desiderio di soffrire per Lui e con Lui. Diceva che una giornata senza sofferenza era una giornata perduta”100.

Un teste riporta una sua personale esperienza. Anche lui, fu maternamente invitato dalla stessa Madre Speranza ad offrire tutto in favore del clero:

“Mi esortò ad offrirmi vittima al Signore per i sacerdoti, rinunciando a tutto per questo fine, anche ai suffragi che mi avrebbero applicato dopo la morte. Vedendo le mie perplessità insisteva: “Ma sì, padre, lo faccia, lo faccia!””101.

 

4. Nei suoi scritti intimi una cronaca di un amore appassionato

Possiamo dire che gli scritti intimi di Madre Speranza, riferendoci in particolare al suo “diario”, sono la più alta manifestazione del suo amore verso Dio. Infatti, si trovano in essi espressioni che rivelano un’anima innamorata, che scopre e sente il “Buen Jesús” come l’unico vero bene della sua vita. Sono dialoghi d’amore che manifestano l’anelito di appartenere per sempre all’Amato, il desiderio di unirsi a Lui, di parlare con Lui:

“Non desidero altro che [...] amarlo tanto, tanto e stare da sola con Lui, per parlarGli e per ascoltarLo”102.

Ed ancora, rivolta a Gesù prega:

“Io ardo dal desiderio di amarti e comunicare con Te, perché anche Tu possa comunicare con me. Aiutami, Gesù, dopo aver conosciuto il mio Dio, attrarre a me lo stesso Dio e io possa consegnarmi interamente a Lui per mezzo dell’amore”103.

Ella soffre nel vedere Gesù costretto a mendicare:

“È una pena, Padre mio, vedere Gesù mendicare amore; poichè non Lo si conosce bene, è difficile amarLo; il nostro Dio non può essere amato senza conoscerlo; quanto più lo si conosce, tanto più Lo si ama e il cuore si infiamma sempre di più di amore per Lui. Posso dirle, Padre mio, che tutto in Lui è degno di amore e che la sua bellezza, la sua volontà, il suo amore hanno rubato il mio cuore e hanno accesso dentro di me la fiamma viva del suo amore”104.

 

B. Amore al prossimo

L’amore a Dio e l’amore al prossimo sono due aspetti dello stesso precetto della carità lasciatoci da Cristo. Madre Speranza rivolge al suo Signore questa preghiera:

“Concedimi la grazia, Gesù mio, di arrivare ad amare il mio prossimo come Tu lo hai amato e lo ami, restando sempre disposta a sacrificarmi per tutti”105.
“Io, Gesù mio, Ti dico: Dacci amore, dacci carità, concedici amore al prossimo; solo così saremo capaci di amare Gesù, amando i nostri fratelli. Io voglio amare tutti, i buoni e i cattivi; il peccato no, Gesù mio, ma il peccatore si perché abbia modo di convertirsi e amarti”106.

Il suo amore è un amore concreto, che si fa presente ai poveri, agli emarginati, ai peccatori, ai sacerdoti, alla gente semplice come ad alte personalità ecclesiastiche e civili.
È un amore che non fa distinzioni, che si fa attento ai suoi figli e alle sue figlie così come accoglie il forestiero o il pellegrino di passaggio.
È un amore riconoscente e grato verso i benefattori che l’aiutano e la sostengono nella realizzazione del piano di Dio e delle sue opere. Ma lei sente e tratta come tali anche coloro che, ostacolandola, la portano a percorrere il cammino della croce: i nemici sono per lei i più grandi benefattori perché le permettono di unirsi sempre più al suo Dio e di guadagnare meriti davanti a Lui.
È un amore che oltrepassa la dimensione terrena per farsi solidale con le anime del purgatorio che, non potendo più acquistare meriti, attendono suffragi dagli uomini per godere pienamente per l’eternità della gioia celeste.

Tento ora di cogliere, seppure brevemente, cinque aspetti del suo amore al prossimo:

  • amore ai poveri

  • amore ai nemici

  • un amore preferenziale per i ministri di Dio

  • un amore riconoscente verso i benefattori

  • una sua ansia di liberare le anime dal purgatorio.

 

1. Amore ai poveri: “Mi ilusión han sido siempre los pobres”

Fin dall’inizio del suo cammino nella vita religiosa, la Madre Speranza ebbe ben chiaro e vivo dentro di sé il precetto della carità.

  • Fu decisa nel lasciare una comunità religiosa in cui i sofferenti non erano attesi con amore, prima che le si facesse il cuore duro107.

  • Poi, scelse di entrare in una Congregazione povera, “Las Hijas del Calvario”, che si faceva solidale con i poveri. Il loro apostolato era infatti caratterizzato da un servizio gratuito a favore di bambine bisognose, degli infermi e dei più poveri. Questa assistenza gratuita deve aver colpito la Madre Speranza che, fin da piccola, aveva beneficato della carità degli altri108.

  • Quando le Figlie del Calvario, ormai in via di estinzione, si unirono con le Missionarie Claretiane, la stessa Madre Speranza fu incaricata delle trattative. Una delle condizioni poste dal Vescovo perché tale unione si potesse verificare fu “la obligación de sostener en él [Villena] clases gratuitas para niñas pobres”109.

  • La misura del suo desiderio di raggiungere l’uomo più abbandonato, ce la dà l’episodio da lei raccontato, avvenuto nella casa di Calle Toledo, nel Natale del 1927110. Arrivò ad abbandonare quella casa, forte dell’esortazione del Signore: “Esperanza, donde no pueden entrar los pobres, no entres tú, fuera de esa casa”111.

  • Anche l’esperienza successiva in Calle del Pinar, sebbene iniziata con l’appoggio dei Superiori maggiori, delle autorità ecclesiastiche e sostenuta dai benefattori, diventò ben presto fonte di sofferenza ed esperienza di vera povertà. Fu, infatti, intimato dallo stesso Vescovo di non sostenere il collegio e pure dalla Casa generalizia non arrivavano aiuti.112.

  • Di fronte al dilemma di abbandonare l’esercizio della carità gratuita verso i più bisognosi o di lasciare l’Istituto delle Claretiane, con grande sofferenza e nel desiderio di seguire la volontà del Signore, scelse di fondare un nuovo Istituto che si dedicasse soltanto alle opere di carità in uno stile di famiglia113; desiderava che fosse manifestazione e testimonianza concreta dell’amore misericordioso di Dio per ogni creatura: “el hombre más perverso, el más abandonado y miserable, es amado por El con inmensa ternura”114.

  • Dal 1930 al 1940 fondò tredici case per bambini poveri. Dopo la guerra civile spagnola mise tutte le sue energie per soccorrere ed accogliere i bambini rimpatriati e gli orfani di guerra115.

  • Una bambina, accolta nel collegio di Calle del Pinar, ricorda: “La S. de D. desplegó una gran caridad para con el prójimo tratándonos a todas con amor, amabilidad y dulzura”116.

  • La nipote, Suor Margarita Alhama, afferma che, all’inizio della fondazione, pur vivendo “nella più estrema povertà, la Madre Speranza quando andava a consegnare il lavoro e riscuotere il compenso, nel ritorno verso casa distribuiva ai poveri buona parte della somma ricevuta”117.

  • Suor Ines Riesco, che seguì Madre Speranza dalla Congregazione Claretiana, aggiunge:

“La Madre Speranza era estremamente caritatevole con i poveri. Bisognava stare attente perché tante volte rimaneva senza biancheria per averla donata a qualche persona bisognosa. In casa, tutte le ragazze che avevamo erano povere. In più la Madre andava nelle case vicine a portare soccorsi di ogni genere alle famiglie più povere”118.

  • Quando si trasferì a Roma, nel 1936, aprì la prima casa della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso in uno dei quartieri più poveri della città. Ella stessa espresse al Card. Vicario, Marchetti Selvaggiani, il desiderio di andare nella zona dove abitavano il maggior numero di poveri119. Non si accontento però di essere vicino a loro, ma volle farsi, insieme alle sue figlie, come loro. Infatti, nella possibilità di scegliere tra una casa spaziosa e bella, optò per una casa meno accogliente e nella quale sarebbero dovute sottostare a delle rigide regole delle proprietarie120.

  • Sempre a Roma, la segretaria della Conferenza di San Vincenzo De Paoli, afferma:

“Non potrò mai dimenticare ciò che avvenne nel Natale del 1944. Il parroco, Padre Vincenzo Clerici, mi disse che Madre Speranza intendeva offrire un pranzo ai poveri il giorno di Natale e che pertanto avessi distribuito circa 150 biglietti a coloro che dovevano intervenire.
Il giorno di Natale, verso le 11, andai dalle suore e vidi una fila interminabile di persone. Tutta gente lacera, infreddolita e affamata. Entrai e vidi che Madre Speranza, mentre io e qualche suora eravamo preoccupate, era invece molto tranquilla e serena. Nella stanza, presso la porta di ingresso, c’era la Madre con una grande pentola di pasta, un’altra pentola di sugo e un recipiente di formaggio grattugiato e pietanza. Non ricordo se ci fosse altro. Io prendevo i recipienti che mi davano i poveri e li presentavo a Madre Speranza che li riempiva abbondantemente. La distribuzione, iniziata verso mezzogiorno, durò fino verso le 3 del pomeriggio, quando erano andati via tutti, giacché non mangiavano lì, ma portavano il pranzo a casa per tutta la famiglia.
Prima di andarmene, il parroco mi disse se mi ero accorta di niente. Io dissi di no, perché ero intenta solamente a servire. Ma il parroco, che era in piedi, accanto alla porta, mi disse che era rimasto sbalordito come i vari recipienti rimanessero sempre allo stesso livello, nonostante che la Madre attingesse continuamente ad essi”121.

  • Nel collegio di Villa Certosa raccolse bambine orfane o abbandonate ed aiutò famiglie numerose e povere; nascose in una grotta, nei pressi dell’orto, i soldati fuggitivi senza guardare né nazionalità né credo politico, ma prendendosi cura di loro fino a quando poterono uscire senza pericolo per la loro vita122. Anche i feriti trovarono sollievo e conforto dalle sue cure123. Famiglie senza tetto trovarono alloggio e riparo124.

  • Alla fine della II guerra mondiale, aprì una mensa per sfamare la gente e gli operai del quartiere, arrivando a dar da mangiare a più di mille persone al giorno125.

  • Lo stile era sempre lo stesso: una attenzione premurosa e materna. Infatti agli operai che, lontano da casa, passavano molte ore lavorando e faticando, Madre Speranza preparava personalmente dei panini imbottiti, “spingendo forte perché ce ne entrasse di più”. Diceva: “Questi uomini hanno bisogno di mangiare perché stanno tutto il giorno lavorando ed hanno una famiglia da mantenere”126.

  • Anche l’ospitalità offerta ai pellegrini per l’Anno Santo del 1950 aveva la sola finalità di accogliere quanti arrivavano a Roma da ogni parte del mondo.

  • A Collevalenza creò un grande complesso dove impiantò un laboratorio di maglieria per insegnare un mestiere alle ragazze che l’avessero voluto.

  • Non si accontentò di fare ai poveri una elemosina, che mai negava loro, ma si adoperò con tutta se stessa per promuovere la loro condizione materiale, umana e spirituale127. Madre Pace Larrión racconta numerosi episodi di cui lei fu testimone128. Madre Sagrario Echeverría sottolinea la delicatezza e la prudenza di Madre Speranza nel fare l’elemosina e nel prestare aiuto129. Anche la sua attenzione materna nei confronti delle bambine del collegio è espressione di un servizio fatto per amore. Dopo aver letto il regolamento per l’ammissione nel collegio di Roma, Madre Speranza, tra l’altro, scriveva alla Superiora della casa:

“En cuanto al Aviso que dan de que las niñas, hasta la edad de 11 años, deben tener cortado el pelo todas iguales, no creo que esto se deba hacer, pues puede haber madres que tienen ilusión de que sus hijas lleven trenzas o el cabello más o menos cortado y ¿por qué nosotras debemos meternos en ello? Basta que vayan peinadas, sencillas, lo mejor con trenzas aquellas que se puedan, y el cabello no se lo corten nunca a lo garçon”130.

  • Mai volle che nelle case della Congregazione regnasse un clima di collegio ma, al contrario, un clima di famiglia.

  • Ma lunghissimo potrebbe essere l’elenco di quei piccoli e grandi gesti in favore dei poveri che per Madre Speranza erano espressione del suo amore appassionato per Cristo e per i fratelli più bisognosi.

Il Card. Ugo Poletti, in una mirabile sintesi sulla figura di Madre Speranza, afferma:

“Altra caratteristica di Madre Speranza è stata proprio questa: la comprensione della misericordia verso i peccatori, la sua capacità di accoglienza, la sua forza di persuasione, che li conduceva alla conversione. Mi è sembrato che compisse tutto questo senza ostentazione, con molta semplicità, con molta autenticità”131.

Padre Pancrazio Nicola Gaudioso, dei Frati Minori Cappuccini:

“Nell’accogliere i pellegrini, la Madre si immedesimava nelle loro sofferenze e pregava per loro. Qualche volta, mettendosi le mani sulla faccia, mi diceva: “Figlio, quante sofferenze!”.
La sua stessa presenza infondeva gioia e fiducia nella misericordia di Dio. Quando parlava della misericordia era in orbita, non trovava nessun ostacolo perché la misericordia del Signore si verificasse. Diceva che più la creatura si sente miserabile più Dio è tutto cuore. Non c’è limite né ostacolo per la misericordia di Dio, se non per chi non crede”132.

 

2. Amore ai nemici

“A voi che mi ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. [...] Se amate quelli che vi amano che merito ne avrete?”133. Ha detto Gesù.

La Madre Speranza sembra aver “ascoltato” e “meditato nel suo cuore” questa parola di Gesù che cercò di incarnare nella sua vita.

Nei primi tempi della fondazione della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, Madre Speranza incontrò molti ostacoli ma ella non parlò mai male di quanti erano per lei causa di sofferenza, né permetteva alle sue figlie di dire qualcosa contro di loro. Anzi, lei era solita dire che erano stati mandati da Dio per purificarla e per questo motivo li considerava benefattori della Congregazione:

“Non ho mai sentito la Madre parlare male dell’istituto dal quale proveniva. Anzi [...] ha continuato sempre ad avere verso le sue antiche consorelle tanta carità fino al punto di far celebrare delle messe in suffragio di chi l’aveva fatta soffrire”134.

Madre Dolores Odío ebbe vari contrasti con la Madre Speranza per diversità di vedute e di progetti135. La sua “vendetta” fu pregare con fervore per lei.

Suor Inés Riesco che conosceva entrambe ricorda:

“Mostrava la sua generosità soprattutto in campo spirituale. Una volta, dopo che il Signore per un mese non le era apparso, e lei ne aveva molto sofferto, quando finalmente lo rivide non pensò a se stessa ma pensò ad una consorella che le aveva fatto del male e pregò Gesù di perdonarla: “Jesús, Jesús perdona a la Madre Dolores Odío””136.

Ripensando ai suoi colloqui con la Madre Speranza, anche il Card. Ugo Poletti afferma:

“Non ha parlato molto delle sofferenze e croci da lei incontrate nella sua vita. Ho potuto arguire la sua capacità di soffrire per amore di Dio e delle anime dalla sua spontaneità di offerta, dalla sua semplicità di spirito e dal fervore della sua fede.
Io sapevo delle prove che aveva dovuto subire da parte di esaminatori del Santo Uffizio ma, mai uscì dalle sue labbra un cenno di lamento, sempre ha dimostrato assoluto amore filiale per la Santa Chiesa e per tutti i Rappresentanti ufficiali della Chiesa”137.

Pur ricordando le sue esortazioni e le sue ammonizioni circa l’amore ai nemici, Suor Presentanción, sottolinea come apprese la lezione dell’amore totale e disinteressato attraverso il comportamento di Madre Speranza:

“Per quanto ho visto nella Madre, oserei dire che con quelli che la perseguitavano Essa si comportava meglio che con noi e li trattava con più tenerezza.”138.

Una preghiera, che la stessa Madre Speranza annota nel suo diario ci dà la misura di quale fosse la profondità dei suoi sentimenti e del suo amore:

“Mi dici, Gesù mio, che sarai nemico dei miei nemici e che farai soffrire quelli che mi fanno soffrire. Io ti supplico, Padre di amore e di misericordia, dimentica, non tenere in conto e perdona queste persone perché hanno la mente offuscata. Dimentica, Gesù mio, tutto il male che avrebbero voluto farmi e pensa al grande bene che hanno fatto alla mia anima; queste persone con i loro imbrogli e le loro calunnie mi hanno dato la possibilità di unirmi di più a Te, anche se mi hanno procurato tanta sofferenza che io con allegria ho sopportato per Te e per la Tua gloria. Essi, nella loro cecità, avrebbero preteso e forse ancora pretendono farmi del male, però Tu lo sai molto bene che in fondo non hanno conseguito altro che farmi un grande bene. Per questo Ti supplico, Gesù mio, di perdonarli e di avere compassione di loro. Me lo concederai, Gesù mio? Io non ho altro desiderio che sentire da Te che perdoni tutti i miei nemici poichè, pieno il mio cuore del Tuo amore, non desidero altro che il perdono per tutti quelli che Ti hanno offeso con questa persecuzione”139.

 

3. Un amore preferenziale per i ministri di Cristo

La Madre Speranza fece per la prima volta il voto di vittima il 24.12.1927 e, anni più tardi, nel Natale 1941, così scrive nel suo diario:

“Ricordando quanto il Buon Gesù ha sofferto e quanto ha fatto per tutti; ricordando l’amore che continuamente ci sta dimostrando; ricordando la poca gratitudine da parte delle anime a Lui consacrate; ricordando le molte offese che riceve dai Suoi sacerdoti, io mi sento trasportata a rinnovare la mia offerta come Vittima di espiazione, che ho fatto il 24 dicembre 1927, per riparare le offese dei Sacerdoti del mondo intero. È tanto poco, Gesù mio, quello che ti offro per una riparazioen tanto grande, ma Tu uniscila, Gesù mio, al tuo amore e alla tua misericordia e tutto resterà saldato ”140.

Voleva che i sacerdoti che passavano per le case della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso si sentissero a casa propria, per questo motivo il servizio era impostato sulla gratuità. Con profonda gioia e riconoscenza, il Card. Pironio ricorda una giornata sacerdotale trascorsa a Collevalenza:

“Passai tutta la giornata lì, erano circa 1000 preti convenuti. Abbiamo mangiato insieme.
Mi ricordo che domandai alle suore qual’era la finalità di quell’opera di Collevalenza. Mi hanno spiegato che era di accoglienza ai pellegrini e, soprattutto, di assistenza ai sacerdoti.
Io rimasi colpito nel vedere l’opera di generosità e di coraggio di Madre Speranza. Domandai allora quanto si doveva pagare per la giornata e con grande sorpresa mia, mi dissero: “Nulla, qui non si paga”. Allora domandai: “Ma come mai esiste questa opera?”. Mi hanno risposto: “Per opera della Provvidenza”. Domandai allora: “Ma quali sono i canali di questa Provvidenza?”. E mi hanno risposto: “La carità di tanti pellegrini che vengono al Santuario e il lavoro di tante religiose”. Erano circa 100 le religiose che lavoravano umilmente e generosamente.
Rimasi veramente colpito per quest’opera di accoglienza e di assistenza ai sacerdoti. [...] Siccome io amo molto il mio proprio sacerdozio, e amo tanto i miei confratelli sacerdoti, un’opera così particolarmente destinata ad accogliere ed accompagnare materialmente e spiritualmente i sacerdoti, (soprattutto diocesani, che sono in maggior parte lasciati in solitudine), mi ha particolarmente colpito; una provvidenziale intuizione di Madre Speranza nel creare, o fondare i Figli dell’Amore Misericordioso”141.

Quando nel maggio del 1952 un Figlio dell’Amore Misericordioso si offre come vittima per i sacerdoti del mondo intero così la Madre scrive:

“È un giorno grande, Gesù mio, quello di oggi nel quale un figlio generoso si è offerto a Te come vittima di espiazione per i deboli sacerdoti del mondo intero. Accetta, Gesù mio, la generosa vittima e, facendo uso del tuo amore e della tua misericordia, perdona, dimentica, non tenere in conto le offese di queste anime che, accecate dalla passione, si sono dimenticate che sono anime a Te consacrate. E fa che questa vittima, che oggi si è offerta a Te per loro, corra assetata dietro al dolore e fa che la tua bellezza, la tua bontà, la tua misericordia e il tuo amore rubino il suo cuore e accendano in esso un forte e infiammato fuoco del tuo amore .”142.

Se aveva qualche predilezione, a quanto dichiarano i testimoni, era per chi si trovava nel bisogno, per chi soffriva nella salute, per chi viveva un momento di difficoltà. A questo proposito, asserisce Suor Visitación Iturrondobeitia:

“La Madre Speranza sembrava che prediligesse le suore che avevano mancato. Le chiamava presso di sé, le faceva lavorare con lei, le ricolmava di attenzioni. Io una volta a Bilbao ero rattristata perché tutte le cose che io facevo non mi sembravano di gradimento per la Madre, mentre invece vedevo che qualche altra suora che si comportava male era invece la sua prediletta.

Un giorno accadde che io andando in cappella mi rivolsi al Signore domandandogli che cosa dovevo fare perché la Madre fosse contenta di me. Il giorno dopo, la mattina, la Madre venne in cappella per la meditazione e come tante volte faceva ci propose qualche pensiero di meditazione. Alla fine disse: “C’è una suora che viene qui a lamentarsi con il Signore perché quello che fa non mi sta mai bene. E che invece l’altra suora meno meritevole la tengo con tanto affetto su un palmo di mano. Sappia quella suora che viene a lamentarsi che questa mattina quella suora ha chiesto la dispensa dei voti”. Io rimasi tanto male per il sospetto temerario che avevo avuto ma d’altra parte fui contenta perché avevo capito che la Madre si comportava con noi secondo giustizia”143.

Molti testimoniano di averla sentita “Madre”:

“Ho percepito che mi voleva bene, ma che non mi coccolava. Il suo amore era molto esigente e stimolante. La sua vicinanza mi parlava di Dio e mi stimolava a un cammino di virtù, molto di più di tante prediche. Io sarei tentato di dire di aver toccato con mano e di aver capito dalla Madre l’atteggiamento di Dio con i peccatori.
Non mi sono mai sentito, purtroppo, un buon religioso; ma nello stesso tempo non mi sono mai sentito a disagio accanto alla Madre. Quante volte mi sono avvicinato alla Madre con una certa intranquillità perché la coscienza mi rimproverava errori piccoli e grandi e quante volte, prima di andare dalla Madre, ho vissuto momenti di “paura” per quello che mi avrebbe potuto dire se avesse potuto leggere nella mia anima! Ma quante volte, proprio in quelle occasioni, l’ho trovata “materna” e accogliente più che mai! Ho pensato a Gesù che accoglieva i peccatori, che era venuto per i malati e non per i sani, ho pensato a Gesù che “raddoppia il Suo amore misericordioso in misura di quanto l’uomo più pecca””144.

 

4. Un amore riconoscente con i benefattori

È un altro aspetto della carità di Madre Speranza. Delicata con i benefattori, sapeva corrispondere non solo con le preghiere, ma anche con delicatezze di vera madre.
Una grande benefattrice fu la Sig.na Pilar de Arratia145. Madre Speranza le fu sempre grata per il suo aiuto materiale, grazie al quale, soprattutto in Spagna, poté aprire molte case per accogliere i poveri, ma la sua riconoscenza era sicuramente legata all’appoggio e al sostegno morale che in lei trovò in periodi tanto difficili per la sua vita personale e per l’Opera da lei fondata.

Un altro grande benefattore, al quale la Madre Speranza fu sempre immensamente riconoscente, ricorda con ammirazione:

“I miei rapporti con Madre Speranza non si sono limitati all’ambito finanziario, ma la Madre è entrata anche nella mia sfera personale”. In occasione del battesimo della secondogenita “la Madre - ricorda il teste - ci onorò di una sua visita in casa e ci regalò l’abito di battesimo della bambina, cosa che ancora teniamo e che è servita per battezzare gli altri tre nipoti”146.

L’Architetto Julio Lafuente, che fu colui che progettò e costruì la maggior parte delle realizzazioni del complesso di Collevalenza, con quanta ammirazione parla di lei:

“Nelle tante occasioni che io ho avuto di frequentare la Madre, ho sempre notato in lei una grande maternità. Mi chiamava sempre: “Figlio!” ed ogni volta che venivo non mancava mai di caricarmi nella macchina prodotti genuini come: formaggi, dolci, pane, olio, salumi, ecc. [...].
Personalmente, e credo anche le imprese, trattando con lei, eravamo coinvolti nella sua certezza e io non ho mai dubitato che le varie opere sarebbero state portate a compimento nel migliore dei modi. Per un architetto e per una impresa, era un modo ideale di lavorare: frequentemente la Madre si recava sul cantiere ed era affabile con gli operai che per lei erano tutti figli”147.

Anche il Dott. Albino Frongia, parla del rapporto che aveva con lei:

“Tra la Madre e me non c’era un rapporto di dare ed avere però notavo che lei indovinava i momenti in cui mi trovavo in difficoltà ed allora mi dava un quantitativo di denaro, sufficiente per superare il periodo difficile. Inoltre avendo capito che mi piaceva il pane fatto dalle suore me ne faceva trovare spesso qualche filone nella macchina, insieme a frutta, mortadella ed altri generi, specialmente in occasione delle feste”148.

 

5. Una sua particolare ansia di liberare le anime dal purgatorio

Madre Speranza aveva nel suo cuore la passione per la salvezza di ogni anima, ma una particolare devozione aveva per le anime del purgatorio. Diceva:

“Gesù dette la sua vita per loro. Io devo sacrificarmi e contribuire alla salvezza di tutte le persone che sono ancora in vita e a dare sollievo a tutte le povere anime del Purgatorio. Per loro [...] dobbiamo offrire il calice della soffernza e tutte le nostre azioni”149.

Per loro faceva celebrare molte Messe. Un tanto per cento delle offerte che riceveva era destinato a questo scopo. Si conserva ancora la busta, scritta di suo pugno, in cui riponeva il denaro150.
Madre Mediatrice Berdini, incaricata della contabilità, ricorda che quando consegnava a Madre Speranza il ricavato dell’ospitalità dei pellegrini, questa

“diceva di separare il 3% e di consegnarlo ai padri per le Messe in suffragio delle anime del purgatorio”, cosa che avviene tuttora151.

Durante la seconda guerra mondiale, si fece sollecita oltre che per ottenere la pace anche per suffragare le anime dei caduti e

“si recò al Vicariato a chiedere che tutte le parrocchie di Roma e le comunità religiose avessero pregato” per la stessa intenzione152.

Anche Padre Alfredo Di Penta, primo Figlio dell’Amore Misericordioso, ricorda un episodio avvenuto quando era insieme a Madre Speranza nella casa di Matrice. Già durante il viaggio, si fermarono al cimitero polacco. La Madre Speranza rimase commossa nel vedere le tombe di tanti giovani caduti in guerra e cominciò, sull’esempio di Abramo153, a “mercanteggiare” con il Signore affinché avesse portato in paradiso almeno le ultime due o tre file. Ma sentiamo cosa avvenne il mattino seguente al loro arrivo a Matrice, durante la Messa celebrata da Padre Gino:

“io che ero accanto alla Madre - afferma Padre Alfredo - la sentii, fra un rantolo e l’altro, parlare a Gesù: “Non sei morto per scherzo, chi vuole più bene a queste anime, Tu o io? Io di Messe più di tante non ne posso far dire, non ho soldi Tu lo sai. Tu sei morto in croce! Allora porta in paradiso questi poveri giovani morti lontano dalla famiglia e dalla patria, porta in paradiso la mamma di queste due suore perché debbo avvertirle che la mamma è morta e non potrei confortarle se non dicendo loro che è già in paradiso. Porta in paradiso la mamma di questo ragazzo che è un’anima abbandonata... All’Elevazione Ti aspetto”. All’Elevazione la Madre non era più in sé e fissava lo sguardo verso un punto lontano. Mi sono permesso di toccare il viso e sentii che era freddo. Si sentì un altro rantolo e la Madre rinvenne e ringraziava il Signore per la sua bontà: “Tu sei troppo buono e noi non capiamo la tua bontà, non ti conosciamo!” Alla fine della Santa Messa ho domandato alla Madre che cosa fosse avvenuto dato che era ancora fredda, gelata. Mi disse che era andata in purgatorio a vedere il passaggio in paradiso di queste anime”154.

Un tempo privilegiato era per lei il mese di novembre, dedicato ai defunti, ed in particolare il 2 novembre, giorno in cui vengono commemorati dalla Chiesa intera. Si hanno testimonianze che risalgono ai primissimi tempi della fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. È la stessa Madre Speranza che, in una lettera inviata al suo padre spirituale, racconta quanto avvenne:

“Il giorno delle Anime del Purgatorio fu terribile per me! quante calamità, padre mio! Furono tante le richieste; io invece non ho fatto altro di quanto Lei mi aveva dato permesso, ossia dormire nel suolo e la disciplina; ho incaricato varie Messe per alcune di queste anime e ne ho promesse tante tante quante avrei potuto far dire per loro; così vedrò se in questo mese potrò farne dire qualcuna”155.

 

VIRTU’ CARDINALI

Sarebbe ora bello addentrarci nelle singole virtù cardinali della prudenza, della giustizia nel suo duplice aspetto verso Dio e verso gli uomini, della fortezza e della temperanza, per comprendere e penetrare meglio sia il vissuto che il pensiero di Madre Speranza in merito.

Mi limito ad una dichiarazione di Padre Arsenio Ambrogi. Riporta il pensiero di Madre Speranza ed il suo desiderio di inculcare nei suoi figli le virtù cardinali che ella praticò in modo eroico:

“La Madre Speranza apprezzava moltissimo le quattro virtù cardinali che strutturano la persona e ne orientano il comportamento secondo verità. Tanto è vero che nel testamento dice: “Desidero che tutti i miei figli e le mie figlie siano molto poveri di beni materiali, ma molto ricchi di virtù, soprattutto delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Virtù che rappresentano la Passione e morte del Divin Maestro e sono quelle che devono risplendere nel Figlio e nell’Ancella dell’A.M., insieme con la fede, la speranza e la carità”. Che io ricordi dalla mia esperienza, veramente tutte e quattro le virtù risplendettero nella Madre Speranza, e fra di esse in un modo tutto particolare la virtù della prudenza che venne da sempre definita “auriga virtutum””156.

Nei giorni 8-10 febbraio, 19° anniversario della morte di Madre Speranza, P. Mario Gialletti e la Sig.na Marina Berardi hanno dato, ai numerosi pellegrini venuti a Collevalenza, informazioni sullo sviluppo del processo di Canonizzazione della Madre e sulle sue virtù eroiche.


1 Exhortacíon, 15.10.1965, Summ., p. 895, n. 296.

2 Summ., teste 15, p. 224, 78.

3 Diario, 22.11.1941, Summ., p. 737, n. 40.

4 Diario, 3.8.1942, Summ., p. 744, n. 62.

5 Per questo aspetto si farà riferimento al suo lavoro di licenza: “Principali atteggiamenti etico-spirituali nei quaderni manoscritti di Madre Esperanza Alhama”, Pontificia Università Lateranense - Accademia Alfonsiana - Istituto Superiore di Teologia Morale, Roma, Maggio 1988.

6 Summ., teste 69, p. 590, 2.

7 Libro de Costumbres, eam, 2.1.1933, Proc.-Documenta, p. 1372.

8 Libro de Costumbres, eam, 2.1.1933, Proc.-Documenta, p. 1372. Cf. anche Libro de Costumbres, fam, cap. VIII, e cap. IX, Proc.-Documenta, pp. 2390-2504; Circolare di Madre Speranza, 26.7.1941, Summ., pp. 825-826, n. 234.

9 Diario, 19.2.1954, Summ., p. 794, n. 177.

10 Summ., teste 4, p. 62, 80. Cf. anche teste 22, p. 304, 77-97.

11 Summ., teste 3, p. 32, 87.

12 Summ., teste 5, p. 91, 77-78.

13 Summ., teste 13, p. 198, 86-87.

14 Diario, 19.2.1942, Summ., p. 740, n. 49.

15 Diario, 27.7.1941, Summ., p. 733, n. 27.

16 Summ., teste 31, p. 395, 75.

17 Circolare di Madre Speranza, 21.9.1946, Summ., p. 829, n. 238.

18 Diario, 27.7.1941, Summ., p. 734, n. 27.

19 Diario, 27.7.1941, Summ., p. 733, n. 27.

20 Diario, 5.3.1952, Summ., p. 764, n. 103. Cf. anche Diario, 17.11.1941, Summ., p. 736, n. 36.

21 Diario, 18.11.1941, Summ., p. 736, n. 37.

22 Diario, 17.11.1941, Summ., p. 736, n. 36.

23 Cf. Circolari, 19.12.34, Proc.-Documenta, p. 1428; 1.3.36, Proc.-Documenta, p. 1491; 29.9.36, Proc.-Documenta, p. 1719; 6.7.41, Proc.-Documenta, p. 3207; lettera di Madre Speranza alla Sig.na Mª Pilar de Arratia, 22.11.39, Proc.-Documenta, p. 2231; Diario di Madre Speranza, 14.3.52, Summ., p. 767, n. 112; ecc.

24 Cf. Circolari, 16.4.38, Proc.-Documeta, 21.8.1940, Proc.-Documenta, p. 2804; p. 1808; 4.6.52, Proc.-Documenta, p. 4864; Diario di Madre Speranza, 21.4.52, Summ., p. 777, n. 134; ecc.

25 Cf. Circolari di Madre Speranza, 29.6.40, Proc.-Documenta, p. 2733; 21.8.1940, Proc.-Documenta, p. 2804; 6.7.41, Proc.-Documenta, p. 3207; Diario di Madre Speranza, 20.2.54, Summ., p. 795, n. 178; lettera di Madre Speranza a Mons. A. Ottaviani, 7.7.41, Proc.-Documenta, p. 3209; ecc.

26 Cf. Documenti, cap. IV, doc. 78, pp. 168-170; doc. 80, pp. 172-175.

27 Diario, 5.1.1928, Summ., p. 726, n. 6.

28 Cf. Infra, All., n. 2, pp. 577-611.

29 Le tre età della vita interiore, Vol. III, Roma 1981, pp. 30-31.

30 Lettera di Madre Speranza alla Sig.na Pilar de Arratia, 16.2.1940, Summ., pp. 805-806, n. 194.

31 Diario, 27.1.1954, Summ., p. 788, n. 164.

32 Cf. Diario, 1.6.1952, Summ., p. 779, n. 140.

33 Summ., teste 27, p. 366, 130-132.

34 Summ., teste 49, p. 526, 130-132.

35 Summ., teste 31, p. 397, 130-132.

36 Summ., teste 44, p. 468.

37 Summ., teste 69, p. 589-590, 3.

38 Summ., teste 75, p. 602, 3.

39 Summ., teste 44, p. 466, 3.

40 Summ., teste 30, p. 388.

41 Summ., teste 9, p. 155, 78.

42 Summ., teste 26, p. 362, 130-132.

43 Summ., teste 48, p. 500, 77-81.

44 Summ., teste 51, p. 537, 77-81.

45 Summ., teste 27, p. 364, 77-97.

46 Summ., teste 71, p. 593, 3.

47 Summ., teste 13, p. 196, 78.

48 Summ., teste 71, p. 593, 3.

49 Summ., teste 31, p. 395, 75.

50 Summ., teste 7, p. 122, 77-78.

51 Summ., teste 48, p. 500, 77-81.

52 Ibid.

53 Summ., teste 68, p. 589, 3.

54 Summ., teste 26, p. 362, 130-132.

55 Summ., teste 31, p. 395, 75.

56 Summ., teste 12, p. 185, 87.

57 Summ., teste 21, p. 293, 77-81.

58 Summ., teste 22, p. 303, 77-97.

59 Summ., teste 13, p. 207, 133.

60 Diario, 30.3.1952, Summ., p. 771, n. 121.

61 Diario, 5.11.1927, Summ., p. 725, n. 2.

62 Diario, 19.2.1928, Summ., p. 727, n. 9.

63 Diario, 23.1.1928, Summ., p. 726, n. 7.

64 Summ., teste 15, p. 233, 133.

65 Summ., teste 44, p. 467.

66 Summ., teste 68, p. 586, 3.

67 Summ., teste 75, p. 605, 3.

68 Summ., teste 78, p. 616, 3.

69 v. macca, ocd, Profilo 1: Una vita a servizio della divina volontà, Ed. L’Amore Misericordioso, p. 18. Cf. anche Summ., teste 81, p. 653.

70 Diario, 19.3.1952, Summ., pp. 769-770, n. 117.

71 Summ., teste 3, p. 30, 82-83. Cf. anche teste 7, p. 124, 82-83.

72 Summ., teste 3, p. 31, 84.

73 Summ., teste 4, p. 62, 83.

74 Summ., teste 15, p. 226, 82-85.

75 Summ., teste 32, pp. 401-402, 82-85. Cf. anche teste 11, p. 179, 82-83.

76 v. macca, ocd, o.c., p. 18. Cf. anche Summ., teste 81, p. 653.

77 Diario, 22.9.1941, Summ., p. 734, n. 29.

78 Summ., teste 3, p. 31, 82-83.

79 Summ., teste 29, p. 386, 3.

80 Summ., teste 27, p. 364, 77-97.

81 Summ., teste 21, p. 294, 82-85.

82 Summ., teste 21, p. 294, 82-85.

83 Summ., teste 44, p. 467, 3.

84 Diario, 11.2.1954, Summ., p. 793, 174.

85 Cf. Libro de Costumbres fam, cap. V. Proc.-Documenta, pp. 2390-2504,

86 Summ., teste 48, p. 502, 86-90.

87 Summ., teste 12, p. 185, 86.

88 Summ., teste 1, p. 10, 86.

89 Summ., teste 4, p. 62, 86.

90 Summ., teste 5, p. 93, 86.

91 Summ., teste 17, p. 252, 77-90.

92 Summ., teste 49, p. 521, 86-89.

93 Summ., teste 32, p. 402, 86-90.

94 Diario, 16.2.1940, Summ., p. 730, n. 16.

95 Summ., teste 4, p. 63, 88.

96 Summ., teste 15, p. 227, 88.

97 Summ., teste 18, p. 269, 86-90.

98 Summ., teste 5, p. 94, 88. Cf. anche teste 7, p. 124, 86-87; teste 8, p. 146, 113-114.

99 Diario, 7.5.1942, Summ., p. 778, n. 136.

100 Summ., teste 28, p. 378, 86-90.

101 Summ., teste 11, p. 179, 3.

102 Diario, 18.3.1952, Summ., p. 769, n. 116.

103 Diario, 1.2.1940, Summ., p. 729, n. 15.

104 Diario, 9.4.1952, Summ., p. 775, n. 130.

105 Diario, 16.2.1940, Summ., p. 730, n. 16.

106 Consejos prácticos 1941, Summ., pp. 817-818, n. 217.

107 Cf. Documenti, cap. II, doc. 4, p. 8.

108 Cf. Infra, cap. III, pp. 36-39.

109 Historia de Villena, 21.11.1921, Documenti, Cap. III, doc. 1, pp. 9-13.

110 Cf, Infra, cap. IV, p. 53 b). Cf. anche Summ., teste 3, p. 33, 92.

111 Documenti, cap. IV, doc. 81, p. 177.

112 Cf, Infra, cap. IV, pp.59-63.

113 Cf. Summ., teste 48, p. 502, 91-97.

114 Diario, 19.2.1928, Summ., p. 727, n. 9.

115 Cf. Summ., teste 83, p. 659, 96.

116 Summ., teste 86, p. 670, 77-97.

117 Summ., teste 18, p. 270, 91-97.

118 Summ., teste 10, p. 171, 5. Cf. anche Summ., teste 32, p. 405, 117-120; teste 42, p. 461, 98-116.

119 Cf. Documenti, cap. VII, doc. 2, p. 252.

120 Cf. Documenti, cap. VII, doc. 4, pp. 253-254.

121 Summ., teste 56, p. 554, 3. Cf. anche Summ., teste 25, pp. 353-354, 3; teste 18, p. 274, 130-132; teste 36, pp. 432-433, 48-75.

122 Cf. Summ., teste 1, p. 12, 96; teste 4, pp. 49-50, 4; teste 5, p. 95, 91-92; teste 7, p. 125, 91-92; p. 128, 106; teste 16, p. 243, 91-97; teste 18, p. 265, 48-75; teste 36, p. 430, 48-75; teste 52, p. 545, 3; teste 59, p. 561, 3; teste 61, p. 564, 3; teste 87, p. 678, 96.

123 Cf. Summ., teste 18, p. 265, 48-75.

124 Cf. Summ., teste 36, p. 431, 48-75.

125 Cf. Summ., teste 55, p. 551, 3; teste 55, p. 553, 3.

126 Summ., teste 16, p. 238, 3.

127 Summ., teste 3, p. 36, 106; teste 49, pp. 521-522, 91-97.

128 Cf. Summ., teste 22, pp. 313-317, 77-97.

129 Cf. Summ., teste 48, p. 502, 91-97.

130 Lettera di Madre Speranza a Madre Ascensión Alhama, 16.9.1958, Proc.-Documenta, p. 5701.

131 Summ., teste 64, p. 589, 3.

132 Summ., teste 71, pp. 593-594, 3.

133 Lc 6, 27-28.32.

134 Summ., teste 5, p. 100, 110.

135 Cf. Infra, cap. IV, p. 62.

136 Summ., teste 10, p. 172, 22.

137 Summ., teste 64, p. 589, 3.

138 Summ., teste 87, p. 677, 95. Cf. anche Summ., teste 9, p. 151, 58.

139 Diario, 16.9.1941, Summ., p. 734, n. 28. Cf. anche Diario, 4.11.1941, Summ., pp. 734-735, n. 30.

140 Diario, 24.12.1941, Summ., p. 738, n. 44. Già nel Giovedì Santo del 1940, in un momento di grande dolore e sofferenza per lei e per la sua Congregazione aveva rinnovato tale offerta (cf. Diario, 21.3.1940, Summ., p. 731, n. 17).
Numerosi anche i testimoni che ricordano questo atteggiamento vittimale di Madre Speranza (cf. Summ., teste 1, p. 11, 88; teste 3, p. 28, 78; teste 5, p. 96, 93; teste 9, p. 157, 88; teste 13, p. 199, 88; teste 15, p. 227, 88, ecc.).

141 Summ., teste 44, p. 466, 3.

142 Diario, 6.5.1952, Summ., p. 777, n. 135. Cf, anche Diario, 12.4.1952, Summ., p. 776, n. 133.

143 Summ., teste 5, p. 95, 93.

144 Summ., teste 81, p. 632.

145 Cf. Infra, cap. VII, pp. 123-125

146 Summ., teste 20, p. 283, 3.

147 Summ., teste 64, pp. 572- 573, 3.

148 Summ., teste 23, p. 344, 63.

149 Consejos prácticos 1933, Summ., p. 812, n. 205.

150 Cf. Summ., teste 4, p. 61, 79; teste 9, p. 152, 66.

151 Summ., teste 31, p. 391, 59. Cf. anche Summ., teste 32, p. 404, 104-107.

152 Summ., teste 36, p. 430, 48-75.

153 Cf. Gen 18, 23-33.

154 Summ., teste 4, p. 52, 54-55.

155 Lettera di Madre Speranza a Padre Juan Postíus, 13.11.1931, Summ., p. 799, n. 186.

156 Summ., teste 13, p. 201, 98.

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ultimo aggionamento 03 marzo, 2002