DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
a cura di Madre Gemma eam

 

 

 

Fiducia e gratitudine

 

 

 

 

Madre Speranza


Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983
Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso
Fondatrice del Santuario di Collevalenza
È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione.

Non dobbiamo disanimarci vedendo che progrediamo poco nell’amore a Dio; la natura e l’arte agiscono lentamente e per fare una buona statua occorrono molti colpi di scalpello. Così, quando siamo presi dall’avvilimento dinanzi alla lotta e costatiamo la nostra debolezza nel fare resistenza, ricorriamo pieni di fede e fiducia al buon Gesù e chiediamo il suo aiuto. Quanti santi si sono elevati rapidamente e senza inciampi nella santità? La santificazione non è un lavoro di un giorno e per raggiungere la vetta si deve salire gradatamente, poco a poco, senza eccessiva fretta.

Non lasciamoci prendere dalla tristezza di fronte al cumulo delle nostre frequenti cadute; anzi, al contrario, ricolmi di fede e, considerando le nostre miserie, con umiltà e totale confidenza nel nostro buon Padre, ricorriamo a Lui, chiediamogli nuovamente perdono e la grazia di proseguire il cammino costi quello che costi. Egli che conosce bene la natura umana e vede i nostri sforzi e desideri, porterà avanti con calma e pazienza il nostro perfezionamento.

Non dobbiamo dimenticare che una delle cose che più facilmente ci conducono al puro amore di Dio è la gratitudine. È un sentimento molto nobile; per ravvivarlo dobbiamo pensare con frequenza ai grandi benefici che Dio ci ha fatto e parlarne con tutti quelli che ci vivono accanto per stimolare noi e loro all’amore di carità.

Numerose anime sono arrivate ad amare Dio con ardore meditando l’amore che il buon Gesù ci ha dimostrato sulla croce e ci mostra nell’Eucarestia.

Non illudiamoci di poter camminare a lungo nella perfezione senza commettere qualche peccato che ritardi il nostro progresso spirituale; ciò è impossibile, a meno che Dio, per uno speciale privilegio, ci conceda la grazia di poter evitare tutti i peccati veniali.

È in nostro potere, sempre aiutati dal buon Gesù, stare molto attenti a diminuire i peccati veniali deliberati ed anche il numero delle mancanze di fragilità. A tal fine è necessario pregare e alimentare in noi il vivo desiderio di perseverare nella nostra vocazione e di crescere ogni giorno di più in santità, sempre per la maggior gloria di Dio. (El pan 15, 191-195)

 

L’aiuto di Dio e la Sua Grazia

Dobbiamo ricordare con frequenza che la grazia è un aiuto soprannaturale transitorio che Dio ci dona per illuminare il nostro intelletto e dare alla nostra volontà la forza di realizzare atti soprannaturali. Essa opera direttamente sulle nostre facoltà spirituali, intelligenza e volontà, non solo per elevarle all’ordine divino, ma anche per metterle in esercizio e far sì che producano atti soprannaturali. Per ciascuno di questi atti ci è necessaria la grazia attuale perché deve esserci proporzione tra l’effetto e la causa. Così nella conversione, cioè nel passaggio dallo stato di peccato mortale allo stato di grazia, abbiamo bisogno della grazia soprannaturale per fare gli atti preparatori di fede, speranza, penitenza ed amore; così pure per iniziare il cammino di fede e per il semplice buon desiderio di crescere, che è il primo passo sulla strada della nostra conversione.

Mediante la grazia attuale potremo perseverare nel bene durante tutta la vita, fino all’ora della nostra morte. Ma a tal fine è necessario resistere alle tentazioni, che assalgono anche le anime giuste e sono spesso tanto forti che non si potrebbero vincere senza l’aiuto di Dio. Per questa ragione il buon Gesù, nel suo discorso durante l’ultima cena, raccomandò tanto ai suoi apostoli, e attraverso di essi a noi, di vigilare e pregare per non cadere nelle tentazioni, ossia di non fidarsi mai delle proprie forze, ma di confidare nella sua grazia.

Dobbiamo tenere ben presente che durante questo esilio dovremo sempre lottare contro i nostri nemici spirituali che sono la concupiscenza, il mondo e il demonio. Sappiamo che la concupiscenza è un nemico interiore che portiamo con noi senza potercene mai separare, che lotta instancabilmente per vincerci e non bada a tempo, luogo e ora. Il mondo e il demonio sono nemici esterni che cercano con pertinacia di attizzare in noi il fuoco della concupiscenza.

Nessuno ignora, né deve ignorare, che la concupiscenza della carne è l’amore disordinato dei piaceri e dei sensi. Il piacere in sé non è cattivo; Dio lo permette in ordine ad un fine superiore. Dio ha posto un certo sapore e gusto nei cibi perché ci stimolino a rinvigorire le nostre forze naturali, ma l’uomo ingrato e carnale ha preso occasione da questo piacere per dare al proprio corpo le più grossolane soddisfazioni nel mangiare e nel bere. Cambiando il piacere in ghiottoneria, invece di mangiare per vivere, sembra che viva per mangiare. Fra questi tali ci sono a volte i favoriti con la grazia della vocazione religiosa, chiamati alla perfezione. Essi, invece di sedersi a mensa per sovvenire ad una necessità e prendere forza per poter meglio lavorare nell’esercizio della carità, per la santificazione delle anime e la gloria di Dio, si lasciano ingannare dal piacere. Mai credono di aver soddisfatto la vera necessità; da ciò nascono quegli eccessi nel mangiare e nel bere, che si oppongono alla virtù della temperanza.

Se ogni uomo deve stare ben attento che il piacere non arrivi mai ad essere per lui la rovina dello spirito, ma che gli sia piuttosto di aiuto per meglio compiere i propri doveri, che cosa dobbiamo fare noi che abbiamo avuto la grazia di essere stati scelti a far parte della Famiglia religiosa dei Figli e Ancelle dell’Amore Misericordioso, e perciò chiamati a santificarci e ad aiutare gli altri a santificarsi?

Dobbiamo sforzarci di tenere il nostro corpo, la volontà, il giudizio e le passioni sempre sottomessi al volere e al giudizio di Dio. A tal fine dobbiamo chiedere continuamente al buon Gesù nella preghiera che ci liberi, o aiuti a difenderci, da quel piacere che è molto più pericoloso della ghiottoneria; da quella piaga profonda e vergognosa della natura, da quella concupiscenza che sottomette l’anima al corpo con lacci tanto stretti che costa enormemente sciogliere.

Essa causa spaventosi disordini, dai quali senza l’aiuto costante di Dio è difficilissimo liberarsi, dato che il piacere sensuale è presente in tutto il corpo. Né è influenzato il senso della vista, poiché attraverso gli occhi comincia ad entrare nella nostra anima il veleno dell’amore sensuale: né è influenzato l’udito, dato che mediante pericolose conversazioni si accende e si alimenta la fiamma dell’amore impuro e di quel segreto bisogno che ci spinge verso i piaceri sensibili. Questi sono tanto più pericolosi in quanto tutti i piaceri della carne si eccitano l’un l’altro, anche quelli che sembrano più innocenti. Pertanto, se non preghiamo e non stiamo attenti, essi aprono la strada ai piaceri più peccaminosi.

C’è anche nel nostro corpo una certa delicatezza che ci spinge a cercare sollievo nel bene sensibile e così risveglia e accende il fuoco della concupiscenza. Questo accade alle persone religiose quando la preoccupazione eccessiva della salute le porta a trattare il proprio corpo con esagerata cura, facendo dimenticare l’anima e il fine per cui sono state favorite con la vocazione religiosa.

Non dimentichiamo che per camminare nella santità non dobbiamo lottare solamente contro la carne e il sangue, ma anche contro gli spiriti maligni. La divina Provvidenza permette che siamo fortemente attaccati dal demonio in virtù del principio generale per cui Dio governa le anime non solo direttamente, ma anche per mezzo delle cause seconde, lasciando alle creature una certa libertà di azione.

Egli però, come Padre buono, ci avvisa di stare attenti e ci invia i suoi angeli perché ci difendano. Ci dà in particolare il nostro Angelo custode, anche se possiamo sempre contare sul potente aiuto che Egli stesso ci offre in ogni momento per poter trionfare sul demonio, rafforzarci nella virtù e guadagnare meriti per il cielo.

Questo mirabile agire di Dio ci fa comprendere quale grande stima dobbiamo avere della nostra salvezza e santificazione, dato che in essa pongono tanto interesse sia il cielo che l’inferno, per cui si sollevano dure lotte attorno e dentro la nostra povera anima. Dobbiamo essere grati al buon Gesù di averci concesso la grazia che il demonio non possa agire mai direttamente sulle nostre facoltà superiori, l’intelligenza e la volontà. (El Pan 15, 217-231)

 

Cercare e desiderare una santità di vita

Non dimentichiamo quanto sia importante alimentare in noi vivi desideri di avanzare sempre nella perfezione e non diminuire l’anelito a santificarci. Dobbiamo essere persuasi che se ci sforziamo, con la grazia del buon Gesù gradatamente potremo arrivare dove sono arrivati tanti santi che decisi cominciarono a lavorare e così poco a poco sono arrivati a tanto alto grado. Posso dirvi che è incredibile quanto faccia correre in questo cammino della santificazione il tendere a grandi cose.

Decidiamo una buona volta a rompere i legami che ci trattengono nella corsa verso le altezze della perfezione, dandoci interamente a Dio mediante l’esercizio della carità. Ricordando che la carità autentica è sempre indulgente, non si meraviglia mai delle miserie umane e con cuore materno accoglie i più bisognosi e pieni di difetti, correremo sereni sulla via della santità.

Il cibo dell’anima non giova se non a chi ha fame e sete di Dio; lo stesso accade con l’efficacia del desiderio, dato che desiderare con sincero entusiasmo la perfezione significa tendere ad essa. È questo l’inizio della realizzazione, così come desiderare di amare Dio è già amarlo; Egli infatti vede il nostro cuore e conosce tutte le nostre inclinazioni. Nell’ordine soprannaturale il desiderio è anche una preghiera dell’anima a Dio.

Teniamo ben presente che il buon Gesù si compiace di ascoltare sempre le nostre suppliche, soprattutto quando si riferiscono alla nostra santificazione, alla quale Egli ci ha chiamati con la vocazione religiosa.

Credo che tutti sappiamo che il desiderio della perfezione è fondato nella conoscenza delle cose soprannaturali e nasce e si sviluppa con la meditazione e la preghiera, la conoscenza di Dio e di noi stessi. La perfezione consiste nell’unione della nostra anima con Dio; la conoscenza di Dio ci porta direttamente all’amore e alla conoscenza di noi stessi. Ci fa stimare nel suo giusto valore quanto Dio ci ha fatto e ci sta facendo, ci spinge alla riconoscenza e alla considerazione delle nostre miserie e debolezze, ci fa concepire quel grande disprezzo di noi stessi che porta con sé la vera umiltà, e quindi l’amore, dato che nel vuoto di se stessi si realizza la vera unione con Dio.

Non dimentichiamo che sono due illusioni disastrose il desiderare la perfezione e rimandarne ad un altro giorno l’attuazione, il volersi santificare nelle occasioni più importanti senza curarsi di quelle che sembrano di poco o nessun valore.

Cerchiamo di essere sempre fedeli nelle piccole cose, persuasi che la fedeltà nel poco è garanzia di fedeltà nel molto. Aspirare ad un alto grado di santità e non utilizzare i mezzi che ad essa ci conducono è un grave errore. (El Pan 15, 246-254)

 

Con lo sguardo ai valori eterni

Dobbiamo stare molto attenti a non porre la nostra preoccupazione nelle cose periture, perché ci debbono interessare prima di tutto le cose eterne, mentre gli altri avvenimenti della vita solo in quanto possono procurare il bene del prossimo e la gloria di Dio. Riguardo all’amore disordinato ai beni di questa terra, ricordiamo che le ricchezze non sono un fine, ma un mezzo che la Provvidenza ci dona perché attendiamo alle nostre necessità e a quelle dei poveri a noi affidati. Dio continua ad essere il padrone assoluto di tutti i beni; noi siamo unicamente gli amministratori che devono rendere conto dell’uso che ne fanno. In tal modo ci riuscirà più facile distaccare il nostro cuore dai beni terreni per elevarlo sempre più a Dio.

Fuggiamo dalle cose superflue e stiamo bene attenti di non dare occasione agli altri di dire con verità che la religione influisce pochissimo nella vita morale perché vedono che siamo presi dall’amore ai piaceri, alle ricchezze e al benessere.

Cerchiamo di dare buon esempio con la nostra condotta, il nostro portamento, le nostre conversazioni. Mostriamo semplicità, carità e mansuetudine. Dimostriamo con le opere il nostro spirito di abnegazione; in una parola, respiriamo santità.

Quale è il mezzo più pratico per santificarci? Il mezzo più pratico ed efficace è quello di soprannaturalizzare le nostre azioni perché così l’anima sale rapidamente verso le vette della santità. Ciascuna delle opere così realizzate è un germe di grazia che fa nascere e crescere nell’amore; è anche un germe di gloria perché ci dà nello stesso tempo maggiore diritto alla beatitudine.

Un mezzo molto pratico per rendere meritorie le nostre opere è quello di raccoglierci un momento prima di cominciare l’azione e rinunciare per amore di Dio ad ogni intenzione naturale, egoista o di vanità; di unirci al buon Gesù, modello e mediatore nostro, confessando la nostra nullità, ed offrire per mezzo di Lui le nostre azioni al Padre per la sua gloria e il bene delle anime. Con questa offerta, rinnovata continuamente, possiamo essere certi che tutte le nostre azioni, benché piccole, si convertiranno in atti di abnegazione, umiltà, amore a Dio e al prossimo.

Possiamo dire quindi, senza timore di ingannarci, che è un cammino breve per arrivare alla perfezione; è l’unico che ci deve interessare e dobbiamo chiedere costantemente al buon Gesù che ci aiuti a non fare nulla per ambizione, per il nostro onore o per il desiderio che ci lodino ed abbiano di noi grande stima, ma ad agire unicamente per Dio e la sua gloria. (El Pan 15, 272-276; 305-307)

 

Con grande fiducia anche nella prova

È cosa molto importante per camminare nella perfezione sottomettersi in tutto e per tutto alla volontà di Dio, tenendo presente che Egli non vuole né permette quello che non è per il bene delle nostre anime.

Dio si compiace di provarci per poterci poi premiare in cielo. Egli tutto ha ordinato a questo fine; i mali presenti infatti sono semplicemente un mezzo per purificare le nostre anime e confermarle nella virtù affinché acquistino maggiori meriti. Perciò, noi chiamati alla perfezione con la vocazione religiosa che dobbiamo fare? Sottometterci lietamente a Dio in tutte le circostanze felici o sgradite, nelle calamità pubbliche e nelle disgrazie private, nella lotta, nel dolore e nel godimento, giacché tutto viene dalla mano di Dio, nostro Padre, degno di essere amato sia quando distribuisce pene come quando distribuisce consolazioni.

Se veramente vogliamo il nostro progresso spirituale, dobbiamo desiderare di più le croci e le tribolazioni, dato che esse ci procurano occasioni migliori di dimostrare il nostro amore al buon Gesù. È cosa facile, infatti, amarlo quando ci colma di benefici, mentre è proprio soltanto dell’amore perfetto ricevere con letizia dalla sua mano le sofferenze, che non diventano amabili se non guardando a Colui che le dà o le permette. Non dobbiamo preoccuparci dei mali futuri e tanto meno affliggerci prima che capitino, perché significherebbe perdere tempo con cose che forse non accadranno. Aiutati dal buon Gesù, avremo tempo di soffrire quando ci capiteranno. (El Pan 15, 308-311)

 

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione nuovacedis@edisons.it
ultimo aggionamento 25 aprile, 2002