DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
 

Figli e Ancelle dell'Amore Misericordioso nel mondo

P. Alessandro Giamba
Rosario Vizzini
Vittorio Randazzo

 

 

La Revedere,
ROMANIA

 

 

 

 

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Siamo arrivati il 19 febbraio del 2002, di un freddo pomeriggio dell’est europeo all’aeroporto internazionale di Bucarest. Dopo i consueti controlli doganali, abbiamo lasciato l’aeroporto in compagnia di un uomo alto e robusto, che ci attendeva nell’hall dell’aeroporto tenendo in mano un cartello con su scritto “Barticesti”.
Ci siamo diretti al parcheggio delle auto e con un auto ci ha trasportato in una stazione ferroviaria della periferia di Bucarest a circa 20 Km.
Alle ore 18: 00 è arrivato il nostro treno, destinazione Roman; ci dirigiamo al binario due, in cerca della nostra carrozza di prima classe; era di colore rosso.
Alle 18,05 il nostro treno parte, ed a discreta velocità inizia la traversata della gelida pianura romena. Si ferma in parecchie stazioni; l’indicazione del probabile orario d’arrivo alla nostra stazione di Roman lo prevede per le ore 22,00; ci prepariamo a scendere chiedendo informazioni ad un passeggero, che ci indica che quella è la nostra stazione di Roman.
Ci aspettano, per l’ultima tappa, Km. 20, avvolte nelle loro pesanti giacche a vento, due Ancelle della Congregazione dell’Amore Misericordioso, che con il loro pulmino Volkswagen, in circa 30 minuti, ci accompagnano nella loro casa di Barticesti.
Il giorno dopo, 20/02/2002, sveglia alle ore 5:30, lodi e messa alle 6:30, colazione alle ore 7:30, subito dopo usciamo a percorrere a piedi le strade di Barticesti. I nostri scarponi da trekking non sono adatti, perché le “strade” sono regolarmente prive d’asfalto, piene di fango, buche e fogne a cielo aperto. Iniziamo così la visita alle famiglie del paese in compagnia di suor Imelda.
Esternamente, le case non erano male, ma appena abbiamo oltrepassato l’uscio della prima, l’impatto è stato forte: tetti bassissimi, sulla cucina a legna, o meglio a segatura di legna, una unica pentola con un po’ di mais o patate quale pasto dell’intera giornata.
Ogni famiglia ha esposto, almeno un problema, non basterebbe un quaderno intero per elencarli tutti, ma per dare un idea ve ne citiamo alcuni:
    – Case con tetti distrutti, che non coibentano, e uguagliano la temperatura esterna con quell’interna, a volte, in pieno inverno, pari a –20 °C.;
    – Bambini lasciati a vivere insieme ai nonni pensionati, a lire 80.000 al mese, da genitori fuggiti all’estero per cercare fortuna;
    – Bambini abbandonati, dalle madri senza reddito, da padri che per disperazione si attaccano alla bottiglia;
    – Case continuamente non ammobiliate, disordinate, sporche e senza acqua, lasciate alla deriva da madri in cerca di cibo per i propri figli.
Dopo il primo impatto, la visita alle famiglie del paese, è stato per noi uno splendido momento di dialogo con questa gente, che ci ha fatto sentire persino importanti, ma impotenti, per questa povera gente che cerca continuamente un punto di riferimento, che possa dargli risposte concrete alle loro molteplici richieste d’aiuto.

Il giorno dopo, insieme a suor Stella, ci siamo diretti in un paese a circa 20 Km da Barticesti, sede di un importante centro per bambini celebrolesi, spastici e malati d’AIDS. L’incontro di 180 bambini in questo stato, ci ha scossi in modo forte e violento, al punto che ci siamo sentiti stringere il cuore e il cervello non pensava altro che a questo. Ci è venuto spontaneo ringraziare Dio, per averci dato la fortuna di non essere né avere figli in queste condizioni. Ci è venuta spontaneamente la voglia di pregare Dio, affinché renda più serena la pena per questi piccoli fratelli.
Pur avendo dietro tutta l’attrezzatura fotografica, non siamo riusciti a riportarVi foto o films di questi bambini, perché ci viene anche in questo momento, difficile descrivere il bisogno d’affetto di questi bambini. Appena entravamo nei loro padiglioni, fortunatamente ben attrezzati grazie alle donazioni del governo regionale di Bavaria (Germania), i bambini che potevano muoversi, si avvicinavano a noi e prendendoci la mano, per auto-accarezzarsi. Un gesto semplice, tenero e pieno di significato, che ci riempiva continuamente di gioia. Altra situazione quella dei padiglioni dedicati ai bambini con malattie “violente”; le loro voci, a dire il vero ci hanno impressionato.
La nostra accompagnatrice, suor Stella, rappresentava per tutti quei bambini la loro mamma; alla vista della suora ai bambini si ci accendevano gli occhi, e alla suora invece si inumidivano con le lacrime. Quotidianamente presente, coordina il funzionamento della struttura, garantisce il governo di Baviera, e dona gratuitamente amore a questi piccoli malati, coinvolgendoli in gite fuori porta con il suo pulmino.

A Barticesti, suor Virginia e suor Damiana, gestiscono e coordinano un ospedale costruito sempre da donazioni, ma di proprietà della Diocesi. Quest’ospedale è diventato un punto di riferimento per tutta la zona, o meglio un’oasi di speranza umana. Questo, è l’unico che garantisce “a tutti” l’assistenza poliambulatoriale ed il pronto soccorso 24 ore su 24. Il riscatto di quella povera gente, che nelle strutture pubbliche non veniva seguita perché priva di denaro da offrire a dottori ed assistenti. L’ospedale di Barticesti cura tutti, senza distinzione di classe sociale o reddito familiare, sta cercando di restituire l’uguaglianza alle persone.

La popolazione di Barticesti è costituita da circa 2000 abitanti, in maggioranza bambini, che quotidianamente, non avendo dove e come giocare si spingono presso la strada statale che collega la Romania alla Ucraina, e rischiano continuamente la vita a causa del traffico di TIR con autisti senza scrupoli.
Ci è venuto spontaneo, chiedere a suor Anna, la superiora, che per tutto il nostro soggiorno ci ha egregiamente coccolato e sfamato con la sua attenta cucina, se poteva “dare” qualcosa per i bambini del paese; la sua risposta è stata schietta e sincera “siamo qui proprio per dare”. Ha quindi acconsentito di destinare lo spazio antistante la loro casa, per la costruzione di un parco giochi, che possa così attirare i bambini e toglierli da quella strada pericolosa, che giornalmente provoca morti.
Noi ci siamo fatti, carico di arredarlo a dovere; un compito all’apparenza semplice, ma in un paese in cui non vi è la certezza di una tazza di latte quotidiano, pensare al gioco dei bambini diventa quasi utopia. La testardaggine di riuscire a far realizzare quello per cui la nostra comunità di S. Pio X – Caltanissetta ha raccolto, ci ha portati a trovare ad ogni costo una fabbrica di “parco giochi”. Dopo una miriade di telefonate e contatti, ci hanno indicato una ditta di nuova costituzione a Pietra Nentz, a circa 50 Km. da Barticesti. Ma per noi siciliani, percorrere 50 Km. di strade dissestate e accompagnate da bufera di neve ed il gelo di –4 C°, non ci ha entusiasmati, alla fine siamo riusciti ad incontrarli ed a commissionare attrezzatura per tutta la somma raccolta pari a L. 6.500.000.
A Pietra Nentz, la nostra interprete è stata suor Imelda, la quale contestualmente osservava il nostro abbigliamento, e attribuiva ad ogni nostro indumento un nome di un abitante di Barticesti bisognoso. Avevamo capito il messaggio, infatti il giorno della partenza abbiamo regalato i nostri maglioni, le nostre scarpe e le nostre camicie. Siamo quindi partiti con lo zaino vuoto ed il cuore pieno di orgoglio.

Infine la sera, durante la cena, sorridevamo volentieri con suor Agnese, che parlava sempre di funerali e morti, per noi “superstiziosi”, diventava un impresa trovare del ferro da toccare in un ambiente completamente di legno.
Una settimana passa in fretta, è solo una goccia che cade in un bicchiere vuoto, infatti, per poter riuscire a realizzare altri progetti oltre alla nostra goccia ci vogliono altre gocce, che ci impegneremo a procurare per cercare di riempire questo bicchiere vuoto che si chiama Barticesti. Abbiamo scoperto che è bello sensibilizzare la nostra coscienza all’insegna della solidarietà.

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ultimo aggionamento 24 dicembre, 2002