LA PAROLA DEL PAPA

 

Giovanni Paolo II

 

Giovanni Paolo II

Dal Vaticano, 24 dicembre 2003
Omelia alla santa Messa di mezzanotte

 

 

“è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”

 

 

“Sapere che Dio non è lontano, ma vicino, non indifferente, ma compassionevole, non estraneo, ma Padre misericordioso che ci segue amorevolmente nel rispetto della nostra libertà: tutto questo è motivo di una gioia profonda che le alterne vicende quotidiane non possono scalfire. Caratteristica inconfondibile della gioia cristiana è che essa può convivere con la sofferenza, perché è tutta basata sull’amore. In effetti, il Signore che ci "è vicino", al punto da farsi uomo, viene ad infonderci la sua gioia, la gioia di amare. Solo così si capisce la serena letizia dei martiri anche in mezzo alle prove, o il sorriso dei santi della carità dinanzi a chi è nel dolore: un sorriso che non offende, ma consola.

(Il Papa Giovanni Paolo II all’Angelus il 14 dicembre 2003)

1.Puer natus est nobis, filius datus est nobis” (Is 9,5).
Nelle parole del profeta Isaia, proclamate nella prima Lettura, è racchiusa la verità del Natale, che in questa notte insieme riviviamo.
Nasce un Bambino. Apparentemente, uno dei tanti bambini del mondo. Nasce un Bambino in una stalla di Betlemme. Nasce dunque in una condizione di estremo disagio: povero tra i poveri.
Ma Colui che nasce è “il Figlio” per eccellenza: Filius datus est nobis. Questo Bambino è il Figlio di Dio, consostanziale con il Padre. Preannunciato dai profeti, si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo nel seno di una Vergine, Maria.
Quando, tra poco, nel Credo canteremo “… et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine et homo factus est”, ci inginocchieremo tutti. Mediteremo in silenzio il mistero che si compie: “Et homo factus est!”. Viene tra noi il Figlio di Dio e noi lo accogliamo in ginocchio.

2. Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). In questa notte straordinaria il Verbo eterno, il “Principe della pace” (Is 9,5), nasce nella misera e fredda grotta di Betlemme.
Non temete, dice l’angelo ai pastori, oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,11). Anche noi, come gli anonimi e fortunati pastori, accorriamo ad incontrare Colui che ha cambiato il corso della storia.
Nell’angusta povertà del presepe contempliamo “un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Nell’inerme e fragile neonato, che vagisce fra le braccia di Maria, “è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2,11). Sostiamo in silenzio e adoriamo!

3. O Bambino, che hai voluto avere per culla una mangiatoia; o Creatore dell’universo, che Ti sei spogliato della gloria divina; o nostro Redentore, che hai offerto il tuo corpo inerme come sacrificio per la salvezza dell’umanità!
Il fulgore della tua nascita illumini la notte del mondo. La potenza del tuo messaggio d’amore distrugga le orgogliose insidie del maligno. Il dono della tua vita ci faccia comprendere sempre più quanto vale la vita di ogni essere umano.
Troppo sangue scorre ancora sulla terra! Troppa violenza e troppi conflitti turbano la serena convivenza delle nazioni!
Tu vieni a portarci la pace. Tu sei la nostra pace! Tu solo puoi fare di noi “un popolo puro” che ti appartenga per sempre, un popolo “zelante nelle opere buone” (Tt 2,14).

4. Puer natus est nobis, filius datus est nobis! Che mistero insondabile nasconde l’umiltà di questo Bambino! Vorremmo quasi toccarlo; vorremmo abbracciarlo.
Tu, Maria, che vegli sull’onnipotente tuo Figlio, donaci i tuoi occhi per contemplarlo con fede; donaci il tuo cuore per adorarlo con amore.
Nella sua semplicità, il Bambino di Betlemme ci insegna a riscoprire il senso vero della nostra esistenza; ci insegna a “vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (Tt 2,12).

5. O Notte Santa, tanto attesa, che hai unito Dio e l’uomo per sempre! Tu riaccendi in noi la speranza. Tu ci riempi di estasiato stupore. Tu ci assicuri il trionfo dell’amore sull’odio, della vita sulla morte.
Per questo restiamo assorti e preghiamo.
Nel silenzio luminoso del tuo Natale Tu, l’Emmanuele, continui a parlarci. E noi siamo pronti ad ascoltarti. Amen!

 


Voler amare è già amare; pregare è amare; collaborare con Dio al bene delle anime è amare; compiere fedelmente i nostri doveri per far piacere a Gesù è amare. Vedete: non c’è cosa più facile – con la grazia di Dio – che esercitarsi continuamente nell’amore e così correre verso la perfezione

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004