STUDI
 

    Mimmo Muolo

 

I religiosi e le religiose «hanno un valore per quello che sono, prima che per quello che fanno»

 

«Insegnare ad amare col cuore di Dio rende bello il volto della comunità»
(Don Bonari)

Vocazioni:
il «termometro»
della parrocchia

La parrocchia culla delle vocazioni. Una parrocchia intesa come «comunità cristiana normale che fa crescere in maniera normale vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata normali». Una parrocchia, cioè, che sa «parlare di vocazione all’amore ad ogni donna e ad ogni uomo ai quali il Signore la invia». È questa la parrocchia che sognano gli operatori della pastorale vocazionale, da ieri riuniti alla Domus Mariae di Roma, per l’annuale convegno del Centro nazionale vocazioni, che come di consueto si svolge nei primissimi giorni del nuovo anno. A farsi interprete della voce di tutti è stato, nel saluto iniziale, il direttore del Cnv, don Luca Bonari, che ha sottolineato come il tema di questo appuntamento sia stato scelto sulla scia della recente assemblea generale dei vescovi sulla parrocchia. E, infatti, la prima relazione del convegno è stata tenuta, ieri, dal sottosegretario della Cei, monsignor Domenico Mogavero, presenti anche i vescovi Italo Castellani (arcivescovo coadiutore di Lucca e presidente della Commissione episcopale clero e vita consacrata) e Pietro Maria Fragnelli (Castellaneta).
La parrocchia, dunque più che mai al centro dell’attenzione. Per diverse ragioni. «La prima – ha ricordato don Bonari – è che siamo sempre stati convinti che il passaggio epocale della pastorale vocazionale (che stiamo tuttora vivendo) debba portarci in parrocchia». Il secondo, ha proseguito il direttore del Cnv, è che «riportare nel cuore della vita della comunità cristiana la vocazione all’amore secondo il cuore di Dio, significa creare obiettivi, contenuti e metodi pastorali che certamente sono destinati a far bella e attraente ogni parrocchia». Cercare l’uomo, via della Chiesa, e servirne «la vocazione alla gioia nell’amore» è, infatti, l’essenziale. «Tutto il resto è relativo». Perciò, ha concluso don Bonari, «questa parrocchia è il nostro sogno e la nostra passione, perché nella parrocchia famiglia di famiglie, prima che altrove, c’è una vocazione a servizio di tutte le vocazioni».
E infatti sulla stessa linea si è posta la lettura interpretativa dei lavori dell’Assemblea della Cei, proposta da monsignor Mogavero. «In una parrocchia missionaria – ha ricordato il sottosegretario – essenziali passaggi vocazionali sono la riscoperta del battesimo come vocazione radicale del cristiano; la proposta della vocazione al matrimonio, come scelta anch’essa radicale (specie in controtendenza alla cultura dominante); e la vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata viste come servizio alla Chiesa e al mondo». In quest’ottica, dunque, ciascun soggetto ecclesiale ha una sua vocazione specifica e un compito da svolgere, in ordine alla pastorale missionaria. E si parte dalla parrocchia stessa, «alla quale bisogna guardare – ha sottolineato il relatore – non come a una istituzione spersonalizzata, o a una struttura fredda, bensì come a un soggetto ecclesiale, anzi come a "Chiesa che vive tra le case degli uomini"», secondo il titolo dell’assemblea generale.
C’è poi da considerare la posizione del vescovo, in relazione alla parrocchia. «Il suo ministero – ha ricordato monsignor Mogavero – non può essere considerato sovrapposto o alternativo a quello dei parroci, ma va visto come vera cura pastorale, pur non avendo ovviamente i caratteri dell’immediatezza».
Per il parroco, invece, il sottosegretario della Cei ha usato la metafora del direttore d’orchestra. «Le musiche non sono sue, ma egli ne è l’interprete; studia lo spartito, ma lo fa eseguire ai musicisti; conosce la parte di ognuno, ma non si sostituisce agli esecutori che anzi sostiene perché suonino nel modo più adeguato in perfetta consonanza con l’insieme; da solo non conclude nulla, ma anche gli altri da soli non vanno da nessuna parte». Infine i laici e i religiosi. I primi «sono chiamati non tanto a essere esecutori passivi di decisioni assunte da altri e in altra sede, quanto piuttosto ad assumere un ruolo attivo e corresponsabile, caratterizzato in modo missionario». I religiosi e le religiose «hanno un valore per quello che sono, prima che per quello che fanno».

CHIESA E GIOVANI:
a Roma il convegno del Centro nazionale affronta,
dal punto di vista delle scelte di vita, il tema dell’ultima
assemblea della Cei. (Avvenire 2/XXXVII)

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004