DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA
 
P. Domenico Cancian fam

 

Voce del Santuario

Dicembre 2003

 

 

 

 

 

 

 

Santuario di Collevalenza

 

"Ti benedica il Signore e ti protegga" (Num 6,24)

La prima Parola dell’anno nuovo appena cominciato è la Benedizione del Signore. E’ Lui stesso, il Signore, che rivela a Mosé e ad Aronne le parole precise con cui benedire il popolo.
“Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro:
Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”
(Num 6,23-26).
Il cristiano comincia l’anno nuovo con grande fiducia perché il Signore benedice, protegge, guarda sorridente, dona la pace.
Dio benedice significa che dice-bene di noi, come un padre non può non dire bene dei propri figli. Mentre gli uomini trovano sempre motivi per dire male. Dio, sommamente buono, vede anzitutto il bene e dinanzi al male, con il suo perdono, ci dona una vita ancora più bella.
Benedetti dal Signore, a nostra volta lo benediciamo perché in Cristo ci ha benedetto con ogni benedizione (cfr Ef 1,3). Gesù è la nostra Pace. Con Gesù noi possiamo chiamare Dio: “Papà!”
Il Signore protegge coloro che a Lui si affidano. Essendo onnipotente e misericordioso può e vuole salvarci da ogni male, con quel suo braccio invincibile con cui ha protetto mille volte Israele, la Chiesa e tutti coloro che in Lui hanno confidato.
“Tu che abiti al riparo dell’Altissimo
e dimori all’ombra dell’onnipotente,
dì al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido”.
Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio…
Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi”
(Sal 91).

Dio “fa brillare il suo volto su di te”, come la mamma che col suo sorriso incoraggiante e fiducioso invita il bambino a fare altrettanto: a sorridere, nella certezza di essere in buone mani. “Si comincia con la madre che si curva sul suo bambino e col suo sorriso desta il sorriso del bimbo. Più tardi può diventare faticoso far illuminare un volto offuscato da mille ombre. Solo perché la luce del volto inizialmente ci è stata deposta “nella culla” come dono, oggi possiamo rievocarla” (J. Bours).
Il Signore ci dona la Pace. Quella pace che gli angeli hanno annunciato sulla grotta di Betlemme. Quella Pace che nessun altro può donarci se non Dio (cf Gv 16,23) e nessun altro può toglierci, senza che noi lo consentiamo. Per questo l’abbiamo invocata con forza dal Signore il 1° giorno dell’anno, impegnandoci a riceverla e a custodirla.
Il Papa ci ha esortato quest’anno ad educarci alla pace ritenendola possibile, anzi doverosa, anche oggi, dinanzi alle nuove sfide del terrorismo. Non può esserci pace senza la ricerca coraggiosa della giustizia e dell’amore, del dialogo e del perdono, senza l’amore misericordioso.

“Non è costui il carpentiere” (Mc 6,3)

Non finisce di stupirci il fatto che Gesù per ben 30 anni, cioè quasi tutta la sua vita, abbia semplicemente lavorato come falegname nella bottega di suo padre, a Nazareth.
I suoi compaesani si erano talmente abituati a vedere Gesù come un uomo normale, come loro, che quando, dopo aver compiuto nelle città della Palestina molti miracoli, ritornò a Nazareth e si mise ad insegnare nella sinagoga del suo paese, quelli che lo avevano conosciuto da sempre rimasero stupiti e si dissero: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è sta data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria…? E si scandalizzarono di lui” (Mc 6,1-3).
Lo scandalo dei nazaretani consisteva nel pensare che Gesù non poteva essere il Messia, e tanto meno il Figlio di Dio, perché per tutta la vita aveva fatto il falegname, era stato in tutto simile a loro.
Più tardi la gente e anche gli apostoli si scandalizzeranno di Gesù perché andrà a morire sulla croce, senza opporre resistenza, come fosse impotente.

Gesù è venuto ad insegnarci che la vita semplice e normale dell’uomo, il lavoro anche il più umile, la sofferenza e la croce, sono le occasioni in cui possiamo santificarci. La santità è alle portata di tutti. Non consiste nel fare chissà che, ma nel fare con amore quello che ci è chiesto. Tutto per amore, diceva Madre Speranza. Con fede viva e con gioia.
La vita di Maria, Giuseppe e Gesù, a Nazareth, è stata una vita semplice, povera, senza nulla di straordinario. Le nostre famiglie e le nostre comunità possono imitarne il silenzio (“atmosfera ammirabile e indispensabile dello spirito in mezzo alla esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo”: Paolo VI), la preghiera quotidiana e la meditazione della Parola di Dio, il lavoro svolto con responsabilità e onestà, le virtù che ci fanno crescere nella carità, con i vicini e con le persone che incontriamo: l’umiltà, la sincerità, la disponibilità, la fedeltà, la comprensione e il perdono.
Se a questa scuola quotidiana sappiamo starci bene come discepoli attenti e impegnati, allora saremo pronti ad affrontare anche i momenti difficili, anche quelle straordinarie sofferenze che ci porteranno alla nostra morte in croce. Non solo non ci scandalizzeremo, ma, come Gesù potremo diventare “offerta a Dio gradita”, rimanere nel suo amore e nella sua gioia.

Il mese di dicembre

Il flusso dei pellegrini è naturalmente calato, anche se, soprattutto in occasione delle Feste del Natale, molte famiglie hanno trascorso con noi esperienze significative.
Il sabato, a motivo della Liturgia dell’acqua, ma anche per le confessioni, abbiamo avuto sempre il nostro da fare.
Soprattutto nella vicinanza delle grandi celebrazioni sono stati molti a chiedere il sacramento della riconciliazione, in cui abbiamo sempre la gioia di essere mediatori della misericordia di Dio, infitamente più grande del nostro peccato.

Immacolata Concezione di Maria

Ci siamo preparati alla grande Solennità con una novena, nella quale, dopo una breve lettura biblica, abbiamo meditato il Rosario e poi celebrato i Vespri.
La nostra Famiglia dell’Amore Misericordioso è stata particolarmente in festa perché ben 5 ragazze che erano con noi già da qualche anno; dopo aver terminato il postulato e il noviziato, hanno emesso la loro prima professione religiosa, diventando Ancelle dell’Amore Misericordioso.
Credo che le conosciate anche voi: Ruby, Deepthi, Lidia, Seema, Suya.
Sono le nostre speranze. Il loro “sì”, detto con tanta gioia ed emozione, ci ha edificato ed incoraggiato.
Devo testimoniare che si sono preparate bene e che la grazia del Signore le ha aiutate a superare tante difficoltà. Attraverso queste nostre piccole sorelle l’Amore Misericordioso si sta inculturando nell’Europa orientale e nell’Asia. La Madre ottenga per loro il dono più importante: la santità!.

18 dicembre, Madonna della Speranza

Abbiamo ricordato l’onomastico della nostra Madre. Oggi, più che mai abbiamo bisogno di speranza per superare apatia, sfiducia, paura e a volte disperazione. Maria che porta Gesù nel suo grembo ci invita alla speranza, quella speranza alla quale la nostra Madre si è mantenuta ferma.
Un bellissimo segno di speranza è stata la professione perpetua delle prime sorelle rumene: Sr. Cecilia, Sr. Ana, Sr. Angela. A Barticesti, in Romania, dove da una decina d’anni operano le Ancelle dell’Amore Misericordioso, alla presenza del Vescovo di Iasi, Mons. Petru Ghergel, e attorniate da una comunità parrocchiale che riempiva la chiesa, hanno detto il loro “Sì” per sempre. Le abbiamo viste convinte e decise a donare tutta la loro vita a Gesù, come spose fedeli. E’ stato un momento di grande gioia per loro, per le loro famiglie, per la parrocchia, per tutti noi.
Voglia il Signore renderle testimoni credibili del suo Amore e della sua Misericordia verso tutti, specie con i più poveri.

Natale del Signore 2003

Dal 17 al 23 ci siamo preparati con la celebrazione dei Vespri preceduti dal canto delle profezie e dando rilievo alle antifone.
Ci hanno guidato quelle parole-chiave che il Papa aveva riproposto a tutti. umiltà, silenzio, stupore, gioia.
Il 24 alle 22,45 P. Carlo, il nostro organista, ha offerto un apprezzato Concerto di musiche natalizie. E’ seguita la Veglia e quindi la S. Messa della Notte Santa. L’ha presieduta P. Lucas, il nostro P. Generale, che l’ha solennizzata con il canto e con l’omelia che invitava alla lode e alla riflessione.
Era strapiena la Basilica e la Cripta, nonostante il freddo quasi proibitivo.
Anche nel giorno di Natale la partecipazione è stata al limite della capienza, specie nelle Messe delle 11; 16; 17.30. Ormai da anni funziona uno schermo gigante che consente di seguire la celebrazione anche a quelli che stanno in Cripta.
Le Liturgie hanno avuto uno svolgimento molto dignitoso e sono state accompagnate dal Coro del Santuario che, sotto la direzione del Maestro P. Carlo, ha eseguito canti e musiche adatti a creare un clima di preghiera e favorire la contemplazione del mistero dell’Incarnazione.
Tantissime le confessioni, celebrate con molta fede.
Alla sera eravamo proprio stanchi, ma contenti, perché avevamo visto coi nostri occhi l’abbondanza della grazia del Signore. Anche il giorno di S. Stefano abbiamo avuto molti pellegrini che per lo più venivano con i bambini anche per visitare il nostro presepio.

Il nostro Vescovo Giovanni

Il 27 dicembre, festa di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, protettore dei Figli dell’Amore Misericordioso Sacerdoti, è stato consacrato Vescovo Mons. Giovanni Scanalino. Molti di noi hanno partecipato alla solenne Liturgia che ha avuto luogo nella Cattedrale di Orvieto, strapiena come non mai. Il rito molto suggestivo, i canti ben preparati, la stupenda cattedrale illuminata a festa, la presenza di tantissimi sacerdoti, ci hanno fatto vivere un momento indimenticabile. Il nuovo Vescovo ha salutato tutti augurando: “La gioia del Signore sia la nostra forza!” Nel suo programma ci sono i riferimenti alla Parola di Dio, alla Comunione, all’Eucaristia.
Tutti hanno avuto un’ottima impressione, per la sua cordialità e semplicità. Ringraziamo il Signore per questo grande dono alla nostra Chiesa ed anche al nostro Santuario.
Il giorno dell’Epifania, prima della celebrazione solenne nella Concattedrale di Todi, ha voluto fare visita agli anziani ricoverati nell’Istituto Veralli Cortesi e poi ai sacerdoti malati e anziani accolti nella nostra Casa del Pellegrino. Per tutti ha avuto parole di stima e di incoraggiamento, rivelando un carattere aperto e accogliente, pronto ad abbracciare chiunque.
Domenica 18 gennaio celebrerà per la prima volta nella nostra Basilica.

31 dicembre 2003

La prima domenica dopo Natale invitava le nostre famiglie e le nostre comunità a specchiarsi nella Famiglia di Nazareth, modello di ogni chiesa domestica. Come sarebbero diverse le nostre famiglie se vivessero le virtù di Maria, Giuseppe e Gesù! Dall’amore e dalla pace all’interno della famiglia derivano le speranze più belle per il nostro domani.
Proprio per approfondire questo, abbiamo continuato la tradizione del “Capodanno in famiglia”. Ai circa 250 pellegrini presenti è stato proposto il tema del messaggio del Papa: “Educare alla pace”. Padre Aurelio Del Prado e Marina Berardi hanno guidato l’esperienza nei vari momenti di fraternità, di preghiera, di riflessione. Alle ore 24 tutti alla Messa di Capodanno (presieduta dalla stesso P. Aurelio Del Prado) e poi tutti alla festa.

ALAM

Nei giorni 2-4 gennaio si è tenuto a Collevalenza l’incontro internazionale dell’Associazione dei Laici dell’Amore Misericordioso. Guidati dal nostro Padre Ireneo Martin, alcuni provenivano dalla Spagna, con Padre Ottavio e con Sr. Susanna vi erano altri dalla Bolivia, con Sr. Laura altri ancora dal Brasile, con Sr. Damiana erano venute due persone dalla Romania e naturalmente altri provenivano dalle varie parti d’Italia, coordinati da Gaetano Storace.
Dopo il saluto dei due Superiori Generali, sono seguite le relazioni del Padre Aurelio del Prado, di Gaetano Storace e Roberto Lanza sul Padre misericordioso. L’incontro è stato caratterizzato dalla gioia della comunione e della condivisione dello stesso carisma in culture e situazioni di vita molto diverse. Momenti di preghiera, di riflessione e di festa hanno creato un clima di fraternità internazionale indimenticabile e ci hanno fatto toccare con mano che la diffusione dell’Amore Misericordioso, anche attraverso la preziosa collaborazione dei laici, è già una realtà.
Voglia il Signore, per intercessione della Madre, benedire tutti questi nostri fratelli e sorelle.

Episodi di vita

In questi giorni è arrivata una signora che mostrava nel volto i segni della stanchezza e della sofferenza. In quel momento anch’io avvertivo il peso della giornata piuttosto intensa.
Vedendola, pensai dentro di me: “Ecco una donna esaurita e depressa… tutte a me?”
La donna cominciò a parlare e subito scoppiò in un pianto dirotto, tanto che potevano sentire anche fuori dell’ufficio.
Alzai un po’ la voce e dissi: “Signora, basta! Dica quel che ha senza esagerare!”.
Dopo un bel po’ e quando io cominciavo ad innervosirmi, la donna riprese dicendo: “Padre, mi scusi tanto, è la prima volta che mi sfogo dopo anni di sofferenza e di lutto. Mio marito è morto dopo anni di malattia, altre persone care sono morte, ho con me la mamma anziana, mio figlio si è separato ed è diventato insopportabile, con gli altri due figli ho problemi, devo lavorare, sono sola e, mi creda, non ho neanche il tempo per piangere”.
Mi sono sentito un verme. Ho chiesto io scusa alla signora, dicendole: “Signora, pianga pure tutto il tempo che vuole e conti sulla mia preghiera!”.
Alla fine l’ho abbracciata ed è partita sorridente e confortata, assicurandomi: “Padre, ritornerò, spero”.

Questo episodio mi ha fatto venire in mente un racconto del santo Vescovo di Molfetta, don Tonino Bello che mi permetto di riportare.
“Mi è capitato durante il mese di giugno, il mese delle prime comunioni. Da noi a volte si fanno delle spese un po’ eccessive perché è una festa quasi nuziale. Era di domenica. Avevo preso la mitra e il pastorale per andare a celebrare la Cresima in una parrocchia lontana, ero in ritardo. Sento suonare mentre mi sto preparando. Sento suonare, insistentemente. Ho detto: “Accidente! ” (ero un po’ arrabbiato) “accidenti, ma insomma è possibile mai…, a quest’ora, sto andando via!”.
Spalanco la porta, entra una signora povera che aiuto un giorno sì e uno no (era venuta il giorno precedente) con una bambinetta vestita con l’abito di prima comunione perché di lì una mezz’oretta c’era la cerimonia in chiesa. Quando ho visto la mamma e la figlia ho appoggiato il pastorale al muro e ho detto: “Ma insomma! Sei venuta ieri! Non è possibile, insomma! Ma che pensi: che ci sei soltanto tu?”. Ho perso proprio le staffe, come un vescovo non dovrebbe fare. E ho insistito: “Non è possibile, signora, sei venuta ieri!”. Ha detto: “Fammi dire una parola…”. “Non ti faccio dire nulla, perché così tu ne approfitti”. La bambina guardava stupita mentre la signora insisteva a dire: “Fammi dire una cosa…”. “Ma che vuoi dire?”.
E finalmente la lascio parlare: “Noi come parenti siamo molti, siamo…”. L’interrompo: “E che cosa vuoi dire, che come parenti siete molti… ma insomma: ti abbiamo comprato le scarpette, la tunica te l’ha dato il parroco, cosa altro vuoi? abbiamo comprato…”. Le ho rinfacciato tutto, tutto, tutto.
Ha detto: “No guarda, siccome noi siamo molti della nostra famiglia…”. “E con ciò?”.
“… e allora non ci basta quello che abbiamo raccolto per portarli al ristorante”.
“Accidenti! E vuoi anche che io ti debba pagare pure il lusso di andare al ristorante con tutti i tuoi parenti. Ma insomma, stiamo perdendo… non c’è più religione! ”. Ne ho dette di tutti i colori, di quelle cose che si dicono quando uno è infuriato…
Ha detto: “Fammi finire di parlare! ”.
Impaziente ho risposto: “Dimmi dimmi…”. La bambina mi guardava sempre.
La madre ha detto: “E allora, siccome quello che ho raccolto non basta per portare tutti al ristorante o al bar, perché se porto uno, che l’altro non viene si offende, allora ho pensato – e ha tirato fuori il fazzoletto – che quello che ho raccolto, ecco, è per i poveri! ”. Mi ha dato il fazzoletto e se ne è andata…
Ce li aveva come li portava mia madre, i soldi, nel fazzoletto. E io sono rimasto con quel fazzoletto, gonfio di soldi, mentre la bambina, leggera come un angelo nel suo vestito bianco, se ne è andata e la mamma l’accompagnava… Giunte in fondo, mi hanno salutato e io avrei preferito che in quel momento si fosse aperta una botola e mi avesse fatto scomparire. Sono rimasto con quel fazzoletto, l’ho aperto e c’erano 63.000 lire raccolte a mille a mille.
“Dalli ai poveri!”. Anzi, mi ha detto che sapeva di una comunità per tossicodipendenti che avevo aperto e ha detto: “Dalli ai poveri!”.

Una persona, che trasmetteva serenità e pace, mi dice: “Sa, Padre, una trentina d’anni fa, feci visita alla Madre Speranza, la quale, facendosi improvvisamente seria mi confidò che avrei perduto una persona molto cara in modo brutto. Aggiunse che non dovevo disperarmi e che lei avrebbe pregato per me. Dopo pochi anni mio figlio, appena laureato, un figlio bravo e intelligente, s’esaurì e si tolse la vita. Immagini il dolore. Ma ricordando le parole della Madre, mi sono sentita in fondo al cuore una pace, umanamente inspiegabile. Sono convinta che mio figlio è in cielo ed è qui con me”.

A questo proposito voglio riferire la testimonianza dei genitori di Ilaria, la ragazza che assieme alla sua amica Lucia, due anni fa, in un Hotel di Parigi, alla vigilia di Natale, morì vittima di un incendio divampato improvvisamente. Forse ricorderete di averlo sentito in varie riprese nei quotidiani di quei giorni.
“Siamo i genitori di Ilaria una splendida ragazza di 23 anni che è salita al cielo il 17 dicembre di due anni fa, poco prima di Natale, assieme alla sua amica Lucia a causa di un terribile incendio doloso scoppiato in un hotel di Parigi, dove si era recata dopo la laurea. Nessuno può immaginare, se non lo ha provato personalmente, la profonda lacerazione che un evento così tragico ed improvviso ha provocato dentro di noi, la vita si è fermata e un urlo di dolore dalla terra saliva verso il cielo perché Qualcuno potesse accoglierlo: “perché?”
Era un momento in cui pensavamo di realizzare tanti buoni progetti per la nostra famiglia: la laurea di Ilaria, il trasferimento in città per seguire meglio i nostri figli, il 25° anniversario del nostro matrimonio che suggellava tra noi un cammino di amore e fedeltà, ma in un attimo, in quel terribile giorno, le nostre vite sono state sconvolte. Tutto è crollato ed ognuno di noi ha perso i propri punti di riferimento. Dio che era stato sempre il nostro fedele compagno di viaggio, la nostra stella polare, la nostra sicurezza, perché aveva permesso un evento così crudele, perché non aveva ascoltato le nostre preghiere, le preghiere di Ilaria che aveva vissuto la sua giovane vita sempre alla luce dei valori cristiani? (…)
Un giorno qualcuno lasciò sul tavolo di casa un piccolo libricino sulla via Crucis “La Croce splende” che ci ha permesso di conoscere la realtà “Figli in Cielo” e anche se ci allontanavamo da casa con fatica, partimmo subito per l’incontro di preghiera che si teneva a Loreto. Era il settembre 2002, nove mesi dopo la dipartita di Ilaria.
E’ stata un’esperienza unica. In quei giorni intensi, carichi di emozioni, a contatto con tanti altri genitori provati dallo stesso dolore cominciammo a scorgere una luce nuova nella nostra vita. L’adorazione silenziosa con i volti dei nostri figli ai piedi dell’altare ci riportava alla realtà che ora stavano vivendo: loro erano sempre con noi e proprio lì, nella comunione con Gesù, avremmo potuto ritrovarli. La via da percorrere era lì, non c’erano altre.
Solo il mistero della Croce può dare una luce salvifica alla sofferenza dell’uomo. Come oggi noi stiamo partecipando alla passione, così parteciperemo alla Gloria della resurrezione. Il cammino all’interno dei “Figli in cielo” ci ha permesso di uscire dal nostro individualismo. Il nostro dolore ha assunto una dimensione universale da condividere con gli altri e da offrire per la realizzazione del piano salvifico di Gesù Cristo per l’umanità.
La strada non è facile perché si sono ancora tante resistenze e l’angoscia facilmente si fa strada, ma il cammino prosegue; la preghiera costante, l’ascolto della parola, l’eucaristia, quasi quotidiana, segnano di nuovo la nostra vita di coppia”.

Una persona semplice, con un certo umorismo ma allo stesso tempo con molta serietà, mi racconta un sogno. “Mi era apparso il diavolo. Con fare accattivante mi disse che se fossi andata con lui, mi avrebbe dato molti soldi, delle stoffe preziose e altre cose belle che mi avrebbero fatto piacere.
Io sono molto povera e ho bisogno di soldi. Ma non dubitati nemmeno un istante e risposi: “Mi servono i soldi e le stoffe, ma io da te non li voglio. Grazie!”. Il sogno finì e io mi ritrovo com’ero: povera e contenta.

Defunti

Il 7 dicembre ci ha lasciato il confratello Mons. Esilio Lodoli, sacerdote diocesano con voti. Aveva appena compiuto 90 anni. Era stao Vicario Generale della diocesi: Massa Marittima-Piombino.
Aveva conosciuto la Madre una trentina d’anni fa, ricevendo grazie particolari. Gli era piaciuta la spiritualità dell’Amore Misericordioso, soprattutto l’attenzione verso i sacerdoti. Condivise il nostro Carisma entrando a far parte della Famiglia dell’Amore Misericordioso. Molte volte venne a Collevalenza per stare con noi fraternamente.
Abbiamo apprezzato particolarmente la sua ricca esperienza pastorale, la sua amicizia, il suo carattere franco, aperto, cordiale. Negli ultimi anni aveva potuto realizzare il suo sogno: edificare una casa per i sacerdoti anziani e malati della sua diocesi. In quella casa ha concluso la sua esperienza terrena.
Lo ricordiamo con molto affetto e gratitudine. Gli chiediamo di continuare a pregare dal cielo per i sacerdoti in difficoltà e perché la nostra Famiglia religiosa compia la sua missione in loro favore.
In questo mese abbiamo pregato per altre persone defunte: per la mamma della consorella Florentina (Sestao-Spagna), per la cognata di Rita Orsini, il cognato della consorella Annunciación (La Nora – Spagna), per il nonno di Sr Lidia e Maria Gabor (Romania). Il Signore le abbia già nel suo Regno!

21 anni fa

ci lasciava la nostra carissima Madre Speranza. Quell’8 febbraio, ore 8, 1983 lo ricordiamo anzitutto con sentimenti di profonda gratitudine al Signore per il dono di questa Donna, testimone umile e coraggiosa del suo Amore, grande mistica e infaticabile lavoratrice. Chi l’ha incontrata, anche solo un momento, ha percepito una presenza materna, riflesso di Colui che lei chiamava “el buén Jesús”.
Chi non ricorda le sue tenerezze, le sue parole, i suoi gesti, il suo grande cuore e soprattutto i suoi occhi?

La signora Vania Vannini, madre di 4 figli, ci ha raccontato in questi giorni con commozione che andando per la prima volta dalla Madre a raccomandare il suo bambino molto malato, appena s’avvicinò, scoppiò a piangere. La Madre l’accarezzò e le disse: “Figlia, perché piangi?” E lei: “Madre, nei suoi occhi ho visto il Paradiso! Ho visto una luce indescrivibile!”
Per le preghiere della Madre quel figlio è guarito, è sposato, ha un bambino ed è felice.

Certo sentiamo umanamente un vuoto incolmabile, ma avvertiamo la sua continua presenza materna che c’incoraggia a proseguire nel suo spirito.
Le celebrazioni di questo 21° anniversario, come potete vedere dal programma, saranno presiedute dal neo cardinale Ennio Antonelli sabato ore 17 e dal Vescovo Mons. Giovanni Scanalino domenica ore 11. Vi aspettiamo numerosi!

Foto di gruppo
da Servigliano Mons. Giovanni Scanavino

 

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ultimo aggionamento 07 marzo, 2004