STUDI
 

    a cura di Ermes M. Ronchi

Dal Vangelo di Matteo (21, 28-32)

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo, disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L’ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute, invece, gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».

Le nostre contraddizioni del cuore

 

S. Matteo e l'Angelo

 

Un uomo aveva due figli. E si potrebbe dire: un uomo aveva due cuori. Perché quei due figli sono il nostro cuore diviso, un cuore che dice sì e che dice no, un cuore che dice e poi si contraddice. Come san Paolo anche noi constatiamo che «io faccio quello che non vorrei e il bene che pure vorrei fare non riesco a farlo».
Vangelo delle nostre contraddizioni: e riuscissimo noi a svelare cosa nasconde la notte del cuore!

Una delle preghiere più importanti dei salmi chiede: Signore, donami un cuore integro, unifica il mio cuore, fa che non abbia due cuori, in lotta tra loro, donami un cuore unificato (Sl 101).
È il contrasto eterno tra persona e personaggio: il primo figlio, quello che dice sì e poi non agisce, cui basta sembrare buono, che cura le apparenze, fa il personaggio. Così sono io: dico sì, uso il nome di Dio, e poi non faccio niente per questa vigna di uve aspre che è il mondo; uso e abuso del nome di Dio e poi giro lo sguardo dall’altra parte se vedo un uomo a terra o un’ingiustizia cui oppormi.

Il secondo figlio, i cui passi lo portano, alla fine, nella vigna di Dio e degli uomini, a lavorare – anche in segreto, poco importa – per un frutto che sia buono, è invece persona.
Personaggio è ciascuno di noi quando agisce per la scena, per l’applauso del pubblico, quando le cose da fare non valgono per sé, ma solo se ricevono approvazione presso gli altri, un burattino i cui fili sono tirati dalla vanità, dall’apparire, dall’immagine.
Persona invece è ciascuno di noi quando agisce per convinzione, è se stesso in pubblico e in privato, di fronte o alle spalle, nel dire e nel fare.

Tutto il lavoro sui nostri due cuori consiste nel convertirli da personaggio a persona, per possedere, alla fine, tutto il proprio cuore. Chi dei due figli ha compiuto la volontà del padre?
L’alternativa reale si consuma non in rapporto alle parole del padre, ma in rapporto alla vigna. Volontà del padre non è tanto l’ubbidienza, quanto la vigna da coltivare e da custodire. Volontà del padre non è essere ubbidito, ma trasformare una porzione di selva in vigna, e i rovi in vendemmia, profezia di vino buono.
L’alternativa ultima è tra una vita inutile perché sterile e una vita fruttuosa di opere buone: morale non del divieto ma della fecondità, del seme che diventa albero, della prostituta che ridiventa donna, del cuore che diventa uno. Volontà di Dio è tutto ciò che costruisce l’uomo in pienezza. Sua legge è tutto ciò che costituisce l’uomo in umanità. E fa fiorire la vigna della storia. Se agisci così fai vivere te stesso, dice Ezechiele, fai viva la tua vita! E il vangelo si diffonderà a partire da tutte le piccole vigne nascoste dove ciascuno si impegna a rendere meno arida la terra, meno soli gli uomini, meno contraddittorio il cuore.

(Cfr: Ezechiele 18, 25-28; Salmo 24; Filippesi 2, 1-11; Matteo 21, 28-32)

 

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ultimo aggionamento 16 maggio, 2004