ESPERIENZE
 

    Paolo Risso

 

 

Don Rinaldi: per 50 anni, “Papà”

 

 

 

 

Don Filippo Rinaldi

Sul finir dell’estate 1961, don Bosco giunse con i suoi ragazzi dell’Oratorio di Torino, in passeggiata a Lu Monferrato, in casa Rinaldi. Sull’aia, guardò a lungo negli occhi un frugolino di cinque anni, Filippo, ottavo figlio di quella buona famiglia. A 10 anni, Filippo fu mandato a studiare a Mirabelli, dove don Bosco aveva aperto un collegio. Lì, Filippo e don Bosco diventarono amici.
Ma un giorno, stanco di studiare e disgustato dagli sgarbi di un assistente, Filippo scappò. Da quel giorno, cominciò a ricevere, una dopo l’altra, diverse lettere di don Bosco: “Le nostre case – gli ripeteva – sono sempre aperte per te”. Filippo rifiuta. Don Bosco insiste.
Nel 1874, il giovanotto ha 18 anni e don Bosco è venuto a trovarlo a Lu (provincia di Alessandria). Sull’aia di casa, don Bosco all’improvviso guarisce una povera storpia. Filippo è emozionato, ma dice ancora una volta di no a don Bosco che lo invita a seguirlo. Comincia un periodo di “crisi”. Sul suo orizzonte passa il volto di una bella e brava ragazza.
Don Bosco non si arrende, perché, illuminato da Dio “vede” nel suo futuro. Con il suo spirito profetico, ha scoperto in quel giovanottone che non sa ancora che cosa fare nella vita, la stoffa di un grande sacerdote e apostolo. Sale di nuovo a Lu e ribatte a tutte le obiezioni del giovane.
A questo punto, Filippo, 20 anni, parte per Sampierdarena dove don Bosco ha dato vita a una casa per vocazioni adulte. Comincia a studiare sulla grammatica latina come un ragazzino.
Con volontà di ferro, con la preghiera, sostenuto da don Paolino Albera, Filippo, il 13 agosto 1880, inginocchiato ai piedi di don Bosco, pronuncia i voti di castità, obbedienza e povertà. È diventato salesiano, fidandosi unicamente di don Bosco.
Inizia gli studi per diventare prete. Non è lui che lo vuole, è don Bosco che lo ordina, perché vede chiaro nel suo futuro. E così, il 13 dicembre 1882, nella cattedrale di Ivrea, Filippo Rinaldi è ordinato sacerdote. Don Bosco lo abbraccia: “Ora sei contento?”. Don Filippo, freddo, risponde: “Se mi tiene con lei, sì. Se no, non saprei che cosa fare”.

 

Subito direttore

Ha 26 anni e don Bosco, così naturalmente, lo manda direttore a Mathi Canavese nella casa per accogliervi le vocazioni adulte. Don Filippo può capire quei giovani simili a lui. Non vuole fare il direttore e commenta: “Affidano alla rovina quei ragazzi”. Ma parte in spirito di obbedienza a don Bosco. I giovani sono quattro. La casa è malandata. In breve però diventa come una famiglia. I giovani salgono a cinquanta. Don Filippo, così giovane, sa essere fratello maggiore e padre. Confida, come un bambino, nella Vergine Ausiliatrice.
Nel 1884, don Bosco, trasporta quella comunità di Torino, presso la Chiesa di S. Giovanni Evangelista, vicino alla stazione di Portanuova. Quando don Filippo ha difficoltà, va dal suo “Padre e Maestro”. Don Bosco lo lascia sfogare e con la sola sua calma disarmante, lo rasserena e gli fa riprendere il lavoro.
Con i suoi, don Filippo usa lo stesso metodo. I giovani “chiamati” arrivano a essere molto più di cinquanta. Imparano dal giovane loro direttore lo spirito di bontà, amorevolezza, preghiera, apostolato che è di don Bosco.
Il 31 gennaio 1888, don Bosco muore e gli succede don Rua. L’anno dopo, don Rua manda don Filippo direttore a Sarrià, in Spagna, in un difficile istituto. Non gli resta che partire, aprire la grammatica spagnola a 33 anni e mettersi a lavorare con alcuni impegni chiari: “Sempre carità e mansuetudine. Mai politica. Allegro e sempre buono, nella Verità di Gesù Cristo”.
L’ambiente è davvero difficile. Don Rinaldi è armato di un solo segreto: l’amore. L’istituto rifiorisce. Lui fa costruire nuovi locali. Una nobildonna, del posto, Dorotea Chopitea, vede, capisce e gli paga tutte le spese.
C’è un ragazzo turbolento che vuole andarsene. Don Rinaldi gli dice: “Solo per quanto mi ha detto, vuoi andare via? Ma no, resta qui. Sarai salesiano”. Un altro ha letto la vita di Domenico Savio e fa lo stesso proposito di lui: “La morte, ma non peccati”. Il direttore gli dice: “Sì, certo, mai peccare, ma prega la Madonna che ti faccia crescere sano e robusto e ti faccia salesiano”. Si chiama Vinas e a 16 anni avrà già fatto i voti. Diventerà salesiano, prete e ispettore dell’Andalusia.

 

Prima di tutto, padre

Dopo tre anni, l’Istituto di Sarrià è splendido. Don Rua chiama don Filippo e lo nomina Ispettore (= superiore provinciale) di Spagna e Portogallo. Il suo programma è in due parole: “Sarò padre”. In nove anni, fonda 16 nuove case. A tutti ricorda: “Siamo salesiani per lavorare con i giovani poveri e farli crescere con l’istruzione e con la fede. Le spese non contano”.
Nel 1901, ha 45 anni e don Rua lo chiama a diventare prefetto generale della Famiglia Salesiana, l’incarico più ingrato per certi aspetti. Un lavoro di ufficio, tra carte e cifre. Ma nel suo nuovo lavoro, le persone non sono “pratiche da sbrigare”, ma persone vive, cuori di cui egli sente i palpiti, da spingere all’amore per Dio.
Sente un bisogno tremendo di essere prima di tutto prete, proprio lui che non voleva essere né prete né salesiano. Per questo, ogni mattina, si alza alle quattro, prega, celebra la S. Messa alle cinque, confessa due ore nel Santuario dell’Ausiliatrice (Torino), poi comincia la sua faticosa giornata.
A Verazze, nel 1907, l’istituto salesiano viene accusato di cose incredibili. I ragazzi interrogati difendono l’innocenza dei loro educatori e propria. Ma presto si verrà a sapere che lo “scandalo” è stato causato dalla massoneria. Il 3 agosto, don Rinaldi querela i diffamatori. I più famosi avvocati d’Italia difendono gratis i figli di don Bosco. La sentenza finale riconosce l’innocenza dei salesiani.
In quei mesi terribili, don Rinaldi ripone con la fiducia di un bambino, i suoi biglietti, vere lettere di aiuto, sotto una statuetta dell’Ausiliatrice: “Mi raccomando a Te, nostra Avvocata– “Senza di Te, non ne indovino una” – “O Mamma, illuminami, fortificami, liberami, salvami!”. La Madonna interviene, mirabilmente: è Lei sola che lo guida.
Alla morte di don Rua, nel 1910, è eletto Rettore Maggiore don Paolino Albera. Don Rinaldi continua con la stessa dedizione. Durante la Prima Guerra Mondiale, sostiene i confratelli chiamati alle armi. Apre case in terra di missione – è il Papa che lo vuole – in Africa, in Brasile, in Cina, dove manda don Versiglia, e in Paraguay.
A Torino, si prende cura anche delle figlie degli operai le quali frequentano gli oratori delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice: raccomanda allegria e una fedeltà eroica a Gesù, per conquistare a Dio il cuore di quelle ragazze e salvarle da ogni pericolo. A una ragazza in difficoltà, chiede la borsetta “per vederla”: alla sera, quella se la ritrova piena del denaro sufficiente per risolvere i suoi problemi.
Tre ragazze gli chiedono di poter vivere nelle loro famiglie, con piena consacrazione a Dio, l’ideale religioso salesiano. Don Rinaldi le riunisce: “Siete solo in tre, ma le opere del Signore nascono dall’umiltà”. Saranno le Volontarie Salesiane, oggi Istituto secolare salesiano.

 

“Di don Bosco gli manca solo la voce”

Nel 1922, alla morte di don Albera, al capitolo generale, don Rinaldi è eletto Rettor Maggiore. Ha 66 anni e deve cominciare da capo. Commenta: “Questa elezione fa vedere che la Madonna è lei sola che opera in mezzo a noi. Io sono nulla”.
Don Francesia – il latinista della congregazione – che era vissuto con don Bosco, afferma: “Di don Bosco, don Rinaldi ha tutto: gli manca solo la voce”.
Affida il suo “rettorato” all’Ausiliatrice, poi parte. Fonda l’Istituto missionario di Ivrea. Viene invaso dai giovani, 150, 200, ardenti, rapiti dall’ideale missionario, di convertire le anime a Gesù Cristo. In pochi anni da Ivrea, partono per le missioni, 450 novizi missionari, quindicenni e giovani maturi. Destinazione: Patagonia, Cina, Giappone, India, Tailandia…
Lo stile di don Rinaldi non è solo attivismo, è purissima carità teologale, è amore: “Se sarete molto santi, salverete molte anime” – spiega ai suoi “figli” – Il vero bene lo fanno solo i santi”. Chiede che partano anche le suore salesiane: “Ci vuole la donna che educhi la donna – dice – La suora presso le terre di missione è considerata per la carità e per la castità un angelo del cielo”.
Gli anni passano e si fanno pesanti, ma lui viaggia attraverso l’Europa a trovare i suoi: Polonia, Ungheria, Germania, Austria… In un viaggio durato 12 mesi, accoglie duecento novizi. Parte per la Francia: “Noi ci faremo tutti a tutti. Ci adatteremo, pur di salvare le anime”. Continua verso la Spagna. Le case si moltiplicano a servizio dei giovani e dei poveri.
Don Rinaldi gode di una stima immensa: persino Mussolini gli offre la direzione religiosa dei “balilla”. Don Rinaldi rifiuta: “Si tratta di un partito, oggi c’è, ma domani?”.
Con lo stile della Verità e dell’amorevolezza, come don Bosco, conquista tutti. Il 2 giugno 1929 vive la giornata più bella della sua vita: Papa Pio XI beatifica don Bosco. Don Rinaldi è un prete dalle idee chiare e afferma: “Vanno bene le feste, ma da ora dobbiamo sempre di più imitare don Bosco”.
Prefetto e rettore, non tralascia mai il ministero sacerdotale diretto: dirigere le anime, confessare, assistere i poveri più soli, senza che nessuno sappia, “arrampicandosi” persino sulle soffitte, come faceva un suo giovane amico da lui stimato e amato: Pier Giorgio Frassati, oggi “beato”.
Davvero non si è mai risparmiato da quando ha incontrato don Bosco. Ai primi di dicembre 1931, è tormentato dal singulto e assalito da profonda mestizia: “La morte – dice – è un castigo, il premio viene dopo, in Paradiso”.
Il 5 dicembre 1931, parla con don Cartier, poi si siede in poltrona per leggere una biografia di don Rua. Pochi istanti dopo, il segretario sente un colpo di tosse. Entra e lo trova con la testa reclinata sul libro: ora contempla Dio.
Don Filippo Rinaldi, il salesiano dell’amore, se n’era andato in punta di piedi, senza disturbare nessuno, lavorando fino all’ultimo per Gesù Cristo. Con la solenne beatificazione in San Pietro, il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha elevato alla gloria degli altari.

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ultimo aggionamento 18 luglio, 2004