ESPERIENZE
 

    Padre Claudio Corpetti fam   

 

 

Farsi Santi: un cammino in salita

 

 

 

 

La Chiesa, nella sua bimillenare storia, possiede una meravigliosa galleria di santi e di sante dalle sfumature più varie. Il papa, ogni tanto, proclama al mondo la vita dei santi che ci sono proposti come esempi di vita, di protezione e di intercessione presso Dio. Ciascuno di noi, a partire dalla sua professione o stato di vita, può scegliere il modello di sua preferenza o con cui più si identifica. Oltre ai santi riconosciuti ufficialmente, veneriamo una varietà incalcolabile di santi anonimi (cf Ap. 7, 2-14).
La santità in molte persone si nasconde nella semplicità del quotidiano. Solo nella gloria del cielo potremo, finalmente, contemplare la brillante luminosità di tutte le santità.
La Chiesa giudica che è bene anticipare alcuni flashes della vita eterna riconoscendo le virtù eroiche di taluni, al di sopra della mediocrità comune dei mortali, chiamandoli santi, beati, servi e venerabili. Tra questa schiera eletta possiamo contare, anche la nostra cara Madre Speranza.
Nel mondo moderno, ci sono sorelle e fratelli, persone meravigliose, di carne e ossa come noi che vivono intimità insondabili con Dio e di amore generoso a servizio dei più bisognosi. Le beatitudini e le canonizzazioni ci ricordano la nostra vocazione comune di cristiani del terzo millennio e ci danno una grande lezione: è possibile essere santi, oggi, e seguire con fedeltà Gesù Cristo (cf Gl 2, 20).

Vi invito ad immaginare e accompagnare con interesse una conversazione della Madre con le sue suore, a Collevalenza, su questo prezioso argomento. Nel cortile, con le figlie sedute in circolo e assorte a cucire e ricamare all’ombra di un frondoso tiglio, in un torrido pomeriggio d’estate, avendo sullo sfondo l’aereo orizzonte dei colli Martani, la Madre Speranza sta sbucciando le patate per la cena. Finita la recita corale del Rosario, con un amabile sorriso accenna che è ora di ricreazione e possono conversare liberamente.

- Suor Nieves esce subito con una domanda che polarizza l’attenzione di tutte. Madre, domani è festa di Santa Teresa ed è anche l’anniversario della tua entrata in convento. Raccontaci quel fatto.
Ricordo come se fosse oggi quel 14 di ottobre 1915. Ero ventunenne ed avevo maturato il proposito di entrare nella vita religiosa fra le Figlie del Calvario, a Villena. Mia madre era a letto, gravemente inferma. Cercò di consigliarmi di aspettare. Le risposi con decisione: “Mamma, dammi la tua benedizione. Domani è festa di Santa Teresa d’Avila. Io voglio essere santa come lei, una donna coraggiosa nell’affrontare le difficoltà e assai generosa col Signore”. E così uscii di casa, addolorata nel vedere la mamma soffrendo, ma con il vivo desiderio di diventare una gran santa.

- Domanda decisa suor Pietà: ma, Madre, che cos’è la santità?
- Figlia mia. Gesù nel discorso delle beatitudini, chiede a tutti di essere perfetti come il Padre celeste (cf Mt 5, 1-48).

- Ma noi, aggiunge suor Agata, non possediamo carismi straordinari e mai abbiamo fatto dei miracoli...
-
Vivere di fede e di amore servizievole e gratuito, nel mondo attuale, figlia mia, per caso, non è un grande miracolo? Già nasciamo sante nel battesimo per la grazia santificante, ma siamo chiamate a crescere nella santità durante il cammino arduo della nostra vita (cf Ef 5, 1-20). La santità, per noi, che viviamo solo per il Regno, è una perla preziosa (cf Mt 13, 44-45).

- Interviene, allora, madre Pace, con un lieve cenno. Madre, ogni tanto, quando ci incontra, ripete con insistenza: “Figlia, fatti santa... Fatevi sante”. Ricordo che quando ero aspirante e insieme ad altre giovani arrivammo dalla Spagna alla stazione Termini di Roma, lei ci abbracciò visibilmente commossa. Quando giunse vicino a me, domandò: “E tu, piccolina, perché sei venuta da così lontano?”. Io, molto impacciata, risposi: “Per conoscere la Fondatrice ed essere missionaria”.
Lei aggiunse con fermezza: No, figlia, tu sei venuta per essere santa e niente più. Tutte voi, siete venute per farvi sante: Anche ai religiosi dell’Amore Misericordioso, ripeto con insistenza: “Figli miei, non c’era bisogno di una nuova Congregazione se dovesse vivere nella mediocrità. Voi siete i primi e rappresentate le fondamenta dell’Istituto. Dovete farvi tutti santi per contagiare col vostro stile, altri giovani che si sentano attratti dallo stesso ideale”.

- “Allora, suor Mediatrice, con un filo di voce, amabilmente chiede: “Ma in che consiste la santità, Madre?”.
- Nell’amore, figlia. Vivere in Gesù e Lui in noi, prima di tutto mediante il desiderio e poi, per l’intimità. Santità è amare concretamente con le opere di carità.

- Suor Sacrario, approfitta per inserirsi nel dialogo: “Madre, lei ci ha insegnato che il cammino che porta alla perfezione dell’amore è lungo ed esigente. Raccontaci qualche difficoltà che ha incontrato nella sua lunga esperienza”.
- Bisogna rinnovare ogni giorno il proposito fermo e deciso di vivere santamente e lasciare lo Spirito Santo agire liberamente come ha fatto Maria SS.ma, la piena di grazia e regina di tutti i santi. Da giovane religiosa passai per un periodo tanto difficile. Dicevo a me stessa: ‘Speranza, sei entrata in convento per santificarti. Siccome qui a Villena, purtroppo, non ti è possibile, smettila e desisti dall’idea di fare i voti perpetui’. In quei giorni capitò il vescovo di Murcia. A lui aprii il mio cuore angustiato e Monsignor Vicente Alonso Salgado mi chiede una risposta che conservo come una ricetta indelebile: “Suor Speranza: immagina di essere una scopa nelle mani di Dio, sempre disponibile e senza mai lamentarsi”. A partire da quel giorno mi considero come una scopa che serve solo per raccogliere i rifiuti e chiedo al Signore che mi conceda un grande amore e il costante desiderio di santificarmi a qualsiasi costo.

- La nipote, suor Carmen, con la libertà di chi è di casa, dichiara: “Lei, Madre, già gode la fama di santità e molta gente la cerca per questo motivo. L’altro giorno, non è arrivata dall’estero, una cartolina indirizzata alla suora santa dell’Umbria? E il postino, non gliel’ha consegnata in mano?”.
Sì, c’è qualche persona un po’ fanatica anche trai pellegrini. L’altra sera mi fecero notare che qualcuno mentre ero assorta in preghiera aveva furtivamente tagliato un pezzettino del mio velo pensando di portarsi a casa una reliquia. Povera gente! Io so solamente che sono una religiosa semianalfabeta che il Signore ha scelto per realizzare grandi opere perché non ne ha trovata un’altra peggiore. La settimana scorsa, mentre uscivo dalla cappella, dopo la Messa, un gruppo napoletano di curiose, ci aspettava all’uscita e, la più facinorosa, gridò: “’ndo sta a sora santa chi fa li miracule?”. Le risposi immediatamente: “Calma, figlia. Qui non c’è nessuna santa, già matura. Questa comunità è una fabbrica di sante e stanno tutte in costruzione”. Stamattina ho ricevuto un gruppo fiorentino delle scuole medie, poi, le ragazze di un istituto magistrale di Fermo, e, infine, Ennio, mi ha presentato sua nipote di Trento, venuta a passare la luna di miele, presso la casa del pellegrino. Ho detto loro: “Santificatevi. Io pregherò per voi affinché possiate crescere in santità” (cf Rom 1, 7-12).

- Ma, Madre, se gli sposati e tutti i laici sono chiamati a vivere santamente nel mondo e nella Chiesa, che differenza c’è rispetto a noi che siamo religiose?
-
Chi ha scelto la vita religiosa è protetto dalla regola e dalla comunità. E’ più libero, grazie ai voti e può dare una risposta totalitaria al Signore. E’ come una Ferrari di grossa cilindrata che può sfrecciare sull’autostrada. Però se l’autista si ferma o non spinge l’accelleratore, necessariamente si vedrà superato da una Fiat 500 popolare. Anzi, può addirittura intralciare il traffico... Forza, figlie mie. Dobbiamo correre a tutto gas sulla strada delle beatitudini evangeliche. Siamo nate per volare libere e leggere. Vogliamo vivere solo per la gloria del Signore, facendo la sua volontà, costi quel che costi e guardando sempre avanti!

Domande per riflettere:
1. Che sei peccatore, lo sanno tutti. Che sei santo e chiamato alla perfezione dell’amore, almeno tu, ora, lo stai sapendo. Come stai rispondendo a questa vocazione?
2. In che modo cerchi di vivere lo spirito delle beatitudini evangeliche nel tuo stato di vita e durante la tua giornata?
3. Esaminati concretamente se stai prendendo a serio la tua consacrazione battesimale e il tuo sacerdozio crismale. Medita “il salmo del mistico” (cf Sal 131/130).

Pregando con la Madre Speranza:
“O Maria, Madre mia. Tu che stai continuamente con le braccia aperte, implorando dal tuo divin Figlio la sua misericordia e la sua compassione per ogni bisognoso: chiedigli che mi conceda il suo santo amore, il suo santo timore e la sua santa grazia. Che mai commetta un peccato grave. Chiedigli che mi porti con sé, prima che arrivi ad offenderlo. O Madre mia, concedimi la grande grazia che io senta, per il buon Gesù, l’amore e la confidenza che sentono i santi e che aumenti in me la fede, la speranza e la carità. E tu, Madre mia, insegnami a fare sempre la divina volontà. Amen”.

Jaciguá (Brasile)– luglio 2004

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ultimo aggionamento 26 settembre, 2004