ESPERIENZE
 

    Paolo Risso   

 

 

Dall’ostensorio alla Chiesa cattolica:
Maria Jacques

 

 

 

Nel tabernacolo, oggi Gesù abita come abitava a Nazareth e identica è la sua realtà di Uomo-Dio; nel tabernacolo Egli dimora per rendersi accessibile a tutti coloro che desiderano avere con Lui un rapporto sempre più “vero”. Così scrive, nella piena adesione al dogma cattolico Robert Hugh Benson, l’illustre convertito dall’anglicanesimo, e continua: “È questa divina presenza che ha generato quella straordinaria diversità (riconosciuta anche da non-credenti) di atmosfera tra la chiesa cattolica e tutte le altre chiese: si tratta di una diversità di atmosfera talmente netta che nessuna tra le varie motivazioni addotte a spiegarla riesce a reggere di fronte al fatto che essa esista… È ciò che noi cattolici ben conosciamo: la reale presenza fisica di Gesù, il più affascinante tra i figli d’uomo, Colui che attira a sé i propri amici”.
È quanto capitò di vivere e di sperimentare a una ragazza passando a Milano, davanti alla chiesa del “Corpus Domini”, tenuta da Carmelitani: colpita dall’iscrizione “Corpus Domini” che vi lette sulla porta, appena torna a casa, presso la signora che la ospita, le domanda: “Che cosa significano queste strane parole?”. È rapita da qualcosa di misterioso, di grande. La signora è sì, cattolica, ma non praticante da anni e non sa risponderle. La ragazza però, da qualche tempo, ha letto la vita di Maggy Lekeux, l’eroica maestrina belga, testimone e apostola di Gesù, e ha già provato un grandissimo desiderio di conoscere il Cattolicesimo. Ma come fare?

 

Vita come avventura

Si chiama Maria Jacques ed è nata il 26 aprile 1901 a Pretoria nel Transvaal da genitori protestanti. La sua mamma era morta dandola alla luce; il padre missionario protestante la conduce in Svizzera, dove viene educata da una zia e cresce come una ragazza indipendente, senza alcuna formazione religiosa.
Si sente presto terribilmente vuota: “Non avevo alcuna conoscenza dei Misteri della fede; non credevo che Gesù Cristo fosse Dio, tuttavia era per me la più grande figura umana che mi fosse dato di contemplare. Anche il nostro Salvatore? Oh, mio Dio, come comprenderlo, quando non si è mai tenuto in mano una croce e Colui che vi fu inchiodato, quando non si è mai meditato il dramma della Passione, come comprenderlo davvero senza aver ricevuto il suo supremo dono che è Lui stesso nell’Eucaristia?
Maria, non trovando lavoro in Svizzera, accetta un posto di istitutrice a Milano. Il bambino affidatole è a scuola dalle otto del mattino alle quattro del pomeriggio ed ella ne approfitta per visitare le chiese della città, che hanno su di lei una singolare attrattiva. Un sera, entra nella basilica della Madonna delle Grazie e si trova affascinata dall’“Ultima Cena” di Leonardo da Vinci, ma quando fermandosi in fondo, vede molta gente inginocchiata che prega davanti a un altare colmo di fiori e di candele accese attorno a uno (per lei) strano oggetto a forma di sole (l’ostensorio) ed infine vede il prete alzarlo a benedire i presenti, è profondamente segnata dentro, sconvolta, avvinta…
Non sa che cos’è il SS.mo Sacramento né che cosa sono i Sacramenti. Sente che nelle chiese dei cattolici c’è come una Presenza, la Presenza di Qualcuno, che l’attira irresistibilmente. Quell’anno, Maria trascorre le vacanze estive sulle Alpi, con un gruppo di amiche, conosciute a Milano. Una di queste una mattina la invita a pregare e le spiega: “Lui, Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo per noi… Lui, così grande, si fa piccolo per venire a noi, sotto le specie del pane, per aiutarci, per stare con noi… Oh, se tu sapessi… Lo possiamo anche ricevere!”.
Maria intuisce che i cattolici hanno una Realtà meravigliosa: Dio così buono e bello, così vicino, sull’altare, nel Tabernacolo. Le viene voglia di andare anche lei a riceverlo nella Comunione. L’amica le ha detto che prima deve confessarsi, anzi deve farsi cattolica. Allora si reca in duomo a Milano e cammina alquanto, finché si inginocchia in un confessionale e apre la sua anima al sacerdote. Il quale, la manda da alcune suore: “Là vi istruiranno nella fede cattolica. Vi spiegheranno tutto, poi entrerete nella Chiesa Cattolica, potrete fare la Comunione. Io pregherò molto per voi”.
Va subito a bussare alla porta delle “Suore del Cenacolo”. Si trova in parlatorio davanti a una piccola suora, Madre Reggio, che la scolta, assai materna, e la invita a venire ogni giorno. Così, ai primi di novembre 1927, Maria comincia il suo cammino verso il Cattolicesimo. È una scoperta meravigliosa – tutto è bello e grande – ma “Gesù, Gesù che cosa c’è di più bello di Gesù? Che meraviglia – annota – Come il Signore Gesù parla dentro di noi quando lo si ascolta!”. Recupera la bellezza e la gioia della vita: “I problemi che tanto mi avevano affaticato nella giovinezza, trovano in Gesù la loro soluzione. Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo? Tutto si mette in ordine nel mio cuore e non mi sento delusa da Cristo: non lo sarei mai stata!”.
Finalmente le viene fissato il Battesimo per il 18 marzo 1928. Per quella data, sembra che il diavolo le crei tutti gli ostacoli del mondo per impedirle il passo definitivo. Ma ecco, giunge il grande giorno: “Faccio abiura… ricevo il santo Battesimo… finalmente Gesù nella Comunione, unita al suo Sacrificio nella Messa. Gesù era entrato nella mia vita e ciò mi bastava”. Alcune settimane dopo riceve la Cresima. Prende ad accostarsi alla Comunione con frequenza e regolarità: “Come se fosse entrato in me il sole! Un fuoco, una chiarezza, un calore che mi penetravano tutta. Mi sono aggrappata all’Eucaristia (e alla Madonna). Io credo che solo Gesù Eucaristico mi aiuterà a morire!”.

 

Di Gesù solo

Per Maria Jacques, convertirsi e decidere di consacrarsi per sempre a Gesù Cristo è la stessa cosa: non vivrà più che per Lui solo. Ma, così fragile di salute, chi l’accetterà in convento? Fa domanda alle Suore dell’Assunzione, le quali la mandano a Parigi in ritiro. Lì è assalita dalla febbre. Le dicono subito che l’Ordine non è per lei. Ritorna a Milano e bussa alle Francescane presso l’antica Certosa, dove fissa l’ingresso per il 15 ottobre. Il medico le dice che non resisterà. “Ebbene – risponde – entrerò per offrirvi la vita e morire sposa di Cristo”. Quindici giorno dopo, ha una forte emottisi ed è dimessa in gran fretta.
Un buon prete le consiglia di recarsi dai suoi cari a Joannesburg, in Sud-Africa, poi si vedrà. Maria parte: dopo un lungo viaggio, riabbraccia il suo papà al quale narra la sua conversione al Cattolicesimo e il suo desiderio di consacrazione. Lì ci sono soltanto le Carmelitane e le Cappuccine, mentre lei sente un forte richiamo per le Clarisse, l’Ordine femminile uscito dal cuore di S. Francesco e S. Chiara d’Assisi, con la pratica della povertà assoluta, con Gesù come unico Tesoro che basta. Un sacerdote le dà l’indirizzo della Madre Amandina, monastero di Notre Dame de Sion a Gerusalemme. Maria lo comunica a suo padre: “Farai un pellegrinaggio a Gerusalemme – commenta papà – poi tornerai da me”.
Il 21 maggio 1938, Maria parte per la Città santa, dove giunge il 24 giugno. Si reca subito a pregare nella chiesetta delle Clarisse: vede il SS.mo Sacramento esposto sull’altare e ricorda la fortissima avvincente emozione provata alle “Grazie” di Milano. Ora Gesù Eucaristico la conquista per sempre. Mentre prega, suor Angela le si avvicina e le domanda: “Volete farvi Clarissa?”. Risponde: “Avete ancora posto?”. “Il monastero è stato fatto per 51, siamo solo in venti. Volete venire?”. Accetta e il 30 giugno è già accolta come postulante. Ora brucia le tappe e diventa, vestendo il santo abito, suor Maria delle Trinità, perché conquistata da Gesù solo, vive soltanto più per i Tre che sono Uno: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Dio le concede solo poco più di tre anni di vita religiosa: brucianti di amore a Lui, di espiazione per il mondo in un meraviglioso Colloquio interiore, che ella viene scrivendo proprio con questo titolo (Edizioni Terra santa, Milano, 1990) per narrare l’opera di Dio nella sua anima, tormentata e ardente per Lui solo. Il 23 giugno 1943, annota: “Mio Dio, quanto sei buono!”. Sente che Gesù le dice: “Bisogna che le anime si offrano vittime a me. È così che la società si ricostruirà. Essere vittima significa imitare la mia vita eucaristica. Tu soffri molto, ma io sono con te e verrà a cercarti di un colpo”.
Due giorni dopo, il 25 giungo 1943, senza agonia, suor Maria delle Trinità vedeva il suo Sposo. Nel piccolo cimitero dove è sepolta, sulla sua tomba fiorita c’è solo una croce di legno con il suo nome. La sua storia è uno dei più sorprendenti miracoli del Cristo Eucaristico nel nostro secolo, proprio come Egli aveva profetizzato: “Quando sarò innalzato da terra (sulla croce, nel Sacramento dell’altare) attirerò tutti a me” (Gv, 12,32)

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ultimo aggionamento 24 dicembre, 2004