ÉQUIPE DI PASTORALE GIOVANILE VOCAZIONALE
 
    Sr. Erika di Gesù

 

 

Atto Primo:

La Passione
Intervista a Giuda, a Pietro

 

 

Premessa

 Ricordo sempre con stupore la domanda che un ragazzo mi rivolse quando avevo appena emesso la professione temporanea dei voti: “Se tu volessi ripensarci, se volessi tornare indietro, potresti farlo?”.
Mi sorprese questa difficoltà nata il giorno stesso in cui, grazie alla chiamata di Dio, potevo rispondere il mio sì con gioia e gratitudine. Certamente, la gratitudine non esclude la trepidazione, perché il nostro sì è pur sempre pronunciato da donne e uomini carichi di difetti, esitazioni e possibili tradimenti.
Alla radice della chiamata c’è la scommessa di Dio sulla nostra debolezza; è Lui che, in percentuale altissima, si fa garante del cammino e traccia il traguardo della meta finale. Della sua “Parola creatrice” non è lecito dubitare.
Ma quando il cuore di una persona consacrata viene lentamente divorato dal verme del dubbio sul senso profondo della sua vita e della sua donazione a Cristo, che cosa fare?
C’è un tornare indietro visitato dalla luce del buon Gesù, oppure, qualora non si possa o non si voglia più corrispondere alla chiamata, si è condannati al buio del fallimento e della disperazione?
Per rispondere a questa domanda, ho pensato, alla vigilia della Pasqua ormai vicina, di “intervistare” due apostoli che sono caduti nel baratro del tradimento e del rinnegamento di Gesù. Li conosciamo bene. Sono Giuda e Pietro.
I Vangeli e soprattutto gli Scritti della Ven. Madre Speranza di Gesù, che citerò liberamente, ma sempre nel rispetto del loro senso più profondo, ci aiuteranno a dare rilievo agli avvenimenti della passione, morte e risurrezione di Gesù. Ai sentimenti che hanno attraversato l’animo dei personaggi che sono entrati in scena.


I SCENA Intervista a Giuda1

Erika: Devo confessarti, Giuda, che faccio fatica a rivolgermi a te; quello che hai fatto a Gesù è rimasto nella storia e nelle coscienze di tutti gli uomini del mondo, credenti e non, come uno dei gesti più riprovevoli: tradire un innocente per denaro; tradirlo con un bacio.
Vorrei guardare, però, all’inizio della tua storia con il Maestro: a quando Gesù ha chiamato anche te nel numero dei Dodici…
Giuda: Gesù aveva una personalità meravigliosa. Lo conoscevo e lo frequentavo da un po’ di tempo, ma certamente non mi aspettavo che quel giorno Lui avrebbe detto anche il mio nome fra quello dei Dodici2, e che mi avrebbe rivestito dell’abito prezioso di apostolo. Il Maestro mi ha sempre trattato come tutti gli altri, mi ha chiamato amico, non mi ha fatto mai mancare il suo aiuto, la sua parola forte, il suo silenzio eloquente. Mi ha affidato un incarico di fiducia, e per questo diceva che io avevo speciali qualità: amministrare la cassa comune e provvedere il necessario per tutti noi.
Erika: Se hai ricevuto una vocazione autentica, perché lo hai tradito?
Giuda: In verità, questo è un mistero anche per me. È stato come un tacito e occulto logorio che si svolgeva nella profondità del mio cuore e che alla fine è esploso nel terremoto dell’ultimo tradimento.
Erika: Che cosa intendi per ultimo tradimento?
Giuda: La consegna di Gesù ai sommi sacerdoti è stato l’ultimo atto di un tradimento che ho lentamente consumato. In realtà la mia incredulità e la passione per il denaro mi hanno preso l’anima fino al punto che non potevo più sentire la gioia di credere in Gesù, di amare la mia vocazione.
Gesù parlava spesso a noi e alle folle, ma quando a Cafarnao iniziò a parlare del Pane di vita che viene dal Cielo, rimasi folgorato dalla durezza di quel linguaggio. Era incomprensibile. Gesù conosceva che il tarlo dell’incredulità mi aveva soggiogato, per questo ci chiese se volevamo andar via e abbandonarlo, come tanti discepoli stavano facendo. Pietro rispose allora a nome di tutti: “Noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. E Gesù commentò amaramente: “Non ho forse scelto io, voi, i dodici? Eppure uno di voi mi tradirà”. Questo è stato il mio sbaglio più grande: non ho avuto il coraggio di confessare la mia crescente sfiducia, non volevo lasciare tutto, perdere l’amicizia e la stima degli altri. Non ho gridato a Gesù: Maestro, aiutami nella mia incredulità! Ricordati di me! Mi sono chiuso in me stesso e sono diventato un miserabile ipocrita.
Erika: Parlavi della tua passione per il denaro…
Giuda: A Betania Maria, la sorella di Lazzaro e di Marta, giunse a sprecare sotto i miei occhi ben trecento denari per cospargere i piedi di Gesù con una libbra di olio profumato… Quella perdita, quello spreco tanto esaltato dal Maestro, che ormai parlava apertamente della sua prossima morte, finì per accecarmi del tutto e allora mi rivolsi al partito dei sacerdoti, che in quel momento era il favorito. Loro mi avrebbero dato un compenso; sarei diventato ricco. Gesù per me rappresentava ormai solo fallimento e rovina.
Erika: Ma perché un bacio?
Giuda: Quando il Maestro mi diede quel boccone di pane, Satana entrò in me e uscendo dal Cenacolo, nella notte del mio aberrante peccato, entrai definitivamente in suo potere. Satana è il menzognero. Il gesto del bacio fu una terribile menzogna. Davanti a Gesù e ai miei compagni finsi la consueta amicizia e confidenza. Il Maestro, in verità, mi ha trattato da amico fino alla fine. La sua bontà, dolcezza e mansuetudine, per me che l’avevo già consegnato, erano commoventi. Quell’amore, quella misericordia, però, non riuscirono a intenerire il mio cuore ed io mi indurii nel peccato. Nell’ultimo istante, quando il suo sguardo incrociava il mio e dopo avermi offerto la guancia per accogliere il bacio più vile, Gesù mi disse: Amico, per questo sei qui!
Erika: Poi, però, ti sei pentito del tradimento!
Giuda: Sì, mi sono risvegliato dallo stordimento della mia bassa passione. La prospettiva della morte di croce, no, non l’avevo prevista. Mi sentivo ricco e potente per quei trenta denari acquistati con il tradimento, ma poi quelle monete mi bruciarono le mani. Il ricordo del Maestro mi procurò un rimorso fortissimo e corsi a restituire il prezzo del mio tradimento ai sommi sacerdoti!
Erika: Perché allora il suicidio?
Giuda: Anch’io, come Caino, credevo che il mio delitto fosse troppo grande per ottenere perdono… Prima del tradimento, Satana fece tacere dubbi e vergogna, promettendomi la soddisfazione di ogni desiderio, poi fece risaltare l’enormità della colpa, soffocando nel mio cuore ogni barlume di speranza. Non vedevo altra via d’uscita che la disperazione e la morte.
Erika: Prima che tu esca definitivamente di scena, fratello Giuda, permetti che io esprima, a nome di tutti i traditori della terra, la speranza nell’Amore misericordioso di Dio. “Per grave che sia la sua caduta, l’infelice può certamente salvarsi, perché, fin nell’abisso più profondo lo seguono l’Amore e la Misericordia di Dio”3.

 

II SCENA Intervista a Pietro4

Erika: Caro Simone, che Gesù ha chiamato Cefa, la roccia, come hai potuto sgretolarti così miseramente, nella notte di passione del tuo Maestro amato? Dicevi che avresti dato la vita per lui5, che cosa ti ha impedito di farlo?
Pietro: Lo dicevo, sì, spinto da sentimenti di esagerata fiducia in me stesso, di presunzione e superbia. Perciò sono giunto a mancare di rispetto verso Gesù e di carità verso i miei compagni. Credevo di essere superiore a loro, e invece di ascoltare le parole di ammonimento che Gesù mi ripeteva, di affidarmi alla sua preghiera per me, sono rimasto fermo nella mia ostinazione. Ero davvero presuntuoso e le persone come me, purtroppo, imparano soltanto dall’esperienza.
Erika: Quando Gesù è stato arrestato, tu l’hai seguito nel cortile del palazzo del sommo sacerdote…6 Perché?
Pietro: Non sono entrato per morire con Gesù. Lui mi aveva avvertito, mi aveva dato un segnale preciso: “Prima che il gallo canti due volte…”, ma io… avevo scosso la testa indignato. Entrai così, tanto per vedere come andava a finire. Oltre che pieno di presunzione, mi ritrovavo curioso e incapace di pregare, di vincere la mia umana vigliaccheria.
Erika: Nell’orto degli ulivi, ti sei addormentato… Come è possibile?
Pietro: Noi uomini siamo fatti così: siamo capaci di proclamare le più solenni promesse un istante prima, e poco dopo cadiamo vittime della tristezza e della più grande sfiducia. Non sappiamo controllare le nostre passioni e i nostri sensi e quando sopraggiunge la tentazione ci troviamo deboli, senza forza… Basta uno sguardo, una parola, un rimprovero e il tradimento si consuma.
Erika: Non ti sembra di essere stato imprudente ad entrare nel cortile? In fondo sapevi che non eri ancora pronto a morire con Gesù…
Pietro: Sì, in realtà ho avuto paura di morire e di ciò che avrebbe detto la gente se avesse scoperto che anch’io ero uno degli amici di Gesù. Mi sono esposto al pericolo; mi sono confuso fra gente pettegola. È stata sufficiente la parola vana di una donnetta a farmi cadere giù, come l’eco di una voce maldestra causa la frana di una montagna.
Erika: Pietro, eppure tu amavi Gesù, sapevi che era il Cristo, hai camminato sulle acque con lui, gli hai giurato un amore più forte della morte, hai impugnato la spada per lui. Come hai potuto commettere un errore così grande e deplorevole?
Pietro: Ero pieno di fiducia nelle mie povere forze. Ma quando la portinaia ha puntato il dito contro di me, attirando lo sguardo di tutti, ho avuto paura. Mi hanno lasciato coraggio e consapevolezza. Il martirio da lontato appare bello e desiderabile, ma visto nella sua terribile realtà fa tremare il cuore. La menzogna più bassa mi è parsa ad un tratto l’unica salvezza possibile dalla cattura e dalla morte. Gesù doveva morire ed io questo non l’avevo mai accettato.
Erika: Non hai pensato che in questo modo, abbandonavi Gesù al suo destino e gli causavi una sofferenza terribile? Proprio tu giuravi di non conoscerlo. Tu, il primo dei suoi apostoli. Tu, che avevi giurato di dare la vita per lui…
Pietro: Io, già, proprio io… Ma Gesù, dopo il canto del gallo, si è voltato verso di me e mi ha guardato.
Quello sguardo carico di sofferenza e al tempo stesso di ardentissimo amore mi ha fatto comprendere l’enormità della mia colpa. Quello che avevo fatto era terribile. La grandezza della divina Misericordia come raggio di sole che dissolve le nubi, sciolse il gelo che mi opprimeva il cuore e rinnovò la primavera.
Erika: Tu sei caduto. Giuda è caduto. Lo stesso raggio di Misericordia ha raggiunto te, ha raggiunto lui… Perché allora Giuda ha cercato la morte e tu, invece, hai ritrovato la vita?
Pietro: Le vie del Signore non sono le nostre vie. Il mistero della grazia e della chiamata non è comprensibile all’uomo. Neppure la vocazione più sacra, che porta alla più grande intimità con Gesù, offre per se stessa alcuna garanzia di successo…
Erika: Che cosa ha provocato lo sguardo di Gesù nel tuo animo?
Pietro: Fu come un abisso di acque impetuose. Ricordai all’istante le parole di Gesù e tutto quello che il Maestro era stato per me. Avevo dimenticato tutto, ma ora… Dovevo fuggire da quel luogo insano, che mi rendeva spiritualmente vuoto e piangere, piangere da solo.
Erika: Hai ritrovato il coraggio di piangere, tutta la vita hai continuato a piangere per il tuo peccato, ma alla fine sei stato fedele alla promessa di morire per Lui.
Pietro. Sì, ho pianto con un dolore grande, inconsolabile. Il mio cuore era ormai libero di piangere perché amava sul serio, perché amava ancora…

 

Prima conclusione

“Se tu volessi ripensarci, se volessi tornare indietro, potresti farlo?”.
La risposta più onesta e sincera credo che sia: non lo so, è un mistero inaccessibile per me. Lo sa Dio. Lui conosce il mio cuore; sa come provarlo e purificarlo. Sa a quale grado far giungere “la prova” dell’oro per purificarlo dalle scorie. Il senso profondo della mia vocazione sta nella chiamata di Dio. L’unica cosa certa è che Dio cerca la mia felicità, o meglio che scommette la sua vita per la mia salvezza, scommette su di me, come persona da Lui pazzamente e misericordiosamente amata.
Una risposta meno profonda, ma che può essere utile per la vita, come al solito contempla il sì e il no.
Sì, se volessi potrei ripensarci, potrei tornare indietro. Si tratta, in fondo, di un amore per il buon Gesù che si intiepidisce, di una volontà che viene a mancare, di una mente lentamente offuscata dal fascino delle passioni. Dalla curiosità, il denaro, la paura del giudizio altrui, la minaccia dell’isolamento e della morte.
No. Non voglio ripensarci. Non voglio tornare indietro. Se non nascondo nulla del mio turbamento a Gesù, e alle persone che lo rappresentano nella sua Chiesa… Se saprò essere umile e vigilare sulla mia vocazione, affidandomi a quello sguardo misericordioso che mi segue instancabile e che mi sussurra sempre, quando lo rinnego e quando lo tradisco:
“Anima religiosa, sei ancora in tempo. Le braccia e il cuore del buon Gesù sono ancora spalancati per te. Il suo amore e la sua misericordia sono pronti a perdonarti e ad amarti più di prima. Una tua parola di pentimento, uno sguardo d’amore e tutto sarà perdonato”7.

Per l’équipe di pastorale
giovanile e vocazionale
Sr. Erika di Gesù

 

 

 

RICORDIAMO A TUTTI I NOSTRI AMICI DI PREGARE
IL PADRONE DELLA MESSE IN OCCASIONE DELLA
42° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI,
IL 17 APRILE 2005.
IL PROSSIMO ARTICOLO TRATTERÀ
DELLA MISSIONE
DELLA NOSTRA ÉQUIPE IN SICILIA.

BUONA PASQUA DI RISURREZIONE A TUTTI!!!

 

 


1 Cf. M. Speranza Di GesÙ, La Passione, Collevalenza (PG), 45-52; 84-87.

2 Cf. Mt 10,1-4; Mc 3,16-19; Lc 6,12-16.

3 M. Speranza Di GesÙ, La Passione, 87.

4 Cf. M. Speranza Di GesÙ, La Passione, 50-51; 62-70.

5 Cf. Gv 13,36-38.

6 Cf. Gv 18, 15-16.

7 M. Speranza Di GesÙ, La Passione, 52.

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ultimo aggiornamento 11 maggio, 2005