La lettera

 

Riservato al mio Dio

  Carissimo,

    come vedi, torno a scriverTi.
    Scrivo, sì, agli amici, ma Tu sei ... straordinario, ed io ho bisogno di Te, di parlare con Te, ho bisogno di sapere tante cose.
    Dimmo. Come giocavi con me, prima che io nascessi? Dove mi portavi, quali parole, con quali racconti mi incantavi, mi riempivi di stupore, di felicità? Certo, a rivederTi, Ti riconoscerei subito, ma, da quando sono nato su questa terra, è come se acessi dimenticato quasi tutto.
Mi è rimasta una ferita, una grande nostalgia, un desiderio immenso di Te, di quello che, un giorno, eri per la mia vita.
    Tenendomi per mano, portandomi, nell’ora del vespro, sotto le stelle, le galassie, il mondo. Insieme, guardavamo la luna (come’era bella!), ed io Ti dicevo: sei insuperabile, o mio Dio, sono ... fiero di Te!
    Le lunghissime passeggiate, quell’arcana armonia dei silenzi, le Tue prospettive di millenni, la gioia di stringere le Tue mani, così tenere, così sicure, così forti.
    Poi, l’anagrafe ha scritto l’ora, il mio nome... qualcuno lo ha pronunziato nel mistero della tua Chiesa. Quante altre volte, da allora, sono stato chiamato per nome!
    La terra, certo. Ma io già vivevo. Lo so, come ricordare il passato? Che forse noi ci ricordiamo del tempo in cui siamo stati nel grembo delle nostre madri? E però ci siamo stati.
    Per questo non so che dirTi. Qui, c’è grande voglia di Te, ma sono anche tante le agonie, le cruddeltà, le paura, le pesti di questo mondo. Cerco di farmi coraggio, per reinventare ogni giorno il viaggio, per condividere il dolore del coraggio, per consegnarmi a Maria, pellegrina con tutti noi, che compie il ritorno.
    Tu non Ti sei ancora pentito dell’uomo, Tu speri ancora nell’uomo, Tu credi ancora nella riuscita definitiva dell’umanità, è vero? E grazie per gli anni che mi dai. Sono sempre più in grado di riconoscere il miracolo della vita. Un abbraccio.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 31 luglio, 2005