ESPERIENZE
 

    Paolo Risso

L’EUCARISTIA
criterio di ogni dottrina

 

“Quante volte si abusa del Santo Sacramento della sua Presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso Egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi, senza neanche renderci conto di Lui!”

Sul Calvario, come sull’altare, identico è il Sacerdote che offre: Gesù stesso; identica è la Vittima: identica l’azione sacrificale, compiuta dallo stesso Gesù. Soltanto diverso è il modo di offrirsi: il modo sacramentale. Gesù, Crocifisso vivente, permane in eterno.
Ne consegue che tutto quanto crediamo di Gesù che offre il suo Sacrificio sulla croce, Sacrificio innanzi tutto di adorazione a Dio e di espiazione del peccato, dev’essere detto e creduto della Santa Messa, che è il medesimo Sacrificio della croce.
Non “il pasto” con il Risorto, non il ricordo, la memoria semplice e nuda della Passione passata e ormai superata dalla risurrezione, non un incontro di fraternità e di fede, non una celebrazione soltanto presieduta dal presbitero, ma gestita da tutta la comunità-assemblea, non rendimento di grazie per i benefici di Dio – tutti errori gravissimi insegnati da certuni anche nelle scuole teologiche, svuotando e vanificando l’Eucaristia e il Sacerdozio, ma vero Sacrificio di adorazione e di espiazione dei peccati, offerto da Gesù per le mani del Sacerdote, è la santa Messa.
Così ripresentazione del Sacrificio della croce, il Crocifisso vivente in mezzo a noi davanti al Padre, la S. Messa fonda la Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo, la Religione assoluta ed eterna, cui è chiamato l’uomo, immerge l’uomo che la fa sua, nell’offerta del Redentore al Padre, lo distacca sempre di più dal peccato, lo fa partecipe sempre più della sua vita divina (=la Grazia), è il preludio e il principio della vita eterna – il Paradiso – il fondamento della civiltà e della storia a immagine di Dio, è il compendio, la grazia e il vessillo della nostra Fede.
Non c’è nulla di più sublime della S, Messa, Sacrificio di Gesù ripresentato sull’altare, come non c’è nulla di più sublime del suo Sacrificio offerto sul Calvario. È il medesimo Gesù Crocifisso sul Calvario, il Gesù Eucaristico e immolato sull’altare, dal Quale Gesù, sempre identico a se stesso, sempre Sacerdote e Vittima, scaturisce tutto il bene delle singole anime, della Chiesa e del mondo. È il medesimo Gesù Crocifisso e Eucaristico che è davvero TUTTO.

 

La crisi: da dove viene?

Oggi, però, occorre riconoscerlo: al Sacrificio della Croce che si perpetua sui nostri altari, non si dà sempre il suo posto, anche in certe catechesi, nello stesso catechismo ai bambini che si aprono alla prima conoscenza della Fede. Si tende a dare tutta l’importanza all’Eucaristia come ringraziamento e come banchetto, e a fare solo, se pure si fa, un’allusione accidentale al Sacrificio.
Addirittura in certo pensiero pseudo-teologico e in certi gruppi, negata la Redenzione operata dal Cristo come espiazione del peccato – in quanto Dio non richiederebbe alcuna espiazione e il peccato non offenderebbe Dio e tutto sarebbe regalato gratis da Lui per sola misericordia – viene di conseguenza negato il valore sacrificale della Messa, ridotta soltanto a pasto fraterno, con tristissime profanazioni del più Santo dei Santi Sacramenti della Chiesa – che è Gesù, il figlio di Dio stesso – e danno gravissimo dei fedeli, disorientati e ingannati nella Fede, e degli stessi sacerdoti, ridotti da “consacratori” e “sacrificatori” del Corpo e del Sangue di Cristo, a presidenti di un’assemblea tutta “sacerdotale” allo stesso modo, che insieme farebbe l’Eucaristia.
A questo riguardo, il relativismo modernista oggi corrente ha portato alle più gravi e dannose conseguenze ciò che nei decenni passati già aveva diffuso, nonostante le ripetute condanne della Chiesa, nelle encicliche e nei discorsi dei Pontefici, da S. Pio X a Pio XII. Il relativismo odierno colpisce per prima cosa il Cristo Crocifisso e l’Eucaristia, nella sicurezza di colpire la Chiesa, il Papato, il Credo Cattolico, di distruggere tutto, in modo subdolo, proprio come a faccia scoperta voleva Lutero.
Su tutto questo, nel suo libro “La mia vita” (Ed. S. Paolo, Milano 1977) a pp. 112-113), il Card. Joseph Ratzinger, con tutta la sua autorevolezza di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha scritto: “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi viviamo, dipende in gran parte, da crollo della Liturgia che talvolta viene addirittura concepita “etsi Deus non daretur” (=come se Dio non ci fosse), come se in essa non importasse più se Dio c’è e ci parla e ci ascolta. Ma se nella Liturgia non appare più la comunione della Fede, l’unità universale della Chiesa, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?.
Sulla stessa linea, abbiamo sentito la voce del Card. Ratzinger, elevarsi a Dio come accorta denuncia e supplica a Gesù Appassionato, alla IX stazione della Via Crucis, il venerdì santo 2005: “Quante volte si abusa del Santo Sacramento della sua Presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso Egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi, senza neanche renderci conto di Lui!”.
Dunque il Card. Ratzinger denuncia la profanazione della S. Messa – celebrata come se Dio non ci fosse! – da parte di coloro che negano la Presenza reale di Gesù nel Pane e nel Vino consacrati, la realtà del Sacrificio del Redentore e riducono l’Eucaristia a un’invenzione della comunità, a un pasto fraterno da rendere attraente con mezzi umani. Su diversi giornali e ora anche sull’Osservatore Romano del 4 maggio 2005, p. 7, leggiamo che “sono riscontrabili abusi da parte dei fedeli, tra cui quello di accedere alla Comunione eucaristica in certe particolari circostanze (matrimoni, funerali, prime Comunioni), senza averne i necessari requisiti di dignità spirituale e morale. Infine continuano a verificarsi atti sacrileghi”.

 

La risposta: solo dall’Eucaristia

Per questo abbiamo salutato con immensa gioia l’elezione del Card. Ratzinger a Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa, con il nome bellissimo di Benedetto XVI. Conosciamo dai suoi libri e dal suo stile sobrio e austero, denso di luce e di amore, la sua Fede eucaristica – la fede eucaristica di Pietro – che, come il primo Papa a Cafarnao, davanti a Gesù che annuncia il suo dono supremo nell’Eucaristia, gli fa proclamare: “Da chi andremo, Signore? Tu solo hai parole di vita eterna! (Gv 6,68).
Il 20 aprile 2005, nella Cappella sistina, l’abbiamo sentito affermare: “L’Eucaristia, cuore della vita cristiana, è sorgente della missione evangelizzatrice della Chiesa, non può non costituire il centro permanente e la fonte del servizio petrino che mi è stato affidato”. E nell’omelia a S. Giovanni in Laterano, il 7 maggio 2005, mirabile omelia, Benedetto XVI ci ha confermato più che mai nella fede: “L’Eucaristia, quale amore presente di Gesù Cristo, è il criterio di ogni dottrina”.
Già in questa affermazione c’è tutto e noi siamo grati al S. Padre Benedetto XVI perché vogliamo che ci confermi nella fede eucaristica di Pietro, della Tradizione della Chiesa, e riporti l’Eucaristia al centro, facendo del Vaticano, della Chiesa e di ciascuno dei nostri cuori, la “cittadella di Gesù Eucaristico”, là dove Lui, Sacerdote e Ostia, sia celebrato e offerto e adorato e vissuto con la verità e l’amore che Gli sono dovuti, il medesimo che spetta a Dio solo.
È giunta l’ora ed è questa: tanto per la vita spirituale dei sacerdoti che per quella dei fedeli, è essenziale illuminare la nostra intelligenza e la nostra Fede, con l’atto voluto dalla Sapienza divina che ha fatto rivivere spiritualmente e soprannaturalmente l’umanità: il Sacrificio del Crocifisso sul Calvario e sull’altare.
“L’Eucaristia, criterio di ogni dottrina”, insegna Benedetto XVI.
L’Eucaristia, che contiene dunque tutto il Cristo, tutto il Credo Cattolico, la Verità da professare, la Verità da realizzare e vivere nel mondo. L’Eucaristia – che è Gesù stesso - l’Eucaristia, dunque che è Via, Verità e Vita, l’unica Via, l’unica Verità, l’unica Vita delle anime. L’Eucaristia – Gesù stesso – che è soluzione a ogni problema.
Non finiremmo più di scriverne o di parlarne. Ma tutto diciamo, notando che dalla Messa-Sacrificio, celebrata dal sacerdote sull’altare, si irradia la Grazia di Dio, in primo luogo per la santificazione delle anime, la Grazia meritata dal Crocifisso, e inizia e continua ogni giorno il rinnovamento del mondo. L’influsso del sacerdote, consapevole del suo essere e della sua missione, che si sforza di vivere la sua identità fino in fondo, è determinante sulle anime e sulla società.
Un prete illuminato dalla sua fede e colmo dei doni scaturiti dal Cuore del Cristo Eucaristico, può convertire un numero sconfinato di anime a Lui, suscitare vocazioni, trasformare una società pagana in società cristiana, a immagine di Dio. Un christifidelis laicus, educato dai suoi sacerdoti, a essere tutto “eucaristico” possiede in sé un’identità e una capacità di irradiazione del divin Redentore sulle anime e sulla società, così che nessuno potrà chiudere gli occhi e tanto meno chiudere il cuore.
“L’Eucaristia, criterio di ogni dottrina”. Dalla piccola Ostia, verrà la primavera. In questo mondo e nell’eternità.

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ultimo aggiornamento 31 luglio, 2005