ASSOCIAZIONE LAICI

    Gaetano Storace

Assemblea elettiva
Collevalenza 6-8 maggio 2005

Nei giorni 6,7 e 8 Maggio si è tenuta l’Assemblea Elettiva dell’Equipe di coordinamento nazionale dell’Associazione dei laici dell’Amore Misericordioso (ALAM). Dai vari gruppi sparsi per tutta la geografia italiana,dal Veneto alla Sicilia, dalla Puglia, alla Liguria, dalla Romagna alla Campania, dalle Marche, dall’Umbria, dalla Toscana, dal Lazio circa 250 associati sono convenuti presso il Santuario. Dopo una veglia di preghiera e aver meditato sul tema: “Essere servi per amore” i delegati dei vai gruppi hanno votato i vari candidati.

Saluto del Coordinatore uscente Gaetano Storace
IV ASSEMBLEA NAZIONALE ALAM
Collevalenza 6-7-8 Maggio 2005

 

 

 

“Nell’anno dell’Eucaristia:
Servi per amore

Dopo l’intervento di questa mattina sul servizio cristiano dell’amico Roberto, trattato con sapienza e di grande dimensione e anche di riflessione e poi nei gruppi ci siamo interrogati sul significato concreto del servizio per e con l’Alam nella società e nella Chiesa, tocca a me delineare su un’altra direttrice lo stesso argomento partendo dalla nostra laicità di testimoni nell’Alam per un servizio totale, gratuito e affascinante.
Dividerò il tutto in tre parti:

a) Che significato ha per noi essere immersi nell’Anno dell’Eucaristia per dimostrare di essere servi.
b) Questi nove anni di appartenenza all’Alam cosa hanno significato, che servizio abbiamo reso a noi stessi, alla Famiglia dell’A. M. e alle nostre Chiese locali.
c) Prospettive future desunte da questo cammino novennale.

 

A - Anno dell’Eucaristia

“L’orizzonte aperto dall’Anno dell’Eucaristia richiama a promuovere una operosità a largo raggio, che coniuga le varie dimensioni del vivere in Cristo nella Chiesa. L’Eucaristia infatti non è un “tema” fra gli altri, ma il Cuore stesso della vita cristiana”.
Così si apre l’importante Sussidio della Congregazione per il Culto divino che consegna i suoi suggerimenti e proposte per celebrare bene l’Anno dell’Eucaristia. Certo, è un orizzonte vasto e luminoso, quello che si apre davanti al cristiano quindi ed ognuno di noi da contemplare e da vivere.
Un anno per imparare il valore dell’Eucaristia nella nostra vita cristiana e in quella della Chiesa. Ci sono persone che ricevono l’Eucaristia tutti i giorni, altri solo la domenica, allora questo sacramento è diventato familiare. C’è il rischio però dell’abitudine e ci può far perdere il senso del mistero. Invece l’Eucaristia avvolge la nostra esistenza di credenti e la trasforma per cui occorre viverla con più intensità, farci coinvolgere spiritualmente in essa, così avviene la trasformazione perché essa ci porta alla Pasqua e ci fa amare il nostro prossimo. Ora, Eucaristia e Alam:

Quindi l’Eucaristia ci educa al servizio.
Sarei tentato di continuare, ma penso che ognuno di noi che fa esperienza dell’Eucaristia sia in grado di capire e avere la consapevolezza che l’Eucaristia non è semplicemente un programma di vita, è qualcosa di più: è un miracolo perché trasforma noi e quanti ci vivono accanto. Stupiamoci sempre ogni qualvolta ci accostiamo alla S. Comunione. A questo proposito dobbiamo essere riconoscenti a Papa Giovanni Paolo II per il dono che ha fatto alla Chiesa e all’umanità istituendo l’Anno dell’Eucaristia: ci ha consegnato un percorso pastorale con la Lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte” perché ha collocato al centro dell’impegno ecclesiale la contemplazione del volto di Cristo, nel solco del Concilio Vaticano II e del Grande Giubileo. Inoltre con la “Rosarium Virginis Mariae” il Papa ci ha invitato a contemplare Cristo con lo sguardo e il cuore di Maria. È venuta poi l’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” che ci ha condotti a ciò che è la sorgente e il culmine di tutta la vita cristiana, invitandoci ad un rinnovato fervore nella celebrazione e nell’adorazione dell’Eucaristia.
Ora con la Lettera Apostolica “Mane nobiscum Domine” ci offre un’importante occasione pastorale perché l’intera comunità cristiana, l’Alam compresa, sia ulteriormente sensibilizzata a fare di questo mirabile Sacrificio e Sacramento il cuore della sua vita.
E proprio a noi laici e associazioni, il Papa riafferma la validità: “Voi tutti riscoprite il dono dell’Eucaristia come luce e forza per la vostra vita quotidiana nel mondo, nell’esercizio delle rispettive professioni e a contatto con le più diverse situazioni. Riscopritelo soprattutto per vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia.” (n. 30)
Il nostro Vescovo di Orvieto-Todi Mons. Giovanni Scanavino così si esprime a tale proposito:
Quando Cristo non è riconosciuto allo spezzare del pane, non lo si riconosce neppure nel prossimo e non si genera la carità, che sta alla base del Regno e della nuova città che dobbiamo costruire… lo deve percepire il mondo che ci sta attorno; tutti quelli che incontriamo devono sentire la nostra appartenenza a questo mistero d’amore, di comunione, di sacrificio, di servizio. Da come parliamo, e da come ci “laviamo i piedi” si deve percepire l’identità eucaristica della nostra Chiesa, proprio come faceva la Madonna quando, come primo tabernacolo della storia, si portava il Figlio nel grembo, frutto della sua fede nello Spirito” (articolo su “la Voce”).
Gesù non ci ha lasciato l’Eucaristia per il gusto di vederci in ginocchio davanti a Lui e stop; né il gesto di carità nasce e vive isolato e estraneo all’Eucaristia. Il culto rimanda alla carità e la carità ha bisogno di un incontro a tu per tu con Colui che ti manda …..a servire.

 

B - Questi nove anni: cosa hanno significato

Con una semplice elencazione delle attività svolte e degli impegni portati a termine, potrei esaurire il tutto in pochissime battute e potremmo andare oltre… ma mi sono posto delle domande:
– nove anni sono trascorsi, che cosa hanno rappresentato per ognuno di noi sia a livello nazionale che locale?
– La mia vita di fede che risposte ha dato?
– Il rapporto col Signore è diventato sempre filiale?
– Quale è stato il mio contributo nel servire l’Alam?
– Il mio stile di vita si è arricchito?
– Cos’è cambiato nei miei rapporti interpersonali?
Nel pensare alle risposte, sono rimasto alquanto perplesso, allora sono andato in prestito dalla Liturgia e ho preso una parola “memoriale” che non è memoria.
Mi spiego meglio: il passato è servito, ha fatto crescere l’Alam, quanti gruppi! Mi auguro anche come qualità, ma è pur sempre passato, non è il presente. Ma con la parola memoriale al passato devo chiedere di traghettarmi al presente e anche verso il futuro, ecco allora che l’orizzonte mi si è aperto e con una certa timidezza cercherò di mettere a fuoco quello che è avvenuto dal 1996 in poi con prospettive per il presente e il futuro:
a) La vita associativa
b) La formazione permanente
(lettura commentata di tutte le attività svolte)

Passo ora alla III parte, parto dalla radice a cui bisogna aggrapparsi: Cristo.
Luca racconta che “erano un cuor solo e un’anima sola” (At. 4,32), questa espressione è fondamentale per capire le due facce inseparabili di ogni forma di servizio cristiano, che deve essere al tempo stesso interiore e esteriore, capace di coinvolgere il corpo e l’anima. In sintesi tutta la persona, a partire dal suo centro e dalle sue radici, deve protendersi nella fraternità e nel servizio. Ma non sempre tutto è ideale! I conflitti che purtroppo avvengono, infatti, che riguardano il servizio, non sono mai qualcosa di marginale, ma toccano sempre il centro del Vangelo. Il vero problema non è mai solo a livello organizzativo. Ecco perché gli Apostoli hanno cercato il superamento della tensione non in una pura ristrutturazione organizzativa, ma in un approfondimento del Vangelo. È proprio su questo punto che ritengo opportuno insistere.
Certo il servizio richiede anche una continuità organizzativa, ma non è la cosa principale e in ogni caso non basta.
Per essere creativi nella nostra Alam occorre andare alla radice evangelica del servizio, di ogni possibile servizio. Il rischio è di illudersi di essere creativi (cambiando forme esteriori o di servizio) e di restare invece sommamente ripetitivi. Oppure c’è il rischio di assumere forme nuove che però non sono evangelicamente creative.
La radice del servizio va cercata nell’evento di Gesù: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc. 10,45)
Tutta la vita di Gesù è raccolta nella categoria del servizio. In sintesi: il Figlio dell’uomo non è venuto a farsi servire come il mondo si attendeva e avrebbe ritenuto giusto, ma a servire: e servire significa vivere la propria esistenza prendendosi a carico “fino alle ultime conseguenze” le moltitudini.
Per essere ancora più pratici e concreti, l’esperienza di questi nove anni mi porta ad affermare quanto segue:

  1. Servire è una dimensione dell’intera esistenza (questo è il senso di “sono venuto per...”) non una semplice disponibilità a offrire un frammento del nostro tempo e del nostro agire. Servire tocca la persona, non semplicemente le sue azioni e le sue cose. È un modo di essere, di pensare e di credere, non soltanto di fare, se davvero si vuole imparare a servire e se davvero si vuole essere evangelicamente “creativi” nel servire. Se non ci si lascia rinnovare dalla novità del Vangelo e si resta uomini vecchi, non si potrà mai essere creativi. Da un cuore vecchio non possono che discendere progetti vecchi, anche se chi li fa si illude che siano nuovi.

  2. Lo stile del servizio si oppone nettamente (nelle parole di Gesù c’è un “ma”) alla logica del farsi servire. Le due logiche non riescono a convivere. Per il Vangelo se un uomo è egoista, lo è dappertutto, nella sua vita privata, come nello svolgimento dei suoi servizi. Questo significa che non si possono vivere alcuni spazi come servizio e altri come ricerca di sé. Lo stile che è sempre un modo di essere prima che di fare, accompagna le persone ovunque.

  3. Servire significa in concreto vivere sentendosi responsabili degli altri. Quando sei in difficoltà, di qualsiasi difficoltà si tratti, tuo fratello non può far finta di nulla, ciò che ti è successo lo riguarda. Così si deve vivere. Sentirsi responsabili non è solo questione di generosità, ma di sguardo attento e premuroso, capace di vedere e di capire, come lo sguardo del samaritano.
    Il servizio non si improvvisa, ma si costruisce: richiede una giusta competenza e un’attrezzatura morale. E’ facile il rischio di una generosità immediata, confusa, irrispettosa, che inventa forme di servizio che piacciono a chi serve, ma del tutto inutili per chi si vuole servire.

  4. Attenzione ora: il vero servizio non raggiunge solo i bisogni, ma accoglie la persona. Si può essere efficienti per quanto riguarda i bisogni trascurando poi del tutto le persone.

Per Gesù “le moltitudini” per le quali dona la vita, e anche per me, sono persone, volti, non masse anonime, né semplicemente problemi da risolvere né funzioni da utilizzare tra le opere buone che Gesù elenca nella grande parabola del giudizio (Mt. 25), non si parla soltanto di dare il pane all’affamato e il vestito a chi è nudo, ma anche di ospitare lo straniero e di visitare gli ammalati.
Mi avvio alla conclusione.
Quanto su esposto suggerisce che la creatività nel servire suppone non soltanto un rinnovamento di prestazioni, quanto un rinnovamento di relazioni. Sono le relazioni che vanno cambiate. Si può anche servire molto, ma sempre in un’ottica vecchia, ma sempre al di qua della novità evangelica.
Non so se siete d’accordo con me: vediamo nel mondo cristiano, tra di noi, molta generosità nell’aiutare e quindi la presenza di molti servizi, ma poco coraggio nel cambiare le relazioni. Quanti cristiani e qui mi ci metto anch’io, siamo pronti a servire molto, ma “io sono il padrone e tu no”.
Facciamo opere di carità, ma quanta carità c’è in quelle opere?
Allora
– seguire Gesù significa servire;
– Gesù non sta a tavola come il commensale che si fa servire, ma come colui che serve gli altri;
– il tratto specifico di Gesù è quello di essere una presenza reale, intima, attiva, a servizio;
– il servizio va collocato sul piano della rivelazione del volto di Dio;
– servire l’uomo, ogni uomo senza differenza è rivelazione di come Dio guarda l’uomo, ogni uomo (su questo aspetto la nostra Madre è maestra).
La conclusione di quanto è stato detto è che il Cristiano, ogni Laico Amore Misericordioso si pone a servizio perché questa è la sua verità, non per altri interessi di qualsiasi genere.
E anche se oggi si parla molto di visibilità, tuttavia resta vero che il servizio cristiano, evangelico deve farsi visibile soprattutto nella sua delicatezza, nella sua discrezione, nella sua gratuità e alla sua universalità
Un servizio che dimenticasse questi stili di Gesù (per esempio “non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra”) sarebbe comunque un servizio “da mecenate”, non evangelico.
Nessuna vera creatività è possibile se si dimentica lo stile di Gesù.
Come motivo di speranza, uno sguardo davanti a noi: siamo fecondi. Sono il responsabile locale e nazionale che generano altri responsabili. Noi siamo una bella realtà, siamo quanti siamo, possiamo diventare molti di più, questa possibilità è nelle nostre mani. Vogliamo crescere? Desiderare che i gruppi si arricchiscano di altri fratelli e sorelle?

  1. Viviamo bene il nostro dono-servizio con amore. In un clima di fede forte in Cristo, con competenza e continuità.

  2. Siamo gioiosi: io non seguirei mai uno che mi presenta un volto triste e ha la bocca piena di lamentele, lagne, critiche per tutti e contro tutti. Seguirei volentieri uno che fa del bene, lo fa bene, lo fa volentieri ed è felice di farlo.

  3. Parliamo bene degli altri, degli amici, dei collaboratori e anche di chi opera in altri gruppi. E se non possiamo dire bene di qualcuno, è semplice, si tace e si prega per lui. Se proprio vogliamo vivere il Vangelo, andiamo da lui e correggiamolo.

  4. Siamo contagiosi: chi compie un servizio con fede, amore, gioia, è già contagioso. Ma vogliamo fare qualcosa di più:

– diventare amici di altre persone;
– raccontiamo loro, con semplicità, ciò che stiamo facendo;
– preghiamo per loro, parliamo di loro al Signore;
– invitiamoli con noi, con serenità;
– poi continueremo ad essere amici, a pregare per loro, ad invitarli… e aspettiamo. Il Signore provvederà.

 

La famiglia dell’A.M. e quindi l’Alam ha futuro nella misura in cui si inserisce nella Chiesa.

Vi ringrazio di cuore per avermi ascoltato, chiedo scusa se sono stato lungo nell’esposizione che è nata dalle riflessioni fatte in questi anni con voi.
Grazie ancora e insieme uniti nella preghiera

Tutto per Amore

Testi consultati:
– Vangelo
– Catechismo degli adulti
– Compendio della Dottrina sociale della Chiesa
– Rivista “Amore Misericordioso”
– “Consacrato per la comunione e la missione: Duc in altum.”
– Costituzione F.A.M.
– Christi fideles Laici
– Lettera pastorale “Parrocchia missionaria” Diocesi di Ravenna.

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ultimo aggiornamento 31 luglio, 2005