FESTA DEL SANTUARIO
 

   Mons. Giovanni Scanavino

 

Omelia Mons. Giovanni Scanavino
Vescovo della Diocesi Orvieto-Todi

Seminando amore
il valore più grande della nostra vita…

 

 

Io ho detto che questo Santuario è per la nostra Chiesa un grande polmone che pompa l’ossigeno e la vita, per questa nostra Chiesa.
Vi dico, anche di pregare e chiedere al Signore la grazia per un altro polmone, perché ne abbiamo due di polmoni noi, di pregare il Signore perché ci dia questa grande grazia, sperando di poter arrivare a questa completezza.
Vi chiedete di che cosa si tratta, quando ci sarà ve lo dirò.
Avete sentito i canti, avete sentito i testi della liturgia, finora, tutto una grandissima festa e a tutti i devoti di questo Santuario direi di trascrivere questi testi di tenerli sempre pronti per rileggerli e, sarebbe bellissimo che ogni volta che dovete venire qui, prima di venire vi rileggeste questi testi.
Questo di Isaia, il Salmo 144, da imparare a memoria, da ripetere piano, piano, mentre vi avvicinate a questo Santuario.
Gli Israeliti avevano alcuni Salmi che consideravano i Canti dei gradini, i “Salmi graduales” che cantavano avvicinandosi al Tempio di Gerusalemme, come dei pellegrini. Ecco questo salmo ripeterlo piano, piano, come un sospiro costante per dire andiamo da Colui che è paziente e misericordioso, e ci andiamo perché non rimanga assolutamente in ciascuno di noi, neppure l’ombra, del fratello maggiore, ma ci veniamo con la consapevolezza si, di aver sbagliato, ma soprattutto con la certezza di un perdono che ti cambia, di un perdono che va evangelizzato, che va proclamato dovunque, perché questa è la nostra vita: il perdono, l’accoglienza amorosa di questo Padre, e noi di questo perdono, di questo abbraccio, della Sua pace, della Sua festa ne abbiamo bisogno come del pane, come dell’aria. E poi vedete come siamo, quando Lui ci ha dato tutto ci rivoltiamo e vediamo il nostro fratello, quello dell’altra parabola, che ci deve quattro spiccioli, lo prendiamo per il collo, oppure ci mettiamo a parlare di lui con quella acredine con cui il fratello maggiore parla di questo fratello che è tornato.
Avete sentito come ha pronunciato questa parola, le “prostitute”, non certo come la pronunciava Gesù. No, no, assolutamente.
Gesù dice, nel Vangelo di questa Domenica, i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno, perché quando mi hanno visto, quando mi hanno sentito si sono pentiti e mi hanno accolto, e sono cambiati, e vi precederanno non perché sono prostitute, perché sono ingiusti e ladri come i pubblicani, no, perché incontrandomi mi hanno riconosciuto, mi hanno capito, ed hanno cambiato vita. Avete sentito, invece, il fratello maggiore come ha detto “ha sperperato tutti i suoi averi con le prostitute”, con questo accento così cattivo che è sempre soltanto di giudizio. Quest’uomo che non cambierà mai perché non ha capito la bontà di questo Padre. Non può cambiare, non può proprio cambiare perché è solo giudizio, perché lui la pensa così, di tutto e di tutti, ma la conseguenza è terribile, perché non sa vivere, non sa gioire, non sa capire, non sa costruire un’umanità nuova.
Io vorrei proprio questo, e lo chiedo all’intercessione dei nostri Santi, lo chiedo all’intercessione di Colei che starà sorridendo, perché sa benissimo di aver compiuto una cosa grandissima, iniziando quest’Opera, adesso, poi, può anche dialogare più direttamente con il suo collaboratore, con Padre Arsenio che l’ha raggiunta, può parlare con lui, possono discutere insieme senza ombre e stanno preparando sicuramente cose grandi, staranno preparando cose grandi, a cui, tutti quanti, ci dobbiamo preparare, perché i Santi sono sempre pronti a fare scherzi.
Vorrei, sto pensando a questo Santuario, vorrei proprio questo, che noi quando veniamo qui, ci veniamo con questo preciso intento e proposito, di eliminare dal nostro cuore, ogni sfumatura del fratello maggiore, questa mania di giudicare sempre tutto e tutti, addirittura di giudicare il Padre. Quanti cristiani hanno la pretesa di giudicare Dio stesso, e queste sono le persone contro le quali Gesù ha cercato di lottare una vita e non c’è riuscito, perché l’hanno fatto fuori, proprio questi l’hanno fatto fuori, quelli che non hanno mai capito l’amore di Dio, l’Amore Misericordioso di Dio, non l’hanno mai capito, e soprattutto non hanno capito che senza imparare questo amore, non si costruisce la Chiesa.
La Chiesa non è questo tempio, seppur bellissimo, fatto di pietra. Questo tempio il simbolo di un Tempio molto più importante, che siamo noi tutti quanti. Ma se noi, quanti siamo qui, non siamo della qualità del Tempio che vuole costruire Dio, e cioè dell’Amore Misericordioso, se non siamo presi da questo Amore, e non proclamiamo questo Amore, e non ci preoccupiamo di comunicarlo, di guardarci in faccia con questo Amore Misericordioso, non con la paura di sbagliare, ma con il desiderio di conquistare, il desiderio di accogliere, con il desiderio di perdonare sempre...
Vedete i ritardi di una Chiesa; mi è piaciuto tanto quando Papa Benedetto disse ai giovani di non aver paure, di non vergognasi di far parte della Chiesa, della famiglia della Chiesa, dove c’è anche la zizzania, ma dove la zizzania viene combattuta, nel senso che la riconosciamo come un errore nostro e cerchiamo di toglierlo dal cuore nostro, e cerchiamo di rendere sempre più bella questa Chiesa togliendo la zizzania dal nostro cuore, soprattutto seminando amore, non giudizio. Pensate alla fiducia che il Signore ha in noi, che ci aspetta sempre per perdonarci, perché è convinto Lui che è questo abbraccio che ci cambia, è questo abbraccio che rinnova la nostra vita e ci offre la possibilità di vivere la qualità autentica della Chiesa, che è l’amore di Dio, che è l’Amore Misericordioso di Dio, questa è la qualità dell’amore che si deve respirare in un Tempio, in questo Tempio, nella Chiesa.
Pensate, Lui ha una tale fiducia in noi che è sempre disposto ad accoglierci ed a perdonarci con la fiducia che questo perdono ci cambi il cuore. E noi no, no...noi siamo gli orgogliosi, noi siamo quelli che pensano sempre male, “ma se io lo perdono, poi lui continua come prima, fa peggio di prima ed se ne approfitta...” Se ne approfitta, vuol dire che non l’hai amato con l’amore con cui ci ama Dio, se continua vuol dire che non l’hai conquistato con l’amore con cui Dio ti ha accolto.
Fratelli miei, questo Vangelo, è il capolavoro del Vangelo, il capolavoro di tutto il Vangelo, e bene ha fatto Madre Speranza ha porre tutta la sua Opera sotto questo titolo dell’Amore Misericordioso. Se siamo devoti dobbiamo veramente preoccuparci di eliminare dal nostro cuore tutto ciò che riguarda il fratello maggiore, perché non è così che si costruisce...sì, si costruisce un’azienda, l’azienda agricola, ma non la Chiesa.
La Chiesa si costruisce proprio cercando di comprendere, sempre di più la qualità di questo Amore Misericordioso, e cercando sempre di parlarne come il valore più grande della nostra vita, e cercando conquistare con questo Amore Misericordioso, perché ripeto ne abbiamo infinitamente bisogno. Allora sulla scia della Madre, sulla scia dei suoi Figli che cercano di percorrere le sue orme, cerchiamo tutti noi, di offrire la nostra autentica collaborazione. Ognuno di noi ha la sua famiglia, ognuno di noi appartiene alla propria Comunità, alla propria Parrocchia, ebbene è cominciando da lì che noi ricostruiamo la Chiesa fondata sull’Amore Misericordioso. E se riusciamo a cogliere la sfumatura più bella di questo amore, e se riusciamo ad amarci, ad incontrarci con questa preoccupazione fondamentale di accogliere un fratello, così come ha fatto il padre, che ha atteso costantemente, ed è preoccupato soprattutto di fare festa, e non ricorda nulla di quello che è successo precedentemente, ma non perché lui non abbia la memoria, ma perché ha voluto, vuole dimenticare, veramente lui è l’unico che sa dimenticare perché vuole dimenticare, perché sa che noi ci rinnoviamo e cominciamo una vita nuova, quando sappiamo di trovarci di fronte a chi è disposto a scommettere sulla nostra sincerità, sul nostro amore.
Pensate quanto è importante per tutti noi, quanto è importante la costruzione di questo tipo di Chiesa, che comincia da casa nostra, dalla nostra famiglia...

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ultimo aggiornamento 07 novembre, 2005