ESPERIENZE
 

    Paolo Risso

 

 

Per l’Eucaristia e per il Papa:
Edmond Campion

 

 

Nell’autunno umido e freddo del 1558, saliva al trono d’Inghilterra la regina Elisabetta I°, 25 anni, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, decisa a condurre sino in fondo lo scisma dalla Chiesa Cattolica, iniziato dal padre adultero, ribelle e sanguinario. Rossa di capelli e bianca di carnagione, autoritaria e volubile, apparentemente dolce, ma astuta e satanica, sferrò i colpi più pesanti contro il Cattolicesimo: la religione doveva essere, nelle sue mani, strumento di dominio, ed impose ai sudditi il suo “atto di supremazia”.
Non il Papa di Roma, Vicario di Cristo e Successore di Pietro, ma ella stessa si arrogava di essere il capo della nuova religione: l’anglicanesimo. Non più i sette Sacramenti, ma solo il battesimo e “la cena” erano concessi. Spariva il sacerdozio e veniva combattuta la “Messa papista”, considerata un delitto. La “nuova liturgia” dell’arcivescovo apostata Cranmer, che riduceva la Messa da Sacrificio di Cristo a “cena fraterna”, doveva affermarsi ed essere acettata da tutti.
Così durante il regno di Elisabetta, si morirà martiri, da parte dei cattolici rimasti fedeli, per il Papa e per la Messa: incredibile, ma vero, in un paese che già allora si vantava di esere la patria della tolleranza e della democrazia.

 

Un brillante “fellow”

Un giorno del 1564, la regina andò in visita al Collegio universitario di Oxford accolta con il fasto che pretendeva. Ascoltò compiaciuta i numerosi discorsi con cui la scienza e la gioventù inglese s’inchinavano a lei come a una dea. Tra tutti i “fellows” dell’aristocrazia, quel giorno si distinse Edmond Campion, che la regina degnò di particolare attenzione. Aveva 24 anni costui, essendo nato a Londra il 25 gennaio 1540, figlio di genitori cattolici, i quali però all’avvento di Elisabetta passeranno all’anglicanesimo. È intelligentissimo, ma ha la sfortuna di vivere la sua adolescenza nel clima incerto di passaggio di sovrani di diversa confessione religiosa, Enrico VIII ribelle al Papa, Edoardo VI filo-calvinista, Maria la Cattolica… Dove sta dunque la Verità?
Per il suo ingegno vivace, Edmond viene avviato agli studi, prima in una scuola preparatoria, poi a quella del latino al Christ ‘S Hospital. Il 3 Agosto 1553, per l’ingresso a Londra di Maria la Cattolica, a 13 anni, tiene un discorso che, in seguito, nel 1557 gli aprirà le porte del Collegio di Oxford. Studioso, geniale, eloquente, di nuovo nel 1564 è chiamato a pronunciare il discorso per la morte del fondatore del Collegio Tommaso White… I compagni lo amano per le sue doti avvincenti e si radunano attorno a lui, come attorno a una bandiera, sotto il nome di “campionisti”.
Edmond tuttavia è molto infelice. Nato cattolico, è rimasto sconcertato dalle novità religiose introdotte sotto i suoi occhi e, nell’ascesa verso una splendida carriera, si è accomodato, suo malgrado, alla situazione religiosa imperante, fino a prestare, nel 1564, il giuramento anticattolico e riconoscendo la “supremazia” della regina sulla religione anglicana. Ma proprio in quell’anno, secondo i programmi, si dedica allo studio dei Padri della Chiesa e scopre le figure mirabili di S. Ignazio d’Antiochia, di S. Ireneo di Lione… poi di S. Atanasio, di S. Ambrogio, S. Agostino… tutti concordi, fin dall’inizio, nel riconoscere al Vescovo di Roma, il Papa, il primato di giurisdizione su tutta la Chiesa, secondo la parola di Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16. 18).
Dunque - comprende in chiarezza assoluta - la Chiesa Cattolica viene da Gesù Cristo tesso, il Figlio di Dio, e possiede la Verità tutta intera, mentre l’anglicanesimo, nato da pochisimi anni per la ribellione di un re adultero e omicida, è contro la Verità. Edmond ora sa che deve ritornare alla Chiesa Cattolica. Ma come fare? Mentre tergiversa, incontra Riccardo Cheney, vescovo di Gloucester, che passato all’anglicanesimo, lo vorrebbe suo succesore nella medesima sede. Cheney persuade Edmond a seguire esteriormente l’anglicanesimo e a professare interiormente la Fede Cattolica e lo ordina diacono. Non può esserci imbroglio peggiore!

 

“Papista!”

Ma Edmond è rimasto un puro di cuore. Turbato da quell’ordinazione ricevuta da un anglicano, tormentato dal più cocente rimorso, il I° agosto 1569, lasciati studi e cariche nel Collegio, si trasferisce a Dublino, in Irlanda, dove comincia a vivere da buon cattolico a viso aperto.
Si accorge presto che Elisabetta ha già mandato i suoi “segugi” a pedinarlo, perché è un delitto farsi “papista”, cioè cattolico. Edmond fugge e entra in Seminario a Douai, in Francia, per compiere gli studi teologici nella Verità (quale dono!) e farsi sacerdote cattolico. Fatta l’abiura dall’eresia e dallo scisma, riconciliato in pieno con la Chiesa Cattolica, viene ordinato suddiacono.
Sente che deve spendere la vita per il trionfo della verità nel modo più eroico possibile ed entra nella Compagnia di Gesù. Nel 1573, a Roma, è accolto tra i Gesuiti e destinato alla provincia austriaca dell’Ordine.
Ora che possiede la Verità, insegna nel Collegio di Praga. Ha fatto il noviziato a Brno e, dopo i santi voti, ma, da una lettera ai giovani che sono appena entrati come novizi, incoraggiandoli a consacrarsi totalmente a Gesù. Tra i giovani che in seguito leggeranno quella lettera, ci sarà uno scozzese, Giovanni Ogilvie, che seguirà Campio sulla medesima via.
Nel 1578, Edmond è ordinato sacerdote e celebra con immensa gioia la sua prima Messa, quella Messa che in Inghilterra Elisabetta e gli eretici considerano un delitto da perseguire. In mezzo alle eresie dilaganti, P. Campion si dà alla predicazione della Verità, con frutti strepitosi di conversioni. Un suo discorso rimane famoso, il “De juvene academico”, in cui delinea il profilo del giovane colto e santo, pronto ad ascoltare la voce di Gesù che lo chiama all’apostolato, il giovane cattolico militante, “cavaliere di Cristo”, “miles Christi”.
Finalmente, nel 1580, come desidera ardentemente, è destinato alla missione d’Inghilterra. Papa Gregorio XIII lo incoraggia e lo benedice. Durante il viaggio, fatto con P. Robert Persons, apprende che il suo arrivo è già stato segnalato in Inghilterra e che i porti sono sorvegliati: è già un proscritto a causa di Cristo e della sua Chiesa. Travestito da gioielliere, in modo rocambolesco, giunge a Londra, dove si rifugia presso amici fidati. Il 29 giugno 1580, festa di S. Pietro apostolo, esce a fronte alta e tiene un discorso sulle parole di Gesù: “Tu sei Pietro…” (Mt 16.18), un vero inno al primato del Papa e della Chiesa Cattolica, la vera unica Chiesa di Cristo. Ne è informata persino la regina, la quale sguinzaglia il maggior numero di spie alla ricerca del ribaldo papista.
Lascia la capitale, P. Campion, e inizia un viaggio missionario attraverso numerose contee. Prima di partire, scrive una dichiarazione in cui si professa sacerdote cattolico e gesuita, spiega il senso della sua missione e chiede di tenere tre pubblici contradditori, dinnanzi ai lords, ai professori universitari, a esperti di diritto civile e canonico. Conclusione: “Noi Gesuiti porteremo la Croce e non disperiamo della vostra conversione. Ci sarà sempre uno di noi per gustare la gioia del vostro patibolo… giacché proprio così è stata piantata la Fede e così sarà ristabilita”.
Conferma nella Fede i cattolici perseguitati, richiama alla Verità gli incerti, celebra clandestinamente la S. Messa con amore struggente e trova tutta la fortezza, di cui abbisogna, da Gesù immolato e ricevuto nella Comunione, dal Rosario alla Madonna, dalla preghiera ai grandi Santi che hanno condotto l’Inghilterra a Cristo. Suscita entusiasmo e passione per Gesù eucaristico e per il Papa. La sua dichiarazione viene divulgata tra i cattolici che ne sono fieri, ma cade nelle mani degli avversari.
Il 29 giugno 1581 (ancora festa di S. Pietro, la festa del Papa!, fa spargere sui banchi della Chiesa di S. Maria a Oxford, quattrocento copie di un opuscolo che ha fatto stampare due giorni prima alla macchia: “Dieci ragioni per cui Campion lanciò la sfida ai ministri dell’anglicanesimo, nella causa della Fede”, in cui illustra come prima della Sacra Scrittura c’é la Tradizione vivente della Chiesa, a cui sola spetta interpretare la Scrittura, e possiede i mezzi di salvezza, i Sacramenti, primo tra tutti l’Eucaristia, presenza reale e Sacrificio di Cristo; confuta gli errori dei protestanti, i loro sofismi, e conclude, rivolto alla stessa Elisabetta: “Maestà, voi vivete nell’errore, ritornate subito alla Verità della Chiesa Cattolica, se volete salvarvi l’anima”. Ché solo questo conta.

E martire

Quindici giorni dopo, appena celebrata la S. Messa e distribuita la Comunione a più di sessanta cattolici riuniti nella casa della signora Yate, P. Edmond è scoperto e arrestato. Legato a un cavallo, viene condotto alla Torre di Londra, con al collo la scritta: “Gesuita traditore”. Nel palazzo del persecutore Leicester, davanti alla stessa regina, difende a fronte alta la sua opera. In prigione, la regina stessa lo lusinga con promesse di carriera, purché compia l’apostasia dal Cattolicesimo. Resiste e viene atrocemente torturato per giorni interi, anche perché riveli i nomi di altri cattolici. Si avvale della “facoltà di non rispondere”, tutto però a sue terribili spese: “È più facile strappargli il cuore dal petto, che una parola dalla labbra” - dirà uno dei suoi aguzzini.
Gli viene concesso il contradditorio pubblico che aveva richiesto fin dal suo arrivo. Il 16 novembre 1581, davanti a una folla accorsa da tutta Londra e da più lontano, P. Campion, pur debilitato dalle torture e dal digiuno, risponde in modo appassionato e convincente alle questioni che gli sono poste, così da sollevare l’entusiasmo e la simpatia degli stessi anglicani presenti: “È Gesù Cristo che ha voluto e stabilito la sua Chiesa sulla roccia di Pietro, il quale continua a vivere nel Pontefice di Roma. Il suo magistero è infallibile e egli è l’unico su questa terra al quale è garantita l’interprepazione delle Sacre Scritture. Anche i nostri padri nella Fede, qui in Inghilterra, così hanno creduto e operato. Se condannate me, voi di fatto condannate tutti loro”.
Sentono che P. Campion difende la Verità assoluta e eterna, ma il tribunale anglicano lo condanna a morte. Lui risponde: “Voi condannate così tutti i preti, i Vescovi e i Re, tutti coloro che sono stati la gliria dell’Inghilterra, di quest’isola che fu fedele figlia della Santa Sede. Che cosa abbiamo noi insegnato che non sia stato uniformemente insegnato da loro? Noi ora confidiamo nel giudizio di Dio e in quello dei posteri”. Udita la condanna a morte, esclama esultante: “Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur”.
Il I° dicembre 1581, legato supino a una treggia attaccata a un cavallo, è trascinato, in mezzo al fango, sotto una pioggia scrosciante, fino al patibolo. P. Campion dice ai suoi carnefici: “Dio vi benedica e vi faccia buoni cattolici”. Gli rispondono: “Non sei qui per farci la predica, ma per confessarti colpevole”. E lui, rivolto al popolo che si accalca attorno alla forca: “Sono innocente di ogni congiura, sono cattolico e prete e così intendo morire!”. Gli ripetono ancora: “Rinnega il Papa, rinnega la Messa papista!”. Proclama sorridente: “Io sono cattolico. Ora lasciatemi pregare… Pater noster qui es in coelis…” “Desidero solo che quelli della mia stessa Fede, preghino con me e nella mia agonia recitino il Credo”.
Quando già ha la corda al colo, risuona ancora la sua voce sonora: “Muoio da vero prete cattolico… Credo in unum Deum…”. E penzola nel vuoto.
Dalla folla, si innalza un mesto confuso suono di voci, i cattolici che pregano attorno a lui: “Gesù, Gesù, salvalo! Sii il suo Salvatore. Maria, prega per lui!!!”. E continuano a recitare il Credo che la corda gli ha interroto: “Credo in Deum Patrem onnipotente… Et in Jesum Christum… Crocifisso, morto e sepolto, risorto il terzo giorno… Credo la Chiesa una santa cattolica apostolica… e la vita del mondo che verrà”.
Martire per il Credo Cattolico, per il Santo Sacrificio della Messa, martire per il Papa e per la Chiesa: così P. Edmond Campion. Leone XII lo beatificò il 29 dicembre 1886 e Papa Paolo VI, il 25 ottobre 1970 lo iscrisse tra i santi: S. Edmond, Campion eroe e martire per la Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa di Cristo.

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ultimo aggiornamento 07 novembre, 2005