DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

"Fa Gesù mio, che in tutte noi arda viva la fiamma del tuo amore e che, col tuo aiuto, mai ci scoraggiamo davanti al dolore"

31 gennaio 1942

Il 31 chiamano dal santo ufficio per avere notizie sulla mia salute e insistono perché mi ricoveri in clinica, poiché così vuole il Santo Padre. Che sofferenza lottare con una proposta che non posso accettare nonostante venga dai miei superiori maggiori! In questi momenti come posso non essere preoccupata? Chiamo Pilar alla quale detto la lettera seguente per il santo ufficio:

Ill.mo Mons. O’Flaherty.
Illustrissimo Monsignore:
le scrivo per ordine della Madre per dirle da parte sua che ha molto gradito la benedizione del Santo Padre. Dice anche che se il Signore dispone che muoia accetta tranquillamente sapendo di lasciare la sua Congregazione nelle mani del Santo Padre. Gradisce anche moltissimo la preoccupazione di ricoverarla in clinica dove potrebbe ricevere più cure e chiede al Buon Gesù di ricompensare tanta carità ma vi supplica di lasciarla morire o soffrire in questa povera cella per il tempo che Dio ancora le concederà.
Desidera non essere visitata più da nessun altro medico, perché già l’hanno visitata due medici e dice che per una religiosa è anche troppo. Se la vita dipendesse da un’operazione si ricovererebbe per farsi operare e tra gli ospedali che conosce qui a Roma vede più adatto per una religiosa quello di San Giovanni, perché le sembra il più povero; ma per nessunissimo motivo vorrebbe andare in una clinica e siccome per adesso i medici non hanno detto che occorre un’operazione, ma solo portarla fuori dal convento forse per una diagnosi più precisa, supplica i suoi superiori le concedano il permesso di curarsi in convento senza altre attenzioni o delicatezze se non quelle di un medico semplice, ma buono e buon cristiano come il nostro medico.
Così la Madre chiede di pregare per lei perché possa compiere la divina volontà e se il Signore vuole lasciarla in questo mondo, ma solo per soffrire per suo amore.
Da parte mia le dico che il cuore, principale pericolo, da ieri risponde alle cure e il medico la trova un po’ migliorata. Se non insisto per portarla in clinica non è per evitare spese, che grazie a Dio posso sostenere, ma perché conoscendo la Madre sono più tranquilla vedendola morire in una povera cella anziché in una clinica dove non le mancherebbe nulla. Perciò io farò il possibile perché in casa, se è volontà di Dio, recuperi la salute. Ancora una volta voglio dimostrare a V.E. la mia grandissima riconoscenza per le sue attenzioni.
Vostra fedele serva.

Maria Pilar de Arratia

Roma 31 gennaio 1942

Ho ringraziato il Buon Gesù perché dopo questa lettera, dal santo ufficio, non hanno più insistito per ricoverarmi in clinica. Pilar e le figlie sono molto preoccupate temendo che per la mia resistenza ad obbedire il santo ufficio si sia irritato; io invece sono molto tranquilla e chiedo al Buon Gesù che ci aiuti e illumini perché mai trascuriamo, quello che sappiamo fargli piacere vinti dal rispetto umano, né mai per paura di ciò che diranno, facciamo quello che non si deve fare o vogliamo conoscere dal Signore grandi favori che ricambiamo con piccole azioni.
Fa Gesù mio, che in tutte noi arda viva la fiamma del tuo amore e col tuo aiuto mai ci scoraggiamo davanti al dolore, alla sofferenza e alla croce e non ci spaventino gli sforzi da affrontare per conquistare le anime a Dio e per correre nella via della santità.
Per la mia gravità Pilar ha inviato due telegrammi al vescovo di Tarazona. Il Buon Gesù ha permesso che questo vescovo fosse particolarmente ostile a me e a Pilar certamente per insegnarci a fondare la nostra speranza unicamente in Dio e non nelle creature.
Fa Gesù mio, che mai riponga la mia speranza in alcun essere umano e così non tema né cerchi nessuno neppure me stessa; poiché voglio che tu solo sia il mio tutto e se mi guarirai fa che la mia vita sia un continuo soffrire e la mia morte un colloquio d’amore.
Che pena provo in questo momento pensando di non aver lavorato abbastanza perché le figlie amino il Buon Gesù, siano caritatevoli, sappiano soffrire e non abbiano altro obiettivo che cercare il Regno di Dio, la sua gloria e fare sempre la sua divina volontà, costi quel che costi. Faccio loro delle raccomandazioni e non sopportando più di vederle piangere, le imploro di lasciarmi un momento sola con Gesù, al quale voglio raccomandare la mia amata Congregazione e le mie figlie afflitte.
Soffro molto anche pensando che il Buon Gesù mi porta con sé senza farmi fondare la congregazione dei FAM certamente per la mia vigliaccheria nella sofferenza che questa fondazione avrebbe potuto procurarmi. Ho chiesto perdono al Buon Gesù e gli ho promesso, col suo aiuto, di impegnarmi al più presto unicamente a fare la sua divina volontà.
Chiedo anche al Buon Gesù di non guardare la mia tristezza, né fare caso alle lacrime che non riesco a contenere nonostante gli sforzi; né so soffrire con gioia come il mio cuore invece vorrebbe.
Mi fa anche molta pena lasciare sola Pilar, specie nelle condizioni in cui si trova, col pericolo che il vescovo di Tarazona la rimandi a casa sua; preferirei vederla morta che soffrire questa pena immeritata, specie dopo tutto quanto questa figlia ha fatto e sta facendo per la congregazione.
Quanto soffro, Gesù mio, pensando che nonostante tutti gli sforzi non so soffrire con allegria! Non rattristarti per questo, Gesù mio, perché voglio soffrire molto e con gioia e se tu mi aiuti vedrai che riuscirò a farlo. (El pan 18, hoy 721-734)

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ultimo aggiornamento 25 aprile, 2006