La lettera

 

L’altare nudo

    Carissimo,

    ci scambiamo da tempo questa lettera. Sentimenti, sogni, sconfitte ... è la vita che racconta noi stessi.
    Ma come raccontare la vita, la storia, la pazzia di un Dio venuto per morire tra di noi?
    Che l’uomo muoia, appartiene alla logica stessa della vita, ma che un Dio possa morire è scandalo, è mistero. Che, poi, un Dio muoia per ognuno di noi, muoia per me, per l’amore che ha di me, per la nostalgia che ha del mio volto, del mio nome, del mio cuore, per me peccatore, è assurdo.
    Come dire di capire? Sei tu, o Signore, che puoi capire noi!
    Un Dio ucciso, fuori della sua casa. Venuto a cercarmi. È lo spavento, la grande paura cosmica, il buio della terra, il velo del tempio che si squarcia.
    Tutto è proceduto celermente, alla svelta. È bastata una notte per l’accusa, per la condanna iniqua, senza istruttoria, senza difesa. L’Innocente è passato come pecora muta davanti al tribunale del popolo.
    Poi, i colpi dati con rabbia. I chiodi trapassano i nervi, urtano i tendini, dislocano le giunture. E si innalza, come un labaro, il corpo nudo, in una vertigine di spasimi e di sangue.
    Dove sono i miracoli? Mai, come in questo momento, le parole del Salmo sono così vere, così amare: "Un branco di cani mi circonda, mi scherniscono quelli che mi vedono. Si è affidato al Signore, lui lo scampi, lo liberi se è suo amico".
    È il momento più brutto, quando non c’è più niente da fare.
    È il venerdì santo, quando l’altare è nudo, è scoperto.
    Quando il calice è senza sangue, quando il tabernacolo è senza pisside, quando la pisside è senza particole.
    No, la preghiera non parla. Solo il silenzio può gridare il mistero!

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 04 luglio, 2006