P   A   S   T   O   R   A   L   E G  I  O  V  A  N  I  L  E

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

 

             Sr. Erika di Gesù, eam

Rabbunì ...
Mio Signore e mio Dio

Cari amici,

una corsa fra le nubi e il 18 aprile scorso sono già in Romania, terra amata ancora prima di conoscere, sconvolta dalle alluvioni; terra di giovani emigrati.
Sono andata a Barticesþti, dove sono due nostre comunità di Ancelle e di Figli dell’Amore misericordioso, in continuità con la tradizione che da tanto tempo ci ha portati a proporre, a Natale e a Pasqua, corsi annuali di Esercizi spirituali per giovani.
Solo pochi giorni, dal 19 al 22 aprile, ma la freschezza e la bellezza dei ragazzi è stata commovente.
Quasi cinquanta giovani, dai quattordici ai venticinque anni circa.
I loro sguardi erano timidi, ma diretti, avidi di conoscere e di scoprire la verità su Cristo e la Chiesa. «Ma Gesù era cattolico o ortodosso?» osavano domandare…
Al mattino, si ritrovavano puntuali e pigiati nella nostra cappella di Casa Maica Sperantþa, per la preghiera.
Poi la colazione: abbondante e tranquilla.
Al mattino e al pomeriggio le riflessioni su tutto un capitolo di Giovanni (Gv 20), per affrontare insieme il grande tema della fede.
Imparare ad essere i Cercatori di Cristo…
Quindi il lavoro dei quattro gruppi, che portavano il nome dei personaggi evangelici incontrati: Pietro, Giovanni, Maria Maddalena, Toma…(Tommaso), scusate… qualche parola rumena è rimasta ancora nella penna e nel cuore.
Infine l’Eucaristia, celebrata ogni giorno e adorata nella notte in cui ciascuno ha risposto ad una parola del Vangelo, pescata fra le altre dei brani ascoltati e meditati insieme: «Perché piangi? Chi cerchi?».
«Rabbunì… Mio Signore e mio Dio…».
Il 20 aprile abbiamo ricevuto la visita del vescovo di Iasþi, Petru, che ha confermato la fede dei giovani, e con la sua presenza ha benedetto gli sforzi che facciamo, come Famiglia religiosa, per rispondere alla domanda dei giovani: dove dobbiamo andare, che cosa dobbiamo fare per essere felici?
Una piccola processione dietro la Parola di Dio, con in mano una candela, segno della nostra fede, e siamo andati da Casa Maica Sperantþa all’Ospedale, dove P. Alois ha celebrato la Messa. Al termine i giovani hanno ricevuto la croce di legno dell’Amore misericordioso: molti di loro ci hanno ringraziato per questo dono, ripetutamente. Anche questa gratitudine, espressa così, mi ha commosso molto.
La sera abbiamo visto, in lingua italiana, "Le cronache di Narnia"; cercando di leggere il film in riferimento ai personaggi del Vangelo: il re Peter è omonimo di San Pietro ed il pianto delle due sorelle, soprattutto quello di Lucy, per la morte di Aslan, ci ricorda il pianto di Maria di Magdala sulla tomba vuota. Inoltre, la Pasqua da poco celebrata da noi cattolici ed imminente per gli ortodossi (il 23 aprile) era il quadro più bello per comprendere la logica della "grande magia": «Se un innocente offre la vita per un traditore, la tavola di pietra si apre ed anche la morte torna sui suoi passi».
Il clima primaverile ed il sole, timido anch’esso dopo i rigori dell’inverno, ha riscaldato i ragazzi per qualche benefica ora di gioco nel cortile di Casa Maica
Lascio ora la cronaca per lanciare a tutti voi le domande, che, nei giorni passati con i ragazzi, inquietavano la mia coscienza…
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza: P. Fernando, M. Laura e comunità... E soprattutto P. Iulian, P. Cornel e sr. Cecilia, per l’aiuto prezioso nella traduzione dei testi e nella comunicazione "madrelingua"!

Che cosa posso dire o fare per aiutare questi giovani a fare della propria vita un anelito continuo, concentrato sull’unica "ricerca" che rende felici?
I giovani rumeni sono come i giovani italiani: intelligenti e superficiali, felici e tristi, attenti e facili a distrarsi, in contatto con Dio e attaccati al cellulare… Hanno vinto "il maligno", ma sono facili a cadere nei suoi tranelli.
Proprio come loro rischiano di spostare il centro dell’esistenza da Cristo alle cose, dalla Chiesa alle opinioni di massa, dall’amicizia sincera all’individualismo, dai valori tradizionali e sani della propria cultura ai disvalori della moda corrente.

Che cosa posso dire o fare per questi giovani, se io non ho provato sulla mia pelle la stessa povertà, la stessa ansia di essere felice curando la propria dignità, assicurandomi un posto nel mondo, un lavoro che mi rende migliore?
Anch’io sono figlia di emigrati. Ricordo bene la sensazione strana che nasce quando non si conosce la lingua del paese che ti accoglie: «Come canteremo i canti di Israele in terra straniera?». Per questo, nel mio piccolo, ho tentato di cantare i canti pasquali del popolo rumeno… Per non sentirmi straniera, per dire a quei giovani amati e a quella gente che la loro lingua, la loro cultura, sono belle e anch’io vorrei e potrei farle mie.

Che cosa posso dire o fare per aiutare questi giovani a non fuggire di fronte alla miseria morale della propria famiglia, molto spesso vittima di "dipendenze" devastanti?
Nessuna famiglia è perfetta, ma tutti i giovani ne pagano le spese e diventa molto più difficile credere: credere senza vedere, riconciliarsi con il padre, ascoltare la voce di Gesù che ci chiama, rispondere il nostro "Rabbunì!", "Maestro mio!" alla Persona giusta e fidarsi completamente.
La parola rumena per dire "cuore" assomiglia alla parola italiana "anima": i ragazzi, alla conclusione dei nostri esercizi, dicevano di sentirsi mandati, come gli apostoli, ad accendere la fiamma della fede nel cuore degli altri, a parlare alla loro anima, per farla più grande, più splendente, capace di riscaldare i timidi, i tiepidi, gli insicuri.
Questa fiamma, di fatto, la può accendere solo Dio, la può ingrandire solo Gesù, soffiando sul nostro cuore piccolo tutto se stesso: lo Spirito Santo.
Ormai la Pasqua è giunta al termine, ma la missione dei giovani discepoli è appena cominciata: dall’Italia, dalla Romania dobbiamo percorrere il mondo intero per accendere la fiamma ardente del suo misericordioso Amore. Per questo, oggi preghiamo così:

Gesù, Signore e Maestro,
nostro unico Dio,
apri gli occhi tristi…
Asciuga le lacrime amare.
Anche se giovani, mille difficoltà
ci sovrastano e ci tolgono la pace,
rendono più difficile riconoscerti…
Spalanca le nostre porte chiuse
e grida con la tua voce inconfondibile
il nostro nome,
perché la bella notizia del Vangelo
della Misericordia
raggiunga il nostro cuore,
la nostra famiglia,
la nostra terra,
la nostra Europa,
e ogni angolo del mondo.
Amen.

Arrivederci in Romania, sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 05 luglio, 2006